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Gli Altri


 ♠ SUGURU

«A che ora finisci l'allenamento oggi?» complice la penombra, e il corridoio deserto, Sato mi scocca un bacio sulle labbra sogghignando. Non ha il coraggio di esternare in piena luce i suoi sentimenti. 

Mi pesa questa situazione, questa relazione non definita, nascosta agli occhi di tutti. Stiamo insieme o no?

Mi bacia come se fosse in astinenza, sono la sua brown sugar* preferita. Anche ora, qui al sicuro, sento le sue spalle rigide al tocco. Ha paura di essere visto, di essere scoperto.

Ha paura di noi.

Ieri nella mia cucina non era così. Era un'altra persona.

Luca ha detto che devo avere pazienza, non in eterno, ma cercare di forzarlo ora saprebbe distruttivo. Non è pronto ad accettarsi, figuriamoci ad accettare noi come coppia.

Ok. Tutto vero.

Ma ormai mancano pochi mesi al diploma e settimana prossima incontrerà l'americano.

Partirà senza darci una possibilità? E se invece, improvvisamente, decidesse di presentarmi al mondo come il suo ragazzo per poi salire su quel dannato aereo? Forse sarebbe anche peggio. Dovrei subire sguardi pieni di compatimento, frasi del tipo "lo hai sentito? Ma non ti manca?" . Orrore.

Meglio restare così, nell'incertezza.

«Oggi abbiamo un'amichevole con la squadra di Luca, per cui, tardi. Tu?» gli accarezzo i capelli all'attaccatura del collo, dove sono più morbidi e setosi. Lui sorride e sembra fare le fusa come un gatto sornione.

«Credo solo due ore. Vengo a vederti e ti aspetto per tornare insieme» sussurra mentre mi bacia il collo.  Un brivido corre lungo la schiena.

Lo stringo a me, per depositarlo sul mio cuore. Vorrei restare così. Fanculo gli allenamenti.

Dei passi lungo il corridoio.

Ci stacchiamo di colpo mettendo distanza tra di noi.

Fa male.

Lui mi saluta con un cenno del capo ed entra negli spogliatoi.

Osservo la schiena scomparire dietro alla porta, mi volto per raggiungere i ragazzi al club di nuoto e incrocio lo sguardo col coach della squadra di basket.

Mi osserva, con disgusto malcelato, dall'alto al basso. Non si degna nemmeno di rispondere al mio saluto.


SATORU

«Oh! Sato. Ho visto che sei andato al nuovo locale. Com'è buono?» Ricardo si avvicina mettendo una mano sulla mia spalla.

Resto gelato. Ci ha visto insieme? Cosa penserà di noi? Dirà qualcosa di inopportuno davanti a tutti?

«Sì, buono» spero di aver tenuto un tono neutro. Di non aver lasciato trapelare l'angoscia che mi sta triturando le budella.

«Ottimo. Volevo andarci anch'io. La prossima volta invitami però, cazzo. Ho visto che eri col tipo del club di nuoto. Anche lui uno tosto, sai che ha vinto l'oro la scorsa gara? Cazzo dobbiamo darci dentro altrimenti occupano tutta la bacheca dei trofei all'ingresso. Non mi va di esser battuto da dei delfini ammaestrati. Oh cazzo, Sato mi stai ascoltando? Sembra che il gatto ti abbia mangiato la lingua»

«Tu parli abbastanza per entrambi» sto tremando. Praticamente ora tutto lo spogliatoio è a conoscenza del mio appuntamento con Sugu. Cosa staranno pensando? Sento due ragazzi ridacchiare dietro le mie spalle. Forse parlano di me.. forse...

«No cazzo davvero? Ahahaha quella tipa è troppo forte!»

Non sono io a centro dei loro discorsi. Sento il cuore tornare a battere normalmente. Riesco persino a sorridere a Ricardo.

La porta degli spogliatoi si apre con un tonfo secco. 

«Perché quella checca era qui?» il coach urla.

Il sangue mi si gela nelle vene davanti al suo sguardo indagatore.

«Mi ha riportato una cosa che avevo perso» spero che la voce risulti ferma come la sto immaginando nella testa. Mantengo la maschera migliore di indifferenza e chiudo l'armadietto voltandogli le spalle. Sentire il suo sguardo sulla schiena scoperta mi fa sentire vulnerabile, improvvisamente mi sento un bambino spaurito.

«Cerca di non dare troppa confidenza a quella marmaglia. Potrebbe infettarti con la sua frociaggine»

Chiudo gli occhi sperando che tutto finisca presto. Che non ci sia altro. Ma lui non tace. Cazzo non tace mai.

«Abbiamo lavorato tanto, non sprecare tutto» mi appoggia una mano sulla spalla, vorrei scrollarmela di dosso. Vorrei tirargli un pugno sulla sua faccia compiaciuta del cazzo, ma non posso. Non voglio perdere tutto quanto. Il basket è il mio futuro.

«Non si preoccupi. Non capiterà mai» sorrido gelido.

Lui sembra soddisfatto e gongolando lancia pacche a tutti i membri che rispondono con insulti.

«A volte è proprio uno stronzo» bisbiglia Ricardo accanto al mio orecchio.

Lo ignoro. Non voglio altri guai per oggi.


(•ᴗ•) Note:

*brown sugar  eroina del sud-ovest asiatico, è una polvere marrone

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