Capitolo XXIX: Inferno In Tempesta
Inferno.
Era impossibile contare i giorni. I raggi del sole non potevano giungere fin laggiù, ma Hereweald riuscì comunque a scandire un certo andamento, lento e impreciso. Dovevano essere passati circa sei giorni da quando Lucifer si decise a sedare i ribelli. Spinto dal figlio aveva maturato un nuovo interesse: riunire i suoi seguaci e stanare Lilith.
Nonostante non fosse ancora certo che Gideon gli avesse raccontato la verità, provare non avrebbe che migliorato la sua situazione. Aveva poco tempo a disposizione e non avrebbe lasciato i conti in sospeso. Nel caso che le parole di questo si fossero rivelate veritiere giurò a se stesso che - quella volta - avrebbe guardato gli occhi di quella donna spegnersi del tutto.
Dopodichè avrebbe bruciato il suo corpo fra le fiamme di una fossa infernale. Non una briciola sarebbe rimasta in sua memoria; non sarebbe stato clemente come in passato. Gli errori sono fatti per imparare e Lucifer aveva appreso la lezione fin troppo bene.
— Armatevi!
L'urlo risuonò portentoso nella sala che aveva fatto allestire velocemente. Erano presenti demoni di ogni fattezza e classe sociale. Fortunatamente per lui il numero era vantaggioso: cinquanta creature modeste si erano presentate e reggevano ognuna una squadriglia di almeno altri venti individui. Stavano tutti ammassati in quello spazio, appena oltre le mura della parte posteriore del castello. Chiunque era stato chiamato alla causa se fedele al legittimo sovrano.
All'incitamento rispose un coro di grida, versi, gorgoglii, imprecazioni ed esclamazioni in lingua demoniaca. Dalla prima all'ultima, le creature erano bardate da scialbe armature, ma avevano con loro lame affilate, martelli con spuntoni, artigli e zanne che compensavano le scarse protezioni.
Secondo Lucifer però le sue truppe avevano già perso abbastanza tempo: la voce del reclutamento si era sparsa quanto un gas tossico nell'aria. Pensò fosse inutile sperare in un attacco a sorpresa: il nemico era ovunque fuori dal palazzo e i quindici sorvegliati uccisi brutalmente in quei giorni ne erano la conferma. Non c'era da stupirsi se, solo uscendo dalle mura le armate dei ribelli fossero già cariche e pronte al contrattacco.
— Figlio.
Lucifer era pronto. Quella non era la sua prima battaglia né sarebbe stata l'ultima, ma per Hereweald era diverso. La natura stessa; complessa e a lui celata, lo rendeva impotente in quella guerra così cruenta. Lucifer lo sapeva ed era uno dei molti motivi per cui lo aveva tenuto nascosto il più possibile, vietandogli di conoscere più del dovuto.
— Sicuro di volermi seguire? Non hai mai accettato questo posto come tuo.
Lucifer tornò a parlare una lingua mortale nel mentre che godeva di una sovrabbondante felicità. Sapere suo figlio al proprio fianco in quella guerra lo rendeva lieto. Tuttavia se questo avrebbe voluto significare costringerlo nuovamente, non ne sarebbe stato poi così contento. Hereweald sarebbe potuto tornare in superficie, da quella ragazza il cui volto era scolpito nella sua mente. Lui riconobbe di aver sbagliato fin dall'inizio e ci teneva affinché non avvenisse ancora.
Doveva farsi temere e governare il regno dei morti, ma questo non comprendeva essere totalmente privo del cuore. O forse, stava di nuovo errando? Successivamente guardò la lama della sua spada brillare come se fosse viva, avvertì l'ebbrezza che gli infondeva il solo impugnarla; la gola arida che necessitava di sangue e vendetta. Magari valeva avere un cuore marcio e - il suo - lo era quasi del tutto.
— Lo devo a mia madre. — confessò Hereweald mentre sceglieva con riluttanza la sua arma. Sentì uno strano senso di responsabilità nei suoi confronti e sperò che potesse convincere il padre a raccontargli di più. — Quando vinceremo... — pronunciò afferrando un piccolo pugnale e infilandolo nello stivale. — voglio conoscere ogni dettaglio di lei.
Il suo sguardo fu serio. Successivamente tornò alla ricerca di una spada adeguata. Non attese repliche. Quello che aveva annunciato al padre sarebbe accaduto e basta.
— Ho io l'arma giusta per te.
Con un cenno del capo suo padre lo invitò a seguirlo. Attraversarono la sala gremita di creature, costellati da saluti e cenni di rispetto finché una porta apparve nella loro direzione. Si erano allontanati di qualche metro dal resto dei combattenti quando Lucifer toccò una pietra nella parete di fronte.
Un'asse in legno sobbalzò qualche secondo, poco prima di avvicinarsi e ruotare. Non conduceva a una stanza, ma – aprendosi – rivelò una teca che celava ben due lame dall'inestimabile valore.
— Delle lame angeliche.
Sussurrò esterrefatto Hereweald.
— Esattamente. Le conservavo per un'occasione speciale. Le presi direttamente dal Castello nel Cielo poco prima della mia caduta! — rise fiero l'altro. — Solo chi ha sangue angelico nelle vene e ne è degno, può brandirle.
Aggiunse però con una nota dolente. Gli angeli avevano i loro trucchi per primeggiare. Lucifer non poteva più sfiorarle da millenni, così come gli altri angeli caduti, ma Hereweald era diverso.
— Nel tuo corpo scorre più sangue di angelo che in quello di noi altri caduti. Sicuramente non ti rigetteranno e poi, è l'intenzione ciò che conta. — sussurrò nuovamente avvicinandosi al figlio. — La vendetta che vuoi non è altro che giustizia.
Ed era vero. Le intenzioni di Hereweald non erano crudeli: voleva giustizia sia per sua madre che per Sarah. Più di ogni altra cosa però desiderava proteggere chi per lui sembrava essere diventato prezioso. Il ragazzo spalancò la bocca per la sorpresa. Vedere quelle due reliquie lo aveva inibito e aveva persino acquisito un nuovo tassello del suo passato: sua madre era un angelo.
Conosceva a memoria i poteri e le straordinarie abilità che le spade celesti infondevano. Sicurezza, agilità, determinatezza; i demoni non potevano fare niente contro queste. Erano capaci di trafiggere e lacerare le loro carni con estrema facilità. Le lame furono assalire dal suo sguardo; minuzioso, calcolatore. Erano diverse da qualsiasi altra arma del sottosuolo: non presentavano ruggine o residui di antiche battaglie.
Semplicemente parevano appena fabbricate, lucide e perfette. Due lame gemelle, affilate, lunghe e pure, il cui centro era meticolosamente decorato da eleganti scritte. Hereweald avvicinò una mano. Era stato stregato da quelle due meraviglie e appena la sua cute sfiorò l'impugnatura di una questa vibrò e si accese di una chiara luce. Lo aveva accettato.
Lucifer sorrise fiero mentre la seconda arma cadeva leggera nelle mani del figlio.
— Una spada per difendere, l'altra per comprendere, se sia giusto o meno combattere.
Sussurrò leggendo le sottili scritte sulle lame argentee.
Dopodiché pensò che fosse più che giusto fermare Lilith. Divenne infine serio e si rivolse al figlio con una muta domanda, la cui risposta fu un esiguo cenno del capo: entrambi erano pronti.
Lucifer si dispose a capo delle compatte fila e – assieme - marciarono producendo un rumore più potente dello scalpiccio degli zoccoli dei cavalli. Hereweald e Gideon - il quale dettava le indicazioni – lo seguivano subito dopo. Lucifer si era accorto che all'appello mancavano i militari dei peccati capitali e sperò solamente di non trovarli alleati di Lilith. Ebbero fortuna per l'intero tragitto, ma per lui quella mancanza di nemici voleva solo dire maggior lavoro una volta giunto in prossimità della meta, e non sbagliava.
Le truppe si accamparono il tempo necessario per attuare un piano, ma poco dopo capirono di dover improvvisare.
Trenta soldati nemici si avventarono privi di senno sulle reclute di Lucifer. Data la minoranza non ebbero scampo. Passarono pochi minuti perché lui rimettesse in marcia i suoi, ma dovette poi arrestare nuovamente il cammino non pochi chilometri dopo. Numerose squadriglie si erano appostate prima dell'entrata della dimora di Lilith. Non erano più dei semplici, sciocchi esaltati. Purtroppo, l'eccessiva quantità di soldati da nascondere, produsse un effetto a catena nel nemico.
— Sono qui!
Nemmeno il tempo di comprendere cosa stesse accadendo, che l'inferno vero e proprio si scatenò. Uno dopo l'altro i seguaci di Lilith corsero in direzione di Lucifer e del suo esercito. La maggior parte si era nascosta nella grotta e dietro la parete rocciosa. Fu una spiacevole sorpresa per l'altra armata.
— Dovete far entrare me e mio figlio là dentro! — gridò Lucifer, indicando perentorio un ingresso fra le rocce. — Non voglio alcun prigioniero.
Concluse poi con l'amaro in bocca. I comandi viaggiarono rapidi tra i soldati e immediatamente altre grida si aggiunsero al connubio cruento della battaglia. I demoni del re scavalcarono i confini da loro creati e sfondarono le linee nemiche poco unitarie. Spade contro asce; padri contro figli; fratelli contro fratelli. Non c'era fine al peggio; gli angeli che si erano ritrovati uniti nell'oscurità si ferirono a vicenda.
Come ordinato, gli alleati di Lucifer aprirono un varco frastagliato che permise a lui, a Hereweald e Gideon di correre all'interno della grotta. Tuttavia o tre furono assaliti da frecce e qualche demone riuscì comunque ad ostacolare il passaggio. Hereweald sfoderò quindi le sue armi e - come previsto - i suoi sensi crebbero di intensità. Si protesse spezzando i dardi lanciategli con veemenza e stordendo con prepotenza gli avversari un pugno dopo l'altro.
Nel mentre Gideon dovette farsi avanti utilizzando l'arco che gli era stato concesso. Negli scontri corpo a corpo e riuscì a strangolare un demone dell'inganno con la sola corda di questo. Intanto Lucifer - a differenza dei giovani – sterminava ogni ostacolo con un banalissimo movimento della mano, scaraventando i nemici contro gli altri che lo stavano accerchiando.
Quando finalmente giunsero tutti e tre alla bocca della grotta le lacerazioni, gli scontri fra i metalli affilati e i versi di dolore si amplificarono a dismisura.
— Ci siamo!
Ringhiò a denti stretti Lucifer, dopodiché estrasse la sua spada dal fodero. Una risata governò folle l'immensità di quella galleria.
Gideon tremò, ma non perse il passo dei compagni. Gli parve che mancasse poco per vincere.
— Lucifer. — appena entrarono il richiamo di Lilith si espanse. Vogliosa e derisoria chiamò a gran voce il re nella lingua della loro terra invasa dalla guerra. — Ti è piaciuta la mia accoglienza?
Chiese poi gelida accarezzando il cumulo di rocce che componeva il suo trono. Stettero per dei brevi istanti occhi negli occhi finché Lucifer perse le staffe.
— Bastarda!
Soffiò con tutto l'odio che aveva in corpo, brandendo l'elsa della sua vendetta e scagliando la spada dritta nel cuore della donna. Pensò fosse così semplice, ma una seconda risata nacque quando Lucifer cadde a terra, mancando il bersaglio. Fu poi il turno di Gideon; non rimpiangeva più nulla ormai. Mirò alla testa scoccando in simultanea tre frecce: tutte e tre lanciate a vuoto.
— Pensate davvero di distruggermi?
Rise, dispiegando le ali martoriate e arrivando a toccare il soffitto. Le luci delle torce illuminarono a malapena il volto di Lilith, ma il suo ghigno fu percepibile quanto le grida della battaglia. Lucifer la seguì veloce liberando anche lui le sue gigantesche ali nere. Una serie di fendenti dopo la spada finì intrappolata nelle vecchie catene che la donna si trascinava di continuo. Lilith allora strattonò l'angelo caduto come se fosse fatto di carta e lui si ritrovò nuovamente fra la polvere.
— Che umiliazione... — lo derise portandosi una mano davanti alla bocca e assumendo un'espressione scioccata. — Proprio come quella che avvertì Edith quando guidai gli angeli nella sua stanza.
La reazione del demone fu proprio quella desiderata: l'ira riempì l'oscurità dei suoi occhi di oro incandescente e un nuovo ringhiò si liberò dalla sua gola. L'avrebbe uccisa, fosse stata anche l'ultima delle sue azioni. Lilith non gli concesse altro tempo. Liberò il mostro dentro di sé e incendiò qualunque cosa fosse sotto di lei. Hereweald si gettò addosso a Gideon e la furia delle sue ali strappò gli abiti. Come uno scudo queste protessero le due creature perdendo qualche piuma sotto al fuoco. In seguito avvertirono un nuovo tonfo riecheggiare nel terreno.
— Il principe... Finalmente ci conosciamo!
Asserì Lilith ormai divenuta un essere di fuoco. Pareva una delle raffigurazioni che gli umani utilizzano per rappresentare il Diavolo. Gideon rimase immobile dal terrore chiedendosi quante creature avesse assorbito per diventare così potente. Poteva la sua sola pazzia renderla un mostro del genere?
— Le tue ali sono un misto fra il bene e il male, — commentò, studiando con occhi di pietra le piume del giovane. — ma il loro colore appartiene alla morte.
Il giovane deglutì cercando il padre con lo sguardo.
Un paio di metri li distanziavano e l'aspetto di Lucifer non era dei migliori. Riverso a terra e fumante, aveva ceduto totalmente il velo che nascondeva le sue imperfezioni. Lo coprivano pochi stracci e la sua pelle era completamente deteriorata, come se la sola presenza di Lilith gli strappasse energie. Hereweald sguainò le spade angeliche con una determinazione tale da farle brillare al massimo ambedue. Allora il sorriso di Lilith si spense.
— Non avresti il coraggio di farlo.
Tuonò cosciente del dolore che le avrebbero inflitto con un semplice taglio.
— Tu non sai cosa posso fare!
Le sue piume nere fremettero di rabbia liberandosi di quelle mangiate dalle precedenti fiamme. Dopodiché scattò, sbattendo le sue enormi ali sul pavimento e creando un'ondata d'energia. Vide Lilith farsi piccola fino a tornare alle proprie sembianze, ma non riuscì comunque a ferirla. Il tempo parve fermarsi con l'arma a pochi centimetri dal collo della donna, il respiro si Hereweald accelerato e il suo cuore che batteva all'impazzata.
— Una spada per difendere, l'altra per comprendere se sia giusto o meno combattere. Aveva detto suo padre. E se ci fosse stato un altro rimedio? Non doveva necessariamente concludersi tutto con la morte.
— Non rinunciate proprio adesso!
La voce di Gideon si fece sentire dal basso. Lui scoccò un'altra freccia, ma Lilith la intercettò e gliela rispedì con un solo sguardo cogliendo il braccio sinistro. Successivamente uno schiaffo mandò al tappeto Hereweald. Aveva esitato troppo.
— So più cose di quanto tu immagini. Potrei mostrarti la verità.
Esordì persuasiva mentre lui si alzava sulle braccia tremante, impolverato e ferito nell'animo.
— No! — Lucifer parve rinsavire fulminando con lo sguardo la neo dea dell'oltretomba. — Vattene da qua, in fretta! — ordinò poi più cattivo che mai. — Ti prego
— Torniamo a Fidnemid.
Sussurrò subito dopo Gideon gemendo dal dolore. Non avevano concluso niente, anzi avevano solo affrettato una guerra che non potevano vincere.
— Mi dispiace...
Mimò Hereweald per poi lanciare con forza il pugnale nascosto nello stivale sinistro e svanire un secondo dopo fra la cenere, assieme a Gideon.
— Toccante, davvero.
Lilith sorrise avvicinandosi al ferito rimasto nella sua grotta nel mentre che giocava pazza con la lama che il ragazzo le aveva scagliato. La conficcò poi nella parete a lei vicina e rivolgendosi Lucifer disse fra una risata e l'altra: — Vedremo come reagirà tuo figlio, quando gli strapperò quel poco che crede di possedere.
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