Prologo
“Esistono date che per un motivo o per un altro ti si scolpiscono dentro con una prepotenza tale da farti male. Date che hanno così tanto significato da essere inspiegabili” – Nerea Cortés.
Una data.
In fondo non era altro se non una convenzione temporale, una necessità di scandire un tempo troppo fluido e sfuggente, rapido e dolorante, bisognoso di avere una forma pur nella sua indefinitezza. E le date, quelle misere cifre segnate sul calendario, erano una delle poche forme che potessimo cercare di attribuirgli.
Eppure, erano al contempo misere e fondamentali perché nella vita di ognuno di noi, per fortuna o per sfortuna, ce n’erano di indimenticabili. C’erano grovigli di numeri per identificare giorni, mesi ed anni la cui importanza era innegabile sia che fosse per un amore ai limiti dell’impossibile sia che fosse per un odio oltre i confini del naturale.
E forse in molti avrebbero preferito lasciare che il tempo scorresse anonimo così che forse, fosse più facile dimenticare il brutto, il cattivo, il dolore. Ma siamo davvero certi che, avendone la possibilità, avremmo scelto di dimenticare il bello, il buono, la felicità pur di cancellare la sua amara controparte?
31 dicembre.
Quella era la mia data. Proprio quella che amavo ai limiti dell’impossibile, quella che aveva così tanto significato da essere inspiegabile. La celebravamo da anni come l’epilogo di un anno concluso ed il prologo di uno che bramava d’arrivare eppure sentivo che nessuno gli dava l’importanza che le davo io, nessuno la amava quanto la amavo io.
C’era chi la considerava al pari degli altri 364 giorni venuti prima di lei e chi la vedeva come l’ennesima prova di un tempo che scorre inesorabile strappandosi a noi per precipitare in un oblio fatto di ricordi momentanei che presto o tardi deperiranno; c’era chi, invece, la vedeva come un modo per stare in famiglia e con gli amici e rinnovare buoni propositi non compiuti e speranze non ancora soddisfatte. E poi c’ero io.
Io che un pochino la odiavo, perché era l’emblema concreto della mia crescita, e poi la amavo incondizionatamente. Io che la attendevo da sempre con l’impazienza tipica di una bambina, con la meraviglia incastonata negli occhi ed un’aspettativa dal destinatario sconosciuto imperlata nel cuore. Forse a volte mi sarebbe piaciuto che anche altri fossero in grado di vedere ciò che vedevo io, in quel giorno. Che lo vedessero come una delle poesie più belle mai composte, come l’unica goccia di magia infusa dentro una realtà fatta di materialismo e fin troppa concretezza.
Una realtà incapace di sognare, di andare oltre ciò che tocca e vede per raggiungere ciò che pensa e desidera.
Devo ammettere che da bambina non c’erano pensieri profondi al di sotto del mio amore, niente che non fosse puro egoismo derivato dal fatto che quello fosse il mio giorno, quello in cui tutti avrebbero festeggiato la mia nascita e sarei stata al centro delle attenzioni e dei pensieri di tutti. E a dirla tutta, non m’importava neppure che per gli altri, per persone a me sconosciute, quella fosse la vigilia del nuovo anno. Io ero la cosa più importante e niente e nessuno mi avrebbe tolto quell’idea dalla mente.
Col passare degli anni però, avevo raggiunto la consapevolezza che quelle ventiquattro ore avessero per tutti, -perlomeno in teoria-, più rilievo di quanto io, dall’alto del mio innocente narcisismo, potessi dargli.
E se nel frattempo avevo avuto modo di conoscere la disillusione di coloro che non vedevano altro se non una convenzione necessaria ed il cinismo di coloro che non tentavano neppure di festeggiarlo sostenendo che non sarebbe cambiato davvero niente da un anno all’altro, la mia mente aveva continuato a creare le sue idee di gloria e si era convinta dei suoi stessi pensieri. C’era di più, in quella data, ed ero certa ci fosse quindi erano gli altri ad essere incapaci o solamente poco interessati nel vedere più lontano del loro naso.
31 dicembre 2023.
Non ne avevo ancora idea; eppure, quella data stava per assumere un significato più importante di quanto io potessi immaginare. Avevo, incredibilmente, scelto di seguire i miei amici su uno chalet di montagna per trascorrere con loro quel giorno tanto importante abbandonando le mie annuali abitudini e tradizioni, decidendo di dargli un’occasione ed evitando che Camila, la mia migliore amica, mi ci trascinasse con la forza.
31 dicembre 2023, ore 23:59
«Ho bisogno di farlo, neve. Non resisto più quindi ti prego, non fermarmi».
Il 31 dicembre era stato la mia poesia dai versi non scritti ma dalle bellissime rime sonore e musicali;
Era stata la mia canzone non composta ma dall’armonia cocente e l’atmosfera incantata;
Era stata la mia magia bianca, innocente e pura, come la neve che da piccolina credevo si fosse incastonata in ogni più piccolo filamento dei miei capelli.
Ma non sapevo ancora sarebbe diventato il mio
Cristallo di Capodanno.
Che noi, lo saremmo stati.
Ma per questo, immagino dobbiate leggere tutta la storia quindi, a presto.
Con amore,
Nerea.
Spazio Autrice:
Ehilà!
Come avevo promesso (anche se più in ritardo di come mi sarei aspettata) ho finito l'esame ed ecco qua il prologo.
Mentirei se dicessi che scriverlo è stato facile perché è stato tutto il contrario ma adesso posso ritenermi soddisfatta. Ciononostante, ovviamente aspetto di sapere il vostro parere. Come sempre, vi aspetto nei commenti (o su IG: rosalyse.moonrae).
All the love,
-Lyse
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