Mio caro Tomas,
sorridevo perché era sensato farlo, perché non avevo più voglia di spiegare. E sapevo che sarei durata ancora per poco.
Nei miei occhi si muoveva già soltanto il buio.
Ed il freddo ancora m'accarezza possente tra le ultime foglie che baciano la terra brulla mentre appoggio la mia certezza sull'appendiabiti della nonna. Lo stesso bacio che un giorno artigliò il mio destino oggi mi sopravvive.
È buffo pensare come in un soffio si ripieghi la mia ultima volontà di parlarti.
Distanti ma vicini come solo noi.
È tanto che non sento la mia vera voce, a tratti fatico a ricordare quel timbro usuale, soppresso dall'apparenza della pacatezza. Ora devo urlare tutto il dolore che mi ha portato al silenzio. Credo che l'unica cosa che mi abbia tenuto in vita fin qui sia stato il ricordo della tua profondità, di quell'amore che non seppi cogliere per la maledetta paura che da principio mi schernisce imbrattando ogni mia singola emozione.
Ma io ti sento, la tua disperazione respira dentro di me.
Mentivo quel giorno in cui rifiutai la tua proposta facendoti credere avessi interessi più alti. Ti maltrattai con disprezzo, lo stesso che ho riggettato sul mio essere, tutti i giorni dopo quello, solo per allontanarti, per non invischiarti in un caos che adesso mi sta spegnendo definitivamente. Sono stata egoista e mi pento della sofferenza che inculcai nella tua purezza gentile. Senza esserlo realmente la nostra connessione va oltre i limiti umani.
Il tuo logorio gingilla nel mio petto.
Datti tregua, smetti di creare colpe che non servono, smetti di lacerarti, di estraniarti per non toccare più l'animo delle persone, di fingerti ciò che non sei mai stato, di dondolarti in balia della distruzione... Datti tregua.
E lasciami lasciami andare.
Ho bisogno che disancori la tua anima dalla mia. Ho bisogno della tua comprensione, del tuo pensiero volto alla volontà di guardare oltre ciò io non abbia mai saputo vedere, del tuo sorriso accennato al sapore di tabacco, della tua distintiva integrità umana e morale.
Urla per me, piangi se ne avverti la necessità, odiami se serve e poi... poi lasciami oltre.
E avanti ogni parola Perdona Te Stesso.
Per te, da sempre tua, Acli.
Adesso cenere nell'immenso.