Arrampicata lezione uno
Passata l'ora del pranzo ci avviamo verso i campi d'arrampicata, che si trovano a nord del padiglione centrale. È stata scelta essendo l'area più fitta d'alberi e con una grande cresta rocciosa. Immediatamente dopo il nostro arrivo veniamo muniti di caschetto ed imbragatura e, essendo la prima volta per ognuno di noi in questo tipo di attività, passiamo una mezz'ora buona ad imparare come metterla decentemente e in modo sicuro. Quando siamo finalmente pronti cominciamo ad andare alla parete di roccia, dove numerosi ragazzi si stavano già allenando. Non abbiamo neanche però il tempo di muoverci, che Shara, una ragazza di origine iraniana, la quale è la responsabile di questa zona, ci dice:
-Dovete andare nell'area alberi per cominciare, non è sicuro mandarvi già lì. Potreste farvi molto male, ricordate la montagna non perdona!- Nota che la guardiamo perplessi, perciò continua: -Di là dove sono quelli della squadra dei Popolari, troverete i percorsi base giusti per i principianti!- Ci accompagna quindi verso la zona che ci ha indicato, per poi lasciarci e tornare al suo lavoro.
Il terreno è molto fangoso e argilloso, quindi lo stivale di Rose si incastra. A quanto pare la giornata continua a non promettere nulla di buono. Mentre cerca di tirarlo fuori, uno schizzo colpisce in faccia una biondina, che sembra appena uscita da un parrucchiere. I suoi occhi sono di un grigio intenso, mi ricorda leggermente Annabeth di Percy Jackson come aspetto, infatti è anche abbastanza alta e magra, ma al contrario della mia adorata eroina lei emette un gridolino striminzito ed inizia ad urlare:
-Che schifo, che schifo toglietemelo!- Noi scoppiamo a ridere. Ora sembra più un oca starnazzante che una figlia di Atena, scommetto che se qualcuno le facesse un video diventerebbe subito virale sulla rete, peccato che ci abbiano tolto tutti gli apparecchi tecnologici il secondo giorno. Un'altra accanto a lei ci lancia un'occhiata disgustata con aria di sfida, questo non promette nulla di buono. Al contrario dell'amica è bruna con gli occhi verde smeraldo, il suo sguardo è severo e altezzoso, come se non avesse mai conosciuto la dolcezza. Dalle sue labbra escono parole dal sapore velenoso e tagliente:
-Mi spiegate cosa avete da ridere?
-Scusa forse siamo stati un po' scortesi hai ragione.- Le rispondo in fretta, per evitare altri dissapori.
-Ti sbagli voi non siete stati scortesi siete stati dei cafoni, che si vestono anche come dei poveracci!
-Come scusa, ripeti se hai coraggio!
-Con piacere ragazzina!- Provo immediatamente un istinto omicida nei suoi confronti. Odio quando mi chiamano ragazzina, non lo posso sopportare!
-Non mi chiamare mai più in quel modo!- Le lancio un'occhiataccia, non permetto a nessuno di rivolgersi in questo modo a me.
-Che paura. Comunque, secondo me, vi hanno dato proprio il nome giusto, infatti siete proprio dei disagiati, si vede già dal vostro aspetto da contadinelli!- Rafael serra i pugni e sono sicura che se non fosse una ragazza l'avrebbe già colpita. Nel loro gruppo però ci sono anche tre ragazzi molto alti, ma allo stesso tempo non molto robusti. Avranno all'incirca sedici o diciassette anni. Due di loro hanno i capelli nero pece, mentre l'altro li ha biondo oro, un'altra cosa che li accomuna tutti e tre è l'iride degli occhi che hanno blu come il mare in tempesta. Il biondino si avvicina alla nostra "amica" brunetta che dice:
-Ad ogni modo lasciate che vi presenti la mia squadra, io sono Ayla e vengo dall'Inghilterra, lui invece è Oscar e viene dalla Francia.- Ci fa un gesto con la mano per far capire che ora si sta riferendo alla falsa Annabeth.
-Lei è Anasteshia ed è russa, i gemelli invece si chiamano Martin e Diego e sono gli argentini del nostro gruppo.- Dopo di che ci nomina tutti gli altri membri della squadra, ma almeno per il momento ve li risparmio, non penso che vi interessino per il momento. A questo punto decido con molta impulsività, cosa che mi contraddistingue, di presentarci a nostra volta.
-Io sono Bianca e vengo dall'Italia, lui è Rafael ed è americano.- Presento, cercando di essere il più rapida possibile, il resto della squadra, per farvi degli esempi: Viola è olandese, Arwen invece viene dal Canada. Senza neanche avere il tempo di battere ciglio siamo riusciti a farci una nemica, o forse un intera squadra di avversari, a quanto pare la vita al campo sarà più movimentata dal previsto.
Alla fine della conversazione finalmente cominciamo la nostra prima lezione. Appena salgo al primo percorso non ho problemi, perché in fondo so che siamo protetti dalle imbragature. Il vero problema però si presenta al percorso rosso, quando, mentre sono sulla rete verticale, uno dei moschettoni rimane impigliato. Sento il panico crescere sempre di più, non so cosa fare. Sto quasi per rimanere ferma a mezz'aria e tutto inizia a girare. Finché, d'un tratto, sento una mano smuovere il blocco, mi giro e vedo una persona che non conosco: i capelli, che spuntano dall'elmetto protettivo, sono di una sfumatura bruna, mente le iridi dei suoi occhi sono chiarissime. La pelle è abbronzata, ma non troppo. È abbastanza alto, credo all'incirca poco meno di un metro e ottanta, ed ha un fisico degno di un dio. Appena riesce a sbrogliarmi, finisco il percorso con l'ultima carrucola e scendo. Quando arriviamo a terra, ci togliamo entrambi il caschetto e mi avvicino per ringraziarlo:
-Grazie per avermi aiuta. Io sono Bianca e, come penso tu abbia intuito dalla maglietta, faccio parte della squadra dei Disagiati.- Lui sorridendo mi risponde:
-Io invece sono Filippo e attualmente non faccio parte di nessun gruppo, infatti non mi hanno ancora assegnato.
-Ok ...- Prima che possa dire altro arriva Raffael, affannato per la corsa, che mi chiede:
-Stai bene? Ho visto che hai avuto dei problemi sul percorso!
-Tranquillo tutto bene!- Poi guarda l'altro negli occhi e, tornandosi a rivolgere a me, continua:
-Torniamo dagli altri ci staranno aspettando e saranno di certo preoccupatissimi, hanno visto anche loro l'accaduto.
-Va bene.- Prima di seguire il mio amico, però, mi giro nuovamente verso il mio soccorritore e lo saluto dicendo:
-Mi ha fatto molto piacere incontrarti, spero di rivederti.
-Senz'altro!- A questo punto vengo trascinata via dell'altro, molto impaziente di andarsene. Sinceramente aver incontrato Filippo mi lascia una stana sensazione, qualcosa mi dice che avremo ancora a che fare con lui.
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