Capitolo XXIV: Stessa Entità
Quella mattina Nathalie uscì di casa dopo aver afferrato la sua borsa a tracolla e aver convinto Iside che stesse bene. La sua lenta routine era stata stravolta. Infatti Nat aveva afferrato una tazza di caffè, bevendo il liquido caldo mentre avvolgeva in un tovagliolo la fetta di pane abbrustolita da sua nonna.
— Dove vai così di fretta? — le aveva chiesto, bloccandola nel corridoio e inarcando un sopracciglio. — Hai un sacco di tempo prima di entrare a scuola. Dove stai andando?
Iside l'aveva beccata. Nathalie dovette sbuffare lasciando ricadere la tracolla. Stava pensando a cosa inventarsi, ma lo sguardo di sua nonna le impedì di fantasticare. La guardò come se fosse un povero animale in gabbia e alla fine decide di confessare.
— Sto andando da Abegail, dove sennò?
La poca voglia di consumare la colazione e i suoi atteggiamenti già sprizzanti l'avevano tradita. In quel momento sperò solamente che sua nonna comprendesse.
— Oggi non credo di riuscire ad andare a scuola — sbuffò irritata sulla soglia di casa dopo aver riafferrato la borsa. — Manca pochissimo alla fine, ciò che potevo fare l'ho fatto e...
Credeva di potersi giustificare, anzi era convinta di poter persuadere la donna, ma gli occhi severi dell'anziana la fermarono prima che avesse detto il motivo principale.
— E cosa?
Incalzò Iside, incrociando le braccia al petto nel mentre che masticava uno dei biscotti dalla signora Dubols. L'abito grigio che indossava le conferiva un'aria ancora più rigida e scendeva largo fino alle caviglie. Tuttavia Nathalie strinse i denti facendo scattare la serratura della porta e preparandosi a correre via.
— Abby ha bisogno di me.
Quella non fu del tutto una bugia. Non sapeva se la sua amica avesse realmente bisogno di lei, ma sentiva di doversene accertare. La voce tremò finchè sua nonna non sollevò nuovamente un sopracciglio, quella volta riflettendo. Voleva mettere alla prova la nipote solo per puro divertimento. Le bastò infatti una manciata di secondi per trovare la risposta. Sospirando prese poi un secondo biscotto dal sacchetto posto sul tavolo. Lo osservò con scrupolosa attenzione, le sopracciglia dure e scure contornavano i suoi occhi schiariti. Infine morse il biscotto chiudendoli.
I suoi lineamenti si sciolsero e le rughe divennero meno marcate.
— Aline si è superata questa volta, vero?
Lo sguardo incurante, ma al tempo stesso calcolatore della donna puntò verso il lavabo pieno di piatti e pentole. Quello fu il segnale che Nat attendeva trepidante: il permesso di poter seguire il suo programma. La sua coscienza sarebbe stata pulita. Fu così che salutò Iside. Lo fece talmente in fretta che - nell'uscire - sbattè la porta principale dell'appartamento. Non si preoccupò di Logan, né di come si sarebbero incontrati. Sapeva che lo avrebbe trovato, in fondo era stato lui a spronarla per andare di persona da Abegail.
Anche lui aveva bisogno di raggiungerla. In caso contrario, Nathalie non avrebbe trovato troppo difficile proseguire da sola. Scese le scale saltando. I suoi movimenti la costrinsero ad aggrapparsi alla ringhiera in ferro di ogni pianerottolo per non perdere l'equilibrio. Dovette chiedere scusa ad un paio di persone con le quali si scontrò, ma non si fermò ad ascoltare le loro lamentele. Stava per arrivare alla fine dell'ultima rampa e la sua priorità era la frazione di Annwn. Tuttavia una voce la distrasse proprio all'ultimo.
— Buongiorno.
Nat alzò lo sguardo nel mentre se sollevava un piede e vide un giovane posto davanti al porticato dell'edificio, precisamente al centro dell'uscita. Successivamente - per potersi rivolgere allo sconosciuto – alzò una mano per accennare un saluto, ma l'equilibrio venne meno.
Non fece in tempo a scorgere il caldo colore dei capelli che la sua visione scivolò - assieme al suo corpo - verso le piastrelle della pavimentazione. Ancora una volta era stata disattenta; ancora una volta si era mostrata un disastro in presenza della stessa persona. Serrò le palpebre vedendo il suo naso toccare terra quando però avvertì una stretta cingerle la vita.
— Noto con piacere che te e le scale non avete buoni rapporti.
Nathalie spalancò improvvisamente gli occhi. La voce strafottente e il riflesso dei capelli bastarono per far sì che riconoscesse il ragazzo.
La tracolla le pendeva dalla spalla destra mentre in un gesto istintivo la mano sinistra si era retta alla maglia di Logan. Nonostante il sostegno delle sue braccia lei parve non sentirsi al sicuro.
Seguì l'imbarazzo, legato a quella loro posizione che venne poi stroncato dalla risata del ragazzo. Allora Nat scattò e lo spinse via, con l'adrenalina nelle vene, allontanandolo da lei.
— Buongiorno...
Rispose frustrata e segretamente riconoscente. Si trattenne non sapendo cosa aspettarsi. L'espressione di Logan sembrava deriderla, furono del tutto discorde con lazione che aveva appena compiuto.
Un ghigno malevolo solcò la sua bocca mentre gli occhi si scurirono sotto le sopracciglia inarcate. La ragazza vide che erano contornati da lentiggini che trovò inappropriate sul suo volto. Il senso di dolcezza che conferivano, non era affine al resto delle caratteristiche di quel viso. Lei non riusciva proprio a fidarsi. Conosceva Logan tramite voci; le solite che a scuola fuggono al controllo del rispetto. Tuttavia nessuna di queste la aiutava. Non erano prese in giro, ma annunci riportanti le stesse dicerie: lotte e zuffe in cortile.
— Quello è per me?
Chiese il ragazzo indicando la colazione dell'altra. Un sorriso raggiante era subentrato facendo rimanere perplessa la giovane. Non volle pensare troppo, consapevole di dover correre per giungere in tempo al pullman. Decise quindi di cedergli la fetta di pane ancora tiepida per farlo tacere
— Mangia pure.
Gli disse aspramente. Successivamente le loro dita si sfiorarono. Pochi millesimi di secondo furono sufficienti per far sì che dei brividi corressero lungo la schiena di Nathalie. Si trovò priva di barriere, a fissare attonita il volto sorridente di Logan. I loro sguardi si intrecciarono in un gioco privo di regole e senso.
— Andiamo!
Pronunciò la Laurent, deglutendo e superando il ragazzo preso dalla colazione. Corse in strada, tra lo smog, i clacson e il caldo.
Logan la seguì immediatamente cercando di raggiungerla. Un quarto d'ora dopo presero l'autobus appena in tempo. Il motore di questo già rombava ed era pronto per la partenza dalla Piazza dell'Unione.
Tutti e due non si azzardarono a proferire una sola parola per i successivi venti minuti. Entrambi preferirono perdersi individualmente nei pensieri, mantenendo le dovute distanze.
La campagna - semplice e vuota dall'altra parte del vetro opaco - lasciò pian piano spazio ai segnali stradali, i quali finalmente, mostrarono l'arrivo alla frazione più lontana di Fidnemid. Non era un mistero che le case in quel posto fossero soggette alle fantasiose polemiche della città. La lontananza dalle mura della città era tradotta in pericolo, già da prima degli eventi dei Knight. I ragazzi scesero e camminarono a passo svelto finché Nat non riconobbe Ronald lasciare la casa.
Da lui seppe che Abegail non era andata in città e ne fu felice. Tuttavia serrò le mascelle infastidita quando dovette riconoscere che Alexander l'avrebbe accompagnata più in fretta alla residenza dei Knight. Sapeva quanto poco prudente fosse anche lui e non dubitava che andasse in giro per la foresta.
Il sole caldo, le case gelide e il bosco paurosamente vicino la tormentarono fino alla palazzina in cui viveva Alex. Cera stata poche volte, ma aveva memorizzato il piano e il numero dell'appartamento.
Fu a quel punto che Logan tremò. Vide l'edificio, le persone che entravano e uscivano e il sangue gli si gelò nelle vene. Si sarebbe scontrato con il principe in un luogo così affollato di anime; anime che erano sotto stretta sorveglianza di Lilith e dei suoi seguaci.
Si fermò e per la prima volta balenò in lui un ripensamento.
— Che fai? Muoviti dobbiamo salire fino al quinto piano! — lo spronò la ragazza. — E non pensare di poter usare dell'ascensore, — aggiunse entrando nell'edificio. — è guasto da mesi.
Logan non le prestò attenzione.
Era intento a mirare la struttura: un palazzo bianco cenere con strette finestre e terrazzi coperti da vesti colorate. Dopodichè sospirò rassegnato. Era troppo tardi per qualsiasi scappatoia. In ogni caso sua madre lo avrebbe additato come un traditore e la sua fine non sarebbe stata tanto diversa da quella della creatura di nome Layne. Era spacciato. Pochi minuti dopo aveva nuovamente raggiunto la ragazza.
— Non pensavo che Abegail abitasse da sola in un posto del genere
Disse raggiungendo Nathalie sulle scale. Ad ogni piano le pareti si macchiavano maggiormente di umido e le crepe erano sempre più visibili.
— Infatti, lei non abita qua. Stiamo andando da un suo amico. Penso che tu lo conosca, si chiama Alexander, frequenta la sezione accanto alla tua.
Quella rivelazione rese pallido il giovane. Sapeva esattamente chi fosse Alexander Lefevre ed era proprio a causa sua se si era tenuto alla larga da Abby. Non voleva guai con gli angeli: loro non dovevano scoprire la natura di quel luogo.
— Ti avevo detto che dovevo vedere Abegail non il suo stupido amico!
Nat si voltò incenerendolo con lo sguardo per poi proseguire lungo l'ultimo piano.
— Lo so benissimo, ma se Abby è andata nella casa della sua famiglia lui ci saprà guidare meglio tra le piante del bosco. Mica vorrai perderti, le conosci le leggende. — lo guardò nuovamente incrociando le braccia e aspettandosi una qualche reazione. — Eccoci.
Dopodiché bussò a una porta con sopra un sette cadente nel mentre che batteva un piede sulla moquette del corridoio. I colpi alla porta alimentarono un brusio dall'altra parte, il quale si placò nell'attimo in cui la porta venne aperta. Nathalie fu da prima sorpresa poi spaventata. Alexander rimase immobile sulla soglia con indosso un paio di jeans e una maglia bucata. Alle sue spalle si intravedeva Abegail che guardava confusa Logan. Nat spostò di più lo sguardo, curiosando alle spalle di Alex persino alzandosi in punta di piedi e vide per la prima volta Hereweald.
— Che cosa sta succedendo? — l'espressione di Alexander fu gelida. — Perché lo hai portato qua!
Nathalie lo spinse ignorandolo e portandosi vicina all'amica.
— Abby, stai bene? — lei nascose le mani sui cui palmi vi erano ancora freschi i segni delle cadute. — Non ti sei più fatta sentire! Ti sembra il modo di comportarsi? — Nat le afferrò un braccio guardando cosa si era fatta e imprecando sottovoce. — Sai che mi preoccupo per qualsiasi cosa...
Successivamente la abbracciò sollevata. Accanto a loro si mosse Hereweald, inizialmente in imbarazzo poi cercò di prendere confidenza. Tuttavia Nathalie lo osservò corrugando le sopracciglia. Il suo viso rimase per alcuni secondi sulla spalla destra di Abegail, infine lo ruotò rivolgendosi ad Alexander.
— Chi è lui?
— Nat...
Abby provò ad allontanarla per spiegarle cosa stava succedendo, ma Alex la precedette, spingendo Logan all'interno dell'appartamento e sbattendo la porta.
— Dobbiamo discutere di un sacco di cose.
Enunciò brusco fissando il ragazzo e invitandolo a parlare.
— Con te non discuto proprio di niente!
La tensione fra i due era tangibile ed entrambi incrociarono le braccia al petto sfidandosi. In seguito Logan venne spinto contro l'entrata, ma non fu l'angelo ad attaccarlo bensì Hereweald. A causa della velocità con cui si avventò su di lui le ragazze trasalirono.
— Anche lei fa parte del tuo pasto? — sibilò furioso, riferendosi a Nathalie. — Oppure è il dessert per il tuo capo?
Ringhiò poi brandendo gli abiti del ragazzo e sollevandolo da terra. Logan si ribellò, ma in vano.
— Che stai facendo? Lascialo!
Nat era terrorizzata, strillò paonazza e sorpresa nel mentre che teneva Abegail stretta a sé. Con lo sguardo cercò un aiuto da parte di Alexander. Tuttavia pure lui pareva impassibile di fronte alla pazzia dell'altro.
— Siete dei pazzi Smettetela!
— Rispondimi!
Sbraitò intanto Hereweald. Abby e Nat si guardarono spaventate allo stesso modo, ma da soggetti diversi.
— Ti prego, fallo smettere
Supplicò, quella volta a parole. Vedeva le mani di quello sconosciuto strangolare Logan e non ne comprendeva il motivo. Improvvisamente l'aspetto di questo cominciò a mutare, cedette alla mancanza di aria.
— Alleat....sono c-con voi, pri-principe.
Boccheggiò sotto la potenza del demone maggiore, ma ciò non acquietò Hereweald. Intanto i capelli di Logan si fecero scuri, gli occhi chiari e la carnagione più pallida.
— Non riesco a capirti.
Gli occhi del suo principe erano vividi: oro colato e incandescente.
— Hereweald basta, fallo parlare. — si decise a parlare Abegail venendo purtroppo ignorata. – Maledizione, lascialo stare!
Urlò avvicinandosi solo dopo che ebbe spinto Nathalie sul divano. Allora lo prese per le spalle e lo voltò verso di lei. Fu in quel momento che vide il male imprigionato in lui, le tenebre che celava nella sua anima. Lo sguardo acceso e il compiacimento per ciò che stava facendo la destabilizzarono, bastò un battito di ciglia per ricacciare indietro quel demone.
— Lilith. — annunciò quindi la creatura caduta a terra. — È lei il capo dei ribelli...
Tossì massaggiandosi il collo mentre l'attenzione di tutti si spostava su di lui. Si presentava con il fisico asciutto sotto gli abiti divenuti larghi, il viso scarno, il naso dritto, i capelli color del catrame e gli occhi chiari quanto il cielo di quella giornata: Logan aveva ceduto il posto a Gideon.
— Un demone mutaforma. — sussurrò Alexander spostandosi per avere una visuale migliore. Dopodiché controllò che Nathalie stesse bene. — Per fortuna non è abbastanza potente...
— Che accidenti sta succedendo!
Nat era tramortita, si era irrigidita e messa tremante in una posizione di difesa. Non aveva avuto modo di comprendere come Logan avesse mutato completamente aspetto. Potevano i due essere comunque una sola entità?
È tutto un sogno, è tutto terribile un sogno. Si ripeté come un mantra, facendo respiri profondi per placare il panico.
— Nathalie, tranquilla ora ti spieghiamo ogni cosa...
Tentò Abegail, ma venne immediatamente zittita dalla voce autoritaria di Hereweald.
— Deve dimenticare.
La giovane rimase di stucco. Non sarebbe stato facile rendere l'amica partecipe delle sue scoperte, ma aveva deciso che lei dovesse sapere, in un modo o nell'altro. In quel momento Hereweald le stava sbarrando la strada. Durante quegli attimi di smarrimento Abby si sentì strana. Un formicolio prese a espandersi dalle sue dita aumentando di intensità, poi una voce le parlò.
— Toccala. — si insinuò nella sua mente, fendendo ogni pensiero e arrivando cristallina alle sue orecchie. — Trasmettile i tuoi ricordi. Come io posso comunicare con te, lei potrà vedere attraverso i tuoi occhi.
Prese a respirare affannosamente sotto la preoccupazione di Hereweald. Non capiva cosa le stesse accadendo. Portò le mani alla testa, le fece scendere fino alle orecchie e chiuse gli occhi, ma non servì.
— Tranquilla figlia mia, basterà sfiorarla e lei comprenderà.
Abby era sicura che quella non era la voce di Nora: lei non era sua madre. Le dita cominciarono a vibrarle e ben presto non riuscì ad opporsi ai consigli della sua mente.
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