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14. Sospetti


La gelosia si nutre di sospetti, e si trasforma in furia o muore nel momento in cui il sospetto si tramuta in certezza.

-François de La Rochefoucauld

***

Jenny, una poliziotta che ormai conoscevamo troppo bene, con il suo collega Bobby, dopo un altro sopralluogo in quel palazzo che pareva esser stato maledetto, mi si avvicinò e disse scherzando: "Una vacanzina in Australia no?". Si rese poi conto che la sua battuta era fuori luogo e si scusò prontamente.

-No figurati... -le avevo risposto. -Forse hai ragione... ma non saprei proprio dove andare...

Pensai a mio padre ma scacciai subito l'idea. Non sarei mai potuta andare a vivere da lui. Chissà che fine aveva fatto. Dopo il funerale della mamma era certamente partito e non si era più fatto sentire. E sapevo bene anche il perché, dopo la sfuriata che gli avevo vomitato addosso.

-Ascolta Jenny, ma le videocamere non sono servite proprio a niente?

-Evidentemente l'assassino sa che ci sono. Era incappucciato neanche fosse stato il membro di una setta segreta! Si capisce solo che è un po' ingombrante come persona...

-Sì... come quella che ho visto intrufolarsi quella notte in casa mia...

-Esatto. La tua descrizione corrisponde. Sicuramente è qualcuno che agisce dall'interno... Lo dico solo a te, perciò non confidarlo a nessuno...

Non mi aveva detto niente di nuovo in realtà.

Pensai che le persone di costituzione robusta nel palazzo erano poche. Regina era una di queste ma l'avevo già esclusa. Era appena stato ucciso suo figlio Thomas... e dubitavo che potesse mai fare una cosa del genere.

Nadia, la moglie di Fedric era troppo buona e dolce per essere un criminale spietato.

Morris aveva la costituzione simile a quella che avevo visto ma immaginavo che il criminale potesse essere piuttosto una donna che un uomo. Ero riuscita a tenergli testa quando tentava di entrare in camera mia. Se fosse stato un uomo non avrei mai potuto farcela.

Chi altro mancava? Mariana! Anche lei non aveva per niente il fisico di un atleta! Aveva cinque anni in più di me. Mi aveva sempre odiata, non sapevo perché.

C'era poi Britney, la moglie di Sal, nipote di Regina. Bianca, la mamma novantenne di quest'ultima, ma lei non si reggeva neanche in piedi e infine Rose... e lei era decisamente da escludere. Questi, gli inquilini robusti. Però, chissà... magari il responsabile poteva anche essere una persona asciutta che si era semplicemente camuffata in quel modo per non farsi riconoscere... Tutto poteva essere.


Intanto un'altra bara oltrepassava quel portone. L'ennesima. Altre urla, lacrime, sguardi attoniti...

Non andai al funerale di Thomas. Anche se era comunque una vita spezzata tragicamente, sarei stata un'ipocrita se vi avessi partecipato.

Quel giorno uscii di casa per riprendere in mano la mia vita. Dovevo trovarmi un lavoro.

I funerali erano ancora in corso e potevo vedere sulla collinetta dove c'era il cimitero che una piccola folla si stringeva attorno alla fossa scavata.

Tra loro una figura più che familiare per me. Non potevo credere a quello che avevo visto! Tra quelle persone riunite per la triste occasione, c'era anche Nathan! Ed era nelle braccia di Mariana!

Il cuore mi andò in frantumi e gemetti per il dolore. Ma che stava facendo?! Era andato a consolare lei proprio come aveva fatto con me quando era capitata la stessa cosa a mia madre?! Era davvero un ipocrita! Non c'era altra spiegazione.

Corsi via, sperando che non mi avesse vista anche perché sarebbe rimasto secco solo ad incrociare il mio sguardo fulminante.

Avrei voluto sapere a che gioco stava giocando. Ero davvero fuori di me. Allora forse c'era veramente qualcosa fra i due?

Rientrai delusa. Delusa di tutto. Di Nathan, delle persone in generale. Non avevo trovato nulla, ma proprio niente di niente. Iniziai nervosamente a lavare le scale. I condomini avevano preferito lasciare a me questo lavoretto che comunque era meglio che stare con le mani in mano. Era un po' pesante per quello che potevo sopportare ma non avrei trovato nient'altro e questo lo sapevo.

Nella testa mi frullava la voce profonda di Nathan.

"Sono pazzo di te"

Dovevo scacciare via quelle parole. Le aveva dette sotto l'effetto dell'alcol o chissà di cos'altro visto che lui insisteva nel dire che non aveva bevuto.

Lui non era pazzo di me. Era solo pazzo.

Sì, lo era se aveva deciso di stare con Mariana e di farsi i selfie con lei!

-Posso? -sentii la sua voce mentre intenta nei miei pensieri e nel passare lo straccio non mi ero accorta che era arrivato alle mie spalle.

-No. Non vedi che è tutto bagnato?! -esclamai di getto. Mi dispiacque poi averlo aggredito così, anche perché restò a guardarmi perplesso.

Terminai di lavare il pianerottolo dell'ingresso mentre lui mi fissava e attendeva seduto sul gradino con la fronte corrugata. Non avevo idea se ricordasse quello che era successo quando era venuto da me "ubriaco".

La mattina, quando pensavo che fosse lui il ragazzo ucciso in cortile, ero corsa verso la porta per scendere e Nathan uscendo dal bagno mi aveva sostenuta perché aveva capito che stavo male. Mi aveva distesa poi sul divano con le gambe alte, appoggiate sopra il cuscino.

Anche se ero stordita, capivo dal suo viso che era tornato in sé. Era... come sempre insomma. Ma da quel momento in poi non avevamo più avuto modo di parlare.

Ora era lì che continuava a fissarmi, pensando a chissà cosa.

Uscii fuori. Lui si alzò attendendo che lavassi i gradini esterni e poi che asciugassero. Ripensai a Mariana stretta nelle sue braccia e mi irrigidii. Mi uscì un respiro profondo che non passò inosservato.

-Vuoi dirmi che c'è! -disse sull'orlo dell'esasperazione. Tacqui. Non era di certo quello il modo in cui doveva rivolgersi a me se voleva che gli parlassi. -Se ho fatto qualcosa che ti ha offesa... allora scusa. Purtroppo non ricordo nulla... Non ero in me.

-Giusto. Non eri in te. -ricalcai le sue parole serissima.

-Credo che i ragazzi mi abbiano giocato uno scherzo... -continuò. -...Hanno messo qualcosa nel mio bicchiere!

-Quindi vuoi farmi credere che non è colpa tua?!

-Non voglio farti credere proprio niente. Ti sto dicendo solo cosa probabilmente è successo. Mi ha telefonato Alina poco fa e mi ha chiesto se stavo bene. Dalle cose che mi ha detto ho immaginato che mi abbiano giocato un brutto tiro.

Rimasi muta, come se mi fosse indifferente. In effetti non ero arrabbiata con lui perché era ubriaco o altro, ma per Mariana.

-Ora mi dici perché ce l'hai con me?

-Lascia perdere. Non saprei proprio cosa rimproverarti! -dissi e immediatamente avrei voluto tornare sulle mie parole. Che diamine mi era saltato in mente di dire?! Strinse le labbra forse in cerca di una spiegazione. Doveva essere molto confuso.

-Karin... per favore. Parlami.

Stavo per aprir bocca e sputargli tutto addosso. Di quello che era successo qualche sera prima, di lui e la sua nuova "amicizia" con Mariana. Mi bloccai in tempo quando fuori dal cancello vidi arrivare quel che restava del corteo funebre che aveva accompagnato Thomas nel suo ultimo viaggio. Regina e altri parenti varcarono il portone salendo su. Mariana rimase indietro. Con gli occhi gonfi non mancò di lanciarmi uno sguardo carico di rabbia. Si avvicinò poi a Nathan.

-Sali con me? -disse frignando e tirando su con il naso. Posò la sua guancia sul petto di Nathan. Lui rivolse subito il suo sguardo a me sbuffando impercettibilmente. Socchiusi gli occhi e prima di esplodere definitivamente mi voltai a prendere il secchio. Un forte dolore mi colse improvvisamente alla schiena e dopo un gemito che nascosi subito con un colpo di tosse, mi apprestai a risalire, lasciandoli lì.

Una volta su, sperai che Nathan non si presentasse per la cena. Ero così furiosa che se l'avesse fatto, lo avrei preso a schiaffi.

Uscii dalla doccia e mi accorsi che sul telefono c'erano alcune notifiche. Erano di Nathan.

"Se volevi mandarmi in confusione, ci sei riuscita"

"Puoi spiegarmi che hai?"

"Sei arrabbiata con me, ma cosa ti ho fatto?!"

"Rispondimi Karin!"

D'istinto selezionai l'immagine di lui e Mariana. Rimasi immobile per qualche secondo tentando di convincermi che fosse stupido inviargliela. Era come se volessi sbattergliela in faccia e dirgli: "So tutto di voi!" Ma lui avrebbe anche potuto chiedermi: "E allora?"

Purtroppo non riuscii a controllare il mio dito indice e la foto incriminante partì. Mi portai una mano alla bocca. Mi alzai poi come una matta, camminando qua e là a grandi passi. Ricontrollai il telefono e l'immagine era stata visualizzata. Ormai era fatta. Non potevo più tornare indietro.

Attesi qualche minuto. Nathan non rispondeva. Questo non era molto rassicurante. Infine, mentre continuavo a fissare il display spento, la porta suonò. Ecco: sicuramente era salito. Ero proprio curiosa di sapere cosa mi avrebbe detto. Come si sarebbe giustificato.

Aprii la porta preparandomi ad aggredirlo e qualcuno mi cadde tra le braccia. Il peso era eccessivo per me e non riuscii a reggerlo, per questo indietreggiai finché finii sul pavimento con quella persona addosso a me come a peso morto.

Frastornata mi ritrovai atterrata, senza fiato e schiacciata, sentendo colare sul mio viso una sostanza calda e appiccicosa. Rossa. Il peso poi fu scrollato dal mio corpo ormai in apnea e spuntò il viso di Nathan. Mi sollevai a sedere riprendendo a respirare e guardando il corpo adagiato sulla soglia. Gli occhi erano spalancati, fuori dalle orbite. Britney, la moglie di Sal, era stata uccisa e avevo il suo sangue dappertutto.

Nathan mi tirò su in un attimo e mi portò in bagno sciacquandomi via le macchie ematiche poi mentre mi tremavano le gambe e per questo continuava a reggermi, prese il cellulare e lo sentii chiamare la polizia.

Una delle persone tra i miei sospettati era stata eliminata. Come aveva detto Nathan, il cerchio si stringeva.


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