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3. Posto sbagliato, momento di merda


🍭Canzoni per il capitolo🍭
Again (feat XXXTENTACION)
Mess it up
Radioactive

Buona lettura🫡💛

Asa

Posto sbagliato, momento di merda.

Il riassunto della mia misera vita.

Non so se mi confonde di più la presenza di Amir come il nuovo studente prodigio o lo stato psicofisico di Rayan ai limiti dell'esplosione tipo bomba ad orologeria. Serra la mascella, i pugni stretti e le nocche sbiancate.

"Signorino Rey, la prego... il direttore vuole darle il benvenuto di persona" la segretaria del direttore sfoggia un sorriso a quarantadue denti. Alla sua vista, i mormorii si innalzano ancor di più. Mi acciglio. Da quando il direttore manda la sua segretaria a prendere uno studente?

"Addirittura il benvenuto privato del direttore"

"I suoi genitori chi sono?'"

"Dev'essere uno forte"

Amir fa scivolare la lingua sul labbro inferiore, quasi compiaciuto dall'alone di curiosità che la sua sola presenza scatena. "La seguo" annuisce con quel sorriso compiaciuto. Ipocrita. Le guance della segretaria si tingono di rosso, mentre lo scorta verso il piano superiore.

Non appena svoltano l'angolo, il chiacchiericcio aumenta e lo leggo negli sguardi di ogni studente quello scintillo di preoccupazione misto a devozione. 'Ruberà il posto in classifica?' 'Di quando scenderemo se è davvero così bravo?' 'Dovremo farcelo amico?'

Ognuno di loro muore dalla voglia di sapere chi è il nuovo asso del direttore, come danneggerà le loro posizione e cosa potrebbero fare per sfruttarlo.

Ruoto il capo e il punto in cui prima c'era Garret ora è vuoto. Sospiro. Perché cazzo si è iscritto qui? Mi prende per il culo? È questo il motivo per cui è tornato? Perseguitarmi?

"Mio dio, quello si che è manzo di prima categoria".

Rabbrividisco. "Cleo, non è il momento credimi" stringo i libri in mano, per poco non li ho fatti cadere quando ho visto quell'energumeno di Amir apparirmi davanti. Cammino verso l'aula di algebra, ma non riesco a schiodarmi dalla mente la rabbia di Rayan e l'odio velato di Amir.

Come si conoscono quei due?

"Cosa pensi che sia la sua famiglia? Petrolieri? Mercato di diamanti?"

Alzo gli occhi al cielo. Se Cleo si fissa su una cosa non la smuove nessuno, soprattutto se la cosa riguarda un ragazzo muscoloso attraente e misterioso. "È questo il massimo che la tua fantasia malata riesce a raggiungere?"

Ma non è l'unica a formulare ipotesi o teorie. Entriamo in aula e prendiamo i posti a sedere in seconda fila, la notizia ha fatto il giro così rapidamente che mi sembra di stare in un campo di gossip.

"Quel filo di barba che ha sul mento è sexy! Finalmente qualcosa di diverso per i nostri occhi".

"Già, quelle mani poi... mi vengono in mente così tanti giochi".

Respingo un conato di vomito e mi porto le mani alle orecchie. "Dio mio, che schifo sto ascoltando" sussurro. Questo dev'essere un incubo, chiudo gli occhi e inspiro. Ora mi sveglierò e nulla sarà reale.

Qualcosa mi sfiora il gomito, alzo la testa e apro gli occhi. "Forse Onlyfans? Perché con quel corpo..."

Il disgusto che provo in questo momento mi fa venire voglia di rimettere la colazione. "Per carità Cleo, che schifo".

Ma lei è tutto tranne che schifata. Si rigira una ciocca di capelli rosa tra le dita, accavalla le gambe e avvampa a chissà quale pensiero perverso su di lui. Un brivido mi percorre la schiena, sono finita in un manicomio.

E vorrei poter distrarmi con qualcos'altro ma Amir è sulla lingua di ogni studente, maschio o femmina che sia. Un fascino seducente che marchia e inganna chiunque lo circondi.

Il professore entra in aula, i mormorii si interrompono e io posso finalmente prendere un sospiro di sollievo. Non sono mai stata così felice di vedere Mr Bennet come oggi. Apro il libro e comincio a prendere appunti. La lezione scorre senza alcun accenno ad Amir e per quell'ora sono anche riuscita ad accantonare il pensiero, ma al termine del corso la situazione diventa peggio di prima.

"Parteciperà ai corsi del team privato. Lo hanno inserito, guardate il gruppo!" dal fondo dell'aula la voce di Robert sovrasta le altre. Cleo smanetta con il telefono e tutti i presenti si fruttano a controllare le sue parole. Il team privato? Impossibile. Sbircio con la coda dell'occhio e lo stomaco mi si chiude in una morsa quando leggo il suo nome.

"Non era accessibile solo all'1% degli studenti questo coso?" sibilo a denti stretti. Da quel che so è strettamente riservato ai figli di coloro che occuperanno posizioni rilevanti a livello mondiale. Perché cazzo è iscritto nella loro lista?

"Abbiamo un altro pezzo grosso, Asa. Qualcosa mi dice che quest'anno sarà dura mantenere le stesse posizioni in classifica" sospira Cleo. "Puoi dire addio alla tua seconda posizione e io alla mia decima."

Stringo la penna tra le dita, i pensieri scorrono rapidi nella mia mente mentre picchietto il piede in preda alla confusione. Cazzo, cazzo, cazzo. Mi alzo in piedi, raccolgo le mie cose ed esco dall'aula. Le pre valutazioni sono tra meno di una settimana e lui non era nei piani. Come non era nei piani che qualche studente prodigio venisse ammesso a fine primo semestre.

"Wang!"

Mi fermo, il professor Gilbert solleva il braccio fermo sull'orlo dell'aula del consiglio. Sarà per il progetto con Rayan? Accelero il passo e mi avvicino, stringe tra le mani una pila di fogli e con un dito abbassa gli occhiali sul naso.

"Il suo compagno Garret dov'è?"

Batto le palpebre. Nei miei jeans? "Non lo so, non l'ho visto. Come mai?"

"Ho bisogno di entrambi nel mio ufficio, lo vada a prendere. Ho un comunicato da farvi scelto dal consiglio studentesco".

Mi acciglio. Oggi sono successe già abbastanza cose strane, ci manca soltanto il comunicato privato per me e lo studente modello. "Con tutto il rispetto, non sono la guardia del corpo di Garret. Se mi dice la mia parte poi quando..."

"Ho detto che ho bisogno di entrambi, signorina Wang" il tono di chi non ammette obiezioni. Chiude la porta e io rimango imbambolata come una cretina con la bocca aperta.

"Lo vada a prendere? - scimmiotto a bassa voce, giro i tacchi e proseguo lungo il corridoio con il sangue che scorre impetuoso nelle vene - Cosa sono? Un gps che localizza il sedere di Garret quando si disperde?"

Mi fermo vicino a un gruppetto di ragazzi agli armadietti, tiro le labbra nel sorriso più falso del decennio e mi avvicino. "Scusate, per caso qualcuno di voi ha visto Rayan?"

Indossano tutti le felpe del gruppo di nuoto e da quel che ricordo anche Garret lo frequenta, ci sono buone possibilità che qualcuno di questi giganti oltre a guardarmi il sedere sappia anche dirmi dove lo posso trovare.

"La borsa di studio ci rivolge parola, quale buon giorno" quello con gli orecchini solleva l'angolo delle labbra e mi fissa da capo a piedi in una maniera a dir poco riluttante. "Ha saltato gli allenamenti, non sembrava stare tanto bene".

Alzo gli occhi al cielo. Sarà andato via? Sospiro. "Vorrei dire che ti ringrazio ma mi hai guardato il seno per tutto il tempo e i miei occhi sono un po' più sopra, sai? Non è stato un piacere e spero di non ripeterlo".

Non mi fermo per vedere qual è la loro reazione, ma so per certo che quello che ha parlato mi ha fissato il culo mentre mi allontanavo. Una giornata di merda. Svolto l'angolo e mi avvicino alla porta antincendio, le rampe di quelle scale sono il rifugio dove passo il tempo tra un corso e un altro. Nessuno le usa e il silenzio vige sovrano.

Potrò svuotare la mente, ripassare per le lezioni e capire qualcosa della presenza di quello stronzo nel college.

Spingo con le braccia la maniglia, ma una strana resistenza mi respinge indietro. Ma cosa...

Ritento, questa volta con più forza di prima, la apro di poco e sguscio dentro. Rabbrividisco all'istante.

"Rayan?" sussurro.

Rannicchiato contro la porta, una mano si stringe il petto all'altezza del cuore mentre l'alta tiene chiusa la porta. Lo zaino rovesciato ai suoi piedi, libri e penne sparpagliati a terra. Mi chino su di lui, il volto talmente sbiancato da sembrare prosciugato da qualsiasi goccia di sangue.

L'infermeria è al piano di sopra, mi basterà salire le scale e chiedere aiuto. "Chiamo l'infermiera, non hai una bella cera".

"NO!" ansima. E cosa dovrei fare? Con estrema fatica solleva lo sguardo nel mio, gli occhi iniettati di sangue e le vene del collo gonfie, non è il solito Garret dall'aspetto impeccabile. Ora è prosciugato, a corto d'ossigeno, ansimante e percosso dai brividi.

Un lampo mi attraversa la mente. "Ti sei fatto di qualche sostanza? Tranquillo, l'infermiera ha chiuso occhio più volte da quel che so".

Non risponde, le narici dilatate e il petto che si alza e si abbassa a una rapidità impressionante. Okay, forse non si è drogato. Gli sfioro la fronte e sussulta al contatto con la mia pelle, si ritrae subito. Scotta da far paura, come cazzo è venuto a lezione con questa temperatura?

"Hai la febbre, Garret. Vado a chiamare aiuto, non puoi rimanere qui" mi alzo ma qualcosa mi artiglia la gamba. Abbasso lo sguardo e le sue dita mi stringono attorno la caviglia. "Sei in fase di delirio?"

"Nessuno mi deve vedere... così. Aiutami a.. sce... scendere" ansima, il respiro gli fugge via dai polmoni.

"A scendere dove, Justin Bieber? Sei ridotto a uno straccio, cazzo e io che volevo solo studiare" mi chino, raccolgo le sue cose e le butto nello zaino. Lo infilo su una spalla e con il braccio libero lo trascino su di me. Il suo braccio attorno al mio collo, si aiuta tenendosi per il muro e barcollando ci alziamo su. "Mi dovrai metà della tua eredità per questa cosa" sibilo.

Lo trascino giù, gradino per gradino, e la sua mano stringe salda il mio fianco. Ansima sempre di più e la sua mano scivola via da me, lo agguanto con più forza. Il suo petto si scontra con il mio, lo tengo saldo mentre abbasso lo sguardo e penso. Cazzo, siamo solo all'inizio di queste rampe maledette. Di questo passo non riuscirò a portarlo giù senza ribaltarlo e diventare un'assassina.

"Non voglio ucciderti, quindi per favore... collabora e non lasciarti andare" lo supplico con il cuore in gola. L'attività fisica non è il mio forte e reggere il corpo di Garret rischiando di poterlo uccidere se mollo la presa non è tra le mie aspirazioni future.

Non ho nemmeno i soldi per prendere un avvocato.

"Scusami" bofonchia, e potrebbe farmi tenerezza se non fosse per il fatto che la sua mano ora è sotto il mio seno e stringe la presa a tal punto da farmi mancare il fiato. Okay, è sveglio. Scendiamo piano piano, lui appoggia un braccio al muro e storce le labbra come se qualcuno lo stesse accoltellando.

Un ultimo gradino e tiro un sospiro di sollievo. Con il gomito spingo la manopola e apro la porta che sfocia nel retro della scuola, appoggio Garret contro il muro e lo blocco con il mio corpo prima che svenga a terra.

"E ora? Perché questa posizione è parecchio fraintendibile, tesoro" sussurro a denti stretti, se qualche studente girasse l'angolo per fumarsi una sigaretta saremmo entrambi sulla copertina della rivista di domani.

Ingoia un groppo di saliva, batte le palpebre e abbassa lo sguardo su di me. "Il telefono..." biascica. "È nelle tasche dietro" ansima. "Chiama l'autista..." chiude gli occhi e un peso mi schiaccia il petto. Non può svenire ancora.

Tasche dietro ha detto...

Con una mano libera allungo il braccio verso il sedere d'oro di Garret e infilo le dita nelle tasche. Non ci posso credere, cosa sono finita a fare. Prendo il telefono, uso il suo pollice per sbloccarlo e mi appare subito il numero già composto sulla schermata. Sarà questo?

Chiamo, non c'è tempo per fermarsi e riflettere sulla sua rubrica. Un paio di squilli e subito una risposta. Tiro un sospiro di sollievo, per mia fortuna è l'autista. "Si, siamo nel retro... lui è ... non sta bene" spiego, non so nemmeno io cosa ha.

Arriva in meno che non si dica, inchioda e, come se questa situazione fosse la norma, scende e mi aiuta a caricarlo in auto. È così che funziona qui?

Non mi deve interessare. Sospiro, gli allaccio la cintura e il suo capo ciondola su di me. "Oggi ci siamo toccati abbastanza Garret" sibilo, con la pazienza al limite dell'esaurimento. Il mio compito di salvataggio si conclude qui. Inserisco l'estremità della cintura nella sua fessura, mi ritraggo ma qualcosa mi tiene ferma per il braccio. Cosa c'è questa volta? Mi volto: la mano di Rayan mi spinge verso di lui.

"Temo che dovrà venire con noi".

"Oh no, io ho lezione e devo ripassare..." mi sforzo di sorridere ma il nervosismo traspare lo stesso. Prendo la mano di Garret e la spingo via dal braccio, ma lo sguardo dell'autista mi raggela all'istante.

"Non posso lasciarla, il signorino desidera averla con sé."

"E come lo sai? È mezzo svenuto" quasi gli rido in faccia, ma l'occhiata che mi scocca mi fa ricomporre immediatamente.

Batto le palpebre, ingoio un groppo di saliva e faccio il giro dell'auto. Salgo nel posto accanto a Garret e solo dopo che ho chiuso la portiera, l'autista smette di fissarmi dallo specchietto come fossi un pericolo sociale. I ricchi non chiedono il permesso o il consenso o l'opinione... loro esistono e tu ti devi adeguare. Fine.

L'auto esce dal cancello del college, svolta a sinistra e prende un dosso. Garret ciondola su di me come un peso morto.

"Gli tenga la testa, per favore".

"Ma certo" sibilo, cos'altro posso fare? Leccargli le scarpe?

Mi avvicino, taglio la distanza tra noi e lo sorreggo con quel poco di volontà che mi rimane. Sussulto e per poco non lo spiaccico contro il finestrino, sposta il viso sull'incavo del mio collo e i brividi mi salgono su tutto il corpo.

Non picchiarlo.

Non picchiarlo.

Non picchiarlo.

Stringo i denti e inspiro a fondo. Maledetto giorno di merda, prima Amir piomba a scuola, poi quello schifoso del team di nuoto, poi il professor Gilbert che mi usa come gps e ora questo. Una sfigata perseguita da sfighe sempre più grandi. Ansima sul mio collo, il fiato caldo e le sue labbra si poggiano sulla pelle nuda.

Strabuzzo gli occhi. "Giuro che ti uccido appena rinsavisci. Lo giuro, ti cerco e ti uccido" sussurro, di modo che l'autista ninja non ci senti.

Come cazzo ci sono finita in questa situazione? Bloccata dal corpo mezzo morente di Rayan Garret con l'autista che sembra un agente sotto copertura pronto a farmi fuori in ogni momento. Sospiro, probabilmente il sogno di ogni studentessa dell'Upper High College. Per mia fortuna il tragitto scorre rapidamente, a parte qualche dosso che mi fa sobbalzare, in un quarto d'ora siamo nell'ingresso di una villa grande il doppio del college.

Cos'altro aspettarsi da un miliardario?

L'autista apre la portiera, lo sorregge da un braccio e io lo spingo dall'altro. Fine di questo strazio. Un gruppo di domestici lo circonda subito, mi faccio da parte e la sua mano calda scivola via dalla mia schiena.

Intercetto qualche parola, ma parlano a bassa voce e non riesco a cogliere tutto.

"Un'altra... crisi di panico..."

"Il medico... nella sua camera"

Varcano la soglia e il mio dovere termina qui. Almeno, questo speravo.

Incrocio lo sguardo di un uomo con un completo grigio e con i capelli tirati indietro con il gel, senza nessuna ciocca fuori posto. Avanza verso di me, l'orologio argentato nel taschino sul petto riflette sotto i raggi del sole.

"Sono il maggiordomo della famiglia Garret, si accomodi pure" allunga il braccio verso la villa.

Scuoto il capo. "Oh, no... io sono solo... nessuno. Ho lezione, dovrei tornare..."

Solleva le labbra in un sorriso cordiale. "Insisto, la prego".

Ma cos'hanno i ricchi che non funziona? Ruoto il capo e l'autista è fermo dietro di me, le braccia incrociate al petto e l'aria di chi potrebbe schiacciarmi a forza se non entro. Mi stanno rapendo?

"Ho davvero lezione di etica e non posso perderla-"

Mi interrompe. "Le forniremo il necessario. Mi segua".

Eh? Quale necessario?

Confusa e con una punta di curiosità, lo seguo e mi addentro nella villa lussuosa di Rayan Garret, dove persino calpestare il pavimento sembra un reato contro l'uomo. Le piastrelle grigie luccicano come nuove, mentre un aroma di limone e muschio mi solletica le narici.

Questo è un hotel a cinque stelle, non una casa.

Svolto l'angolo e per poco non ribalto il diffusore sul mobile, lo agguanto con la mano prima che qualcuno lo possa notare. Menomale, non sono pronta a sborsane un rene per un diffusore.

"Si accomodi".

Il divano bianco si estende in orizzontale con la TV in plasma che ricopre più della metà muro. Mi siedo e affondo nella morbidezza di questa meraviglia. Potrei addormentarmi qui e non svegliarmi più. Appoggio la borsa accanto a me, solo ora mi rendo conto di avere addosso anche lo zaino di Garret.

"Questo è suo" lo porgo. "L'ho preso quando era... a terra...".

Lo afferra. "La ringraziamo per averlo assistito e aiutato"

Una domestica mi porge un fascicolo, mentre un'altra appoggia un computer e una chiavetta nel tavolino di fronte a me.

"Qua può trovare la lezione riassunta con i concetti che saranno presenti nell'esame di pre valutazione e nella chiavetta la lezione dell'anno scorso registrata. Le faccio portare qualcosa da bere?"

Schiudo le labbra, la mascella cade a terra e a stento riesco a contenere il mio entusiasmo. Apro il fascicolo, scorro pagina dopo pagina con il cuore che galoppa nel petto. Non ci posso credere. Gli argomenti della lezione di oggi, evidenziati e raggruppati in schemi concettuali, con una lista di domande ipotetiche d'esame a fine fascicolo.

"Questo è... sufficiente" balbetto.

Ecco svelato come fa a classificarsi sempre al primo posto pur non partecipando a tutte le lezioni in programma. Con degli schemi dl genere io non metterei proprio piede in aula. Mi lasciano sola e non perdo tempo a ricopiare ogni concetto sul mio quaderno, non so per quanto mi lasceranno con queste cose tra le mani ma è meglio cogliere al volo l'occasione.

Rayan Garret, perdi i sensi quando vuoi e io sarò pronta a raccattarti da terra se questa è la ricompensa.

Non ho la minima idea di quanto tempo passi, una domestica mi interrompe soltanto per porgermi un vassoio con del caffè e alcuni biscotti. Il silenzio torna a riempire la casa e io procedo con l'analisi della chiavetta usb.

"Mi spiace disturbarla, ma dovrebbe firmare questo documento" la voce del maggiordomo mi fa sollevare il capo dal computer.

Allunga sul tavolo un documento, leggo le prime parole a bassa voce e torno a guardarlo.

"Un contratto di riservatezza?"

Annuisce. "Lo stato di salute del signorino Garret non deve uscire da queste mura, come sa... la situazione diventerebbe complicata se si sapesse delle sue crisi di panico."

Crisi di panico, ecco cos'era... quante volte gli capita?

"Beh, io non ho comunque nessuno a cui dire queste..." mordo l'interno della guancia, dubito che mi lasceranno o che mi crederanno se non firmo. Stringo la penna e siglo il mio nome in basso a destra.

Prende il contratto e sorride. "La ringraziamo per la comprensione, il signorino Garret la raggiungerà tra pochi minuti. Si sta vestendo".

Si volta e scompare verso una scalinata che porta al piano di sopra. Sospiro, i ricchi hanno davvero più problemi di quelli che credevo. Torno a smanettare sul computer, voglio sfruttare ogni minuto prima di andar via.

Contratti di riservatezza, crisi di panico rannicchiato nelle scale antincendio, autisti che sembrano soldati dell'esercito pronti a rianimarlo...

La sua vita forse è peggio della mia, ma almeno lui ha questo divano che è grande quanto il mio materasso e lezioni riassunte passate sottobanco dal maggiordomo.

Mi gratto la nuca con la penna. "Forse avrei dovuto chiedere il divano in cambio" sussurro, scorro con l'indice i file della chiavetta ma una voce mi fa sobbalzare.

"In cambio di cosa?"

Rayan Garret in piedi alla mia destra con le mani nelle tasche dei pantaloni e l'aspetto di chi è appena tornato da una maratona. I capelli bagnati, le borse sotto gli occhi e le guance scavate all'interno.

Solleva un sopracciglio e sospira. "In cambio di cosa?" ripete, quasi scocciato.

Alzo le mani. "Prego, non c'è di che... sai ti ho solo raccolto da terra e salvato la reputazione da-".

"Quello..." abbassa lo sguardo. "È stato solo un incidente, non lo dirai a nessuno?"

"Non posso dirlo a nessuno" lo correggo, ma ho l'impressione che non sa di cosa sto parlando. Batte le palpebre e si acciglia. Mi alzo in piedi e raccolgo le mie cose nella borsa. "Ho firmato qualcosa sulla riservatezza, quindi stai tranquillo. Non dirò nulla a nessuno, non che io abbia capito qualcosa comunque".

Si porta una mano sulla fronte. "Il contratto di riservatezza".

"Si, quello. Non sembri molto estasiato all'idea..." Stringo la borsa sulla spalla. "Cerca di svenire di più in mia presenza, quei riassunti fanno comodo".

Nonostante io sia al cento per cento seria, intravedo l'ombra di un sorriso illuminargli il volto. Ed è così strano vedere Rayan sorridere sincero che devo strizzare le palpebre per accertarmi che sia reale.

Il mondo sta finendo.

Si schiarisce la voce. "Ti scorteranno a casa."

"Oh no, ho la bici" un lampo mi attraversa la mente. "Non è vero, la mia bici è a scuola" sospiro, cazzo sono a piedi. "Vado con i mezzi-"

"Non te lo stavo chiedendo" rettifica. "È colpa mia se sei qui e oggi ti ho... disturbata abbastanza, un passaggio è il minimo" il tono si addolcisce e quasi quasi mi fa anche tenerezza.

Sto per ribattere ma il maggiordomo piomba in sala con il volto contratto e le labbra serrate in una linea rigida. "Signorino, suo fratello è per strada. Sarà qui a breve".

Rayan s'irrigidisce, serra la mascella e il suo sguardo saetta sul mio. "Maggiordomo, l'accompagni in macchina e dica all'autista di portarla a casa."

Eccolo tornato con il tono di sempre. Non faccio in tempo a rispondere che mi dà le spalle, sale le scale e il maggiordomo mi copre la visuale piombando davanti a me.

"Da questa parte" sorride, lo seguo e seppur sia attento a sorridere sempre, qualcosa nel suo sguardo non mi convince. "Ci scusi per la fretta, ma sono affari di famiglia" aggiunge, aprendo la porta. Annuisco, ma so per certo che c'è qualcosa di tetro di cui nessuno fa parola e che vive tra le mura di una villa incorniciata da un agio immenso.

*

"Dove sei stata? Ti abbiamo chiamato, ma non rispondevi".

Tolgo le scarpe e infilo le pantofole, cammino verso la cucina e il cuore perde un battito alla vista di Amir seduto a tavola mentre colora dei disegni assieme a Mew.

"Hai scambiato questa casa per un hotel, Amir?" E vorrei aggiungere 'Cosa tra cazzo ci fai nel mio college?'

"Asa!" Il rimprovero di mamma non tarda ad arrivare, mi fulmina con un'occhiataccia dai fornelli. "Se fossi puntuale, lo sapresti. Si è fermato a cenare, cosa che tu non hai fatto perché chissà dove sei finita".

Cazzo, mi ero dimenticata che ieri lo avevano invitato per cena.

Mi osserva con quel sorrisetto divertito che mi da sui nervi, solleva la mano e mima un 'ciao'.

Alzo gli occhi al cielo. "La lezione è finita tardi" mento. "Vado a cambiarmi". Sento la nuca bruciare e so che mi sta fissando mentre salgo le scale, accelero il passo.

Entro in stanza, chiudo la porta alle mie spalle e prendo un profondo respiro. Questa giornata è stata surreale, dall'inizio alla fine. Tolgo lo zaino dalla spalla e lo butto sul letto.

Il rumore della maniglia mi fa scattare. "Mi sto cambiando!" urlo, ma alla persona che mi ritrovo davanti non importa nulla.

"Ancora meglio".

Chiude la porta alle sue spalle e, come se ogni centimetro della stanza gli appartenesse, si sdraia sul letto.

"Amir, quello è il mio letto e questa è la mia stanza".

Sposta una mano dietro al collo. "Cazzo, gli studenti dell'Upper High hanno il tuo stesso livello di ragionamento o sono più scaltri?"

Mordo il labbro inferiore, esplodo in una rista nervosa che non lo smuove nemmeno un po'.

"Che ci fai tu all'Upper High? Tornare ad abitare qui non era sufficiente?"

Storce le labbra. "Nahh, volevo qualcosa di più piccante. Ma toglimi una curiosità, come mai non cambi college?"

Mi acciglio. Fa sul serio? "Cambialo tu, sei tu quello piombato qui all'ultimo. Non io."

Arriccia il naso. "Quanto siamo possessivi. Lo dicevo per te, Minnie" si mette seduto. "Non sarò gentile."

C'è qualcosa di più profondo dietro alle sue parole, un ammonimento velato da battute ironiche e sorrisi arroganti.

"E quando mai lo sei stato? Amir parla chiaro e non girarci attorno".

Si alza in piedi, punta lo sguardo nel mio ed è così bravo a celare quello che pensa che l'unica cosa che puoi vedere è quello che lui vuole mostrare.

"Paghi le rette mantenendo la seconda posizione nelle valutazioni, se solo scendessi di un punto dovresti pagare le rette che ammontano sui 20 mila dollari al mese. Una cifra che chiaramente non possiedi."

Ingoio un groppo di saliva. Chi gliel'ha date le mie informazioni?

Maledetta mamma, non sa stare zitta.

"Me lo stai dicendo per quale motivo?" sostengo il suo sguardo, ma dentro di me so già la risposta. Ed è la causa delle preoccupazioni di tutti gli studenti iscritti all'Upper.

"Non sono venuto qui per esserti amico, cerca un altro college".

Un nodo mi stringe la gola, incrocio le bracca al petto e tiro le labbra all'insù. "Mi sottovaluti, Amir. Sono una pazza quando si tratta di voti. Vediamo dove arrivi".

Ma la mia sicurezza è un teatro instabile e dalle fondamenta di legno, Amir è acciaio puro che non si piega nemmeno al fuoco. Non c'è il minimo cenno di incertezza nel suo sguardo, annuisce e mi sorpassa con una spallata.

"Ti ho avvisata" sussurra prima di chiudere la porta.

*

Addento un pezzo di carne insipida della mensa e mastico mandando giù. Scuola di lusso ma la cucina di ogni college sembra fatta con lo stampino. Sistemo l'auricolare e alzo il volume sul telefono, mangiare e riascoltare la lezione di anatomia mi permette di non sprecare tempo.

"Cazzo, se sei malata" una smorfia di disgusto attraversa il volto di Cleo mentre mi fissa allucinata. "Guarda che puoi anche mangiare senza studiare".

La sua voce è così fastidiosamente acuta che anche se il volume del telefono è al massimo lei lo sovrasta. Le scocco un'occhiata di fuoco, scuote il capo e torna a mangiare dal suo vassoio.

Le cuffie mi salvano anche dai gossip, in questi giorni sono raddoppiati da quando Amir ha deciso di voler dominare questo college. Cosa avrà di così speciale da ammaliare chiunque?

"Non ci posso credere!"

"Non mi interessa" bisbiglio. Dopo la velata minaccia di ieri sera di Amir, non posso stare indietro. Devo riprendere tutto ciò che ho perso, devo stare al passo e non abbassare la guardia.

Mi toglie una cuffia dall'orecchio. La fulmino con lo sguardo, sto per insultarla ma si affretta a precedermi. "Credimi, ti interessa proprio. Tu non eri ancora iscritta qui ma c'erano degli studenti, due fratelli, che erano stati cacciati dal college per via degli affari un po' illegali della loro famiglia."

"E ora che me l'hai detto la mia vita è cambiata. Grazie, Cleo".

Alzo gli occhi al cielo. "La famiglia Dester non ha una bella fama, il direttore li aveva banditi dopo uno scontro acceso tra loro e i Garret".

"Continuo a non capire cosa cazzo me ne può fregare."

Mi afferra il viso e lo ruota verso il centro della mensa.

Amir, accompagnato da due ragazzi che non avevo mai visto prima, si avvicina a un tavolo già occupato da delle matricole del primo anno. Senza il bisogno che dica nulla, si alzano e lasciano il posto.

Aggrotto la fronte. "Ma cosa..."

Si siedono, i due fratelli lo trattano come una sorta di divinità e io a stento riesco a credere ai miei occhi. È qui da solo un giorno e già scombussola ogni equilibrio.

"Non succede mai niente di buono stando con i Dester. Quando li ha riammessi il preside? E come mai ora? Non capisco" scuote il capo Cleo. "Traffico di armi, penso fosse questa l'accusa. Insomma, qualcosa di davvero grosso".

Una ragazza dai capelli rossi si avvicina ad Amir, lui non la respinge, anzi. Le rivolge un sorriso, qualche parola e quello sguardo capace di stordire e rapire chiunque. Allunga il braccio e la sposta sopra alla sua gamba, lei gli passa una mano sui capelli e un formicolio mi solletica il petto. Distolgo lo sguardo.

"Chi è la ragazza" sussurro, sperando di risultare il più indifferente possibile.

Cleo solleva le spalle. "La madre possiede un'azienda di tecnologie avanzate, se non ricordo male. Ophelia, forse... perché stai strozzando la posata, Asa?"

Batto le palpebre, come se mi fossi risvegliata da un incubo, e abbasso lo sguardo sulle nocche sbiancate. Merda. Allento la presa. "Mi aiuta a concentrarmi" invento. Devo migliorare le bugie del cazzo che dico.

Qualcosa mi sfiora la gamba, sollevo il capo e accanto mi ritrovo l'ultima persona che mancava alla collezione di maniaci e pazzi fuori controllo.

"I tavoli sono tutti occupati, spero non sia un problema per voi" Rayan appoggia il vassoio accanto al mio, prende le posate e mangia indisturbato.

"Un grandissimo problema" affermo.

Cloe mi lancia un calcio sul ginocchio. "Perdonala, non sa parlare. Quando vuoi, Garret" sospira, appoggia una mano sotto al mento e lo osserva masticare i fagioli con gli occhi di chi ha davanti un'opera d'arte.

Sollevo la forchetta contro di lei. "Garret quando ti fissano così non ti viene voglia di chiamare la polizia?"

Lui tossisce e per poco non gli va di traverso il cibo. Solleva le labbra in un sorriso che fatica a contenere. Per la seconda volta.

"Stai ridendo di nuovo, devo abituarmi" sussurro con un filo di voce.

"Di nuovo?" s'intromette Cleo, un sorrisetto divertito le illumina il volto. "Quando ha riso con te?" Si sistema sulla sedia, prende una ciocca di capelli tra le dita e ci giocherella.

"Già, quando avete riso insieme?"

Rabbrividisco al suono della voce di Amir. In piedi davanti al nostro tavolo, i suoi occhi brillano di un impulso oscuro che non è né di divertimento né di gioco. Rayan s'irrigidisce, appoggia la posata e con un tovagliolo si pulisce gli angoli delle labbra.

"Non sono affari tuoi" ribatto. E sono certa che il silenzio improvviso che si è creato sia dovuto al fatto che stiamo dando spettacolo a qualsiasi studente in mensa.

Amir non mi guarda nemmeno, le sue energie sono concentrare su Rayan. Lo fissa come si guarda una formica, insignificante e minuscola che vorresti spiaccicare senza pietà. Appoggia le mani ai lati del tavolo e si sporge in avanti.

"Hai anche l'agio di mangiare, Rayan?" sibila Amir. "Raccontaci quando avete riso insieme" gli prende il vassoio e lo rovescia a terra. Il cibo che stava mangiando è sparpagliato a terra... ma che cazzo gli prende???

Sto per ribattere ma Rayan sotto al tavolo mi sfiora la gamba. "Buon appetito, ragazze. Ora è meglio se vado" si alza, prende lo zaino e si allontana senza ribattere. Senza difendersi e senza lamentarsi che un pazzo gli ha rovesciato il pranzo.

Cleo ha le labbra schiuse, lo shock le dilaga nel volto tanto quanto a me, ma al contrario suo io sono a poco così dal piantare una forchetta nell'occhio di Amir.

Si volta e per la prima volta mi degna di uno sguardo. E non riesco a capire perché quello arrabbiato ora è lui.

"Eri con lui ieri? Per questo sei tornata tardi?" Il filo d'accusa con cui pronuncia queste parole mi fa strabuzzare gli occhi.

Trattengo una risata isterica. Come se fosse questo il punto della situazione.

"Sono in commissariato, sergente?" sostengo il suo sguardo che ribolle di una rabbia a me sconosciuta.

Serra la mascella.
"Tutti, Asa. Tutti... ma non lui" sibila.







Esercito malefico 💗

Voglio sapere tutto quello che pensate!!
E man mano andiamo avanti voglio sapere che team siete 🫠

Baci baci!
Vi leggo 👀

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