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EXTRA - Fra Braccia Amiche

È passato tanto tempo dal capitolo XII: "Siamo Più Simili Di Quanto Pensi"

Nessuno si è fatto la domanda: cosa è successo nella notte tra Abegail e Harold?
Perché si sono risvegliati l'una fra le braccia dell'altro?
Se siete curiosi, troverete le vostre risposte in questo piccolo capitolo Extra ^^
Spero vi piaccia.

Fidnemid, 6 Giugno.

   Abegail aprì gli occhi. Si era appena addormentata eppure la strana sensazione di non riuscire a prendere fiato l'aveva costretta a svegliarsi. I suoi polmoni erano pressati da qualcosa di ignoto e pareva che tra non molto questi sarebbero potuti esplosi. Come se non bastasse, la situazione peggiorò non appena si rese conto che le tenebre attorno a lei erano impossibili da sconfiggere: non riusciva a vedere.

Era sola, immobile tra quello che associò a un profondo lago. Tra quelle acque scure e senza fine, avvertiva gli occhi bruciarle e i capelli muoversi seguendo un impercettibile corrente. Gli abiti invece li sentiva diversi da quelli che aveva indosso nella realtà. Svolazzavano lontani di pochi centimetri dalla sua pelle fredda e la stoffa sottile la fasciava, come se volesse proteggerla dal potente salmastro che arrivò in un secondo momento.

Dopo qualche secondo prese coscienza di ciò che stava accadendo. Tentò con ogni straccio di volontà di muovere anche solo un muscolo, ma sembrava che fosse diventata una statua. Sapeva solo scendere nelle profondità di quell'abissale incubo. Abby non aveva mai visto il mare, sapeva a malapena come fosse un lago eppure la sua mente era riuscita a ricostruire perfettamente quel fondale marino. Accanto a lei passarono banchi di pesci di differenti specie i quali crearono una lenta danza man mano che della luce si aggiungeva all'ambiente.

Poco dopo infatti questa dall'alto si irradiò potente e le permise di vedere le increspature della superficie; si riflettè anche sulle squame argentee degli animali. Abegail la studiò a lungo capendo però che per lei non cera scampo perché partiva da talmente tanto lontano che era impossibile per lei raggiungerla. Stava perdendo lucidità con la mancanza di ossigeno.

Chiuse gli occhi solo per avvertire qualcuno che le passava davanti, tappandole per un momento la luce. Questa si fece sempre più vicina, turbandola con i suoi occhi gialli e accentuando in lei il senso di vuoto che avvertiva alle spalle.

In pochi istanti non ebbe più dubbi per il suo futuro. Il mostro di undici anni prima era tornato per lei e stava assistendo divertito alla sua impotenza. Pochi centimetri separavano la sua carne pallida da quegli artigli che tempo addietro avevano lacerato le carni dei suoi genitori. Abegail già conosceva il loro intento: segnare per l'eternità anche la sua pelle.

   — Non aver paura del tuo dono. Furono le ultime parole del padre a risuonarle nella mente annebbiata dalla continua e pressante carenza d'aria. Tuttavia quale dono poteva essere chiamato tale quando l'unica cosa che regalava era la visione nitida di mondi celati agli umani e bestie che avrebbero ucciso lo stesso portatore di tale rarità?

Non era affatto un dono, bensì una maledizione che Abby si sarebbe portata nella tomba. Dopodiché un piccolo oggetto scintillò tra le correnti marine. A pochi metri da lei una collana danzava spinta dalla pesantezza di un ciondolo. Nonostante lo scorrere del tempo sembrava rallentare, la creatura si trovava ormai troppo vicino al corpo della ragazza per evitare uno scontro.

Ad Abegail non rimase che piangere, lasciando che le sue lacrime si mescolarono con l'acqua salata che la opprimeva. Intanto gli artigli di quel demone si scagliarono su di lei spezzandola con un solo affondo. Lei pianse per i ricordi e per il dolore acuto che lo squarcio le provocò. Sembrò tutto dannatamente reale.

Urlò un'ultima volta, lasciando fuoriuscire il suo ultimo fiato sottoforma di piccole bollicine che risalirono fino alla superficie; al contrario di lei che – invece – sparì nell'abisso. Ciò però, parve non bastare nuovamente: il suo corpo cominciò a contrarsi e accartocciarsi tra lo spasimo, tremando senza alcun ritegno.

Abegail passò il suo sguardo terrorizzato dal suo torace squarciato fino alla bestia che le sorrideva, fiera come un pittore davanti a una tela imbevuta dei suoi sentimenti. Gli occhi pazzi dell'animale e le narici che annusavano la sostanza rossastra, che saliva colorando l'acqua la destabilizzò ulteriormente. Ogni cosa in quel suo incubo andava contro qualsiasi legge fisica, continuando tuttavia a non acquietare la sadica voglia del mostro. Lui fissò la sua preda come a volerla divorare.

Il perché Abby non fosse ancora morta era essenzialmente un mistero e sicuramente il motivo della fame smisurata di quel toro demoniaco.

Lei sentì i polmoni riempirsi di liquido e bruciare; vaneggiò nella sua mente i possibili modi in cui sarebbe finita a brandelli, tingendo completamente l'acqua del suo sangue. Il tremolio del corpo non si assestò per niente e il freddo aumentò la sua morsa.

Fu quasi un sollievo per lei quando - a distanza di pochi attimi dal collasso - Abby vide la rincorsa della belva. Chiuse subito gli occhi, tenendo come ultima immagine per la sua mente quello strano oggetto che alla sua memoria suonava famigliare. Dopodiché rassegnata dalla visione terrificante delle fauci spalancate del suo predatore, attese. Questo - senza indugiare troppo – la assalì squarciandole il collo con un solo morso, bramoso del suo pasto atteso più del dovuto; un decennio più del dovuto.

   Come qualsiasi altra notte il suo incubo si concluse nella realtà portandola a gridare. Abegail si alzò frenetica poggiando il suo peso sui gomiti malfermi. Ansimò tra il sudore e i capelli spettinati che le ricadevano sul viso. Le immagini non le erano mai sembrate così nitide e in competizione con il mondo reale. Poteva sentire concretamente il dolore dei quattro squarci, formatesi sul suo petto e persino i polmoni le bruciavano, come se avesse trattenuto il fiato per ore intere.

La gola invece le si era stretta in una morsa invisibile, procurandole carenza di ossigeno. Stava per riprendere il respiro quando un'ombra le si mosse a fianco costringendola a scontrarsi con la parete adiacente al letto. Abby portò subito le mani chiuse a pugno davanti al volto, chiudendo infine gli occhi agonizzante. Anche se non conosceva il suo rivale stava attendendo i soliti dolori perpetuati dall'incubo.

Il contatto che ebbe fu però del tutto inaspettato e fuori da qualsiasi visione preposta dai suoi ricordi. Infatti delle mani si racchiusero intorno ai suoi polsi, spostando le sue braccia dalla posizione di difesa adottata fin lungo i fianchi. Fu un gesto così rapido, sostituito poi da una carezza impacciata alle gote intrise di lacrime. Immediatamente dopo sentì il freddo metallo dell'anello che aveva da poco scoperto e questo la fece sia rabbrividire che risvegliare.

Seguì poi un sussurro a malapena udibile.

— È tutto finito. — fu una voce maschile a parlare. Soltanto alla vista del colore degli occhi, un verde brillante, Abegail riuscì ad associarla a Hereweald. — È tutto finito, non ti farò del male.

   Sussurrò questo con il capo chino su di lei. Dopodiché con il braccio sinistro si concesse di cingerle un fianco premendo delicatamente l'altra mano tra la sua chioma e premendo sulla nuca. Così facendo la attirò al proprio petto perseguendo il suo tentativo di tranquillizzarla.

Hereweald era stato vigile dal primo segnale di turbamento. Era tutto cominciato con il terrore impresso nel volto della ragazza. Il dimenarsi tra le lenzuola e il sudore erano state le conferme che precedettero l'urlo. Lui poté solo immaginare quali scene Abegail vedesse in sogno e in quale mondo lei era imprigionata. Hereweald poteva solo presumere che ci fossero delle scene atroci donatele dal sottosuolo.

La cullò tra le sue braccia e le intimò dolcemente di far silenzio mentre avvertiva le sue lacrime bagnare anche il proprio corpo. Passarono alcuni minuti prima che potesse dire di averle sentite diminuire di intensità, purtroppo lo stesso non avvenne per il tremolio del suo corpo, così fragile.

— Abegail, tranquilla, ci sono io qui con te.

   Non sapeva che altro dire in quella circostanza fortemente delicata. Non che la sua presenza sarebbe servita a molto. Sapeva di essere inutile, ma volle comunque far capire alla ragazza di essere al sicuro.

— È tutto finito, nessuno ti farà del male.

   Fu solamente quando la distese al proprio fianco che comprese il perché del suo sonno tanto anticipato. Quante volte aveva passato il tempo tra le tenebre, in solitudine e in balia di quelle crisi? Quanto aveva pianto nel cuore della notte avvolta dalla perenne oscurità, sperando il sorgere del sole? Aveva perso il conto persino Abegail stessa.

Lei si maledì interiormente accortasi della situazione. Non aveva ragionato abbastanza quando aveva invitato Hereweald a riposare tra le sue quattro mura colme di incubi. Nè aveva mai pensato che le bastassero pochi tocchi per farla smettere di sudare freddo e rincorrere ad occhi aperti la successione di immagini della sua mente malata.

— Va tutto bene, cerca di riposarti, ci sono io..

   Ripeté Hereweald tenendo la stretta ferrea, ma sulla ragazza. La luna, lontana, chiara e fredda, illuminava per metà la camera da letto. La sua luce - pallida quanto un cadavere - infondeva un pallore gelido alle pareti piene di chiazze di umidità. Il silenzio fu l'unico suono che accompagnò il respiro pesante di Abby e venne seguito ogni tanto solo dal fruscio delle coperte.

All'esterno ogni cosa era tranquilla, ma ciò che sia Abegail che Hereweasld temevano era annidato nelle profondità nei loro ricordi. Avevano compreso una cosa davvero importante: la mente è una bomba inesplosa, pronta a sorprenderti, ferirti e annientarti in qualsiasi momento; senza che tu possa anche solo accennare un contrasto.

I due stettero fra le lenzuola sottili e profumare; l'uno abbracciava l'altra imperversando il tentativo di condurla a un sonno tranquillo.

Ciò avvenne solo qualche ora dopo, quando lo sguardo arrossato e distrutto di Abby cedette alla stanchezza. Allora cullata dal perpetuo calore del demone e dal senso di protezione, piombò finalmente in un assopimento privo di pensieri e figure. Non prima però di aver pensato al suo futuro più prossimo: sicuramente il giorno seguente sarebbe stato colmo di imbarazzo.

Angolo autrice:

Salve a tutti e buon martedì!
Spero di avervi fatto una sorpresa (migliore di quella di domenica) con questo capitolo EXTRA. ^^

Lo avevo scritto molto prima del finale e dunque dovrò revisionarlo nuovamente, però almeno ho accontentato la curiosità di alcuni. (come sempre, spero di averlo fatto ^^'...)

Ad ogni modo "The Original Sin" adesso è finito veramente, niente più extra o spezzoni si alcun genere (a parte poi la trama del prossimo libro —pubblicazione 1 Agosto ^^ —).

Esatto, quest'estate vi lascerò "liberi"!
Ho deciso di ricominciare a pubblicare da settembre così da avere tre mesi per rilassarmi e buttare giù il sequel che ancora brancola nel buio....
Dopotutto Lilith ha combinato un bel casino...

Dunque, passate delle belle vacanze! ❤

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