Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo Extra


EDEN

Una folata di vento quando la porta sbatte contro la parete e la pelle d'oca mi ricopre il corpo.
È così che prevedo il suo arrivo. Insieme all'odore inconfondibile della sua colonia al cedro, al sandalo, con una lieve nota di nicotina che si diffonde intorno scaldandomi le ossa; riportandomi a casa.
Intenzionata a capire il suo umore e la ragione di tanto impeto, mi volto spostando dal viso la ciocca di capelli sfuggita dallo chignon disordinato.
Se ne sta con una spalla contro lo stipite della porta, le caviglie incrociate. Sta sfoggiando il suo tipico sguardo da stronzo, anche se sappiamo entrambi che in realtà è solo lui: il mio meraviglioso Dante.
«Sei bella».
Seduta sullo sgabello della toeletta liscio quasi agitata il tessuto del lungo vestito di seta verde smeraldo che ho indossato, su sua insistenza, prima della meravigliosa sorpresa nel salone della nostra villa ancora in fase di ristrutturazione e della notizia che sarebbero arrivate le nostre famiglie per festeggiare insieme a noi.
Dopo i saluti, i ringraziamenti e qualche lunga chiacchierata in cui ho dovuto rispondere a parecchie domande, sono salita un momento per calmarmi e darmi una rinfrescata. Mi trovo a piedi nudi e agito le dita quando sento scorrere ancora quegli occhi verdi su ogni singola parte del mio corpo.
L'agitazione si diffonde accumulandosi in particolare su un punto. La pressione mi spinge a stringere le gambe, sentendo la zona al centro sempre più umida.
Dante si stacca dallo stipite facendosi sempre più vicino. Riporta in ordine la spallina sottile dell'abito che era scesa a causa del mio gesto maldestro, prima però abbassandosi mi bacia la spalla. Un gesto tenero. Lontano dai suoi soliti modi rudi.
Chiudo gli occhi godendomene ogni singolo istante. Forse mi lascio sfuggire persino un verso. «Anche tu», sussurro deglutendo a fatica.
«Desideri un altro bacio, Eden?»
La sua voce diventa velluto per i miei miei sensi. È inevitabile. Mi sciolgo. Non posso neanche mentire perché non ci riesco e non voglio farlo.
«Sì», sento la mia stessa voce uscire roca.
Dante indossa uno smoking, i suoi capelli sono in ordine ed è l'incarnazione del figlio di una divinità. Potenza, forza, astuzia. Tutto concentrato su un corpo solido, sempre più scolpito dalle ore intense di palestra.
Le mie dita smaniano e come se avesse compreso, mi afferra il palmo premendoselo al petto. «Puoi toccarmi quando vuoi, lo sai. Inoltre la mia proposta di fare palestra insieme è sempre valida», ribadisce sollevando entrambe le sopracciglia prima di strizzarmi l'occhio, nel tentativo di convincermi ad andare insieme a lui.
Non ho ancora accettato perché mi piace la mia nuova routine fatta di lavoro, famiglia e vita. E per non distrarmi finendo sicuramente in uno degli spogliatoi a fare sesso con lui.
Arrossisco sempre più tentata dal suo calore, dalla stretta delle sue dita sul mio polso. Dal battito del suo cuore.
In piedi, facendo un passo avanti, tengo il palmo sul suo petto. Sollevandomi poi sulle punte sfido la sua bocca. Lui approfitta del mio slancio per rubarmi un bacio.
«Anche adesso che sei entrato qui dentro come una furia, posso?», bisbiglio.
Mi fissa complice, avvolgendomi le braccia intorno alla schiena. Indietreggia fino alla porta chiudendola a chiave con un unico gesto sicuro.
«Adesso», conferma a corto di fiato perché le mie dita stanno continuando a toccarlo insinuandosi sotto la camicia.
«Non giochi lealmente, Di», soffoco un gemito, mentre i miei fianchi si scontrano contro di lui, trovando l'ennesimo contatto che regala a entrambi una scossa. Tolgo il primo bottone dall'asola mettendolo ulteriormente alla prova e non batte ciglio.
«Bisogna usare le proprie munizioni per non perdere, specie se il premio vale qualsiasi scorrettezza, non credi?», mi impedisce di muovermi. «Perché non lo dici. Perché non ammetti la sconfitta e mi supplichi chiedendomi quello che desideri avere».
Vorrei protestare. Lottare e farlo smaniare, ma la voglia è forte e io ho il cuore debole, soprattutto dopo quello che sta facendo per me. Non lo credevo capace di amare così profondamente. Mi sbagliavo. Dante ama. Lo fa in modo viscerale, abbattendo qualsiasi difesa.
Lui mi fissa. Divertito. In attesa. Sa di avere vinto. Non mi rende le cose facili perché ha bisogno di una risposta. «Ti odio», sbuffo.
Ridacchia. «Bugiarda».
Arrossisco provando a spingerlo ma lui mi avvicina ancora di più a sé. «Sei l'unico, Di. L'unico a farmi stare bene», gli sussurro.
Il suo bacio è esigente. Il mondo sparisce mentre il desiderio sempre più soverchiante si insinua dentro quando sento la sua mano premere sulla mia schiena e mi infila le dita dell'altra tra le gambe, sotto lo spacco del vestito, trovando quello che cerca.
Emette un verso carico di soddisfazione, io invece tutto ciò a cui penso e voglio è solo potermi fondere a lui.
«Sei già bagnata, uccellino?»
Da tempo ormai portiamo avanti questo gioco. Rispondo sempre alle sue domande, persino quando sono ovvie e superflue. Lui mi sta aiutando ad acquisire maggiore sicurezza. Mi piace il suo modo diretto, privo di inibizioni. Anche se non tutte le volte mi risulta facile e l'imbarazzo si fa strada tradendomi. Lui però è paziente e non smette mai di farmi sentire l'unica a meritare le sue attenzioni, il suo amore.
Con una sorta di piroetta mi ritrovo contro la parete. «E tu, sei duro per me?», controllo guidando le dita sul cavallo dei suoi pantaloni, trovandolo pronto.
Mi lecco le labbra e gli sfugge un fremito. «Duro e pronto a entrarti dentro», con le dita prende a giocare con le pieghe della mia intimità dopo avere scostato le mie mutandine. «Non avresti dovuto metterle», borbotta contrariato.
So che c'è qualcosa che lo preoccupa. Credo riguardi il fratello, pertanto cerco di fargli scaricare un po' di tensione. Faccio lo stesso per smettere di pensare che stasera succederà qualcosa di brutto.
«Non avresti sopportato il pensiero di me senza».
Annuisce stringendo le labbra per nascondere quel sorriso vizioso. «Hai ragione», riflette appena, poi mi ritrovo sollevata, costretta ad allacciargli le gambe intorno ai fianchi.
Vibro dal desiderio e dal piacere prima che abbassi la testa e prema le labbra sulla mia gola che metto in mostra, in attesa di sentire i fuochi d'artificio dentro quando la sua bocca si aprirà e mi graffierà la pelle con i denti. Quando succede, ho un lungo brivido. Lui se ne accorge ma non smette. Intensifica il piacere che mi provoca con ogni suo movimento sicuro, consumandomi lentamente poi velocemente neanche fossi carta a contatto con la fiamma.
Mi sta baciando mentre con la mano armeggia tirando giù la zip dei pantaloni. Abbassa poi i boxer e la sua asta svetta tra le mie cosce sbattendo sulla mia carne palpitante e umida. Ne sento la punta fredda quando impugna il membro strofinandolo con più durezza. Il liquido pre-eiaculatorio si spalma sulla mia pelle.
«Sei così tenera e bagnata, cazzo», ansima, con le dita che continuano a giocare in cerchio per poi spingersi dentro. Il ritmo del mio respiro cambia insieme al battito del mio povero cuore messo a dura prova, sotto la pressione del suo tocco.
È così giusto. Così... giusto.
«Dante!», piagnucolo.
«Cosa?», continua a stuzzicarmi. Gli occhi accesi di passione. «Vuoi che smetta?»
«NO!», più che una risposta strillo e lui annuisce soddisfatto.
«Chiedimi per favore», mi ordina in un sussurro basso all'orecchio prima di spostarsi sulla pelle e baciarla, leccarla, morderla.
Gemo piano. Strizzo gli occhi e deglutisco a fatica inarcandomi.
Mi morde la spalla e sotto l'orecchio mentre tira indietro i fianchi e torna per penetrarmi con un'unica spinta decisa. Con la mano libera mi tappa la bocca uscendo dal mio canale per poi rientrare con affanno e a un ritmo incalzante.
Allargo le cosce e spinge l'intera asta fino alla base. Gemo in preda all'estasi, affondando le dita tra i suoi capelli. Lui me lo lascia fare. Sono solo pochi secondi prima che mi blocchi il polso sulla testa e mi sbatta contro la parete emettendo un verso talmente virile da farmi tremare.
«Cazzo, devo averti! Non a metà. Tutta! Voglio la tua pelle sulla mia. Il tuo profumo addosso!»
Cerco la sua bocca. «Dante, portami a letto!», strillo sempre più vicina alla distruzione.
Indietreggia fino a sedersi sul bordo del letto, posizionandomi a cavalcioni su di lui lo stringo in un abbraccio e mentre mi cala sulla sua asta, spinge in su il bacino seguendo lo stesso ritmo veloce di prima; martellandomi e tirandomi a sé a suo piacimento.
Mordo il suo labbro e si inarca fermandosi un momento per godere del mio primo spasmo. Mi afferra per la nuca e mentre fisso i nostri corpi unirsi lui aggiunge la sua mano in mezzo alle mie cosce. Con il pollice preme forte sul clitoride e urlo con le pareti a stringersi sulla sua asta sempre più spessa.
Dante mi preme al petto e stringe i denti, tira indietro la testa esponendo la gola mentre continua a farmi impazzire.
Qualcuno bussa alla porta.
«'Fanculo», impreca.
«Di, abbiamo un problema».
Sto per venire, mordo forte il labbro per non annunciare a Terrence quello che stiamo facendo.
Dante mi tira sotto il suo peso, come se quel qualcuno potesse vedermi e lui mi stesse proteggendo. «Per i prossimi venti minuti dovrete cavarvela senza di me», gli ordina. «Al momento sono occupato». Non attende risposta, mi flette e solleva le ginocchia arricciando il vestito sulla mia vita, abbassa le spalline in modo da fare uscire il mio seno fuori dalle coppe morbide e mi scopa selvaggiamente mordendomi forte la curva del collo, i seni, intrecciando le nostre dita sulla mia testa mentre il primo fiotto caldo seguito da un verso roco e dal mio urlo mi fanno venire.
Dante chiude gli occhi, inspira e sentendo il modo in cui lo sto avvolgendo e strizzando, mi si svuota dentro con un ruggito. Lo fa tenendomi le cosce aperte, continuando a pompare fino a esaurirsi del tutto.
Quando siamo l'una tra le braccia dell'altro, cerca di aiutarmi a rimettermi in ordine. Abbiamo bisogno di una velocissima doccia per essere presentabili.
«Di quale problema si tratta?»
«Faron».
«Non era in sala?»
«Ero venuto a cercarlo perché è sparito», ammette guardandomi poi con malizia.
Mi avvicino. «E sei rimasto».
«E sono rimasto».

* * *

DANTE

«Dove cazzo è?», domando furioso a Terrence e Nigel mentre percorro il corridoio della villa in cui si sta tenendo la festa di compleanno di Eden.
L'ultima volta si è conclusa con un rapimento, oggi invece farò in modo che ci sia una sorpresa diversa per lei. Qualcosa che in qualche modo lasci il segno.
Gli ultimi mesi sono stati stressanti e hanno rischiato più volte di far vacillare il nostro già precario equilibrio. Ma noi siamo noi e siamo riusciti a resistere come steli percossi dal vento impetuoso. Siamo rimasti a galla quando le acque oscure hanno rischiato di innalzarsi e annegarci. Abbiamo trovato un nostro equilibrio, incastrato le nostre vite e i nostri impegni.
La sveltina di prima non era nei miei programmi. Ma quando la vedo, mi sento come un pezzo inutile di ferro messo a contatto con un enorme magnete. Mi è impossibile non sentirmi attratto e non avvicinarmi a lei.
Quando la nebbia del piacere se ne è andata però, mi sono reso conto di essermi trovato in quella stanza solo per un motivo: Faron.
«Era nel salone poco prima di appartarsi».
Giuro che se mi rovina l'intera sorpresa per passare il tempo a cercarlo lo distruggo. È già stato difficile mettere le due famiglie, o quello che ormai rimane della mia, nella stessa villa. Con mia grande sorpresa sembra stiano tutti facendo un enorme sforzo per Eden e per il sottoscritto. Non c'è tempo per avere problemi da risolvere e mi auguro non ce ne siano per tutta la durata dei festeggiamenti.
Cammino come un toro inferocito spalancando porte e facendo irruzione in ogni singola stanza, per poi tornare sui miei passi, non riuscendo a trovarlo.
«È arrivato il momento di fare quattro chiacchiere con lui», parlo più con me stesso che con i miei amici, i quali mi seguono continuando a cercare mio fratello con la stessa agitazione.
Faron non è più lo stesso. È caduto in un limbo oscuro fatto di alcol e sesso. Non ragiona più.
So che non riguarda solo la vicenda di Joleen che lo ha mandato al tappeto. C'è altro che non racconta, che non riesce a tirare fuori. Ovviamente so tutto da anni, ma lui non sa che sono al corrente del suo passato, di quello che ha vissuto e dell'uomo che sarebbe diventato se Seamus non lo avesse trovato e rimesso in riga, e se per volontà propria non fosse cambiato. Adesso che lui e Nolan non ci sono, è come se fosse una zattera sul punto di inabissarsi. E io non voglio che succeda.
Purtroppo non permette a nessuno di farlo ragionare. È scontroso, arrogante e la rabbia gli ribolle talmente tanta dentro da ferire chiunque provi ad avere un minimo contatto con lui.
Non so più che cosa fare per aiutarlo. Ho passato giorni a renderlo partecipe, a trascinarlo al mio fianco al lavoro per riabilitare il proprio nome, ma si è chiuso comunque in se stesso. Talmente tanto da risultare irraggiungibile. L'unica persona a cui dà ascolto è Eden, ma oggi voglio che lei ne rimanga fuori. È giunto il momento che torni a comportarsi da adulto.
Spalanco l'ennesima porta e lo trovo stravaccato sul divano, la camicia aperta, un sigaro tra le labbra e una delle cameriere assoldate per la serata inginocchiata ai suoi piedi, impegnata a succhiargli il cazzo.
Quando ci vedono arrivare, lui non batte ciglio, ottenebrato dall'alcol, mentre lei sussulta, emette una sorta di urlo strozzato lasciandolo andare, raccoglie i propri vestiti sparsi continuando a imprecare e scappa fuori scusandosi.
Vado subito ad aprire una delle finestre per fare cambiare l'aria. «Non ti abbiamo disturbato, vero?», domando trattenendo a stento la rabbia.
«Non era neanche brava a succhiarlo», brontola biascicando. «Siete arrivati in tempo. Stavo per mandarla via e trovarne un'altra più esperta».
«Forse non ti funziona perché non sei lucido e dai la colpa agli altri della tua impotenza», Nigel scambia un'occhiata con Terrence, sul punto di aggiungere altro. Poi però ci ripensa e i due scuotendo la testa ci lasciano soli piantandosi fuori dalla porta.
Mi siedo sul tavolo basso, proprio davanti a mio fratello. Lui rimette nei pantaloni l'uccello, tira su la zip e arricciando le labbra aspira una boccata. «Che c'è?», domanda infastidito. «Non sei qui per interrompere il mio divertimento».
«Qualunque cosa sia tutto questo... devi smettere».
Sorride, anzi emette un verso che è più un misto tra una risata e uno sbuffo. «Smettere? Non ho neanche iniziato».
Gli strappo il sigaro e il bicchiere che sta portando alle labbra e lo lancio contro il camino acceso. Le fiamme divampano e lui sbatte le palpebre sorpreso dal mio impeto. Sa come divento quando mi incazzo. «Di pessimo umore, fratellino? Che succede, tuo suocero ti sta già rompendo le palle? Vuole che dormiate in camere separate fino alle nozze? Non è troppo tardi per fare i pudichi?»
Evidentemente non si rende conto del comportamento che ha assunto. «Il problema sei tu. È il compleanno di Eden e tu scappi per ubriacarti e farti succhiare il cazzo da una cameriera. Vuoi questo nella vita?»
Tira indietro la testa appoggiandola allo schienale del divano in pelle rossa. «Volevo tante cose, ma ho capito che a volte bisogna accontentarsi. Sai, per non restare delusi, per non ritrovarsi a pezzi», fa una smorfia.
Scuoto la testa. «Non è quello che direbbe mio fratello».
Adesso mi guarda. «Perché sei qui? Niente stronzate e non mettere di mezzo Eden».
Strofino le mani e raccolgo le parole per non fare uscire quelle sbagliate come un fiume in piena. «Sai perché sono qui, Far. Ti stai lasciando distruggere dai vizi, dall'alcol...»
«Non ho nessuna dipendenza. Mi sto divertendo, proprio come hai fatto tu prima di trovare Eden e mettere la testa sulle spalle. O hai già dimenticato tutto? Cazzo, ti scopavi una donna quasi sposata con una delle nostre guardie! Non sei di certo un esempio di integrità».
«Lo dici come se fosse sbagliato».
«Ho cambiato visione delle cose», gratta una tempia. «Adesso ho altre priorità».
Mi alzo ficcando i pugni dentro le tasche dello smoking. Faron ha quasi un sussulto. Sono lieto di avere ancora un certo impatto su di lui. Significa che non sono poi così scontate le mie reazioni ai suoi occhi.
«Le tue priorità stanno per cambiare. Smettila di fare il cazzone. È il momento di lavorare seriamente».
Si alza a sua volta. Non barcolla, pur essendo ubriaco. «Smettila di darmi ordini. Non sei più il cocco di papà e non devi dare prova delle tue abilità», mi sbatte la spalla con la sua, allontanandosi diretto alla porta.
Dopo un momento si rende conto di avermi ferito. Resta di spalle e prova a dire: «Non intendevo...», sbuffa, spalancando la porta con impeto. Trovando Nigel e Terrence sospira indietreggiando di un passo. «Sentite, non sono qui per creare casini, adoro Eden. Questo lo sapete. Me ne starò al mio posto. Smettetela di starmi con il fiato sul collo e andrà tutto bene», riesce ad allontanarsi.
«Lo seguo?», domanda Nigel fissandogli le spalle curve.
«Cercate solo di non perderlo di vista», ordino loro. «Non voglio problemi».
Terrence sospira. «Dovresti essere in sala, non a fare il baby-sitter», mi fa notare.
Ficco le mani dentro le tasca un po' abbattuto per lo scontro inutile avuto con Faron. «Vediamolo come un allenamento per quando avremo la casa invasa da marmocchi e animali domestici», butto giù la battuta.
Nigel sorride nell'immediato. Il gelo si scioglie nell'aria. «Il mio è già in cantiere. Ora tocca a voi», ci indica.
Andrea è in dolce attesa. Lo ha annunciato poche settimane fa durante una delle cene settimanali che io e Eden organizziamo per avere tutti intorno a noi.
Terrence arriccia il naso. «Io passo questo turno. Forse Dante riuscirà a fare centro. Prima potrebbe essere scivolato...»
Lo afferro per il collo e lui ride sollevando i palmi in segno di resa. «Ok, smetto subito di parlare. Ma dovete essere un po' più discreti».
Sorrido lasciando andare. «Quando troverai qualcuno che ti farà perdere la testa non saprai più cos'è la discrezione. Lo capirai e verrai da me a chiedere perdono».
Ci guardiamo e ridiamo abbassando un po' le difese.
«Pronto per il salto?», domanda Nigel tirando sul naso la montatura scura.
«Sono mesi che aspetto questo giorno».
Tutti e tre ci dirigiamo in sala dove avvisto subito Eden. Si trova con il fratello Ace e Andrea. Stanno chiacchierando allegramente poi però la vedo spostarsi verso Faron, seduto in disparte.
Prende posto accanto a lui, gli passa un bicchiere e riesce a farlo sorridere confortandolo con il suo tocco sul braccio. I due parlano per un po'. Quando lei prova ad allontanarsi, lui le afferra il polso con l'aria colpevole.
Che cazzo le ha detto?
Il mio istinto di protezione si attiva ma solo per qualche istante perché quando mio fratello la lascia andare, lei sta ancora sorridendo dicendogli qualcosa che a sua volta provoca in Faron un briciolo di serenità. E Dio sa solo quanto ne ha bisogno.
Mi avvicino a loro, consapevole di poter mettere a rischio la loro conversazione, ma quando li raggiungo continuano a conversare come se niente fosse.
Circondo la vita a Eden e le bacio la tempia. «Ti stai divertendo?»
Mi fissa con occhi pieni di meraviglia. «Faron mi stava dicendo che hai praticamente buttato giù dal letto tutti quanti per gonfiare quei palloncini e che solo a fine mattinata hai riferito che potevano benissimo usare una pompa invece del fiato», alza gli occhi al cielo ridacchiando. «Sei proprio uno stronzo dispettoso, ma ti amo e sono grata per il tempo che hai impiegato per la riuscita di questa festa. Anche se ho detto di non volere niente, in fondo lo desideravo un compleanno tranquillo».
Le bacio ancora la tempia. «Ero disposto a tutto pur di vederti sorridere come stai facendo adesso».
Lei guarda Faron. «Stavo giusto ringraziando tuo fratello e lo stavo minacciando di un ballo, più tardi», tentenna attendendo che Faron le dia una conferma o un papabile rifiuto.
Lui esita appena, infine annuisce. «Ondeggerò insieme a te, principessa».
Eden lo guarda storto poi lo abbraccia. «Ho nascosto i tuoi sigari preferiti dietro il bancone», gli strizza l'occhio.
Mi si avvicina e mio fratello mi lancia uno stranissimo sguardo affranto, come se volesse scusarsi ancora per prima, poi le sorride. «È il mio giorno fortunato. Avevo finito i miei. Grazie».
«Non dovresti viziarlo. Non è un bambino», le dico guardando mio fratello allontanarsi.
Eden mi stringe le braccia intorno al busto e preme la guancia contro il mio petto. «È così triste. Dobbiamo aiutarlo. Sono preoccupata per lui».
Le bacio la testa. Un gesto che riesce a scrollarmi di dosso la pressione perché c'è lei a farmi da catalizzatore. «Hai fatto tanto. Adesso tocca a me rimetterlo sulla giusta direzione».
Solleva il viso. «Qual è il piano?»
«Festeggiare il tuo compleanno».
Mi spinge con un sorriso dolce. «Rimani serio».
«Voglio che gestisca uno dei club e voglio che prenda parte a una delle ricerche per trovare Nolan. È bravo nel trovare le persone scomparse, ancora di più nell'ottenere risposte. Penso possa fargli bene impegnarsi in qualcosa e allontanarsi da quei pensieri che lo stanno distruggendo. Non meritava di essere il secondo».
Sospira. «Accetterà?»
«Sarà costretto».
«Non tirare troppo la corda, Di. Faron ha bisogno di punti di riferimento, non di perdere completamente la rotta. Ha bisogno di qualcosa di suo».
«Lo so», mormoro.
Eden passa i palmi sulle mie braccia notandomi preoccupato. «Lo aiuteremo», annuisce.
Nella sala si diffonde una canzone romantica e non posso fare a meno di trascinarla al centro della pista e ballare con lei.
Eden mi si stringe addosso, mentre suo padre, i fratelli e la matrigna, ci osservano a ogni passo riempiendo la sala.
È stato difficile convincerli che stare insieme fosse la cosa migliore. Ma grazie alla nostra tenacia, ce l'abbiamo fatta. Francamente non l'avrei mai abbandonata e se necessario l'avrei rapita di nuovo; questa volta con il suo consenso.
Le bacio il collo. «Sei pronta?»
Stringe le dita sulla mia nuca. «Pronta per cosa?»
Mi scosto e mi abbasso su un ginocchio, le stringo la mano e con l'altra prendo la scatolina dalla tasca interna della giacca dello smoking. «Non sarà il momento perfetto e so che odi il giorno del tuo compleanno. Per questa ragione voglio cambiare un po' le cose e regalarti un nuovo ricordo».
Eden deglutisce, si gira intorno ma tutti si sono fermati e stanno guardando con sorrisi e trepidazione. Persino mio fratello, il quale mi fa cenno di continuare.
«Di... ci fissano tutti», mi sussurra arrossendo.
Trattengo una risata. «Perché è impossibile non vedere quanto tu sia bella, leale e la ragione di ogni mio gesto folle e sconsiderato. A volte penso che neanche tu riesci ad accorgerti del modo in cui riesci a fare impazzire il mio cuore», gioco con le sue dita prima di baciarle una a una. «Magari non ti senti pronta e lo capisco, ma io lo sono e se dovrò aspettare lo farò, specie se avrò la certezza che sarai al mio fianco».
Porta la mano libera alla bocca. «Di... che stai facendo?»
So che ne avevamo parlato e lei non voleva niente di esagerato, ma me ne sbatto, lei avrà tutto. Avrà me e il pacchetto completo di cose che la renderanno una donna felice.
«Ti avevo promesso che sarei stato sincero. Be', quando mi hai detto che non ti servivano feste o regali o qualcosa di sfarzoso per rendere ufficiale il nostro amore, ho riflettuto e sono giunto alla conclusione che sono io ad avere bisogno di donarti tutto. Perché lo meriti. Meriti di vivere ogni singola esperienza e di avere dei ricordi positivi».
Gli occhi le si arrossano e una lacrima sfugge ma non la raccoglie, continua ad ascoltarmi e a guardarmi con amore e sorpresa.
«Anche tu», mima.
«Ecco perché sono qui stasera in ginocchio per la prima volta nella mia vita spontaneamente, di fronte alla donna che voglio al mio fianco e alle nostre famiglie. Eden Rose, voglio essere egoista un'altra volta e voglio diventare il marito più fortunato della terra. Sposami».
Lei fa un passo avanti. «Puoi alzarti un momento?»
Tutti trattengono il fiato, persino il padre. Non ancora del tutto convinto di volermi come genero.
Mi sollevo e rimango in attesa. Ciò che Eden fa è lanciarsi tra le mie braccia. In pochi istanti la sua bocca sfiora e poi si posa sulla mia, e io non posso non proteggerla tenendola stretta.
«Sì», risponde sulla mia bocca. «Ti sposo».
Le asciugo le lacrime mentre la folla esplode in un applauso e la musica riprende. Le infilo l'anello al dito dal taglio semplice ma che lei apprezza e poi torno a baciarla fino a quando una voce ci interrompe. «Vorrei fare le mie congratulazioni a mia figlia».
Mi scosto con le guance un po' rosse. Il signor Rose dopo un momento mi sorride e mi dà una manata sulla spalla. «Benvenuto in famiglia, Dante. So che renderai mia figlia felice e la proteggerai. Grazie per amarla così tanto. Mia moglie ne sarebbe contenta», sembra commuoversi.
Eden lo abbraccia. Sa il valore che hanno le parole del padre e lo so pure io. «Grazie, signore. Cercherò di meritare il suo amore ogni giorno».
Annuisce poi indica la cavigliera. «È ora di andare».
Abbraccio Eden da dietro.
«Grazie», dice con voce carica d'emozione.
Se solo spostassi il palmo di qualche centimetro, verso il suo polso, potrei sentire il battito del suo cuore, seguirne il ritmo convulso dalla serie di emozioni che l'hanno appena attraversato.
«Per cosa?»
Rimane per qualche istante in silenzio, facendo sussultare il mio cuore allo stesso modo.
Non raccoglie i pensieri o le parole giuste. Lei sa cosa dire. È solo felice e sta cercando di affrontare il tutto senza averne paura. Perché sa che le cose belle hanno sempre un prezzo. Ma non questa volta. Non in questa occasione.
«Per avermi dato tutto senza mai regalarmi niente. Per esserci stato anche quando non capivo di avere bisogno di te al mio fianco, con la tua mano stretta nella mia».
«Sei tutto per me, uccellino».
«Dimmelo di nuovo», si volta dopo avere osservato gli invitati. Soffermandosi per pochi istanti sui fratelli, sugli amici adesso cari, su mia madre e mia sorella.
«Ti amo».
Le brillano gli occhi e il mio cuore sfarfalla. «Ti amo».

♥️♥️♥️

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro