Capitolo 2 - La Camelia
«La Camelia cresce solitaria, si arrampica sul suo ramo sottile e resistente, crescendo allo stesso modo, bastando a sé stessa.
Tuttavia, quando raggiunge la cima e si stupisce dei meravigliosi petali che circondano la sua corolla, ecco si accorge che non è sola e che attorno a lei, tanti altri fiori possono sbocciare stupendi»
A Wrissea il Sole era appena tramontato e dietro alle sottili montagne si poteva ancora intravedere uno spiraglio di luce. Non una sola nuvola osava macchiare il cielo limpido e chiaro, elegantemente decorato dalle prime stelle. La vivace città è conosciuta per il commercio di seta e di bestiame d'alta qualità, complici il clima temperato e la rigogliosità delle terre, protette da tutti i versanti, meno che quello Ovest, dalle catene montuose che da generazioni hanno sempre donato al paesaggio una tinta di mistero e di familiarità.
Quanto c'era di vero in questo? Ossia, quanti misteri poteva davvero celare un posto così modesto nelle dimensioni e tuttavia così coerentemente distribuito. Wrissea infatti possedeva terre coltivabili a Sud, poderi a Nord, un centro città verso Ovest e la punta di diamante, il forte del governatore Taylor ad Est, la cui famiglia si ritrova stabilita in questi luoghi da almeno tre generazioni. Si dice che sia questo il posto dove gli enigmi e i non detti si accumulano;
più infatti si cerca di indagare sui vari rami familiari più ci si stupisce di trovare poco o quasi nulla a riguardo. Ma il più ragguardevole, il più degno di considerazioni al momento è il rampollo dei Taylor, il primogenito Randall. Costui è una figura bizzarra per i canoni della parentela:
Tutti i giorni Randall si sveglia all'alba nel suo nobile letto, profumato di essenze ed oli preziosi, ornato di morbidi tessuti, ma a decidere se ad alzarsi sarà lui medesimo o il suo alter ego non è dato saperlo. Ci si riferisce al vero lui prendendo a modello la sua indole in fanciullezza, pacata, taciturna, riconoscente, attenta, riflessiva, equivalente, severa in giusta misura, moderata, al limite del noioso. Così quando a svegliarsi è il figlio del governatore in persona tutti si aspettano che compia i suoi doveri di successore, di avere cura nella politica, nel passeggiare presso i possedimenti del padre per valutarne le condizioni ed eventualmente notificare quanto vada corretto, di prendersi cura del proprio aspetto per far fronte a visite improvvise di ambasciatori e ospiti di alto rango, di tenere sott'occhio i confini e di ricevere gli ultimi resoconti delle recenti perlustrazioni da parte dei vassalli.
Ma ci sono mattine in cui a svegliarsi nel corpo del primogenito è una personalità del tutto stravagante. Al contrario il suo atteggiamento è assimilabile ai concetti di assertività oltre misura, di trascuratezza nei confronti del buon costume, di utilizzo improprio del vocabolario volgare, di dongiovanni, di corbelleria, di irriverenza, di sfacciataggine, di intraprendenza e di costante vuoto. E non ci si aspetta minimamente che i suoi doveri vengano rispettati in una circostanza o nell'altra; invece la servitù si ritrova ad assecondare i suoi capricci, i nobili parenti a non dar conto alle leggere nefandezze, le guardie di palazzo a tenerlo a bada, senza riuscirci, i paesani a pregare quanto più possibile che una sua ragazzata non colpisca anche loro, direttamente o meno.
L'impossibilità di prevedere chi dei due Randall metterà piede giù dal letto provoca in molti una certa apprensione.
Affacciata alla pallida balaustra di una terrazza secondaria del castello, una figura sembrava meditare sulle nuove tinte del cielo. Poco traspariva dal suo volto, la sua espressività sembrava volontariamente ben celata mentre appoggiava il sottile mento sul dorso della mano sinistra, inclinando appena la testa. Qualche ciocca color mandorla scivolò liscia lungo il braccio, vicino al gomito.
Ammirava in assoluto silenzio il panorama verso le case solitarie di chi viveva sulle montagne. Una voce appena spaurita interruppe quella quiete.
«Signorino Randall..»
Proferì una donna piuttosto anziana, una domestica.
«Vi cerca vostro padre»
Il giovane non si era minimamente voltato per darle attenzione, ma aveva sentito chiaramente ciò che le aveva riferito. Con un sospiro così calcolato e leggero socchiuse le palpebre e con la mano destra le fece un cenno di congedo. Aveva un malinconico sorriso dipinto sul volto.
Dopo un veloce inchino la domestica rientrò nella sala di provenienza e solo in quell'istante quella scultura si mosse con più enfasi, curvando il bacino e consequenzialmente anche le spalle.
Si tirò indietro la chioma liscia e ambrata, sistemò gli orecchini e sgranchì le caviglie prima di aprire la porta con ambo le braccia.
Randall entrò in quella che era la sala da ballo del castello, finemente decorata in vecchio stile, non molto era stato rinnovato di ciò che apparteneva alla sua famiglia da tempo, ma gli ambienti erano ben curati. Le intense luci provenienti dai lampadari a cascata facevano risaltare ulteriormente i colori naturali del giovane e il bianco perfetto della sua camicia. I gioielli preziosi, ma semplici nelle linee, appoggiati alle braccia ondeggiavano ritmicamente ad ogni passo che lo portavano sempre più vicino al tavolo di maggior rilievo.
Il tempo per un attimo, sembrava essersi fermato e tutti, commensali e danzatrici, si erano girati a guardarlo con sguardo indecifrabile.
Arrivato di fronte alla nobile figura del padre, Randall si piegò in avanti, poggiando una mano sullo schienale della sedia e l'altra sul fianco, senza tuttavia togliere fascino alla posa complessiva. L'uomo alzò gli occhi al cielo, brontolando.
«Randall, sei o non sei stato educato alle buone maniere? I miei ospiti sono anche i tuoi.»
In quel frangente oltre al vecchio padre e alla bellissima madre, sedevano al banchetto cinque uomini, riccamente vestiti con fronzoli e ricami scarlatti, sfoggiando chi baffi maniacalmente modellati e chi un monocolo dorato che continuava a scivolare dal suo posto.
Randall sorrise.
«Caro padre» Intonò con fare scherzoso. «Siete un narciso come sempre. Pur di non essere, come vostro solito, il primo a finire ciò che avete nel piatto, pretendete che io interrompa il vostro pasto per lasciare più tempo agli altri di finire con garbo il loro.»
Una leggera risata si sentì alla sinistra del governatore, ma venne subito soffocata prima che la dama venisse scoperta.
L'uomo aveva cominciato a picchiettare le dita sul tavolo, appesantendo l'aria.
«Perchè non ti presenti a dovere con i nostri invitati? Naturalmente non serve che sia io ad introdurli..»
Poco dopo aver terminato la frase, Randall scattò mirabilmente in piedi, atterrando con un'eleganza tale e un sorriso così magnifico da confondere tutti.
«Naturalmente è la parola giusta. Piacere mio visconte Graves, sono il primogenito Taylor Randall, sono a capo del buon governo di queste terre quando mio padre intende delegarmi.
Come sta sua moglie, la piacevolissima Chantelle? Se non vado errando, di recente si è ferita mentre posava per un ritratto, lungo il fiume. Che disgrazia che dev'essere stata, mi auguro che si sia già ripresa»
Domandò mentre si apprestava a stringere la mano al visconte.
E lui rispose stupito.
«Oh, benissimo, sta benissimo. Eppure deve essermi sfuggito l'ultima volta che sono passato a Wrissea, circa due settimane fa..»
Randall intervenne pacatamente.
«Lo ricordo bene, vi si leggeva in volto che eravate preoccupato. Posso immaginare che tremendo spavento vi siate preso.
Ad ogni modo sono felice che sia di nuovo in forze»
Con un cenno del capo si sciolse dalla stretta per passare all'ospite successivo.
«Caro margravio Finreal, un onore e fonte di ispirazione averla qui con noi oggi. Il suo eccelso operato ci permette di dedicare le nostre attenzioni su questioni internazionali mentre lei si occupa di salvaguardare i confini dei nostri territori.
Ho saputo dalle mie guarnigioni che avete conquistato una preda rara nella vostra ultima battuta di caccia, non è così?»
Il margravio scosse i baffi, facendoli ondeggiare a destra e a sinistra, in un cenno di approvazione.
«È esattamente così. Un orso bruno, pochi colpi e tutti eccellenti. Se non fosse stato per la mia infallibile mira adesso non potremmo dirci qui.
Quell'orso aveva deciso di attaccarci ben prima che ce ne accorgessimo, ma siamo stati previdenti, i nostri cani ci hanno allertati»
Cosi proseguì qualche altro minuto il margravio Finreal, giacchè Randall ebbe il tempo per salutare velocemente gli altri commensali e per ritornare dal lato del padre con una ben celata soddisfazione, mascherata da convivialità.
«Un vero piacere aver conosciuto alcuni di voi in persona. Vogliate scusarmi ora, stanno arrivando le altre portate»
Il giovane, dato il colpo finale, poggiò delicatamente una mano sulla spalla del vecchio padre, e per confermare la sua performance la muscolatura del governatore si irrigidì notevolmente.
E prima che potesse dire altro, Randall si dileguò lentamente, confondendosi tra gli altri invitati, fino a raggiungere un corridoio laterale.
Appena fuori dal campo visivo della sala adagiò spalle e schiena sulla parete, abbassando lo sguardo. Si ricordava di quando in più tenera età era solito provare una sconfortante sensazione di ansia che gli premeva su gola e stomaco. Era come se ingerisse del veleno, che bruciava dentro di lui.
Adesso però in momenti come questi non provava nulla, se non una sconfortante sensazione di perdita di tempo. Certamente quello che faceva gli era utile, succedendo al padre questi incarichi sarebbero passati a lui.
Non c'era repulsione diretta da parte di Randall verso la carica da ereditare, quanto più un desiderio di nulla, la scintilla di qualcosa che non sapeva descrivere. Spesso si era ritrovato in posti diversi per via delle sue mansioni e c'era da fantasticare su tutto: giungendo dai vassalli alle prime luci dell'alba immaginava di partire e come loro di viaggiare con uno scopo, potendo poi ritornare in un porto sicuro, quest'ultima parte poteva anche essere omessa; passando lungo le terre coltivabili rimaneva non di rado ad osservare l'operato dei contadini, seguendo le varie fasi della semina, dell'accrescimento, della fioritura e del raccolto. Il lavoro manuale, pensava, dava certamente soddisfazioni diverse dai lavori intellettuali, ma non meno apprezzabili; quando erano convocati individui illustri al castello, per consigliare o per discutere ad accompagnarli erano non solo uomini fidati, ma talvolta anche donne e damigelle, figlie e dame di corte. Com'erano felici di venir sfoggiate come ornamento di uomini potenti! Nei loro splendidi vestiti gli strascichi più lunghi e fini concedevano maggior tempo agli occhi dei molti, che potevano posarsi per interi minuti e questo le portava inevitabilmente a gonfiarsi d'orgoglio. Che vita complicata poteva mai sperimentare chi aveva come unica preoccupazione quella di mostrarsi sempre al meglio della propria forma?
Lui invece, che aveva una vita piena, sognava di averne una semplice, dove tutte le ore del giorno potessero valere moltissimo e nessuno si aspettava niente da lui. Giunse a piccoli passi il cagnolino di corte, una creatura minuta a pelo lungo, quasi insignificante, ma costosa. Fu il regalo per il suo decimo compleanno, ormai a dieci anni di distanza il suo corpo si era indebolito, ma quanti ricordi a lui legati! Le corse nei prati prima di pranzo, le sveglie notturne dovute agli incubi, quando si intrufolava nel piccolo letto di Randall e si arrotolava sotto il suo mento, le sgridate dei genitori ogni qualvolta macchiava i pantaloni nuovi con le zampette. Non lo avevano consumato i rimproveri degli altri, perché quando era con il suo padroncino viveva i momenti più belli della sua vita. Randall si inginocchiò, per dargli una carezza sulla testa, tracciando con le dita un sentiero sul muso.
"Come vorrei poter essere simile a te. Così semplice, ma dall'inestimabile valore"
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