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Un salto nel passato

(Harry)

LEZIONI DI MATERIALIZZAZIONE 

Se hai diciassette anni, o li compirai entro il 31 agosto, sei idoneo per un corso di dodici settimane di lezione di Materializzazione tenuto da un istruttore del Ministero della Magia. Se desideri partecipare sei pregato di apporre qui sotto la tua firma. Iscrizione: 12 galeoni.

Harry guardava entusiasta l' avviso. Prima di tornare a Hogwarts per il sesto anno, il ragazzo aveva già provato una materializzazione congiunta con Silente e la sensazione che aveva sentito non era delle migliori; tuttavia gli piaceva l' idea di poter scomparire e riapparire in un altro posto.

Si sentì picchiettare sulla spalla e si girò, sentendo un profumo di fiori.

-Ginny- la salutò, riconoscendola prima ancora di essersi girato del tutto grazie al suo indistinguibile profumo

-Ciao Harry- il ragazzo, durante la prima lezione di Pozioni di quell' anno aveva sentito nell' Amortentia, la pozione d' amore più potente al mondo, il profumo della torta alla melassa, del manico di scopa e infine quello della ragazza di fronte a lui. Fino a pochi mesi fa aveva sperato che la coppietta Ginny e Dean si sciogliesse ma era da un po' di tempo che non ci pensava più. Si era arreso? Non le piaceva più? Non lo sapeva neanche lui...

-Ho un messaggio da riferirti: il professor Silente ti comunica che tra una settimana ti dovrai presentare nel suo ufficio alle otto di sera- disse tutto d' un fiato sorridente 

-Grazie Ginny-

-Che avviso è uscito sulla bacheca?-

-Corso di materializzazione!- esclamò il ragazzo allegro 

-Wow...io dovrò aspettare ancora un anno. Spero che voi tre dopo non facciate come Fred e George che continuavano a smaterializzarsi dentro casa solo per infastidirmi- 

-Ginny non credo che lo facevano per infastidirti ma per renderti invidiosa e credo che ci siano riusciti- finì la frase lanciandole un' occhiatina 

-Non fare tanto lo sbruffone, prima dovrete riuscire a passarlo l' esame-

-Bhe io lo potrò fare solo quando compirò 17 anni quindi...- 

-Oooh, quindi tu lo dovrai fare durante l' estate?!- 

-O durante l' estate o il prossimo anno scolastico-

***

-Hai già firmato Harry?-

-Si Ron, tu?-

-Anche io-

-Come potrei convincere Silente che Draco sia un Mangiamorte?- Ron alzò gli occhi al cielo -Ron ti ho già raccontato cosa abbiamo sentito io ed Hermione alla festa di Lumacorno-

-Si, si me l' hai raccontato...va bene, ma quando pensi di dirglielo?- 

-Oh, dimenticavo, avrò un appuntamento con lui settimana prossima- 

-Ah, e dici che ti farà vedere ancora i vari ricordi di Tom Riddle?- Harry si era confidato con i suoi amici, l' estate precedente, sotto consiglio di Silente, sulla profezia che gli aveva enunciato il preside al quinto anno e sulle ore extra di lezione che avrebbe trascorso con lui, in cui i due utilizzavano il pensatoio per analizzare e scoprire maggiormente il passato di Voldemort, attraverso i pochi ricordi che possedevano

-Si, credo di si. Ma ancora non ci ho trovato una grande utilità in tutto questo; si, insomma è interessante, ma non capisco come mi aiuteranno questi ricordi a sconfiggere Voldemort alla fine- Era questo quello che gli aveva rivelato la profezia: Harry era il prescelto, la sola ed unica persona che poteva metter fine all' enorme battaglia magica, uccidendo Voldemort

***

La sala comune di Grifondoro, come tutti i lunedì durante la prima ora di lezione, era deserta e il silenzio scese tra i due amici seduti comodamente sulle poltrona a guardare il fuoco che scoppiettava nel camino; una voce ruppe il silenzio, quella di Seamus dopo che entrò sbattendo la porta della sala e procurandosi così un' acuta strillata dalla Signora Grassa.

-Mi hai deluso...pensavo che dopo sei anni io contassi qualcosa per te! Invece no, te ne stai lì a guardarmi senza dire niente...cosa pensi? Perché non parli? Pensi che io sia pazzo? Pensi che non abbia senso quel che sto dicendo? Per me ha un senso, io...io speravo che avesse un senso, che poteva esistere anche per te- si fermò e Harry e Ron sentirono Seamus prendere un profondo respiro, come per controllarsi –Invece no! Io sono STUFO, STUFO MARCIO di assecondarti, di aspettarti di...- il suo tono era triste, la voce rotta come se volesse trattenere le lacrime. I due non lo vedevano e non sapevano con chi stesse parlando.

-Seamus ti...- era Dean che iniziò a parlare con voce implorante 

-Io – lo interruppe Seamus- che ti vedo tutti i giorni gironzolare come un cagnolino intorno a...-

-Seamus! Abbassa la voce-

-Ma chi vuoi che ci senta? Non vedi che è vuota questa sala Thomas?-

-Ti prego, non iniziare a chiamarmi per cognome perché...- Harry sentiva che anche Dean stava per perdere il controllo

-Sta zitto Thomas che fai più bella figura...-

-Io non ti ho mai promesso niente, hai capito?-

-Tu menti! Ti vedo, io ti conosco tanto da capire che...- 

-Non sei mai stato mai bravo a comprendere le cose importanti, solo su queste stupidaggini ti impunti e...- 

-Stupidaggini? VA AL DIAVOLO THOMAS!- urlò Seamus

Il rumore della porta che sbatteva rimbombò ancora nella stanza e la signora grassa cominciò, come prima, a imprecare contro lo studente

Harry e Ron si guardarono con un' espressione di sgomento mista ad una di assoluta perplessità; si sentirono dei passi avvicinarsi. Molto probabilmente era Dean, pensò Harry. Strattonò Ron che non si era ancora ripreso dall' accaduto e si diressero nel loro dormitorio.

Qualunque cosa fosse successa tra Seamus e Dean a Harry dispiaceva; erano amici dal primo anno e non capiva cosa si stessero dicendo prima; era come se parlassero in codice.

Entrati nel dormitorio Ron si voltò verso Harry –Miseriaccia! Quei due si sarebbero scannati se Seamus non avesse lasciato la sala comune-

-Già...non oso immaginare come faremo stanotte a dormire se continuano a litigare. Hanno anche i letti vicini- aggiunse con una nota isterica 

-Piuttosto presto il mio a Dean-

Per la notte non fu necessario che Ron prestasse il letto a Dean; infatti, per il resto del giorno i due ex amici non si guardarono neanche e la sera si addormentarono "tranquillamente" nei rispettivi letti. Pure Neville aveva notato la tensione sorta tra i due, tanto che chiese a Harry e Ron cosa fosse successo. Come risposta ottenne un solo "hanno litigato".

***

-Harry!- esclamò una voce acuta nel suo orecchio a colazione 

-Che hai?- -Il mantello, te lo sei ancora dimenticato; Remus ti ha già detto all' inizio dell' anno di tenerlo sempre con te!- disse Hermione con il suo tono da sapientona

-Ma cosa mai mi potrebbe succedere qui? A Hogwarts?- il ragazzo vide l' occhiata di fuoco che gli rivolse Hermione e aggiunse –Va bene, da domani me lo porterò sempre dietro-

-No Harry, da adesso-

-Da adesso me lo porterò sempre dietro, contenta?-

-No...penso che tu non stia prendendo sul serio la questione Harry e...- l' ormai lungo e noioso monologo fu interrotto grazie al pancake che Harry aveva ficcato in bocca alla ragazza che quasi soffocò

-Mangia Hermione, mastica bene, molto bene prima di rincominciare a parlare a vanvera. Brava...così- intanto la riccia gli stava lanciando altre occhiate infuocate –deglutisci, brava e ora non provare minimante a pensare di rincominciare ad aggredirmi- 

-Non vado oltre dal definirti un deficiente perché ti voglio bene Harry, sappilo-

-Anche io te ne voglio Herm-

-Non è Edvige quella, Harry?- 

-Edvige?!- il ragazzo alzò lo sguardo verso i numerosi gufi e civette che stavano entrando in Sala Grande e scorse la sua, candida come la neve, con una lettera legata alla zampa che in quel momento si stava dirigendo verso il tavolo di Serpeverde. Al ragazzo comparve un sorriso spontaneo sul volto e non prestò attenzione alle parole di Hermione che il suo orecchio le percepiva come ronzii, finchè l' amica non gli sventolò la mano davanti alla suo viso.

-Harry mi ascolti? Hai mandato una lettera a qualcuno di recente?- 

-No e quella non è Edvige- mentì lui

-E io sono la tua ragazza- ribatté lei con sarcasmo 

-Lo eri- la Grifondoro alzò gli occhi al cielo 

–Ti sei fregata da sola!- rise lui

-Smettila!...dov' è?-

-Cosa?- 

-Edvige-

-Ti ho già detto che quella non è Edvige; nel mondo possono esistere mille civette delle nevi come la mia, Edvige non è l' unica- non sapeva perché continuava a mentire. Forse non voleva che l' amica sapesse che aveva incontrato ancora la piccola serpe di nome Vera e che le aveva prestato con poca convinzione Edvige; infatti non era stata la convinzione a spronarlo a prestargli la civetta, ma naturale istinto. Gli capitava spesso di agire d' istinto e di non seguire la ragione quando non aveva il controllo della situazione o non si sentiva a suo agio.

Trovò la ragazza con lo sguardo: era intenta a staccare la busta dalla zampa della sua civetta con le guance che piano piano si chiazzavano di rosso. Completato il suo intento Vera alzò gli occhi e incontrò quelli di Harry; entrambi si sorrisero ma ben presto la loro attenzione venne catturata da Edvige che planò dal tavolo di Serpeverde.

Hermione intanto aveva seguito lo sguardo dell' amico e riconobbe con sdegno la "miss-ti-arrangi-da-sola-serpe" -Quella ragazza, la Sepeverde...quella della festa ha usato la tua civetta- disse Hermione per poi guardarlo –Perché stai sorridendo?- 

-Cosa? Oh...senti ti ho già detto che non è la mia...- Edvige raggiunse in quel momento il padrone e gli mordicchiò affettuosamente il dito

-Dicevi?- 

-Ma proprio adesso dovevi venire Edvige?- mormorò rivolto alla civetta, poi sollevò lo sguardo –Gliel' ho prestata tutto qui- 

Hermione ridacchiò, quasi compiaciuta –Quando?- 

-Pochi giorni fa-

-Dov..?-

-Sabato, in guferia- il ragazzo pensò subito di specificare il giorno e il luogo dell' incontro perché sapeva che l' amica gli avrebbe continuato a porre numerose domande se fosse stato troppo vago                                                                                                                                                                                       -Interessante...- Harry si girò per guardarla negli occhi e scoppio a ridere per la sua espressione allusiva

-E...con Ginny come va?- 

-Ti sembra il momento?- 

-Non esisterà mai un momento per te per parlare di questo argomento-

-Ma non qui!- 

-Perché?- 

-Hermione, ma stamattina ti sei alzata ritardata?! Ci potrebbe sentire, no?- Alla ragazza non piacque l' aggettivo che le era stato attribuito e Harry se ne accorse –Scusa Herm...- poi le sussurrò nell' orecchio –Sta con Dean e io non ci posso fare niente- 

-Ma Harry...- 

-E' tardi Hermione, Incantesimi sta per cominciare...-

***

Arrivò il pomeriggio e Harry lo dovette trascorrere allenandosi a Quidditch; quell' anno il preside gli aveva conferito il titolo di capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro che, oltre ad una soddisfazione personale, gli garantiva l' accesso ai bagni dei prefetti, quelli meglio curati in tutto il castello e con l' aggiunta di un enorme vasca da bagno all' interno. Finito l' allenamento, seguito da una rinfrescante doccia negli spogliatoi, Harry, varcando la soglia del castello individuò un viso conosciuto che stava, al contrario di lui, uscendo all' aperto.

-Hey Potter- lo vide lei 

-Ciao Vera- 

-Oh, adesso ti ricordi il mio nome...-

-Vera Mason, so anche il tuo cognome, vedi?-

-Vuoi un applauso?- non lo pronunciò con tanta arroganza Il ragazzo sorrise e l' atmosfera si fece più leggera; lei aveva sempre sul viso quel suo sorrisino malizioso 

–Vengo in pace-

-Che fortuna- disse ironica –Senti...posso usare ancora la tua civetta? Devo tornare in guferia- 

Non le rispose subito, era sorpreso della richiesta –Si, va bene, vai ora?- 

La ragazza annuì –Ciao, io vado- 

-Ci vediamo- Vera sogghignò lo salutò con la mano, mentre usciva dal castello. Il ragazzo si promise di capire se quei sorrisi maliziosi gli sorgevano sul viso involontariamente oppure no.

***

Non passò molto tempo prima che i due si rincontrassero, infatti stava per entrare in sala Grande con Ron e la vide in lontananza insieme ad un' altra Serpeverda. Vera, dopo che si fu accorta che il prescelto la stava guardando gli lanciò un' occhiata di rimprovero e sollevò in contemporanea la mano che in quel momento era fasciata. Il ragazzo non capiva cosa gli volesse far intendere.

-Harry! Ti vuoi muovere?!- esclamò Ron

Il ragazzo aveva intenzione di seguire l' amico quando Vera lo raggiunse, gli prese il bracciò con la mano sana e lo allontanò dai numerosi studenti diretti a mangiare.

-Ron tu vai, ti raggiungo dopo...- quasi urlò per farsi sentire. Era certo che non lo seguisse grazie alla sua grande fame che aumentava sempre dopo un lungo allenamento di Quidditch; lo stesso non valse per l' altra serpe più alta di Vera con due occhi caldi, color caramello che evidenziavano i riflessi dorati dei suoi capelli color cioccolato. Era carina.

-Vera?!- la chiamò mentre la guardava come se fosse pazza 

-Tranquilla Roxie- 

–Io...io ti aspetto al tavolo- le disse poco convinta Roxie

-Ma cosa pensate che sia? Un killer spietato?- le domandò infastidito

-Smettila Potter di lamentarti; Beh, diciamo che tu non lo sei ma hai addestrato qualcun' altro per farlo diventare- così dicendo gli fece vedere la mano fasciata

-Che centro io con la tua mano fasciata?-

-La tua civetta centra! Ho provato ad attaccare la mia lettera alla zampa ma lei mi ha beccato la mano e poi con gli artigli...-

Harry non riuscì a non ridere, immaginandosi la scena

-Che hai da ridere?- sibilò furiosa

-Artigli? Le civette hanno gli artigli?- lei lo guardava ancora furiosa con occhi che sembravano all' improvviso diventati di un blu notte

-La mia cara Edvige- Harry accompagnò la frase con un gesto teatrale poi guardò il volto di Vera –Che c' è? Guarda che non esiste l' assicurazione sui danni corporali causati da gufi- Harry prese un gran respiro –Ok, mi scuso per il gesto poco gentile che le ha causato il mio animale domestico, nonché civetta, da me chiamata, quando la comprai, Edvige-

La ragazza roteo gli occhi e sorrise -Ti perdono...- 

-Mi dovevi dire solo questo?-

-No- Vera si guardò intorno e poi gli disse a bassa voce –Pochi giorni fa ho trovato una stanza, qua, nel castello e...credo che tu sappia già cosa ci sia all' interno...- 

-Perché dovrei saperlo io?-

-Mio fratello Josh mi ha raccontato che al primo anno giravano voci sul fatto che tu l' avessi già visto-

-Visto cosa?- 

-Smettila di far domande Potter. Seguimi- Percorsero il corridoio che, il ragazzo ricordò, conduceva alle cucine di Hogwarts 

-Non capisco cos-

-Ho solo bisogna di una conferma- Harry sospirò –E' lontano?- 

-Qui- Vera indicò una porta, poi sussurrò –Alohomora- 

-Se è chiusa a chiave ci sarà un perché, no?- la ragazza lo ignorò e passò attraverso la porta; Harry la seguì 

-Alohomora- ripeté e si girò verso di lui –E' qui dentro- disse soltanto

Harry varcò la soglia per primo. Trovò una piccola stanza, senza quadri, senza arredi, occupata solo da un grande specchio, alto fino al soffitto con una spessa cornice dorata e decorata, retta grazie a due zampe di leone anch' esse dorate. Una scritta era presente sulla sommità: Emarb eutel amosi vout linon ortsom

L' aveva riconosciuto appena l' aveva visto; era lo specchio delle Emarb.

All' improvviso fu catapultato indietro negli anni, il tempo ora si era assestato, la mente svuotata dal presente, ma piena del passato; sorrise amaramente ricordando i vecchi tempi, i periodi della sua vita leggeri, spensierati. Non aveva già compiuto il grande errore di lasciar sfuggire Peter Minus, Voldemort era ancora leggenda, Cedric e Sirius ancora non esistevano per lui, "salvi" nelle loro vite che conducevano. Aprì gli occhi; non si ricordò quando gli aveva chiusi e ora che aveva davanti a lui lo specchio, sentiva una voglia irrefrenabile di guardarci dentro, di rivedere la sua intera famiglia. Era stato per ben cinque anni senza utilizzarlo e ora si sentiva come se fosse stato richiamato. Ora esistevano solo lui e lo specchio. Si avvicinò al vetro ed attese.

Una lacrima gli scivolò dalla guancia quando vide comparire sua madre e suo padre sorridenti e poi gli altri parenti: zii, nonni questo il ragazzo non lo sapeva. Si avvicinò ancora di più al vetro, voleva sentirli più vicino, ma una figura glielo impedì, gli impediva di stare di nuovo con loro. Gli aveva ritrovati e ora non poteva più riaverli. In un esatto istante sentì l' udito rifunzionare, non se ne era neanche accorto di averlo perso, risentì gli odori, un profumo fruttato. Una voce.

-Potter?! Potter, mi senti?... -

Guardò la persona che gli stava oscurando la vista. Era Vera che lo scrutava con occhi preoccupati, caldi, spaventati; poggiava le sue mani sulle spalle del ragazzo, scuotendolo

Si sentì gli occhi gonfi e istintivamente fece scorrere la mano sulle proprie guance: le aveva bagnate.

Aveva pianto?

Si girò, coprendosi il viso rosso di vergogna

-Scusa, io...non so cosa mi sia successo...- dava le spalle alla ragazza e soprattutto al grande specchio. Si promise di non tornarci mai più in quella stanza

Il ragazzo prese un profondo respiro per calmarsi; non sapeva cosa fare.

Si girò per guardarla –Mi dispiace io...- le sorrise, sforzandosi –Questo è lo specchio delle Emarb, se ne volevi la conferma...ti consiglio di non tornare qui e, scusa, io non so cosa dirti- le lanciò un' occhiata –Mi dispiace di averti...- lasciò la frase in sospeso

-Io...- iniziò finalmente a parlare la ragazza con voce leggermente tremante –...cosa è successo un attimo fa?- Harry si sentiva stanco, debole e anche affamato –Te lo dirò una, se ci sarà, prossima volta...va bene?- chiese un po' titubante

Vera annuì -Ti prego, non tornarci qui- le ripetè il prescelto prima di voltarsi e allontanarsi da lei, dallo specchio...dai suoi genitori.

Buongiorno ragazze! (mi sono stufata del monotono Ehilà XD) Questo che avete letto è il settimo capitolo...Vi è piaciuto? Io personalmente ho adorato scriverlo e mi ricordo ancora i pianti che ho fatto mentre stendevo l' ultima parte...

Abbiamo scoperto che nella famosa stanza è racchiuso lo specchio delle Emarb (o Brame al contrario. Quando l' ho scoperto la mia espressione era tipo O.O)...ma per quale motivo hanno litigato Dean e Seamus? Provate ad indovinarlo nei commenti! Io vi saluto e vi aspetto Lunedì con l' ottavo capitolo che sarà diviso in due perchè troppo lungo...CIAOO♡♡

~anirbas~

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