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Capitolo XXVIII: Fidnemid

Fidnemid, 9 Giugno.

   Quella mattina Abegail scappò alle domande di Crystal. Aveva troppa fretta anche solo per fermarsi e dare un rapido buongiorno. Clarissa e Cassandra si indispettirono per il suo comportamento così come fece la madre. Ronald invece fu l'unico che rimase impassibile. Lui semplicemente bevve il suo solito caffè leggendo il giornale.

— Salterà di nuovo la scuola, ne sono sicura!

   Disse la donna mettendo dei piatti nel lavabo e aprendo l'acqua calda. Smise un attimo di lavare per voltarsi e posare le mani sui fianchi. Osservò poi suo marito in cerca di una qualche reazione. Stava aspettando che Ronald le desse ragione, ma lui non la accontentò.

— Crystal, è l'ultimo giorno oggi, lasciale fare quello che vuole.

   Lei spalancò gli occhi scioccata e indignata. Dopodiché buttò uno strofinaccio nell'acqua sporca e incitò le bambine a prepararsi.

Abegail intanto si stava dirigendo a passo svelto da Alexander. Urtò alcuni ragazzi, ma non si interessò di chiedere scusa. Arrivata alla palazzina entrò e corse per le scale. Infine si mise a bussare insistentemente alla porta. Alex le aprì subito facendola accomodare e non capendo la sua fretta. Si era da poco alzato. Dopo aver passato una notte insonne aveva appena avuto il tempo di una doccia.

— Abby, che succede?

   Le chiese continuando ad asciugarsi i capelli con l'asciugamano e dimenticandosi di essere senza maglia.
La vide ansiosa e finché lei non si lasciò cadere sul divano, camminò spazientita per la stanza.

— Non ho chiuso occhio Alex, devo capire meglio che sta succedendo. Insomma... Questo posto era la mia unica certezza! — disse, ma già credeva di sapere abbastanza. Lei stava solo cercando altre conferme. — Spero che Iside sappia la verità, o almeno, una buona parte. Perché non ci insegnano le nostre stesse origini?

   Alexander sospirò sedendosi accanto a lei. Non sapeva neanche lui che cosa inventarsi. Aveva seguito le lezioni a scuola proprio come lei; era sfuggito ai pregiudizi della gente facendosi invisibile, ma avrebbe dovuto essere il primo a notare che le cose non erano normali. Invece aveva agito da egoista. Si era stabilito a Fidnemid senza comprenderne la natura e insistendo con il volersi integrare nonostante le sue sensazioni lo spingessero verso altre conclusioni. Non si era voluto confrontare con gli angeli e quello era stato il suo ennesimo errore.

— È possibile che parte della vostra storia non sia stata scritta. — disse improvvisamente. — Pensaci bene, Lilith vi ha voluti ignoranti e ingenui. La vostra storia viene insegnata dal vostro anno di inizio, dal momento dell'unione e la costruzione delle mura.

   Abegail si morse il labbro inferiore volendo sprofondare. Continuava ad essere tutto troppo assurdo.

— Stai dicendo che prima di quello ci sia stata la vera storia di Fidnemid?

   Alexander non ne era sicuro, ma poteva essere l'unica ragione per cui la popolazione ignorava di trovarsi in una prigione. Annuì lentamente prima di rassicurare la ragazza stringendole una mano. Successivamente si scusò e andò a vestirsi.

Si ritrovarono nella Piazza dell'Unione in perfetto orario; Nathalie stava giusto arrivando con Iside. Inizialmente Abegail evitò lo sguardo della donna, ma un particolare la costrinse a prendere coraggio. Guardò infatti la targa della piazza posta alla sua sinistra, in alto e notò che sotto al nome c'era un'incisione. Non ci aveva mai fatto caso. Questa riportava: "Anno 0". Si sentì in trappola, ma spinse affinché potesse uscirne. Era stanca di quel posto e dei suoi segreti.

— Spiegatemi che cosa sta succedendo. — la prima a parlare fu Iside. Era seria e il tono della sua voce severo, ma solamente perché doveva camuffare la sua preoccupazione. — Nathalie ieri è tornata a casa sconvolta e mi ha anticipato che vi serviranno delle spiegazioni...

   La sua voce pian piano di affievolì. Doveva fare attenzione a quello che diceva. La piazza era affollata e in molti li avrebbero potuti ascoltare.

— Io non ve ne parlerò se prima non so perché me lo state chiedendo.

— Iside, mi dispiace... — Abegail si era riscossa. Provò ad ottenere la sua compassione per avere le informazioni che le servivano, senza che lei entrasse nelle loro problematiche. Se fosse successo non se lo sarebbe mai perdonato. — Non possiamo dirti cosa sta succedendo, — anche lei si guardò attorno per accertarsi di non suscitare curiosità da parte dei passanti. — però sei l'unica che può aiutarci a capire meglio la situazione.

   Iside storse la bocca nel mentre che il vento le muoveva i capelli scampati alla treccia.

— Perché indagare sulle origini di Fidnemid? — sussurrò. I ragazzi tremarono. Nessuno voleva parlare, non perché non si fidassero, ma perché meno sapeva meglio era per lei. Sospirò portandosi una mano al collo e stringendo il ciondolo a forma di croce che portava. — D'accordo. — enunciò poi. — Ma che non si sappia in giro! Sapete come sono le persone, certe conoscenze è meglio tenerle per noi

   Dopodiché si diressero insieme alla sua biblioteca. La città era in fermento e le campane della chiesa presero improvvisamente a suonare insistentemente.
Entrati nella biblioteca il suo tipico odore li assalì e il pavimento scricchiolò sotto di loro. Iside andò subito ad accendere le luci e l'ambiente divenne improvvisamente più caldo.
Successivamente li invitò a seguirla e percorsero l'intero piano finchè la donna non dovette tirare fuori dalle tasche delle chiavi.

— Se volete conoscere il passato è meglio che lo vediate da soli.

   Chiese ad Alexander di aiutarla e insieme spostarono di poco una piccola libreria dietro alla quale si trovava una porta in ferro.

— Mio padre mi ha sempre insegnato che questa stanza doveva rimanere chiusa, ma mi sono concessa di andarci un paio di volte quando ancora ero una studentessa.

   In seguito aprì il lucchetto arrugginito e con forza tirò a sé la porta. Nel fare questo si alzò una nube di polvere e si intravidero delle ragnatele negli angoli. Nathalie tossì e si allontanò inorridita: decise che lei non sarebbe mai entrata. Fece spazio ad Abegail e ad Alexander che – riluttanti – seguirono Iside dopo che questa ebbe trovato un vecchio interruttore e una vecchia luce a neon si accese.

— Devo dirvi la verità: non sperate di trovare tante informazioni.

   Parlò la donna nel mentre che si portava un fazzoletto di stoffa sul viso. Lo stesso fecero i ragazzi: si protessero il viso per inalare meno polveri. Alexander si parò con un braccio e Abby con il collo della maglia. La stanza nella quale si trovavano era molto piccola. Non aveva né scaffali né librerie: tutti i fascicoli erano accatastati gli uni sugli altri senza un apparente ordine. I fogli erano ingialliti e la puzza di muffa faceva venire il mal di testa.

La luce sopra di loro tremò un attimo facendo uno strano rumore, ma solo Abegail ci fece caso. Alex era occupato a studiare l'ambiente e Iside stava cercando quello che sua nipote le aveva anticipato: documenti risalenti a prima dell'anno dell'Unione. Non era molto contenta di quello che volevano fare, ma non poteva biasimarli: lei aveva fatto la stessa cosa e se ne era pentita. Passarono parecchi minuti prima che Iside trovasse qualcosa. Nel frattempo Nat curiosava da fuori lanciando occhiatacce alle numerose ragnatele che vi erano.

— Questi fogli sono i soli privi di data che sono arrivati a noi. — la donna mostrò velocemente qualche foglio rovinato, togliendo con una mano lo sporco, dopodiché spiegò quanto già sapeva. — Sono uno per ogni frazione Ne avevo trovati altri, ma erano in lingue sconosciute, questi sono quelli più comprensibili. — volle poi rincarare la dose. — Ragazzi miei, certi posti e avvenimenti mettono i brividi, credo sia questa la ragione per cui si è deciso di non raccontare mai l'intera storia.

   Ricordò quando da ragazza disobbedì al padre e curiosò all'interno di quella stanza. Lei e Helen erano già amiche e – quella volta - lei la aspettò fuori controllando che nessuno le vedesse, come se stessero commettendo un crimine.

Iside cacciò lontano quei pensieri e invito i ragazzi ad uscire. Aveva trovato quello che serviva, poteva anche richiudere quel posto. Spense la luce, chiuse sia la porta che il lucchetto e si fece nuovamente aiutare dal ragazzo per nascondere l'entrata. Dopodiché tornarono nella sala principale della biblioteca, dove Iside poggiò i fascicoli su un tavolo e si sedette aspettando che i ragazzi facessero lo stesso.

— Posso capire che non vogliate vivere nell'ignoranza. — pronunciò sistemando delicatamente i fogli e sospirando. — Ma non sempre quello che si scopre può aiutare. Scegliete con molta attenzione...

   Li guardò negli occhi e poi fece pressione sul tavolo con le braccia, rialzandosi. Si sentiva di troppo quindi andò alla sua solita postazione: il bancone all'entrata. Aveva ancora il ricordo di Helen nella sua testa e la paura che i ragazzi si spaventassero come era successo a lei. I ricordi dell'amica ebbero però la meglio e la fecero un po' tranquillizzare. Pensò che forse – insieme – avrebbero superato qualsiasi crudeltà. Successivamente si disse che se Abegail era anche solo la metà determinata come sua nonna, forse non si sarebbe nemmeno fatta spaventare dalle origini di Fidnemid.

— Nat, che cosa le hai detto ieri?

   Bisbigliò Alexander nel mentre che girava i fogli per leggere. Notò poi che Iside avesse ragione: la lingua usata in quei documenti era comprensibile, ma diversa dalla loro, meno scorrevole. Non sentendo risposta alzò quindi lo sguardo per richiamare la ragazza e incitarla a parlare. Sollevò persino un sopracciglio, azione che fece irritare Nathalie e – finalmente – la fece rispondere.

— Che cosa avrei dovuto dirle? — il suo tono iniziale pareva sfidare. Successivamente si tranquillizzò. — Che questo posto è uno scherzo della natura e moriremo tutti quanti!

   Non smise per un secondo di guardare in modo strano l'angelo finché Abby non afferrò qualche documento per esaminarlo. Non voleva perdere tempo.

— Comunque non le ho detto niente. — confessò allora Nathalie. — È mia nonna, pensi che voglia farla entrare in questa assurda situazione? — ancora una volta si rivolse ad Alex storcendo la bocca in una smorfia irritata. Dopodiché cercò l'attenzione di Abegail e le parlò senza aspettare che lei la guardasse. — Le ho detto che stavi ricostruendo un po del tuo passato ed essendo la tua famiglia considerata maledetta...

— Hai pensato che fosse meglio usare quella scusa.

   Abegail finì la sua frase con apparente freddezza, ma fu solamente perché si stava concentrando nella lettura dei documenti. Alcune parole erano schiarite, altre rovinate dalle macchie e lei voleva sapere il più possibile. Nemmeno si accorse che Nat sembrava essere offesa dalle sue parole. Stette un poco in silenzio prendendo anche lei uno dei fogli che stavano sul tavolo, ma poi si sentì in colpa.

— Abby, scusami...

   La ragazza alzò il volto e la guardò confusa.

— No, hai fatto benissimo.

   Dopodiché le sorrise e si rimise a studiare quella storia che mai aveva sentito. Fidnemid era molto più di leggende e paure infondate. Tutto quello che a scuola o in chiesa prendeva per falsità scoprì ben presto essere il risultato del tempo.

I fatti reali, le tragedie che erano avvenuto perché Lilith aveva disorientato i primi cittadini si erano trasformate.
I ragazzi tremarono leggendo ognuno un avvenimento diverso e ben presto cominciarono a confrontarsi. Nathalie afferrò un secondo foglio leggendo il nome di un distretto diverso.

— Sono davvero uno per ogni parte di Fidnemid...

   Il tono della sua voce morì lentamente. Le sembrò di star annegando nella disperazione. Ogni strada che percorrevano abitualmente, le case dove abitavano, la loro stessa scuola; era tutto stato costruito sul sangue dei loro antenati.

Airmed, — Alex e Nat guardarono Abegail che aveva improvvisamente iniziato a leggere ad alta voce. — significa moderazione, gli abitanti riuscirono a sedare le rivolte e trovare un accordo Si trova vicino alla Piazza dell'Unione! — esclamò avventandosi su un altro foglio. — Proprio come Armogen. Qua dice che vuol dire nascita del canto.

— L'ho letto io prima, ad Armogen nacque la speranza per coloro che credevano nella libertà... — si aggiunse poi Nathalie. — Invece accanto abbiamo Bernt, il clemente. È l'uomo che perdonò qualunque peccato con la parola di Dio. A Bernt si trova la chiesa...

   Ogni cosa pareva essere perfettamente incastrata con il presente. Allora le ragazze cominciarono a chiedersi: perché celare quella loro storia. Intanto però Alexander si era già fatto un'idea. Riordinò i documenti che si era scelto e li guardò attentamente per poi leggere anche lui.

— Non parola utilizzata per i volatili che ritornano sempre alla propria casa... — le ragazze probabilmente non sapevano che animali fossero. Lo stupì quel collegamento con il mondo reale: le prime persone che furono imprigionate ricordavano la loro vita. — Sono le rondini. La gente stabilì in quella zona credendo di essere tornati a casa Accanto invece c'è Sentana ovvero sentiero. — cambiò fascicolo preparandosi a leggere le parti peggiori. — Gli antichi credevano che in quel luogo ci una strada in grado di salvarli dal loro inferno terreno.

   Ancora una volta Abby e Nat si guardarono confuse. La loro curiosità era cresciuta e la preoccupazione un poco scemata. Spronarono Alex a continuare dato che sembrava volesse tenersi tutti i fogli e alla fine lui cedette. Continuò riassumendo con le proprie parole le seguenti documenti. Tre li scartò e uno lo lasciò sotto di sé, coprendolo con una mano.

Badb che significa cornacchia e Bran, corvo nero sono entrambe richiami al presagio di morte. C'è poi Hibernia che è la terra d'inverno, — era il distretto che si occupava principalmente degli ortaggi. — terreno incolto, ma dannato per il concime che è stato utilizzato inizialmente. — Alex guardò le ragazze preparandole con il suo sguardo a qualcosa di ripugnante. — Hanno usato dei cadaveri...

   Non poterono crederci. Nathalie si portò in piedi con uno scatto e prese in mano il documento per accertarsi che il ragazzo non stesse esagerando, ma dovette dargli ragione. Ripiombò quindi sulla sedia con la luce della lampada da studio che le scaldava le braccia.
In seguito chiuse gli occhi decidendo che era meglio per lei non prestare attenzione all'origine dell'ultima frazione.

Annwn... — quando Alexander la pronunciò ad Abegail parve di svenire. — La traduzione sembra che sia oltretomba era la zona più vicina alla foresta, l'ultima ad esser stata inglobata. — Gideon aveva già chiarito che fosse quella più pericolosa e per un attimo la ragazza optò per frenare le parole dell'angelo. Tuttavia lui le mise sotto agli occhi quel vecchio foglio e lei lo guardò pensando a quanto fosse maledetto. — Nel corso delle lune è stata spettatrice di innumerevoli genocidi. Molti dei quali inspiegabili e qua viene riportata una testimonianza.

   Abby sbiancò. In fondo agli eventi e i dati riportati con estrema precisione cerano alcune righe dalla calligrafia più caotica. Si riconoscevano le maiuscole e i ghirigori di alcune lettere erano fin troppo evidenti. Tuttavia lei dovette trattenere l'agitazione quando leggendo notò la firma. Fu un peccato che non potesse risalire alla data. Il pensiero riportava le esatte parole:

Delle ombre ringhiavano e risalivano dalla terra. Mieterono una dopo l'altra tutte le persone a me care e io fui l'unico che poté vederle.
Occhi di sangue e versi animali riecheggiarono nel Coed Diflas.

M. Knight.

— È un mio antenato...

   Si sentiva senza difese e non aveva risolto niente. Credeva che conoscere il passato l'avrebbe portata a scegliere con certezze. Eppure aveva ancora molte cose su cui interrogarsi e nessuno che avrebbe potuto aiutarla.

Angolo autrice:

La revisione sta procedendo davvero bene ^^ Ho dovuto aggiungere due capitolo e questo è il primo.
Per chi avesse letto la storia prima delle modifiche e avesse avuto voglia di tornare a leggere questo capitolo, spero che Fidnemid abbia presto più "sostanza".

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