Agape
Attraversò di corsa il cortile. Aveva i minuti contati e doveva trovare un nascondiglio in fretta. Ormai era una bambina grande: guardava dove metteva i piedi e non inciampava (quasi) più.
Alla fine raggiunse i resti del vecchio e grosso aratro, coperti da una pelle logora e consunta. Ciò che cercava! Si nascose sotto di essa, facendo ben attenzione a non toccare le lame dell'attrezzo, che non erano ancora state rimosse. Erano smussate e rovinate in più punti, ma era sicura che facessero comunque male.
Aspettò. Aveva sudato non poco, ma se ne accorse solo in quel momento, sentendo le gocce ormai fredde scorrerle sulla pelle. Le asciugò con un drappo del suo chitone.
Rumore di passi, lenti e delicati, come di qualcuno che preferirebbe non farsi sentire. Ripensandoci il suo poteva essere un nascondiglio un po' troppo evidente... Achiel ci avrebbe messo un po', ma ci sarebbe arrivato.
I passi si allontanarono. Ci fu un breve urlo di esultanza, poi qualcuno si avvicinò. Due persone questa volta. Una di loro venne verso di lei. Piedi scalzi, dal passetto leggero. La pelle fu sollevata... Una testa spuntò da sotto, quella di una bimba magra e pallida come un cadavere, dai capelli fini e candidi. Per un momento sperò che le reggesse il gioco, ma subito gridò:<<Ho trovato Agape. >>
<<Harmonia... Grazie tante!>> si sporse in avanti per uscire e fu tentata dall'idea di tirar una testata a quella spiona. No, gracile com'era, le avrebbe fatto troppo male. Il pallido viso della seconda più piccola della famiglia non mutò dalla sua solita espressione grave. Due occhioni dalle iridi cremisi fissarono Agape, leggermente corrucciati. Poi Harmonia alzò le spalle. La trovavano sempre per prima, ma era altrettanto brava nello scovare i nascondigli altrui, soprattutto quelli di sua sorella minore.
<<Ti ho detto che quello è pericoloso e non devi avvicinarti.>> seguì uno schiaffo, la punizione di regola impartita da Achiel. Il maggiore guardò Agape dall'alto in basso, con severità, tenendo i capelli bruni con la grande mano per evitare che coprissero gli occhi verdastri. La bimba guardò in basso, il labbro tremante e l'espressione imbronciata, senza versare una lacrima.
<<Poi non piangere quando ti fai male.>> sbraitò Achiel. Distolse lo sguardo.
<<Magari non avresti nemmeno la forza di piangere. Moriresti schiacciata o tagliuzzata dalle lame dell'aratro...>> Harmonia esibì il suo sorriso più sinistro, guardando Agape negli occhi <<... ma avresti trovato un bel nascondiglio>> detto questo la sua espressione si fece molto più tenera. Agape sbuffò e voltò la testa, massaggiandosi la guancia. Non rispose a nessuno dei due
<<Manca ancora Ir...>> qualcuno toccò Achiel sulla spalla, facendolo sobbalzare.
<<Libero tutti.>>
Harmonia ed Agape applaudirono assieme, soprattutto alla vista dell'espressione sconfitta del maggiore. Più giovane di qualche secondo, Iris non aveva bisogno di rivaleggiare con lui. Seppur bassina e snella, era la più forte nello spirito e nel fisico: a comandare era lei.
<<Che t'ho detto sugli schiaffi Achi? Tu non sei né mamma né papà. Loro hanno il diritto di punirci, non tu. Possiamo sempre risolverla a pugni se non sei d'accordo.>>
Il fratello si scusò digrignando i denti. Non si era mai vista, in tutta la città, una ragazza più ardita di Iris ed un giovane uomo sottomesso quanto Achiel. Non che a loro importasse. Pugni, schiaffi e litigate non avevano mai diviso i quattro fratelli.
Il sorriso tornò nel giro di qualche minuto sui visi del gruppetto, che si rianimò, come sempre accadeva, in un attimo.
Seduti in cerchio si scambiarono pettegolezzi e racconti sentiti, per lo più dai due maggiori, durante le compere all'agorà insieme alla mamma.
<<Dicono che servono nuove sacerdotesse. L'ultima è morta tremando in tutto il corpo e con la bocca piena di schiuma... Ed era davvero giovane.>> Iris scosse la testa riccioluta, contrariata... e preoccupata. Era sempre più bella e in salute: da parecchio tempo ormai, mamma e papà parlavano del tempio.
Achiel alzò le spalle, fingendosi tranquillo.
<<Reclamata dagli Dei, buon per lei.>> la ragazza lo fulminò con lo sguardo, ma non lo provocò come avrebbe fatto in passato. Da qualche giorno non litigavano più.
<<Ne stanno reclamando molti, ultimamente. Troppi. Le famiglie come la nostra sono malviste, con tutte queste morti.>> fece un cenno diretto alla parete di casa loro, marcata visibilmente dal dipinto di un occhio cremisi, e verso la piccola albina. Questa si era seduta, come sempre, accanto ad Agape e ricambiò lo sguardo della sorella maggiore. Sorrise affettuosamente e Iris la ricambiò, anche se con un accenno di malinconia.
Tutti fecero silenzio.
Agape si alzò in piedi di scatto e gridò:<<Sono i peti del tempio la causa delle morti!>>
Subito Harmonia scoppiò a ridere, mentre Iris resse il gioco e continuò con voce grave ed esageratamente drammatica:<<Già, là ci sono le chiappe della terra e quelle non perdonano. Se ti petano in faccia SEI MORTO.>> cominciò a ridere anche lei, seguita da Agape... Achiel abbassò la testa nel tentativo di nascondere il sorriso e posò le mani a terra per darsi un contegno.
<<Ragazzi, venite in casa.>> li chiamò la mamma, da dentro.
Il maggiore fece per alzarsi. Iris indugiò a terra, ancora ridendo a testa bassa. Il ragazzo fissò le due più piccole rotolarsi a terra per le risa. Si chinò e fece loro segno di andare. Obbedirono in fretta. Prima che Agape s'incamminasse, il Achiel le avvicinò la mano al viso. La piccola rimase immobile. Con le dita, già segnate dal lavoro, sfiorò la pelle appena sopra il livido dello schiaffo. Ella socchiuse gli occhi. Poi andò.
<<Tu non correre, o ti stanchi troppo>> sbuffò il ragazzo verso l'albina.
Le due bambine si diressero verso l'entrata.
Buio.
Agape si voltò un momento, arrivata all'angolo. Ad una decina di metri da lei vide Achiel aiutare la sorella ad alzarsi e indicarsi gli occhi, bisbigliando qualcosa. Lei annuì e si passò la mano sul viso.
La bambina batté le palpebre per qualche attimo, cercando di abituarsi alla luce soffusa.
<<Dormi, sorella>> un tocco caldo sulle guance. Calore di un respiro tiepido sul suo viso... Due occhi color del sangue, si specchiarono dentro i suoi.
Nel calore di un abbraccio, il suo corpo perse consistenza.
Erano solo loro due questa volta. Achiel passava metà giornata a lavorare, Iris era andata via di casa da mesi. Ormai potevano vederla soltanto di sfuggita, quando andava a lavare i panni o quando passeggiava di nascosto nei pressi dell'altura su cui era costruita la sua nuova casa. Quel maledetto, schifoso, tempio.
<<Prima o poi rimarremo solo io e te, sai, sorella? Alla fine, nemmeno questo. Probabilmente uccideranno o me per paura o te perché stiamo sempre insieme.>>
Harmonia la guardò inespressiva, agitando una bambola ad un palmo dal naso di Agape. La piccola non rispose. Chinò soltanto il capo.
<<Ti sta bene, Agape? A me proprio per niente.>>
<<I nostri fratelli stanno solo lavorando... Noi non possiamo farci nulla. E non lascerò che ti succeda nulla. Anche mamma o papà...>>
<<Iris morirà intossicata dai fumi del tempio. Achiel ucciso da qualcuno che odia la nostra famiglia. Mamma e papà hanno paura. Credi che siano intoccabili?!>>
La piccola si limitò a scuotere la testa.
<<Forse dovresti smettere di fare... quelle cose. I cittadini conoscono la nostra famiglia solo per le dicerie. Hanno paura. Ma noi... tu gli stai dando ragione.>>
Deglutì. La sorella la guardò, teneramente. Scosse la testa con calma.
<<No. Tutti quelli che proveranno ad insultarci, a toccarvi. A toccarmi. Non ne resterà nemmeno uno. Io posso proteggerci. Non sono inutile come i nostri genitori.»
Agape chiuse gli occhi e annuì. Era stanca di vederli. Non era spaventosa e forte come la sorella, ma per qualche motivo riusciva a vedere quello che agli altri sfuggiva.
In quel cortile, si riunivano insieme a loro, vaghe imitazioni di ciò che erano stati in vita, tutti gli uomini e le donne da cui Harmonia aveva difeso la loro famiglia.
Buio. Luce. Buio.
Colpi di tosse, molto forti. Respiri affaticati e strascicati. Fruscii nella stanza. Passi. Che stava succedendo?
<<Arriveranno... Abbiamo... ho sbagliato ad andarmene. Devo tornare indietro...>> gracchiò qualcuno.
<<Smettila. Credi che lei voglia perderti?>> Era Harmonia. Non l'aveva mai sentita tanto alterata.
<<A... Achi... cosa...>> la voce gracchiante si ruppe in un pianto sommesso <<...cosa devo fare...?>>
<<Nessuno di noi vuole dirti addio. Ma vi hanno viste. In ogni caso ci saranno ripercussioni su tutti noi.>>
<<Questo è ovvio. Dobbiamo fuggire!>> sbottò l'albina.
Non riusciva a svegliarsi. Continuava a vederli. Laghi di sangue, stampati a fuoco nella sua memoria. Tutti loro, ricoperti di quello schifo. Lei ed i suoi fratelli. Non importava chi fosse il colpevole. Era tutto per loro, il prezzo della salvezza. Così si erano sempre ripetute le due bambine.
<<Agape. Una sola domanda: vuoi vivere avendo la possibilità di scegliere? O desideri stare al sicuro, ma senza poter decidere per te stessa? Lasciare che tutti gli altri lo facciano al posto tuo.>>
<<... voglio decidere...>> biascicò la piccola nel dormiveglia. Aprì leggermente gli occhi.
Aveva la bocca impastata.
Fece per alzarsi, sbadigliando. Qualcuno si chinò su di lei. L'intera stanza era colma di ombre grigie e cineree. Tornavano sempre, quando era stanca o giù di morale.
Il viso della più grande delle sorelle, china su di lei, pallida e smunta non sembrava troppo differente da quello dei residui umani, come li chiamava Harmonia.
<<Irish... Come sh...>> scosse un momento la testa per riscuotersi e si inumidì le labbra, deglutendo <<Come ti senti?>>
La ragazza sorrise debolmente, socchiudendo gli occhi dorati, e carezzandole i capelli. Il suo braccio, una volta magro ma forte, si era fatto debole. Le sue mani erano molli e stanche.
<<Posso parlarti e quindi sto mi...>> ebbe un lungo accesso di tosse e si piegò in due, coprendosi la bocca. Il suo viso fu ricoperto dai ricci corvini, molto più lunghi dell'ultima volta che si erano viste.
Alla fine riprese, a fatica:<<Sto mille... volte meglio ora che posso vederti...>> le diede un piccolo e fugace bacio sulla fronte. Fece per raddrizzarsi e Agape l'abbracciò goffamente. La senti singhiozzare piano.
<<Sorellina. Noi non saremo una famiglia felice. Ma vivremo. La libertà comporta dei sacrifici.>>
Già. Ormai aveva imparato anche quella verità.
<<Vuoi che decidano per te? Lascerai noi tre da soli e te ne andrai, morendo piano piano?>>
<<Stai zitta, stupida!>>
<<Non sto parlando con te, Achiel.>> gridò Harmonia. Agape notò la bambola che si portava sempre dietro, in pezzi, vicino ai piedi della bambina.
Un silenzio stupefatto scese su di loro. Nessuna sorella, a parte Iris, si era mai permessa di contraddire il Achiel.
La ragazza malaticcia ebbe un altro colpo di tosse ma non sciolse l'abbraccio della sorellina.
<<Harmonia... Non puoi farci più nulla. Ho sbagliato a scappare con te. Proverò a parlare con nostra ma...>>
Proprio in quel momento la tenda all'entrata si scostò ed entrò la mamma. Era scura in volto, ma non sembrava arrabbiata. Solo rassegnata. Per un momento, alla vista di Iris il suo volto si era fatto dolce e sofferente.
<<Ragazza, non posso cambiare le cose. Tuo padre non ha potuto farlo. Che potere credi che abbia io? Devi tornare: se lo fai subito potrebbero alleggerire la punizione>> parlò severamente, ma con calma.
La ragazza annuì lentamente. Si alzò, barcollando un po'. Trattenne un altro colpo di tosse ed il suo viso arrossì visibilmente. Non badò ad asciugarsi le lacrime.
<<Bambine, tornate a dormire e tu pure, ragazzo.>>
Achiel si diresse a testa bassa verso il giaciglio. Iris si avvicinò alla mamma, cercando di stare più diritta possibile. Si fermò. La piccola albina le bloccava la strada. I suoi candidi capelli coprivano quasi completamente gli occhi ed il pallido viso.
Mamma fece un passo in avanti:<<Ha...>>
<<CHIUDI LA BOCCA, CODARDA.>> Calò il silenzio. Normalmente una simile frase sarebbe valsa una marea di bastonate, anche sul corpo della fragile albina, ma non ora. L'autorevolezza e l'odio nella voce della bambina avevano raggelato il sangue di tutti.
Agape sapeva perfettamente cosa stava per accadere. Rimase a guardare, tremante.
<<TU NON VUOI CAMBIARE LE COSE, MADRE. Ma io sì.>>
La donna sospirò, senza rivolgere alcuno sguardo alla bambina. Si voltò e fece per uscire, fermandosi davanti alla tenda.
<<Mi farò punire per tuo conto, Iris ma ti rivorranno comunque al tempio. Pensa al bene dei tuoi fratelli e poi decidi cosa fare. So che né tu, né nessuno di voi vuole questo. Lo capisco... Ma è il volere degli Dei. Io vi... Mi dispiace. Perdon...>> allungò un piede in avanti, ma questo non toccò terra. Rimase immobile, pietrificata.
<<Ti trovo inutile. La tua incapacità di muoverti, a meno che quelle frottole che tu chiami Dei non comandino, mi ha sempre disgustata, sai madre? Odio tutti quelli come te, al punto che non capisco a che scopo continuiate a vivere.>>
Il corpo della donna si sollevò da terra, sotto lo sguardo scarlatto di Harmonia. Nessuno riuscì a muoversi. Achiel tremava per lo spavento e lo stupore, Iris era sul punto di svenire ed Agape... lei semplicemente non aveva nulla in contrario. Loro avrebbero ottenuto la libertà, con i mezzi che possedevano.
La prima volta mamma riuscì a tirare la testa indietro ed evitare di sbatterla, ma le restanti ossa cedettero una dopo l'altra, sempre di più, mentre veniva ripetutamente lanciata contro il pavimento e le pareti. Non riuscì ad urlare, probabilmente a causa del petto schiacciato e ormai deforme. Dopo un po' smise di muoversi. Il corpo prese a comprimersi da solo, gli arti a piegarsi in più punti, come bastoncini, per poi ricadere inerti. I lividi, dopo qualche nuova sollecitazione si aprirono, grondando sangue. Cerchi e cerchi in tutta la stanza.
Tutto questo avvenne in una lunghissima ventina di secondi. Silenzio, interrotto solamente dalle ossa che si spezzavano, i rantoli soffocati della donna, i gemiti di orrore dei tre fratelli.
Harmonia si avvicinò al mucchio di carne sospeso nella stanza, immobile.
<<Ora muori.>> Il residuo umano ricadde a terra con un tonfo umidiccio. Agape guardò verso il groviglio informe di capelli e materia grigia, un tempo la testa di sua madre. Cominciò a piangere, prima in silenzio, poi tra singhiozzi e gemiti. Prese colpirsi le tempie coi piccoli pugni, mugolando.
L'albina la guardò di sottecchi, e parte dell'odio lasciò il suo volto. Si rivolse ad Iris:<<Ti sei ridotta così per obbedire, per diventare come lei... Ora:>> fissò lo sguardo negli occhi spalancati della sorella più grande <<VUOI FINIRE COME LEI? PERCHE' IN TAL CASO NON AVRAI BISOGNO DI TORNARE AL TEMPIO>> la spinse contro il muro con la stessa forza immateriale che aveva usato per uccidere la donna. Iris era violacea. Rantolava. Tentò di parlare, ma anche solo respirare sembrava costarle molta fatica. Achiel fece per mettersi tra loro ma la ragazza allungò un braccio verso di lui, facendogli segno di fermarsi, senza perdere il contatto visivo con Harmonia. Alla fine scosse la testa, per poi nascondersi il viso tra le mani e scivolare lentamente in ginocchio.
La candida bambina respirò, chiudendo gli occhi. Fu come se un enorme peso le fosse caduto dalle spalle. Per un momento sembrò persino sorridere ma, a differenza degli altri, lei non piangeva. Quando parlò la sua voce tremò leggermente:<<Mi sono chiesta tante volte se continuare a dipendere da queste regole, se fingere, fosse giusto. Non... Non voglio piangere nessuno di voi, e nemmeno obbligarvi e obbligarmi a vivere nel rimpianto. Tutti gli impedimenti, gli ostacoli... Finiranno così.>> Si guardò intorno, indicando prima il cadavere della madre e poi osservando risoluta tutti i residui umani.
<<Io me ne vado. Vedete voi se venire: quel che importa è che potrete decidere. Senza falsi dei a condizionarvi.>>
Agape si alzò e le andò incontro, ma poi deviò lentamente verso Iris, praticamente accasciata a terra. Alla fine si riunirono tutti e tre attorno alla ragazza e la aiutarono ad alzarsi, con cautela.
Achiel parlò:<<Cosa vuoi fare, Iris?>> ella non disse niente. Mantenne lo sguardo fisso in basso.
Senza guardarla, il maggiore si rivolse seccamente all'albina:<<Puoi proteggerle con... puoi proteggerle?>> Harmonia annuì. Lui guardò tutte e tre le sorelle, senza riuscire a dissimulare la tristezza. Abbracciò delicatamente la maggiore, carezzò la testa della più piccola. Alla fine fisso Harmonia. C'era paura in quello sguardo, ma anche qualcosa che assomigliava a gratitudine.
Insieme uscirono, ma videro quasi subito le luci di alcune torce in avvicinamento. Agape ebbe subito ben chiaro dove andare.
Assicuratosi che fossero ben nascoste sotto la pelle che copriva il vecchio aratro, Achiel se ne andò di corsa, senza una parola. Poco dopo lo sentirono gridare e correr via. Altri passi, più pesanti, lo seguirono
<<Lui...>> Harmonia guardò la sorellina.
<<Li distrarrà. Appena saranno abbastanza lontani scapperemo. Siamo noi tre e basta.>>
Iris tossì:<<Dovreste lasciarmi qui anche voi... non voglio che mi vediate mo... ri...>> sentì il rumore di molti passi e trattenne un nuovo accesso di tosse coprendosi la bocca con le mani, trasformando la sua espressione stanca in una smorfia di dolore. Il suo petto si alzava ed abbassava in fretta, senza sosta.
<<Allora non morire, ti prego!>> mormorò Agape, stringendole la mano.
<<Non voglio... ma sono così stanca e... voglio vedere nostra madre... >> singhiozzò la ragazza <<non doveva morire... così...>>
<<La odiavo, per questo l'ho ammazzata. La colpa non è tua.>> La voce di Harmonia si fece bassa e seria:<<Io detestavo le sue aspettative, la sua inettitudine, la rassegnazione con cui ha lasciato che che ti portassero via. Ma soprattutto quel che rappresentavo per lei mi ha sempre dato il voltastomaco. Un animaletto pericoloso ma troppo debole per reagire. Solo perché non sapeva cosa fossi capace di fare.>>
<<Perché ce... l'hai nascosto..?>> <<Tenevo che mi avreste vista come un mostro. Tu... Mi odi?>>
Iris deglutì, poi scosse la testa prima di essere scossa da altri colpi di tosse, che contenne a stento.
<<Non trattenerti, mi occupo io di loro.>> L'albina fece per scostare la pelle e uscire allo scoperto.
<<No.>> Agape le afferrò il polso. La guardò dritta nei pozzi scarlatti sul suo viso, malinconici e maturi come quelli di Achiel. Si fissarono per un momento.
<<Lo sai che non mi piace nascondermi>> mormorò infine Harmonia.
<<Nemmeno a me. Ma non devi lasciarci da sole.>>
L'albina sospirò:<<Va bene. Aiutami, dai. Deve stare seduta.>> bisbigliò. Insieme sollevarono la sorella maggiore, stando attente a non farle batter la testa contro l'aratro e le sue lame. La ressero ed attesero, strette a lei in un abbraccio silenzioso. Dopo qualche momento la ragazza si addormentò, respirando debolmente, ma in modo più regolare.
Agape sospirò:<<Loro non ci conoscono. Hanno paura. Non meritano la morte. E poi Achiel...>> le tremò la voce <<... potrebbe anche dar morire per darci una possibilità. Non insultarlo facendo di testa tua.>>
<<Va bene, non lo farò. A meno che non ci trovino.>>
Le due bambine si guardarono, ascoltando i passi dei pochi che ancora vagavano frettolosi per il cortile e probabilmente dentro casa.
Lentamente si presero per mano.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro