Capitolo XV: "Apri Il Cuore, Abbandona La Mente"
La stretta che Iside tenne intorno alle spalle di Abegail, scomparve improvvisamente lasciando un involucro vuoto e disarmante attorno a lei.
— Credo che voi due dobbiate parlare.
Si congedò, sorridendo subdola per poi allontanandosi nel labirinto che era quella biblioteca. La sala rettangolare cosparsa di tavoli, sedie e luci ad ogni postazione aveva un'atmosfera che richiamava chiaramente al periodo dell'estrema eleganza e alle sale immense che si potevano ammirare nei palazzi di quegli anni passati. Alcuni venivano usati per le riunioni e per le cerimonie.
Alexander sedeva al tavolo proprio davanti ad Abby e - al contrario di lei - scrutava combattivo la sua figura. La ragazza, ferma e con occhi spalancati, si chiese come tutto ciò fosse possibile. Anche Alex aveva dei poteri nascosti?
La risposta poteva essere banale data la natura del giovane, ma mai le era passata in mente come scontata.
— Sapevo ti saresti rifugiata qua.
Esortò l'angelo, ruotando il busto e placando la confusione furente della sua interlocutrice. Abby però non gli prestò la dovuta attenzione; in quel momento desiderava poter rimanere sola per sbollire del tutto l'ira, riaffiorata tramite il semplice contatto visivo. Ignorò nuovamente la voglia di chiarimenti altrettanto presente.
Fu infatti dopo qualche minuto, quando si accorse che - in cuor suo - persisteva una minima speranza di riappacificazione, che piantò i piedi sulle piastrelle decorate da fiori variopinti e rimase immobile, a braccia incrociate. Stava aspettando che Alexander utilizzasse al meglio la sua seconda occasione. Non gli avrebbe donato uno scontro molto pacifico. Attese qualche spiegazione, ma null'altro riempì l'assenza di suoni nell'ambiente. Lui continuava a guardarla, si aspettava che parlasse e lei alla fine si spazientì.
— Come sei arrivato in così poco tempo?
Domandò prima di tutto, certa che dalla sua risposta avrebbe capito delle reali informazioni sul ragazzo.
Alexander fece per parlare con sincerità, ma un rumore diverso dalle parole prese vita dalla sua bocca. Era simile al suono di un oggetto pieno che sbatte contro il solaio e giungeva da uno dei corridoi poco illuminati alla destra di Abby.
— Dannazione! — l'imprecazione ormai caratteristica del demone seguì il tonfo, catturando l'attenzione dei due nella sala. — Scusate.
Si affrettò dire Hereweald, rimasto da prima silenziosamente nella penombra. Dopodiché si chinò, recuperando un libro scivolatogli di mano e indubbiamente il responsabile del rumore.
Abegail aprì sorpresa sia occhi che bocca, indicando interdetta e stupita la figura per metà ancora immersa nei corridoi della sapienza.
— Vi state coalizzando contro di me?
Non le ci volle tanto per intuire come i due fossero arrivati in biblioteca, lei stessa aveva conosciuto e provato il "mezzo di trasporto" del demone.
— Per niente!
Esclamò Alex sicuro e rapido mentre una roca risata si insinuava nel labirinto degli immensi scaffali.
— Non sai cosa ha dovuto fare perché io lo aiutassi con i miei trucchetti.
Hereweald mimò delle virgolette con le dita, ridendo dell'altro. La scena di quella creatura - costretta a sottomettersi per chiedere aiuto sua opposta - non se ne voleva andare da davanti ai suoi occhi. Era bloccata proprio per prendersi gioco dell'insensibile angelo, la cui missione sembrava essere compromessa per sempre.
— Non ho mai imparato a usare i miei poteri — spiegò questo, sentendosi umiliato e digrignando i denti. Stava tentando - come al suo solito - di giustificarsi. — Inoltre ero stato chiaro. — aggiunse lasciandosi alle spalle la sedia su cui sedeva. — Dobbiamo risolvere la questione Abby ed io, da soli.
Chiarì marcando le ultime parole. Hereweald però continuò a ignorarlo, avanzando verso la luce che irradiava la sala. Abegail sembrava stesse per esplodere. Nonostante apparisse come una bambina dalle gote arrossate e un cipiglio buffo in volto, trasmetteva tutte la sua furia nascosta nel permanente silenzio. Un ultimo passo rimbombò nell'ambiente quando l'intera figura del demone si presentò nella sala, mostrando tutto il chiaro desiderio di volersi intrufolare in ricordi a lui preclusi.
— Siamo tutti sulla stessa barca, angioletto.
Aggiunse acido in un linguaggio che lui credeva adatto agli umani. Hereweald invitò a un duello lo sguardo di Alexander, ignaro degli sviluppi accaduti in sua assenza e - al contempo - la ragazza serrò gli occhi. Ritrovò un minimo di calma quando, elaborate le parole appena udite, vi trovò la verità fondamentale, a cui dare l'intera attenzione.
La sua intenzione era scoprire in che modo avesse avuto origine la maledizione che riteneva responsabile della morte della sua famiglia. Litigi e odio verso chi per maggior parte della vita l'aveva illusa in un'amicizia infondata, dovevano attendere finché la prima e basilare missione non si fosse conclusa.
— Hai con te il libro?
Chiese d'un tratto e in risposta Hereeweald annuì sorridendo fiero.
Estrasse dunque dal tessuto dei jeans scuri il piccolo codice importato dalle fiamme del sottosuolo, porgendolo – dopo qualche difficoltà - alla giovane.
— Hereweald ha trovato questo. — Abegail spiegò, riassumendo al limite le informazioni e mostrando l'oggetto ad Alexander con una mossa irritata. — Dice che potrò trovarci qualche dettaglio del perché la mia vista sia inumana.
Detto ciò trovò posto al tavolo più vicino, seguita nuovamente dal demone. Abby non aveva la minima intenzione di dialogare con Alex, poiché era conscia che gli argomenti sarebbero state fesserie e toppe stonate. Qualsiasi interesse verso la sua persona se n'era andato, tanto che non si curò nemmeno di invitarlo nella ricerca.
Giocò con l'orgoglio.
Le sue mani riluttanti e intimidite sfiorarono il bordo del libro che rinchiudeva le conoscenze cercate per tutta la sua breve vita.
— Come hai ritrovato gli occhiali?
Curiosò Hereweald bisbigliando a poca distanza dal volto concentrato della cercatrice.
— Ho incontrato Logan. — fece spallucce l'altra. — Pareva strano e vaneggiava sul fatto di volermi essere amico.
Proseguì scuotendo la testa e allo stesso momento sollevando lentamente, la copertina scricchiolante del libro infernale. Fu in quell'attimo - spinto dal suo persistente senso di protezione, nonostante avesse fallito - che Alexander decise di unirsi alla coppia.
— Cosa c'entra Logan Ross?
Lui era sicuro di averlo allontanato tempo fa con delle minacce, le quali adesso era desideroso di mettere in pratica. Era strano per un angelo pensare di voler far del male a qualcuno. Tuttavia si giustificò pensando che gli anni passati fra gli uomini avevano accresciuto quella sua stranezza fino all'estremo. Nessuno ebbe l'accortezza di rispondergli e quindi Alexander rimase all'ombra di tutto.
Si rassegnò a osservare il codice infernale. Le pagine erano parecchio corrose dal tempo, più di quanto la spessa e rigida copertina, lasciasse immaginare. Presentavano numerose chiazze e strappi ai bordi paragonabili a delle bruciature irregolari, ma per fortuna le scritte e le illustrazioni rilucevano come se l'inchiostro che le aveva tracciate fosse vivo.
Gli occhi scaltri di Abegail saettarono su ogni simbolo, torsione e macchia che quei fogli presentavano, tuttavia soltanto le illustrazioni sembravano parlare il suo stesso idioma.
Oltre che farle gelare il sangue, i disegni si muovevano lenti: erano vivi.
Improvvisamente tra le sue mani il libro cominciò a bruciare, il respiro divenne un affanno e dovette allontanarlo da lei.
— È la lingua dei demoni. — Hereweald spiegò la sua normale incomprensione. Aveva captando la confusione e la delusione nel volto della ragazza e si sbrigò a toglierlo da sotto il naso per ruotarlo. Rilesse la simbologia arcaica che gli aveva tenuto compagnia nella sua infanzia. — Mi spiace, credevo avessi già compreso che non poteva essere scritto in un qualsiasi idioma umano.
Ed eccola nuovamente, l'ennesima riprova che quel ragazzo non potesse appartenere a un mondo tanto crudele ed egoista come l'Inferno. Un mondo in cui odio, rancore, dolore e infinita tristezza combaciano con ogni elemento presente nell'ambiente.
Quelle scuse furono per Abby una dimostrazione a favore della sua supposizione maggiore: il giovane non era affatto come lui si descriveva. Non era un mostro, ma qualcuno abbandonato a se stesso che - come lei - cercava una via di fuga a una realtà del tutto inaccettabile. Adesso ne era certa, poiché è tramite i piccoli e semplici gesti che si comprende la vera natura di una persona.
Abegail studiò le movenze del demone; la sua minuziosa concentrazione nel mentre sfogliava le pagine di quel codice e quel luccichio che raramente prendeva vita dalla sua mano destra, sapendo che - prima o poi - la curiosità avrebbe scoperto anche il significato di quel anello. L'unico ornamento della figura del giovane e che brillava più delle gemme nei suoi occhi.
— Che cosa è successo in mia assenza?
Alexander provò nuovamente, ma nessuna risposta lo soddisfece.
Sbuffò interiormente capendo che nessuno riteneva importanti le sue priorità. Si meritava quell'atteggiamento glaciale?
Forse un po' sì, d'altro canto era stato lui stesso a confessare la sua viltà.
— Me ne sarei andato.
Lo avrebbe fatto veramente pensando che fosse la soluzione migliore per entrambi: giovava alla sua punizione. Tuttavia non aveva mai pensato che avrebbe turbato la ragazza. Forse, era stato uno sciocco. Avrebbe dovuto riflettere maggiormente poiché ciò era semplicemente una delle sue egoiste ipotesi. Come sua abitudine, aveva spezzato quella sottile linea tra i custodi e gli umani.
— Ho trovato un'inserzione dedicata a degli oggetti celesti.
Esortò Hereweald corrugando le sopracciglia mentre i suoi occhi brillavano contenti per una qualche svolta positiva, in quello che era divenuto anche il suo personale mistero.
<< Gli angeli crearono piccoli talismani, essi erano utilizzati per migliorare o premiare gli uomini più meritevoli durante la loro vita terrena: furono i semplici miracoli narrati dagli umani. >>
Tradusse lentamente riassumendo e rimuginando su ogni parola, cercandovi più che mai un significato celato.
<< Questi oggetti hanno numerose forme, dimensioni in base al loro utilizzo primario e perdono ogni genere di potere angelico una volta ultimata la loro missione. >>
Nessuna illustrazione colorava le pagine intorno a quelle frasi.
Esistevano solo quegli strani segni che andavano ad intrecciarsi tra loro formando un disegno diviso da linee ocra. Sfogliarono una decina di pagine finché ne trovarono alcune strappate.
— Queste non erano così.
Affermò sorpreso Hereweald. Si avvicinò al libro contrariato. L'ultimo capitolo era stato volutamente censurato. Alcune pagine tagliate di netto altre invece macchiate. Improvvisamente perse la pazienza e sbattè un pugno sul tavolo alzandosi agitato.
— Non è possibile!
Alexander gli intimò di far silenzio, irritato dai suoi modi.
— Guarda, — ma era diventato invisibile. Abegail continuava ad osservare da lontano le scritte e ne aveva viste alcune un poco leggibili. — queste non sono delle parole?
Hereweald si mise a sedere sospirando. Era stato tutto inutile, lui era inutile. Se solo si fosse ricordato il contenuto di quella parte avrebbe messo a tacere la sua curiosità.
— Sì, ma non hanno alcun senso da sole
<< Angeli, pericolo, dono. >>
— Non aver paura del tuo dono.
Le parole del padre risuonarono chiare nei meandri della mente di Abegail.
Le doleva ammetterlo, ma era a conoscenza della loro prossima tappa. Suo padre forse sapeva la risposta al suo interrogativo. L'unica soluzione per esserne certa era tornare alle origini della sua felicità, tramutate poi in quelle del suo peggior incubo.
— P-potrebbero aver senso — sussurrò. — Credo che dovremo far visita a dei fantasmi. — annunciò prima di alzarsi dalla sedia, sotto gli sguardi dei due ragazzi. — Mi dispiace avervi immerso in questa storia. Grazie per avermi aiutata, — si rivolse ad Hereweald. — ma adesso se volete, potete anche lasciar perdere.
Era sincera. Dopodiché si voltò in direzione dell'uscita. Aveva quasi concluso, nella casa abbandonata di sua nonna avrebbe trovato le risposte che cercava, quindi perché continuare ad essere un peso morto per delle creature immortali?
— Sono afflitto nel darti torto. — la riprese scherzosamente il demone, insieme al suono dello spostamento repentino della sedia su cui sedeva- — Ho abbandonato una battaglia ormai persa, non ho più nessuno da cui tornare. — dichiarò alludendo a Sarah. Quel nome che ancora bruciava nel suo cuore, proprio come la capanna in cui aveva vissuto gli anni più piacevoli della sua eternità. — Dunque perché non cambiare pagina? È tanto semplice farlo con un libro.
Perché con provare con la mia vita?
Sorrise pensando successivamente che, se il destino l'aveva condotto in quel luogo un motivo sicuramente esisteva. Abegail sorrise a sua volta, grata per l'interesse che mai avrebbe pensato potesse provenire da qualcuno a malapena conosciuto. Spostò poi lo sguardo, rabbuiandosi solamente al contatto con gli occhi di Alexander. Stava aspettando, ma nemmeno lei non sapeva cosa.
— Non arrabbiarti se vi seguo. — parlò questo. — Voglio saperti al sicuro e poi, devo riscattare la nostra amicizia. — Abegail storse un poco la bocca, ma non disse niente. Successivamente il ragazzo si rivolse ad Hereweald. — Potrei farti una domanda simile alla tua: perché vuoi voltare pagina proprio in questa città?
Il demone non seppe che rispondere. In un certo senso sentiva Fidnemid come una parte di sé, non si sentiva sicuro là, ma Abegail era la ragione per cui non se ne sarebbe andato molto presto.
Alex seguì la scia dei passi della ragazza. Non era più sicuro di voler sentire la risposta. Si sarebbe solamente infuriato.
Allo stesso tempo felicità, contentezza, fierezza e sollievo circolavano amalgamandosi a pensieri piacevolmente confusi. Nella sua battaglia Abegil non era da sola. I raggiunsero silenziosi l'entrata salutando timidamente Iside posizionata dietro al bancone, il cui sorriso era abbagliante e risaltava grazie agli abiti ingombranti e cupi.
— Abegail, aspetta!
Esclamò questa facendo uno scatto non propriamente adatto alla sua età avanzata. La ragazza si volse, sul primo momento preoccupata per l'incolumità dell'anziana, ma poi - assicuratasi che nulla di spiacevole fosse accaduto - rise gentile lasciando scorrere
Hereweald e Alexander fuori dall'edificio.
— Ascoltami, apri il cuore, abbandona la mente. — comunicò Iside accarezzando Abby con quelle dolci parole. — Non devi vivere nel passato lasciando ad esso il potere di ostacolarti il futuro.
Il vero mistero stava nella sua acuta scioltezza e saggezza. La giovane spalancò la bocca e lasciò che la donna le desse un'altra delle sue lezioni.
— È parte di te e non potrai mai cambiarlo, per questo è importante affidarsi al presente, vivere secondo l'emozione. — alluse come era solita fare, guardando le figure attraverso il vetro opaco delle finestre. — Abegail cara, sono certa che vivrai un'avventura che nessun'altra, nell'intero mondo potrà mai eguagliare.
Bisbigliò infine sicura, ma Iside mai si sarebbe immaginata di aver colto il futuro prescritto per la giovane. Pensava di conoscere bene Fidnemid, ma sbagliava.
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