Torna a Dormire
Quella notte, Sheila e Matt Woods si alzarono insieme; aventi ambedue il sonno leggero, c'è voluto poco per farli svegliare. L'improvviso spostamento delle coperte, come se fossero state strappate da sotto il letto, completarono l'azione. Si alzarono per poi vedere una luce offuscata provenire dal loro bagno di servizio, che si trovava nella loro camera.
La porta era stata aperta leggermente e la fonte di luce era debole. Potevano scorgere però una figura umana stare ai piedi del letto.
«Che succede?» si lamentò Sheila. Mentre cominciavano a vedere le cose più nitidamente, realizzarono che quello era loro figlio. Matt raggiunse la lampada al lato del letto e la accese, Jeff se ne stava lì, senza le sue bende, con il suo viso sfigurato volto verso di loro, che stringeva nella sua mano destra un lungo coltello da cucina.
«Che cosa stai facendo, figlio?» chiese Matt; la sua mente stava ancora cercando di riprendersi dal risveglio improvviso.
«Ha un coltello!» urlò Sheila, afferrando il braccio del marito. Matt, tuttavia, non si scompose.
«Sheila, probabilmente sono gli antidolorifici, si sarà solo svegliato e ora si sente disorientato, rilassati, Cristo santo.»
Jeff inclinò la testa da un lato, senza dire una parola. Fisso intensamente suo padre, alzando lentamente il coltello, assicurandosi che lui lo vedesse bene.
«Figlio, cosa stai facendo?» chiese ancora Matt.
«Ti sto spaventando.» rispose Jeff, la cui voce non faceva trasparire alcuna emozione.
«Matt, fai qualcosa!» strillò Sheila.
«Okay, figlio, lo so che stai attraversando un brutto periodo, ma devi tornare a dormire. Chiamerò il medico domani mattina e...»
Jeff si spostò rapidamente vicino al lato del letto in cui c'era suo padre; la sua testa, muovendosi, sembrava alternarsi tra un giovane uomo di normale aspetto e un demone deforme in agguato nell'ombra.
«Okay, figlio, mi hai spaventato, è questo ciò che volevi?» chiese Matt, spostandosi nel mezzo del letto per aumentare la distanza tra lui e il figlio.
«Bene, ora posso iniziare a farti del male.» disse ancora Jeff, senza emozioni.
Suo padre ebbe solo il tempo di pronunciare una sola sillaba, probabilmente per porgli un'altra domanda, per provare a far ragionare suo figlio. Jeff, tuttavia, non gli diede il tempo di poterlo fare.
Si lanciò sul letto, puntando il coltello allo stomaco di suo padre. Matt cercò di respingerlo, ma la ferita all'addome lo indusse in uno stato di shock e le sue braccia caddero ai lati. Jeff sentiva sua madre urlare, ma non ci diede peso.
Voleva finirla con suo padre, prima. Estrasse il coltello, per poi pugnalarlo altre tre volte allo stomaco, velocemente. Suo padre sussultò e tossì sangue, il suo corpo si contorceva a ogni pugnalata. Dopo la terza pugnalata, Matt Woods giaceva immobile.
Sheila si trovava contro la testiera del letto. Voleva scendere giù e correre via, ma era rimasta tra la testiera e il comodino. In quel frenetico stato di terrore e confusione, non riuscì a capire nemmeno come fare qualcosa di semplice come scendere dal letto.
«Jeff... perché ci stai facendo tutto questo?» domandò flebilmente.
«È stato Randy a iniziare, avresti dovuto capirlo, ma hai preferito ignorarlo. Liu ha avuto un labbro rotto, avresti dovuto notarlo, ma l'hai ignorato. Sono stato sparato in faccia con una pistola lanciarazzi, ma hai creduto a Randy. Perché? Solo per sentirti accettata e integrarti?» chiese jeff, con un tono basso e simile a un ringhio.
«No, tesoro, ho creduto a te, c'era solo di mezzo il lavoro di tuo padre... e ora siamo qui e... oh Dio, Jeff, per favore...» pregò sua madre.
«Raccontami delle lezioni private a casa, mamma. Dimmi di più su come non vuoi lasciare che gli altri mi vedano a causa della mia faccia. Dimmi come nessuno degli altri ragazzi vorrà essere mio amico e come nessuno dei loro genitori vorranno avvicinarsi a te. Dimmi di più su tutto questo mamma, raccontami ancora come andrà bene, con te che mi dai lezioni private a casa...»
«Jeff, per favore. Ero solo stressata. Ero preoccupata per te, tutto qui... per favore... Io... io ti voglio bene...»
«Mamma, penso che tu dovresti seguire il tuo stesso consiglio, sai, quello che hai dato a Liu questa sera. Voleva fare qualcosa di carino per riaccogliermi, e ti ricordi invece cos'hai detto tu?» domandò Jeff, spostandosi lentamente, mettendo all'angolo sua madre.
«Che cos'ho detto?» chiese lei, quasi in un sussurro.
«Torna a dormire!»
ringhiò Jeff, puntando il coltello sul petto della madre.
La pugnalò più e più volte e, facendolo, riassaporò ancora una volta quella ricetta, quel miscuglio paradisiaco. Quella rabbia, l'odio e il piacere, tutti fusi in una sola formula perfetta, e per un certo periodo, Jeff vi sprofondò, perdendocisi.
Jeff aprì la porta della stanza di suo fratello, non sorpreso nel trovare suo fratello dormire. Si era assopito con le cuffie alle orecchie, così aveva continuato a dormire malgrado tutte le urla.
A Jeff andava meglio così, sarebbe stato più facile che Liu non avesse ascoltato tutto ciò. Jeff si sedette sul letto di suo fratello e lo spinse leggermente. Ci volle un po', ma finalmente Liu aprì gli occhi e lo guardò, Jeff gli tolse gli auricolari dalle orecchie.
«Sei libero ora, Liu.» disse dolcemente.
«Jeff, cosa... di cosa stai parlando?» mormorò Liu, ancora mezzo addormentato.
«Vedrai domattina. Volevo solo farti sapere che ti voglio bene. Sei stato il mio migliore amico, ricordatelo, ok?»
«Grazie, io... ti voglio bene anch'io. Ora lascia che torni a dormire.» rispose Liu, pronto a riaddormentarsi nuovamente.
Jeff sorrise e si rialzò.
Mentre usciva dalla stanza, diede un'ultima occhiata al fratello che dormiva, prima di sparire nella notte.
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