La nube
I tiepidi raggi del sole accarezzano me e i miei cinque compagni.
A fatica ci siamo fatti largo nella vegetazione, questo posto è così intricato che è davvero facile perdere la strada.
La nostra missione è trovare altre fonti di cibo per la nostra comunità, l'inverno è stato molto duro e non possiamo accontentarci di ciò che raccogliamo.
Uscito da quell'abisso verde mi accerto che tutti i miei compagni siano con me. Durante il tragitto ho temuto che potesse succedere loro qualcosa, è pieno di predatori pronti ad assalirci.
Rabbrividisco mentre ricordo quando, durante una delle mie prime spedizioni, il mio comandante fu assalito da una gigantesca bestia e smembrato davanti a me.
Io e gli altri alla fine riuscimmo ad avere ragione di quel mostro, ma ormai era troppo tardi.
Rischiamo ogni giorno la vita, ma non possiamo farci fermare dalla paura, sua maestà conta su di noi.
Con me in testa procediamo in fila a pochi passi di distanza l'uno dall'altro.
Questo territorio in cui ci avventuriamo è inesplorato, non sappiamo cosa si nasconda al suo interno.
Non dobbiamo fare niente, né attaccare, né raccogliere, solo una rapida sortita.
Grazie a un passaggio, lungo e sottile, possiamo penetrare nel territorio inesplorato.
I raggi di sole filtrano da alcuni passaggi, offrendoci una discreta illuminazione.
Vedo strutture talmente alte che non riesco a scorgerne la fine, ognuna di esse è più grande della città dove vivo, cosa potrà mai abitare qui?
Un'altra comunità? No, ne dubito, ne avrei almeno sentito parlare.
Magari non sono mai usciti? Potrebbero aver paura di noi come noi abbiamo avuto paura di questo posto.
Uno dei miei compagni si arrampica su quello che sembra un albero bianco, sale così in alto che lo perdo di vista.
Io intanto studio questa struttura, comprendo che non è un albero, la sua forma è troppo regolare, non c'è traccia di resina.
Un subordinato mi chiama: c'è cibo qui! Che meraviglia!
Blocchi irregolari dieci volte più grandi di me sparsi attorno a gruppi di queste specie di alberi, eppure non sono frutti.
Chi abbandonerebbe così tanto buon cibo?
Continuiamo a vagare, mi sto rendendo conto che non possono essere piante sconosciute, il suolo è duro, compatto, non riesco a scavarlo nemmeno con tutte le mie forze.
Camminiamo anche sotto a una gigantesca struttura, ma dobbiamo allontanarci in fretta, la polvere è tale da soffocarci. Sembra un luogo abbandonato, in perfetto contrasto con la pulizia generale che abbiamo riscontrato.
La squadra si divide ancora, decido di arrampicarmi per conto mio, voglio vederci chiaro.
Questa costruzione è diversa dalle altre, è più morbida, ma al tempo stesso è difficile scavare.
Procedo a passo sostenuto, gli appigli non mancano e sono sempre stato uno scalatore formidabile.
Arrivato in cima, posso osservare il paesaggio.
Rimango allibito: che varietà di forme e colori! Edifici di forma quadrata, altri a spirale, triangolare, e mi accorgo che quei quattro alberi sono un tutt'uno, si saldano con un'altra struttura.
Scendo in tutta fretta, chissà che avranno scoperto gli altri!
Mentre proseguo sono tormentato dalle domande, ma pian piano si fa largo un'emozione insolita.
Ho paura.
Perché?
Questi edifici sono troppo strani, quelle polveri erano segno di un luogo troppo trascurato, il cibo per terra poteva indicare abbondanza, ma adesso sono confuso.
Mi ritrovo coi miei compagni, hanno tutti notizie: uno ha trovato un piccolo laghetto, l'acqua però è schiumosa, emette un profumo gradevole, ma appena l'ha assaggiata si è dovuto ritrarre disgustato.
Sia profumato che velenoso al tempo stesso?
Un altro dei miei amici ha invece rinvenuto un immenso deposito di cibo, se riuscissimo a spostarlo avremmo da mangiare per tutta la comunità, ma è difeso da una parete difensiva.
È impossibile da vedere, ma talmente dura che nessuno riesce a scalfirla; delle fessure sono state individuate in cima, ma sono troppo strette.
Abbiamo già visto abbastanza, ho paura che scoprire qualcos'altro potrebbe farmi impazzire.
Ci prepariamo ad andarcene, ma sento il suolo tremare.
Un terremoto? Si verificano tutti i giorni dove vivo, non di rado sono accompagnati da rumori intensi, oserei dire assordanti, ben peggiori di quelli di un temporale.
Una gigantesca ombra cala su di noi, cosa sta succedendo?
Una nube si avvicina, uno dei miei amici è il suo bersaglio.
Lo vedo cadere e rotolarsi, dimena disperato gli arti, emette urla strazianti che mi fanno tremare.
Faccio per lanciarmi ad aiutarlo, ma la foschia lo ha inghiottito.
Non posso fare più niente!
Do l'ordine ai miei compagni di fuggire, corriamo con tutto il fiato che abbiamo, ma quella tempesta ci travolge.
Uno a uno crollano, protendono la testa supplicando aiuto, ma non posso fare nulla.
Mi dispiace, amici miei!
Non mi guardo indietro, sento il tanfo nauseabondo che m'insegue, devo fare in fretta.
Devo avvisare la regina, devo avvisare la comunità!
Ecco perché questo posto è deserto! Ecco perché c'è tanto cibo! Gli abitanti sono stati spazzati via dalla nube!
Dobbiamo fuggire prima che ci assalga!
Il passaggio! Eccolo, lo vedo!
Non potrà passare rapidamente e l'aria esterna aiuterà a disperderla.
In tutta fretta supero l'ostacolo, ce l'ho fatta! Sono salvo!
I raggi del sole mi avvolgono, vedo l'erba verde e fresca.
La mia gioia sparisce alla sola idea della terribile agonia a cui sono stati destinati i miei amici.
Mi faccio forza, devo avvisare tutti.
Con mio orrore il passaggio alle mie spalle si allarga, la parete stessa si è staccata, spazzata via da una forza inarrestabile.
La nube mi assale, sento il mio corpo contrarsi per il dolore, mi pare d'inghiottire fuoco, tutto in me brucia. Arranco nel tentativo di fuggire, almeno devo riferire il messaggio.
Una folata velenifera mi travolge, un liquido mi schiaccia, non riesco a respirare.
Faccio pochi passi, poi crollo, il corpo non risponde ai miei ordini.
Perdonatemi, amici miei.
Perdonatemi, vostra maestà.
Perdonatemi, miei concittadini.
Ho fallito.
Posso solo sperare che il mio corpo sia un monito per tutti: state lontani da questo posto!
Soddisfatta, una ragazza agitò la bomboletta dell'insetticida.
«Stupide formiche!»
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