2- Sei un vampiro?
«Ma secondo te, dovrei mettere lo smalto nero o azzurro?» chiedo studiandomi le unghie mentre cammino dietro a Landgon, impassibile come un pezzo di legno, mentre porta le lenzuola pulite da una parte all'altra della casa.
«Che poi, non ti annoi mai di pulire?»
«E tu non ti annoi mai di dire cazzate?»
colpito e affondato Diane
Devi ammetterlo
«Effettivamente...ma sai che mi ricordi Mr Bean?» chiedo euforica, alzando la voce.
«Sei sposato?» continuo ancora, cercando di non rimanere troppo indietro tra i corridoi.
Lui neanche si gira, continua a ignorarmi.
antipatico
Che collega noioso
Io non posso andare avanti così
«Tranquillo, non rispon-»
«Stai un po' zitta.» soffia lui, degnandosi finalmente di rispondermi.
«Uffa come siete noiosi.» sbuffo e cambio traiettoria girando verso la cucina, dove trovo Aidan Robinson che si sta versando un bicchiere d'acqua dalla caraffa che oggi pomeriggio stavo per distruggere.
Cristo
Questi vogliono farmi prendere un infarto
Quando è entrato?!
«Buonasera Diane.»
Strozzo un urlo e mi riprendo velocemente.
«Ciao. Ehm...scusa, quand'è che sei arrivato?» chiedo a bruciapelo, anche perché non ho sentito la porta d'ingresso sbattere o aprirsi. Lui beve il bicchiere d'acqua in silenzio e poi lo poggia nel lavabo.
Ma sì dai.
Giochiamo a chi ignora di più Diane.
Che bel gioco.
«Zio!» la voce di Alicia mi trapassa i timpani mentre lei mi corre accanto, saltando addosso ad Aidan che la prende in braccio al volo.
«Ciao Alicia, com'è andata la giornata?» le chiede appoggiandosi all'isola della cucina.
Tra simili si parlano almeno.
«Benissimo!» fa lei, allargando le braccia e stampandogli un bacio sulla guancia.
«Papà?» Ashton è accanto a me, appoggiato allo stipite della porta, e guarda suo padre con addosso il pigiama.
Lui posa a terra Alicia e infila le mani in tasca.
«Buonasera Ashton.» pronuncia con voce profonda. Ashton si avvicina e gli stringe la mano in modo formale.
mah
Questi stanno male
Ma male male eh
Da ricovero immediato con camicia di forza
«Andate a letto, è tardi.» gli dice poi, scrutandoli. Loro corrono fuori dalla cucina senza fiatare, ed io rimango sola con lui ancora una volta.
«Giuro che li avevo messi a letto.» alzo le mani e cerco di difendermi come posso.
Io l'ho detto che ho l'autorevolezza di un chiwawa
Lui non risponde ancora, impegnato a scrutarmi in volto.
Poi il suo cellulare comincia a squillare e lui risponde dopo aver sbuffato, per poi cominciare a parlare in tedesco.
Cioè.
Tedesco.
Parla per due minuti buoni solo lui, sbraitando e agitando la mano libera, appoggiato all'isola della cucina.
Poi pronuncia qualcosa che somiglia molto ad un "vaffanculo" e chiude la chiamata scaraventando il cellulare sul tavolo. Poi si toglie la giacca e si passa una mano nei capelli castani, alzando finalmente gli occhi su di me.
«Seguimi.» borbotta superandomi. Lo seguo fino al piano superiore, nella parte a destra dove non avevo ancora messo piede, e comincio a contare le porte davanti a cui passo.
A qualcosa come la quattordicesima porta si ferma e la apre, entrando per primo. Lo seguo dentro una camera da letto davvero bella. Le pareti bianche, il letto matrimoniale, le finestre dagli infissi bianchi, il tappeto rosso a terra, tutto qui dentro infonde un senso si tranquillità non indifferente.
«Questa è la tua camera, a destra c'è il bagno. Domani mattina ti accompagnerò a prendere le tue cose, ovviamente, se non è un problema per te restare qui per questa notte.» mi dice infilando le mani in tasca, e tirando ancor di più la camicia bianca sul petto scolpito.
Sta messo bene.
Questo va detto.
Bisogna essere sinceri.
«N-nessun problema, assolutamente.» accenno un sorriso scrutando il suo volto tirato in un'espressione nervosa.
«Buonanotte.»
Dice soltanto, prima di uscire e chiudersi la porta alle spalle.
Tre ore di insonnia e una doccia dopo, decido di andare a bere un po' d'acqua. Infilo l'accappatoio che fino a tre minuti fa era ben piegato in bagno ed esco dalla stanza, mentre la moquette attutisce il rumore dei miei passi.
Percorro i corridoi in silenzio fino alla cucina, e dopo aver bevuto ritorno al piano superiore, trovandomi davanti a un grande problema.
In questa casa ci sono davvero troppe stanze, visto che non riesco neanche a ritrovare la mia.
Ma si può sapere perché diavolo le porte sono tutte uguali?!
Perche?!
va bene Diane
Adesso, con grande calma ritroviamo la nostra stanza
Decido di vagare per i corridoi in cerca della mia stanza, e male che vada rimarrò a dormire per terra.
ovviamente non si vede un accidente al buio
Anzi, è già tanto che io non sia andata a sbattere contro qualcos-
Un dolore lancinante alla gamba mi fa stringere i denti, e prima che io me ne possa accorgere, il vaso di cristallo sul piedistallo crolla a terra, rotolando per tutto il corridoio.
Come. Non . Detto.
«Ma porca putt-» mi tappo la bocca con una mano e impreco sotto voce, cercando di non urlare dal dolore.
Biip, biiip...
salve, parlo con la sfiga che risiede nel mio corpo? Sì, ecco, è pregata di uscire di qui
Ignoro il dolore e il sangue che ormai scende a goccioline dalla ferita provocata con l'impatto con l'angolo del piedistallo, e rincorro il vaso fino all'incrocio con un'altro corridoio.
Sto per riprendere il vaso e rimetterlo a posto, quando una voce mi fa sussultare.
«Diane?» Aidan cammina verso di me, con addosso solo i pantaloni, e il torace muscoloso nudo.
Oh
Porca
Puttana
Vuole farmi schiattare.
È deciso.
«Signor Robinson, che piacere vederla. Io stavo contemplando...questo vaso sì, questo meravigl-»
«Ti sei tagliata Diane.» mi interrompe lui, con un cenno del capo verso la mia coscia.
Però.
Che occhio.
«Seguimi.» mi ordina per la seconda volta in una sola serata, ed io lo seguo al piano di sotto, nel bagno.
Tira fuori da un cassetto il kit del primo soccorso e poi mi fa segno di avvicinarmi.
Mi aiuta a sedermi sul piano del lavandino e io lo osservo trafficare con cerotti e garze con i capelli castani scompigliati che gli ricadono sulla fronte.
Tiratemi fuori di qui
Anzi no
Scherzavo
Credo di essere arrossita ai limiti della decenza quando lui versa un po' di acqua ossigenata sulla ferita e mentre la tampona con del cotone le sue dita affusolate sfiorano la mia pelle.
Lo osservo medicarmi e sussulto ogni volta che sento il suo respiro sulla mia pelle.
Osservo le sue spalle perfette e il profilo regolare, scalfito dalla mascella pronunciata e dal naso greco. Gli zigomi non troppo alti, le sopracciglia definite, le labbra rosse, un po' screpolate e schiuse.
Com'è possibile che un essere umano sia tanto bello?
Boh
Io stavo dormendo quando regalavano la bellezza
Anche l'intelligenza eh
«Fatto.» dice di colpo, chiudendo la cassetta.
Io salto giù dal ripiano e abbasso lo sguardo.
«Grazie.»
«Ti accompagno in camera.» risponde lui invece, uscendo dal bagno.
Lo seguo lanciando occhiate alla schiena e sì...lo ammetto...anche al fondoschiena.
Minchia è tutto perfetto.
Così non si può.
Si ferma davanti a una porta che mi sembra improvvisamente familiare, e i suoi occhi incontrano i miei.
«Buonanotte Diane, ci vediamo domani mattina.» mi dice prima di andarsene, mentre io lo osservo camminare, appoggiata alla porta.
Buonanotte Aidan.
No no, ok, così fa troppo romanzo rosa.
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