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Buona notte

Il piccolo Marco si svegliò nel cuore della notte: aveva sentito degli strani rumori.

Si strofinò gli occhi e si guardò attorno, confuso.

Si girò verso la finestra temendo di scorgere un mostro intento a battere sul vetro: la teneva sempre chiusa proprio per paura che potessero entrare.

Marco deglutì e fu tentato di nascondersi sotto le coperte, ma volle farsi coraggio: aveva sentito dire dai bambini del quartiere che, a mezzanotte, da quelle parti passava uno zombie.

Scivolò giù dal letto e camminò a passi lenti e insicuri.

Era sul punto di accendere la luce quando si rese conto che così facendo avrebbe potuto attirare l'attenzione del mostro.

Si mise sulle punte dei piedi per guardare meglio, la visuale offuscata dalle tende: i lampioni illuminavano le strade, tutto era immobile, calmo e silenzioso come una foto. In cielo la luna brillava e le stelle scintillavano come tanti vivaci occhi.

Marco rimase in attesa per un minuto senza notare niente.

I rami degli alberi vicini si agitavano, ma sapeva che era colpa del vento. Li fissò a lungo, immaginando che un mostro ci si sarebbe potuto benissimo nascondere dietro.

Marco rimase in attesa per più di dieci minuti, ma non accadde nulla.

Pian piano si rilassò, il sonno tornò con prepotenza, uno sbadiglio gli uscì dalla bocca.

Si era voltato verso il letto quando un tonfo lo fece sussultare.

Il bambino impallidì: e se lo zombie fosse entrato?

Marco si nascose tremante sotto le coperte, sperò che suo padre tornasse presto. Quella sera era rimasto al lavoro, sarebbe tornato tardi.

Benché i passi fossero leggeri sentiva che qualcuno si stava avvicinando sempre più.

Il pavimento scricchiolava, il bambino tremava come una foglia.

Uno, due, tre passi, l'intruso doveva essere davanti alla porta.

Marco sporse i timidi occhi da sotto le lenzuola, un barlume di speranza si era acceso.

Provò a parlare, ma la paura lo bloccò.

Dopo aver stretto più forte le lenzuola riuscì a parlare con timidezza.

«Papà? Sei tu, papà?»

La porta si aprì emettendo un cigolio.

Benché Marco fosse abituato, in quel momento il rumore lo spaventò.

Una sagoma emerse dalle ombre, il volto indistinguibile, ma il piccolo riconobbe una cravatta.

S'illuminò: la metteva sempre suo padre per andare al lavoro, e di certo uno zombie non sarebbe uscito dalla tomba così.

«Papà!» trillò Marco alzando le piccole mani.

Il genitore portò un dito al viso, facendogli cenno di rimanere in silenzio.

Marco si tappò la bocca e sorrise: non voleva disturbare la mamma.

La figura si chinò davanti a lui e lo strinse in un abbraccio, il bambino strofinò la testa sulla sua spalla e gli diede un bacio sulla guancia.

Avvertiva il respiro del padre che si faceva sempre più frequente e intenso, il corpo rigido e caldo, le braccia strette attorno a lui.

«Tranquillo, papà! Sto bene!» sussurrò il bimbo.

Il padre sorrise, gli accarezzò la testa e gli dette un bacio sulla fronte, poi lo strinse a sé un'altra volta.

La grande mano lisciò i capelli più volte, poi scese lungo la schiena, Marco sentiva il cuore del padre che batteva sempre più veloce.

Lasciata un'ultima carezza, il padre rimboccò le coperte al figlio.

Salutatolo, Marco si accoccolò nel letto: ora era tranquillo, sapeva che, finché c'era il suo papà, nessuno mostro gli avrebbe fatto del male.

Il mattino dopo Marco si svegliò e scese giù per fare colazione.

Quando arrivò, sua madre alzò gli occhi dal giornale.

Sorridendo radiosa, gli servì la sua tazza fumante di cereali al cioccolato.

«Ciao tesoro! Dormito bene?» chiese.

Il bambino fece sì agitando la testa e si sedette per mangiare, gli occhi puntati sulla TV che trasmetteva il suo cartone preferito.

Dall'altra parte della tavola, la madre tornò a concentrarsi sul giornale.

Tra un boccone e l'altro, il bambino chiese:

«Dov'è papà?»

La madre rispose:

«Papà non è ancora tornato, ma lo farà presto. Ha dovuto lavorare davvero tanto!»

Marco spalancò gli occhi e aggrottò la fronte.

«Ma no, papà è venuto a trovarmi stanotte!»

A quelle parole la madre s'irrigidì, la bocca spalancata, gli occhi fissi davanti a sé.

«E ha d-detto qualcosa?» balbettò con voce tremante.

«No, mi ha coccolato ed è andato via!»

La donna deglutì, inspirò profondamente, si alzò, dette un bacio a suo figlio e lo abbracciò.

«Oggi stai a casa, tesoro! Anzi, ti porto dai nonni!»

Marco sorrise e lanciò un grido di gioia: sicuramente la nonna gli avrebbe preparato un bel dolce!

Afferrato il giornale, la donna guardò la pagina di apertura, l'accartocciò e gettò il tutto nella spazzatura.

Il titolo recitava:

"Ancora nessuna traccia del pedofilo".

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