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Nuove Amicizie

Passati diversi giorni, la tensione era ancora alta tra Jeff e i suoi genitori. Senza Liu intorno, per lui non c'era nulla da fare se non stare seduto in quella stanza a giocare ai videogiochi. Usciva fuori, ma non si avventurava troppo lontano da casa. Sapeva che se Randy e i suoi scagnozzi si fossero rifatti vivi, ci sarebbe probabilmente stata un'altra zuffa. Per un po' di giorni tutto filò abbastanza liscio e Jeff credeva di riuscire a superare questa faccenda. Tuttavia, sua madre rivoltò la situazione di domenica mattina.

Jeff si era svegliato improvvisamente a causa di un raggio di sole che gli colpiva il volto. Sentì sua madre mormorare, cosa che lei non faceva spesso. Malgrado fosse ancora mezzo addormentato, sapeva che quel mormorio fosse forzato. Lo stava provocando per svegliarlo e immaginava che l'aggiunta del raggio di sole avrebbe velocizzato le cose.

Quando notò gli occhi di Jeff aprirsi, si avvicinò al suo letto e iniziò a parlare con un tono che trasudava semplicemente falsa gioia. All'inizio Jeff rifiutò. Poteva davvero essere seria, sua madre? Si aspettava davvero che lui andasse da Randy e vi diventasse amico? Era ancora a letto quando sua madre smise l'incessante mormorio per poi dirgli di alzarsi e vestirsi. Una volta saputo il perché, Jeff le avrebbe risposto di no, che non c'era modo che accettasse.

Tuttavia, sua madre era una scaltra manipolatrice e sapeva esattamente come portare a termine il suo lavoro. Gli promise che, se fosse andato da Randy almeno per provare a stringerci amicizia, per lei, avrebbe fatto in modo che Liu ritornasse il giorno successivo. In questo modo, lo mise con le spalle al muro. Non aveva nessuna scelta, se non quella di accettare.

Poco dopo, Jeff e sua madre si stavano già dirigendo verso il viale di Randy. La madre di Randy rispose alla porta.

«Tu devi essere Jeff.» disse lei, accogliendoli. Jeff sorrise, per confermare il fatto che fosse lui.

«Salve, sono Sheila Woods, lieta di incontrarla finalmente di persona!» annunciò la madre di Jeff, superando il figlio e tendendo la mano alla madre di Randy.

«Sheila, sono così contenta di fare la tua conoscenza. Sono Bridgette Hayden. Mi è dispiaciuto davvero tanto venire a sapere che i nostri due ragazzi hanno avuto una piccola lite, l'altro giorno. Sai com'è con gli adolescenti, gli ormoni impazziscono e tutto il resto. Randy non si immischia mai in risse, ma mi ha spiegato che Jeff e suo fratello sono nuovi qui, e non hanno ancora imparato come vanno le cose a Madenville, non è così, Jeff?» Jeff non resistette nel tirare una piccola frecciatina.

«Già, le porgo le mie scuse, signora Hayden. Io e Liu non avevamo idea che per suo figlio e i suoi amici fosse una cosa normale usare le nostre bici senza chiedere alcun permesso.»

«Bridgette, ha preso questa brutta abitudine da suo padre, non sa mai quando tacere. Che ne dici se tu ed io ci andiamo a prendere un caffè, potresti raccontarmi qualche pettegolezzo su Madenville mentre i nostri ragazzi fanno conoscenza nella giusta maniera.»

«Randy è nella sua camera, Jeff, al piano di sopra, la seconda porta alla tua sinistra. Sono sicura che sentirai il rumore dei suoi videogiochi o qualcosa del genere.» disse Bridgette con voce leggermente scherzosa.

«La ringrazio, signora.» rispose Jeff, ed entrò in casa. Jeff bussò alla porta e sentì Randy rispondere "Entra".

«Ehi, così, penso che tu l'abbia saputo... i nostri genitori vogliono che facciamo un'uscita, giusto per conoscerci meglio» disse Jeff, con un po' di convinzione.

«Sì, è stata un'idea di mia madre, non le piacciono le scenate. Sinceramente, penso che si preoccupi anche troppo. Voglio dire, sono tranquillo se lo sei pure tu.» Jeff si sedette sul pavimento, vicino a Randy, e continuò con la conversazione.

«Dunque... è saltato fuori che tuo padre è il capo di mio padre, che ha dato di matto per la zuffa nel parcheggio. In realtà era preoccupato di venir licenziato o qualcosa così.»

«Mio padre è praticamente il capo di chiunque. Odio maledettamente che lo sia, credo che metà dei ragazzi della mia scuola mi parlino solo perché i loro genitori sono collegati in qualche maniera all'azienda di mio padre.»

«E perché lo odi?» domandò Jeff.

«Perché è falso, questa intera, dannata città è falsa. Lo capirai man mano, ma credimi: tutti quelli che vivono qui fingono solo di essere persone diverse. I miei genitori mi fanno fare tutta questa roba, tra trofei e altre cose, solo per vantarsene.»

Jeff sorrise. «So come ti senti. Mio padre mi ha iscritto a boxe un anno fa, perché qualche suo collega aveva un fratello che ci lavorava o robe così. Anche se poi il ragazzo ha smesso di starci e la settimana subito dopo ero già fuori.»

«Vorrei tanto che fosse così semplice.» rispose Randy.

«Odio giocare a baseball, ma mio padre sicuramente mi ci farà giocare pure l'estate prossima, e quella dopo ancora. È come se lui sapesse che lo odio, ma vuole assicurarsi che lo stupido nome della sua compagnia sua stampato sul retro della mia maglietta.»

«Randy, perché tu e i tuoi amici avete fatto casini con le nostre bici, l'altro giorno?»

«Te l'ho detto, questa città è falsa e fottutamente noiosa. Non c'è niente da fare qui. Dobbiamo sempre cercare qualcosa da fare. Voglio dire, sono così tante le volte in cui puoi andare al videonoleggio o percorrere i sentieri sterrati del bosco. Tutte le ragazze sono presuntuose, tutti i negozi chiudono presto, non c'è nessun centro commerciale e il cinema si trova dall'altra parte della città. Siamo solo annoiati, amico, immagino di doverti chiedere scusa per quello che è successo.»

«È tutto ok." rispose Jeff «Immagino di dover chiedere scusa anch'io. Le cose sono andate un po' troppo oltre.»

«Intendi la lotta?» chiese Randy. «È tutto a posto anche per quella. Quei ragazzi, Keith e Troy, mi si sono appicciati solo per via di mio padre. È come ti ho già detto, sicuramente i loro genitori li forzano a uscire con me.»

Il pomeriggio proseguì e Jeff presto dimenticò di essere stato forzato a essere lì presente. Anzi, pensava che dopotutto Randy sarebbe potuto piacergli. Certo, il loro primo incontro non si è concluso bene, ma stava scoprendo che non era poi così male, una volta levati i suoi amici di mezzo.



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