I due amici si rincontrano
I chiodi arrugginiti che sostenevano il ripiano su cui si trovavano riposte le vecchie cianfrusaglie, finalmente, cedettero e il tutto crollò a terra. Isaac sentì il tonfo dal piano di sotto e decise di andare in soffitta a controllare. Attraversò il pavimento macchiato di sangue e si avvicinò allo scaffale che era caduto. Isaac mise da parte i pezzi di alcuni oggetti che si erano rotti per la caduta, quando finalmente incontrò il suo "Jack nella scatola" della sua infanzia. Isaac riconobbe appena la vecchia scatola e ci soffiò sopra per togliere uno strato di polvere. Poi, forse per nostalgia o forse solo perché gli andava di farlo, iniziò a girare la manovella.
Una cupa e orribile riproduzione di "Pop Goes the Weasel" tintinnò dalla vecchia scatola usurata e quando la musica ebbe raggiunto il suo culmine, Isaac cantò ancora una volta: «Pop Goes the Weasel». Il coperchio della scatola si aprì, ma non accadde nulla, perché la scatola dentro era vuota. Isaac gettò la vecchia scatola nella spazzatura con gli altri soprammobili rotti e dopo aver ripulito il disordine, si stava dirigendo verso la porta per recarsi al piano di sotto, quando si fermò. Isaac rimase paralizzato, davanti alla porta. Proprio allora, sentì un'orribile voce roca chiamare il suo nome, alle sue spalle.
«IsSsaAac...». Un brivido corse lungo la schiena di Isaac, facendogli rizzare i peli sulla nuca e lentamente si voltò... tra il bidone della spazzatura e la soglia della porta, al centro della stanza, se ne stava in piedi Laughing Jack. Era completamente bianco e nero, i capelli neri e crespi ricadevano ai lati del suo pallido viso con ciocche ritorte, aveva un sorriso formato da una fila di denti seghettati e le sue lunghe braccia pendevano in avanti e le dita, di aspetto grottesco, erano così lunghe da arrivare quasi a raschiare il pavimento.
Poi, con una voce roca e inquietante, il diabolico pagliaccio gli parlò: «Che meravigliosa sensazione essere di nuovo libero!... Ti sono mancato Isaac?». Isaac era paralizzato dal terrore. «M-ma io pensavo che tu non fossi reale... non eri immaginario?!». Balbettò Isaac. Jack rispose con una lunga e raccapricciante risata.
«AHAHAHAHAHAHA! Oh, io sono del tutto reale ragazzino... infatti, aspettavo questo giorno da tantissimo tempo... per giocare finalmente col mio migliore amico per la vita... UNA. ULTIMA. VOLTA.». Prima che Isaac potesse ribattere, le lunghe braccia di Jack si allungarono, avvolgendosi attorno alle sue gambe.
Il malefico pagliaccio cominciò a trascinarlo sul pavimento, avvicinandolo sempre di più al letto di tortura, mentre Isaac stava raschiando il pavimento con le sue unghie. Ignorando la presenza delle contenzioni, Jack rapidamente afferrò quattro chiodi di ferro lunghi circa tre pollici, dal piano di lavoro e poi, li usò per inchiodare le mani e i piedi di Isaac sulle assi di legno del letto di tortura. Isaac imprecò per il dolore e urlò adirato, verso il clown: «AAAH! FOTTITI! DANNATO CLOWN COL NASO DA MOSTRO!».
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