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Capitolo 6

"È lei, ne sono sicura!" esclamò la giovane ninfa guardano la sua sfera degli Eventi, un globo blu notte sorretto da un piedistallo oro e ricamato da simboli elfici, le rune.
Al interno di essa si poteva vedere il corso degli eventi, da cui prendeva il nome.
Solo una ninfa era in grado di usarla, sprigionava una magia troppo potente per un comune mortale.
In tutta Thule se ne trovavano soltanto cinque.
Erano nate dalle cinque gocce che il Syla aveva versato nell'arco della sua vita.
Uno spettacolo inimmaginabile.
Esse, però, erano in grado di vedere solo il presente, in tempo reale, o il passato.

La ninfa sorrise, si trovava vicino a un grande tavolo rotondo, leggermente illuminato da un fuoco Levitante.
"Sei proprio sicura? Io credevo fosse una leggenda" disse un uomo affianco a lei.
"Che spiegazione daresti allora? È l'unica possibile, l'abbiamo trovata" rispose la donna eccitata.
Il suo corpo minuto era coperto da un vestitino bianco.
Gli occhi di un giallo lieve si illuminarono di gioia.
I capelli blu e legati ai lati da due treccine come una corona, le donavano un aspetto pressappoco sacro e elementale.

"Io in realtà non l'ho mai cercata" continuò l'uomo accanto a lei fissando la sfera.
"Ma io si, e per colpa tua .." rispose lei fermandosi con le parole e puntandogli un dito.
"Hai detto al quel povero Cha di cercarla e di ucciderla, lo sai che è l'unico modo per dividere il legame, e lo sa anche lui" aggiunse alla fine alzando il tono.
"In realtà non lo sa, era piuttosto confuso" replicò lui.
"E dirglielo così mi sembrava troppo... come posso dire...crudele, lo vedevo abbastanza affascinato da lei, gli ho permesso di scegliere la sua sorte" continuò cercando di scusarsi.

"Va beh, lo avrebbe scoperto dopo comunque, devi assolutamente avvertirlo, lei non è pericolosa, ma tutto il contrario" ordinò lei guardandolo dritto negli occhi.

"E cosa gli dico? Non ne sa nulla di questa storia" chiese lui cercando di sorreggere il suo sguardo penetrante.
"Digli che deve riuscire a trovare un momento tranquillo con lei, e anche il suo gemello, li riunirà in un posto lontano da occhi indesiderati, e poi io farò il resto"
"E se non c'è l'ha il fratello gemello?"continuò lui tenendo fede alla sua idea.
"Beh allora mi sarò sbagliata e potrete sistemare questa faccenda a modo vostro" rispose sicura.
La ninfa fece scorrere le dita sulla superficie delle sfera verso destra, facendo tornare in dietro la scena.

"Ferma!"urlò ad un certo punto il Custode.
Giaspra fermò le sue dita e voltandosi verso di lui disse " Che succede Duinhir?"

"Guarda qua, questa figura, ha qualcosa che non va" rispose lui indicando un punto indefinito sulla sfera.
La ninfa si avvicinò di più al globo e notò una cosa che prima non aveva visto.
Una figura nera incappucciata guardava i due ragazzi.
Era nascosta dietro un angolo.
Si, quell'ombra nera aveva qualcosa in lei che la rendeva estranea in quel mondo.
Mandò un po' avanti la scena ed essa non c'era più.
Fece più di una volta avanti e indietro su quella piccola parte e alla fine dedusse:

"È sicuramente una creatura magica" disse.
"È impossibile, come sarebbe potuta arrivare lì? Non uso il teletrasporto da ieri pomeriggio" disse Duinhir.

"Lo sai meglio di me che Maestri molto potenti possono teletrasportarsi sulla terra da soli, senza il Negozio desideri" rispose Giaspra.
"Sarà uno di loro, non lo so" continuò cupa toccandosi i capelli.
"No, è improbabile, al momento sono solo tre Maestri Flusso in tutta Thule, esclusa te, a esserne in grado, e io ieri sera li ho contattati per sapere le loro intenzioni, sai il mio lavoro, e mi hanno confermato che oggi non si sarebbero spostati da Thule" rispose lui convinto.
"Tu credi che possa essere... no.. è impossibile... se è ciò che penso è in grave pericolo, dobbiamo subito agire" disse la ninfa pensierosa , con un pizzico di terrore.
Posò una mano sul tavolo .
Essa era talmente piccola e raffinata che il tavolo in confronto sembrava rude.
"Ei calma" disse lui.
"Non arriviamo a idea accertate, non ne siamo sicuri, magari ci stiamo sbagliando su tutto, e io spero tanto che sia così", cercò di tranquillizzarla
"Comunque in entrambi i casi nessuno deve saperlo, forse solo Cha che è un ottimo aiutante, ma sonderó le cose da rivelargli" aggiunse lui dopo qualche minuto vendendo che lei si era tranquillizzata.

Giaspra annui "Lo sapevo che non mi sarei pentita quando ti avevo scelto insieme ai Vigilanti" disse lei con sguardo ammiratore.
Lui sorrise "Per me è solo un onore".

***

Cha sospirò nel suo letto.
Gli altri erano già scesi a fare colazione, ma lui aveva preferito rimanere un altro po' di sopra per cercare di riacquistare le forze perse, anche se in vano.
Ancora non smetteva di pensare a Lia.
Solo guardandola, aveva capito che era particolare, tutti se ne sarebbero accorti.
Ricordare il suo sguardo gli creava una sensazione strana.
Ansia? Paura? Curiosità?
Non riusciva a capire.

Qualcuno bussò rumorosamente alla parta bloccando i suoi pensieri.
Si alzò controvoglia stiracchiandosi, e si affacciò dall'uscio.
Una ragazza con un grembiule bianco sorrise dall'altra parte dicendo "Sei richiesto al Comunicativo, di sotto" e indicò verso le scale.
I suoi capelli corti di un lilla acceso le donavano quasi un aspetto maschile.
In effetti erano molto corti, più di quelli di Challor.
Doveva essere nuova e molto giovane, non l'aveva mai vista prima.

Lei continuava a sorridere evidentemente in imbarazzo.
Era sicuramente la prima volta che vedeva un ragazzo così grande ancora in orfanotrofio e questo la metteva a disagio.
"Chi è?" chiese alla fine lui smettendo di sondarla con lo sguardo.
"Dice di chiamarsi Custode" rispose lei incerta, passandosi una mano tra i capelli.
Ovviamente, come tutti, era stata colpita dallo sguardo penetrante e sicuro di Cha.
Lui capì al volo, gli disse un grazie di volata, e cinque minuti dopo era già davanti al Comunicativo.
Esso era uno specchio che non rifletteva, ma che funzionava come via di comunicazione.
Era incorniciato di legno chiaro con venature sull'azzurro.

Poteva giustamente essere scambiato per un semplice specchio, ma subito ti saresti accorto che qualcosa non andava.

La sua superficie non riusciva a riflettere le persone ma soltanto il luogo in cui si trovava, però dire riflettere non è proprio esatto, acquisiva l'immagine del posto dove era esposto e la mostrava come se fosse un riflesso, ma in realtà era un'immagine fissa.

Se un giorno decidevi di spostare il vaso piccolo di fronte, il Comunicativo avrebbe continuato a mostrarla per giorni e giorni.

Una volta da piccolo, Cha, vedendolo per la prima volta, aveva creduto di essersi trasformato in un vampiro.
Per più di una settimana ne fu convinto, ma poi la verità aveva rovinato tutto.
Guardò l'uomo riflesso sulla superficie.

Era il Custode con dietro lo sfondo del salato dell'orfanotrofio, era come se fosse realmente nelle stanza.
"Ciao Cha" disse lui con una voce quasi metallica, l'unica pecca del Comunicativo.
"Duinhir dimmi tutto"

"Sai quando ti avevo detto di fare quel lavoro per me?" chiese.

"Siii" disse Cha quasi stanco.

"Ecco, devi farlo, ma ... in modo diverso, prima scopri se ha un fratello gemello, poi li riunisci tutte e due e aspetti il più possibile con loro in un posto lontano dagli sguardi. Giaspra deve fare una cosa." Si fermò un attimo pensieroso poi aggiunse:
"Lei ci salverà tutti"

Lui rimase perplesso a fissarlo a causa di questa ultima affermazione.
Le sue idee erano appena state rovesciate.

Si mise una mano sulla testa.
"Va bene ok" disse senza chiedere spiegazioni, tanto era inutile.
Sospirò.

"Perfetto, io ti pregherei di farlo il prima possibile, noi ti osserveremo dalla Sfera degli eventi.
Quando avrai riunito i due fratelli , dovrai accertarti che siate solo voi tre, poi non ti resterà altro che aspettare e... cerca di rivelargli il meno possibile di Thule, anzi se riesci meglio che non ne parliate, non prendere l'argomento" spiegò il vecchio.

Lui annuì e qualche secondo dopo, il Custode era sparito senza neanche salutare.
Il giovane ragazzo salì le scale di volata, raccolse l'indispensabile e li mise in uno zainetto.
Tornò di sotto e stava per uscire dalla porta quando si ricordò la promessa fatta a Ewil.

Rimase lì, pietrificato a guardare l'uscita.
Era nera opaca, con qualche strano graffiò che le donava un aspetto inquietante.
Proprio in quel momento il piccolo dai capelli blu uscì dalla sala.
"Cha dove vai ?" chiese lui con voce quasi tremante.

"Io... io, Ewil, devo andare" disse voltandosi verso di lui.
"Ti prego perdonami, ma devo andare a salvare il mondo, almeno credo" aggiunse Cha pensieroso.

"Davvero? Io lo sempre detto che sei un eroe" disse Ewil emozionato.
"Non dire così, non lo sono"
"E invece si, però lo avevi promesso che saresti stato con me oggi" disse il piccolo.
"Lo so lo so, giurò che sistemerò tutto. Perdonami, ma è davvero importante, quando torno terrò la parola"

Ewil lo guardò pensieroso.
Alla fine annuì con sguardo triste dicendo "Va bene, ti voglio bene"
Cha sorrise, lo fissò come se fosse l'ultima volta, poi uscì senza riuscire a dire una parola.
Ewil era davvero un piccoletto forte, molto forte.

Guardò sotto di se, dove c'era solo acqua cristallina.
Un ponte quasi trasparente si materializzò dal nulla, collegando l'orfanotrofio ad una piccola isola.
Da lì si crearono altri tre ponti, due che portavano in parti interne delle città, e uno che dirigeva all'esterno.
Scelse questo ultimo e dopo dieci minuti di camminata si trovò sulla terra ferma. Ora non gli restava altro che passare il bosco che circondava l'intero Lago di Acquea.
Era quello il motivo per cui gli abitanti di quella zona si erano rifugiati sulle acque.
Quel bosco, chiamato Caos, era un rifugio perfetto per le creature del male, denominati anche diamon.

Molti si chiedevano perché creature simili fossero state create, ma era come chiedersi perché erano nate persone crudeli e folli sulla terra.
Era semplicemente così, bene e male in un equilibrio perfetto.
I problemi sorgevano soltanto quando il male tentava di prevalere sul bene, e succedeva spesso, lo era della sua natura.
Indugiò un istante.
Guardò un attimo i suoi piedi, poi correndo entrò nel ventre della foresta.

Appena varcavi in Caos, le leggi della natura impazzivano.

Li non esistevano regole.
Nonostante fosse giorno inoltrato, i due soli non riuscivano a filtrare nel fitto bosco, creando un buio quasi consistente e vivo.
Cha non riusciva a vedere nulla.
Si voltò per cercare di scorgere il punto da dove era entrato, ma non ne vide nessuna traccia.
Aveva fatto solo due passi, ma sembravano molti di più.
Una strana nebbiolina ricopriva i suoi piedi e il suolo.
In tutte le direzioni, non c'erano che piante, alberi viscidi e rumori inquietanti.
Essa era l'unica via per passare la città di Acque.
La circondava completamente, quasi come un recinto.

In oltre li tempo era diverso, come lo era la sua natura e le sue regole.
Gli alberi crescevano grazie al buio.
Le loro foglie erano rosse o nere.
Il tempo andava molto più lentamente che nella realtà.
Su quel bosco galleggiava una maledizione che l'aveva resa così.
Inabitabile per qualsiasi creature vivente, tranne per i diamon che avevano accolto l'occasione per occuparla e renderla ancora più terrificante di quanto già era.

Si bloccò cercando di calmarsi.
Non era la prima volta che entrava li, e per fortuna non aveva mai incontrato le tremende creature.
Di solito non uscivano mai.
Il vero problema di quel bosco era che confondeva impedendo l'orientamento.
Ma con qualche trucchetto Cha era riuscito ad averla sempre vinta.

Ma stavolta qualcosa non andava, c'era qualcosa di diverso, come se il bosco si fosse risvegliato.

Sembrava più fitto e oscuro.
Mise davanti a se due mani e le collegò con le dita distese e i palmi leggermente distanziati.
Si concentrò e staccò leggermente le dita.
Un fascio di energia rossastra si propagò da esse.
Poi rivolse una mano con il palmo verso l'alto, fece un ultimo sforzo è una fiamma di luce tenue si accese su di essa.
Era un piccolo globo di luce che funzionava raccogliendo la memoria visiva di una visita precedente del Mago nel medesimo luogo agevolando tutto il lavoro.
Challor già molte volte aveva varcato Caos quindi poteva usare quel piccolo incantesimo.

"Mostrami la strada" disse bisbigliando.
La luce si staccò dal suo palmo è volteggiò intorno a lui cercando la direzione giusta.
Quando la trovò, iniziò a lampeggiare.
Allora Cha si diresse verso quella direzione correndo, voleva uscire da lì il prima possibile.
Corse per più di quindici minuti con il bagliore che lo precedeva, quando essa si fermò e di scatto cambio direzione.
Lui la seguì, ma ben presto gli fu quasi impossibile.
Si fermava e scattava in continuazione, quasi fosse indecisa sulla giusta direzione.
Poi ad un certo punto sfavillò e si spense lasciando Cha nel completo buio.
Era la prima volta che si comportava così.
Cercò di richiamarla ma lei non voleva uscire, sembrava che avesse paura.
Il suo cuore perse un battito, qualcosa non andava.

Iniziava a sentire freddo.
Si concentrò sui rumori.
Accese una semplice fiamma di fuoco pimpante e si guardò attorno.
Piante e solo piante a perdita d'occhio.
Ma qualcosa strisciò sul suo piede.
Saltò terrorizzato.
Il cuore iniziò a martellare nel petto.
Puntò la luce verso il terreno, ma non c'era nulla.
Essa tremava a causa del suo terrore.

Poi sentì un rumore, quasi un lamento.
Si pietrificò e spense l'albore di fretta.
Si avvicinò piano piano ad un tronco di un albero.
Esso era viscido e duro.
Si differenziavano dagli altri per la loro linfa vitale rossa come il sangue.

Trattenne l'albero saldo con le mani mentre i lamenti si facevano sempre più vicini, seguiti da dei passi.
Era uno di loro, sta volta un diamon aveva deciso di farsi una passeggiata.
Strinse gli occhi.
Finalmente gli fu vicino.
Trattenne il respiro.
I battiti del suo cuore erano talmente forti che gli davano l'impressione che il diamon avrebbe potuto sentirli.

Scorgeva la sua aura malefica, fredda.
I brividi percorsero tutto il suo corpo.

Cha capì perché la sua guida non ne voleva sapere di aiutarlo.
Si era spenta a causa sua e finché la creatura non se ne fosse andata, lei non sarebbe uscita.
La creatura continuò il suo cammino, sentiva i gemiti che si allontanavano.
Non si era accorto di lui.
Il cuore di Cha iniziò a rallentare.
Poi quando fu sicuro che se ne fosse andata, richiamò la luce e continuò a correre seguendola.

Ma qualcosa andò storto.
Il bagliore si spende di botto e lui andò a sbattere contro qualcosa di viscido e molle.
Alzò lo sguardo.
Due occhi bianchi senza pupilla lo stavano fissando.
Gli si gelò il sangue.
Dopo più di cinque anni finalmente ne incontrava uno.

Sono fottuto pensò.

Si staccò da lui e quello fece un urlo terrificante e potente che fece cadere Challor.
Si trovò per terra con quei occhi che lo fissavano e si avvicinavano.
Il suo corpo era totalmente contorto, nato dal cuore della tempesta più atroce nell'oscura guerra.
Cercò di alzarsi ma non ci riusciva.
Qualcosa da sotto lo tratteneva.
Tentò di creare qualche incantesimo di difesa, ma uscivano dai suo palmi così lievemente che già prima di arrivare a destinazione perdevano efficacia.
La creatura ruggì di nuovo e lui fu scaraventato su un tronco.
Sbatté la testa violentemente.

I sensi iniziarono a venir meno.
L'ultima cosa che vide fu una luce accecante comparsa dal nulla e poi solo oscurità.

***

Spazio autore

E anche il sesto capitolo è terminato.
Ormai Thule si è presentata con i suoi due soli e lune.
Bello vero?
Ma tranquilli ancora il bello deve venire.
Un bacio a presto ♥️

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