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Capitolo 2

"Ospedale psichiatrico Casa di cura  Sant'Alessandro,Roma"

Praticamente ero finito in un manicomio,perfetto.
Mio padre mi fa segno di seguirlo oltre il grande portone,che da a un lungo corridoio buio,come quelli dei film horror.

A passo svelto lo raggiunsi,non volevo infastidirlo ancora di più facendo resistenza.Attraversato l'arco a volta dell'immensa struttura,entrai nel macabro corridoio,attraversato da più persone che passavano da una stanza all'altra.

Mio padre si avvicinò a una ragazza per chiedere dove potesse trovare il direttore della struttura.

La ragazza era abbastanza alta,aveva un corpo piuttosto formoso,sembrava che avesse più o meno la mia età,aveva dei capelli molto ricci di un castano quasi biondo che le arrivavano a metà schiena,i suoi occhi erano color nocciola e,visto che erano leggermente grandi,le davano l'aria di un cerbiatto indifeso.

Mio padre le toccò la spalla visto che era girata,lei si voltò e lui le chiese:"Scusa,dove posso trovare lo studio del direttore?"
La ragazza lo fissò per qualche secondo negli occhi,poi sul suo viso si fece strada il terrore.Iniziò a tremare come una foglia caduta dal suo sicuro ramo e poi scappò come se stesse facendo una maratona.

Mio padre si girò verso di me e io alzai le spalle,questo posto è davvero un covo di matti.
Proseguimmo per il corridoio passando davanti a diverse porte,in una delle stanze vidi un ragazzo con i capelli rossi con un tic nevoso all'occhio sinistro,che giocava con i suoi pollici e ogni tanto parlava da solo.

Salite due rampe di scale e girato un po' a vuoto, ci trovammo davanti una porta con su scritto:"Direttore:Luca Velotti".
Mio padre bussò con delicatezza e sentimmo una voce un po' buffa che disse:"Avanti"con un leggero falsetto.

Entrammo e ci accolse un signore bassino,un po' grassoccio,pelato e con dei lunghi baffi grigi.
Il direttore esclamò:
"Sedetevi prego!",
ci sedemmo e lui iniziò ad accarezzarmi i capelli,manco fossi un cane.
Ok,mi sto davvero innervosendo.

Lui iniziò a parlare:"Quindi...che cos'ha questo ragazzo?"
Mio padre,con il suo tono melodrammatico,rispose:
"Oh signor Velotti!Mio figlio è completamente pazzo!Adesso crede di essere gay!"
Il direttore rimase un po' perplesso da quella risposta decisamente insolita ,ma continuò reggere il gioco dicendo:
"Oh poveretto!Qui starà benissimo,ve lo giuro su i miei baffi!"

Lì per lì stavo per ridere a quella sua affermazione,ma ho preferito tacere visto che sono già nella merda fino al collo.
Lui continuò nella sua presentazione della struttura come se stesse parlando della basilica di San Pietro:
"In questa casa di cura è già tutto programmato.La sveglia è alle otto del mattino,si scende giù in mensa a fare colazione dove i pazienti sono divisi in ordine di età e ogni età ha un tavolo.
I pazienti hanno dai 14 ai 17 anni,lui quanti anni ha?"

Io risposi:"15 signore"

Lui mi guardò:
"Ah perfetto,me lo appunto.Quindi..dove ero rimasto?
Ah giusto!Dopo la colazione ,ci si sposta in un'aula ricreativa o all'aperto,dove un'insegnante formerà delle squadre per giocare a diversi giochi come pallavolo,calcio,pallacanestro  eccetera eccetera.
Poi c'è il pranzo.Nel pomeriggio i ragazzi sono liberi di fare ciò che vogliono,sempre con il dovuto rispetto delle regole e nei limiti della struttura.Alle 19:30 si cena e dopo i ragazzi e le ragazze con età i comune andranno in un'aula dove si siederanno in cerchio,con uno psicologo di gruppo,dove ognuno racconterà il motivo per cui sono qui e il loro...come posso dire..ehm.."disturbo".Insieme poi cercheranno di risolverlo.Mi sembra di aver detto tutto."

Mio padre strinse la mano al direttore e con un sorriso disse:
"È perfetto!Lo verremo a riprendere quando sarà ritornato sano,la saluto signor Velotti"

Si salutarono,poi mio padre mi fece un saluto accennato e andò via,tutto fiero di avermi lasciato qui.

Io e il direttore ci guardammo negli occhi....lui ha capito tutto.

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