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Capitolo 1 - Il Ciclamino

"Mamma.."
"Si, angioletto?"
"Il ciclamino ha perduto i suoi petali. Ricresceranno?"

"Non tutto ciò che perdiamo può esserci restituito. A volte, basta un soffio di vento per privarci di ciò che abbiamo custodito gelosamente"

"Il Santuario di Altària è uno dei capolavori dell'architettura Vaughan, impareggiale sia in altezza che in raffinatezza. I due costoloni alla base dell'edificio, che non hanno valenza strutturale bensì decorativa, intarsiati in marmo e oro bianco, si estendono per tutta la lunghezza verticale, terminando in bellezza con due curve atte a formare un cerchio prezioso all'interno del quale per tradizione, durante alcune celebrazioni, vengono fatte volare delle simil colombe.
Le quattro ampie navate accolgono per intero meno della metà del complesso dei cittadini di Astoria, la capitale, ma trovano spazio per tutti i membri della famiglia reale e della cerchia sacerdotale. L'unica fonte di luce proviene dall'alto e grazie all'operato dei più rinomati artigiani gli interni sono coperti da una cupola invisibile costituita di vetro magico, sottile ma resistente.
Il Santuario possiede 3 ingressi, nessuno meno importante dell'altro. Ognuno ha inciso sul vertice del proprio arco un simbolo magico, raffigurante un animale sacro: un Vordrox, un Helican, un Phasmin. Questo simbolo è in grado di illuminarsi quando al mondo nasce un individuo in grado di domare la bestia corrispondente, poiché capace di comunicare con essa e di farla fiorire al meglio delle sue potenzialità.
Si stima che ogni anno nascano circa dieci individui per ogni creatura, ma le probabilità che almeno 3 di loro abbiano un destino comune sono estremamente esigue.
Mi accingo ora a darvi qualche nozione di base sugli animali sacri.

Vordrox, Mors Fraudator, un volatile di grosse dimensioni. La sua apertura alare supera i sei metri di lunghezza, il becco fine e corto possiede un innaturale colore nero, come gli artigli, il suo piumaggio dalle tinte porpora e indaco esprime a piena potenza il carattere schivo e profondo di questa creatura, disinteressata alle faccende degli uomini e a tutto ciò che lo riguarda. Essa governa l'oscuro, il contrario della vita, il dolore del vuoto, essa è il veleno che fa parte di tutti noi, la temiamo, ma non possiamo eppure eluderla o combatterla.
Coloro che scoprono una natura affine a quella del Vordrox si riconoscono essere persone pragmatiche, come lui noncuranti degli affanni altrui, diversamente da lui non vivono in eterno. Neanche le altre due creature posseggono questa qualità.

Helican, Hydra Sanguinis, una serpe multiforme. Non è possibile dare indicazioni sulle dimensioni di questa creatura in quanto esse dipendono esclusivamente da chi incrocia il suo sguardo. Maggiore è la durata vitale che rimane allo spettatore, più piccolo si rivelerà Helican e con lui i suoi poteri mutano strategicamente.
I suoi colori invece non sono cangianti. La sua pelle squamosa dai toni del celeste, del rosa e dell'arancio ricordano in tutto e per tutto i colori della volta celeste nelle varie ore della giornata. La sua coda possiede qualche piuma come quelle di Vordrox, ma non sono dello stesso colore. Si dice che sia stata proprio questa creatura sacra a concedere la vita alla stirpe Vaughan e a molte altre specie.
Coloro che vivono sotto il marchio di Helican si rivelano come lui, multiforme nel carattere; non di rado infatti tali individui sanno essere eccentrici, composti nelle loro maniere ed assolutamente sognatori.

Phasmin, Lepos Dei, la più enigmatica delle tre. Solamente i suoi adepti possono vedere la sua vera forma, ma non sono tenuti a rivelarla.
Tuttavia rimangono impresse nella memoria di tutti quelli che hanno avuto la possibilità di coglierne una parte, le sensazione ad esso collegate: si ricorda soprattutto l'assenza di tali sensazioni.
Se Vordrox è il dominatore dei cieli ed Helican quello della terra intera, Phasmin è senza dubbio il dominatore dello spazio e del tempo.
Gli individui nati sotto la sua stella sanno essere estremamente calmi nel loro vivere, non danno mai idee sulle loro azioni future e sono portati nelle arti conoscitive. La loro magia è ancora un mistero per molti taumaturghi.

L'inversione dello specchio è l'unica cerimonia per cui il santuario di Altaria viene riconosciuto a livello mondiale. È una ricorrenza di cui nessun popolo, nessun credo, nessun sovrano può negare l'esistenza. Essa avviene una volta ogni tremila anni e segna la fine di una grande epoca, in tutto e per tutto.
Secondo le antiche leggende, poco è davvero rimasto delle vecchie leggi, la cerimonia porta al cospetto del sacerdote solare, la carica più importante nel regno, tre giovani di stirpe Vaughan, uno per ogni creatura sacra. Essi hanno il compito di riunirle e di convocarle nel nostro mondo per ripulirlo dai mali residui e permettere poi la ricostruzione dello stesso tramite una grande inversione, gli oceani e le grandi distese d'acqua si trasformano in sottili lande rigogliose mentre le montagne affondano per diventare oscuri abissi, e le vaste pianure lasciano il posto a laghi e fiumi.
Quello che rimane invariato è l'ordine sociale e la costituzione in vigore.
Questi giovani però hanno un compito infausto, in quanto.."
L'improvvisa manifestazione di affetto di Marga nei confronti di Adrian, realizzatasi nell'arruffamento della sua folta chioma bionda, portò il ragazzo a chiudere repentinamente il libro che stava sfogliando, facendogli perdere il segno.

«Marga!»
La ragazza si piegò leggermente su un lato, sorridente. «Si?»
«Non ti sei forse accorta che stavo leggendo?»
Continuò Adrian sistemandosi le ciocche. Aveva i capelli di un biondo grano, senza un taglio preciso, ma organizzati in maniera tale da risultare in qualche strano modo, ordinati.
Dal confortevole vicolo in cui si trovavano si sentiva il baccano della strada principale a cui essa era collegata.
Marga infatti aveva spostato lo sguardo dal giovane ad una bancarella di tessuti e pietre preziose presa d'assalto da alcuni potenziali acquirenti.
«Certo che in questi giorni devono esser diventati tutti ricchi a vendere pietre per la cerimonia» disse lei.
Adrian nel frattempo si era alzato e aveva riposto il libro nel suo zaino.
«Non credo. Il Potere e il Cerchio dei sacri hanno preso accordi e una parte dei guadagni va alla corona»
«Alla fine poi, chi ha deciso che per assistere al rito bisogna pagare in pietre?» Marga sbuffò, con le braccia sui fianchi.
«Il Sacerdote solare in persona, vossignoria Van Heyk» rispose Adrian con una finta reverenza. «E non si tratta di semplici pietre, sono gemme derivate da una lavorazione speciale, che una modesta quantità di persone sa fare. Dovremmo andare dal libraio, dal buon vecchio Marook. Devo chiedergli di allungarmi il prestito»
Sistemata la camicia appena aperta e stretti gli stivali, Adrian era pronto. Marga era ancora pensierosa.
Si immersero nel flusso di gente con sicurezza, abituati com'erano fin da bambini a percorrere in lungo e in largo la via del mercato.

Le due figure al contempo emergevano dalla folla e ne facevano parte integrante. Per Adrian quel fracasso generato dal vociare continuo dei venditori, dai toni accomodanti e da quelli alle prime armi, era un ricordo d'infanzia. Astoria, questo il nome della città in cui aveva passato gli ultimi suoi anni di vita e sebbene fosse ormai maturo, di anni ne aveva 20, non disdegnava mai di compiere qualche birberia: nelle zone più vicine alle campagne si racconta ancora di quella volta in cui il giovane, di buon lena, si era svegliato presto la mattina, ben prima dei contadini, e aveva raccolto dalle praterie limitrofe un cospicuo branco di Emeral, che si sa, non sono animali da branco.
Eppure Adrian era riuscito a riunirne a sufficienza da sguinzagliarne una decina e farli correre giù per il pendio all'alba, suonando una specie di corno, con lo stupore di tutta la comunità di braccianti che spaventati avevano lasciato cestini e arnesi li dove fino a poco prima stavano lavorando. Il giovane, sulla groppa di uno degli Emeral aveva involontariamente deviato la traiettoria, il suo piano era quella di dare spettacolo e di portare un po' di novità in quelle aree estremamente tranquille della città, ma invece di ripartire le file sulla strada battuta gli ungulati si spostarono verso le colture, ferendo di striscio uno dei contadini, il povero Gauss, ad un braccio.
Il ragazzo non aveva a chi affidarsi e la figlia di una delle famiglie intermediarie, erudita di medicina base, si era offerta di pensare alle cure. I due presto si presero in simpatia ad un tale livello da finire per sposarsi, e il povero Gauss che non aveva con sé nessun parente o genitore rimasto, ma tutta la buona volontà del mondo aveva adesso una splendida fidanzata e un lavoro meno oneroso nella nuova erboristeria, costruita su volere di entrambi proprio giù vicino ai campi dei contadini per non costringerli a fare tutta la strada in salita per il paese. Sono passati circa due anni dal fatto e Gauss e la sua amata lo salutano sempre quando si incrociano, diverso il discorso per gli altri membri della comunità agraria, che fanno ancora fatica a fidarsi quando Adrian è convinto di qualche cosa che li riguardi, direttamente o meno.

Superate le ultime bancarelle, il flusso di gente si era notevolmente affievolito e i due ragazzi stavano imboccando una via secondaria. La libreria di Marook non era distante. Era interamente fatta di legno, dipinta sui toni del verde, con decorazioni floreali a contrasto in bianco opaco; Marga ed Adrian avevano speso diversi estati lì. Due grandi fioriere rettangolari incorniciavano l'ingresso, assieme ad un sonaglio in vetro che faceva un simpatico rumore all'entrata: il ciondolare della campanellina aveva svegliato un burbero uomo di mezza età che sonnecchiava al bancone, con un gomito poggiato sul mento.

"Marook, sei sveglio?" Domandò Marga con fare pacato. Un solo brontolio fu sufficiente come risposta.

"Siete tornati, non vi vedo da qualche giorno. Che c'è Adrian, qualcosa ti turba?" Marook aveva notato che lo sguardo del ragazzo si era posato su una pila di libri accanto alla cassa, ma era chiaro che non la stesse davvero guardando. "Ho capito, passo la domanda alla signorina. Marga, cos'ha Adrian che non va?"

Marga fece spallucce. "Penso sia per la cerimonia, non abbiamo messo nulla da parte per partecipare. In più da quando gli hai passato quel vecchio libro.." Queste ultime parole uscirono sottovoce, ma Adrian si era già girato verso di loro. "..Cronache della fine del mondo"

"..e della sua rinascita" corresse lui. "Il sottotitolo. Fu scritto da un anonimo itinerante, notevolmente acculturato di cui si conosce davvero poco. La sua raccolta venne affidata anni e anni fa ad un caro amico copista che fece in modo di pubblicarne qualche volume" Adrian tirò fuori il libro in questione e lo mise sul bancone. "Volevo chiederti di farmi una concessione, puoi prestarmelo per qualche altro giorno?"

"Avrò anche una certa età, ma ricordo bene di avertelo già lasciato due o tre volte. Che ne pensi di leggere altro? Come vedi di materiale ce n'è a sufficienza" Fece Barook puntando il braccio verso gli scaffali sul fondo del negozio.

"Io andrò a dare un'occhiata.. grazie Barook" Così Marga si dileguò, in fretta e furia.

Adrian aveva intanto fatto il giro dalla parte del commerciante, per accomodarsi su uno sgabello di legno intagliato a mano. Poggiò la testa su ambedue le braccia, pensieroso, con le cronache accanto a sé.

"Ragazzo mio, ti conosco da quando hai messo piede qui dentro all'età di dieci anni. Non arrivavi neanche a mettere le mani qui sopra. Non ti ho mai fatto pagare un libro perché ho visto in te il lettore che ero io un tempo. Avanti dimmi, cosa hai scoperto?" Sentenziò paternamente Barook, dando le spalle al ragazzo, firmando alcuni fogli e carte.

"Si tratta delle creature e dei sigilli. Mia madre ha sempre fatto in modo che non mi avvicinassi a questo genere di cose. Mi diceva:"Adrian, la magia ha distrutto la nostra famiglia, è bene che tu stia lontano da tutto questo" e insisteva nel nascondere e bruciare i miei disegni e i vestiti che mettevo, giocando, per far finta di essere un incantatore" Adrian alzò gli occhi.
"Quando ho ritrovato una lettera rovinata di mio padre è andata su tutte le furie, visto il contenuto. Ancora oggi mi domando perché l'abbia tenuta, e poi.."

"E poi sei scappato di casa. Lo ricordo bene quel giorno, aveva piovuto a dirotto e questo era il primo posto ancora aperto, beh, solo perché è anche casa mia"

"Già.." Adrian si lasciò scappare un sorriso. "E avevo il mio cappotto sottile, con il cappuccio che avevo ritagliato da uno del mio vecchio, mi stava grandissimo"

"Conservi ancora la lettera?" Marook si era girato a guardarlo, con una cassa in mano.

"Si, ma non la leggo più. Mi fa tornare in mente brutti ricordi" Poggiò un piede per terra, per alzarsi e dirigersi verso le scale, appoggiandosi al pilastro portante. "Marook."

Il nominato sospirò profondamente. Sapeva che sarebbe arrivata una domanda importante.

"Pensi che io possa essere uno dei Venerabili?"

Prima di rispondere Marook poggiò sul bancone il cumulo di materiali da lavoro. Era abbastanza forte da tenerlo sollevato per molto tempo, ma dovette comunque togliersi il peso. "Adrian" sospirò di nuovo. "Per quante volte io possa rispondere alla tua domanda non ci sarà mai una cellula del tuo corpo soddisfatta del risultato. Penso che se lo fossi non avresti vita facile e perciò una parte di me si augura che tu possa continuare con ciò che hai adesso."

Adrian aveva uno sguardo assente, le parole del saggio erano veritiere: non era soddisfatto della sua risposta. Con un velo di tristezza sul volto, il ragazzo si congedò e salì al piano superiore nell'appartamento privato del libraio, che aveva ritagliato una stanzetta anche per lui. Aprì la porta e si lasciò cadere a peso morto sul giaciglio poco morbido, senza togliersi gli stivali. Dalla sua posizione si poteva dedurre una stanchezza perlopiù mentale che fisica, e la giornata era solo a metà. Si rigirò poco dopo e sempre senza disfarsi delle vesti sistemò la testa sul cuscino e si coprì gli occhi con il braccio.

'Perché non riesco ad andare avanti?' si domandava.

'Perché non mi sono mai rassegnato? Perché non mi sono adeguato alla vita che è stata scelta per me? Non ci riesco.. non ci riesco, non ci riesco' così si ossessionava il giovane, facendo vibrare appena gli arti, per distrarre le lacrime.

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