Capitolo 8
Ed eccomi di nuovo tra voi meraviglie!! Il concerto è andato divinamente, come il resto del viaggio, anche se quei quattro babbazzi potevano decidersi un po' prima a cambiare la scaletta, o perlomeno i Larry potevano interagire un po' di più tra loro! Sono troppo timidi, ma quella sbirciata di culo da parte del Tommo al bel sederino di Harreh non è passata inosservata! Menzione speciale alla carinissima AryLouT che adesso ha anche un volto reale e non solo un nome tra i milioni di Larry shippers! Ok basta sproloquiare, vi lascio al capitolo e a nuovi cambiamenti nella trama..
Quei maledetti occhi azzurri.
Ogni notte Harry andava a dormire pensando a quegli occhi. E ogni notte sognava quegli occhi. E ogni mattina, si svegliava con quegli occhi in mente. Ma non erano solo gli occhi ciò a cui pensava. Era la persona a cui appartenevano. La persona che possedeva quegli occhi. La persona a cui non avrebbe mai dovuto pensare. Era Louis Tomlinson, una droga peggiore dell'eroina, che Harry aveva appena trovato. Era intossicato dall'immagine del giovane dottore e il suo focalizzarsi ciecamente sul Dr. Tomlinson era simile all'annebbiamento che percepiva quando assumeva droghe. Stava cominciando a diventare un po' irritante. Fanculo, era fottutamente irritante. Harry preferì lasciare che questa piccola fantasia svanisse dal suo corpo, come faceva sempre la droga. Non gli importava di quei pensieri. In effetti, non gli importava di nessuno (eccetto Nialler) e così scacciò quei sogni ad occhi aperti dalla sua testa e si concentrò su se stesso.
Harry si addormentò sul suo cuscino, bramando per una volta gli incubi che sapeva lo avrebbero aspettato una volta chiusi gli occhi.
Harry non si preoccupava mai di bussare. In genere faceva semplicemente irruzione, nell'ufficio di Louis, in modo piuttosto maleducato in effetti. E fu per questo che il ragazzo più grande fu quasi scioccato quando udì un timido colpetto sulla sua porta, così debole che quasi non se ne accorse. L'esitazione della persona dietro alla porta aveva preoccupato Louis, quando era abituato a un atteggiamento prepotente o rabbioso.
Il Dr. Tomlinson si alzò dalla sedia e si avvicinò alla porta, la curiosità che cominciava ad avere la meglio. Quello che trovò gli spezzò il cuore, a dirla tutta. Harry Styles, il tetro, pensieroso e testardo ragazzino, sempre sulla difensiva e amante delle feste selvagge, stava guardando Louis con uno sguardo apprensivo, di attenta circospezione. Il cuore di Louis saltò un battito quando realizzò che il programma per la sessione del giorno poteva essere un po' più complicato da realizzare con l'atteggiamento remissivo di Harry.
"Ciao, Harry. Sono fiero di informarti che questa è la seconda volta in breve tempo che sei arrivato in orario. Peccato che abbia finito gli adesivi con le stelline dorate!" Louis prese in giro il ragazzo più piccolo, in un disperato tentativo di scalfire l'espressione corrucciata negli occhi di Harry; aveva sperato di incontrare l' Harry socievole, aperto del loro "appuntamento", piuttosto che questa versione riservata. La battuta, comunque, non ebbe effetto sul ragazzo, che sembrò solo stanco e demoralizzato. Cerchi scuri erano presenti sotto gli occhi solitamente verdi di Harry, che ora erano offuscati da un misto di emozioni e in parte dalla mancanza di sonno. I suoi ricci solitamente vivaci ricadevano flosci sul suo volto e la scarna figura del giovane sembrava peggiorata poiché il tono di pelle pallido di Harry dava al ragazzo una sfumatura malaticcia.
Speriamo che funzioni. Louis fece una silenziosa preghiera per l'obiettivo previsto della sessione.
"Pensavo di provare qualcosa di diverso oggi, Harry.." iniziò Louis quando vide che Harry riconobbe l'oggetto appoggiato su una sedia dell'ufficio. La chitarra che si era procurato da Liam, che una volta aveva aspirato ad essere musicista anche lui, giaceva sulla sua sedia, sotto lo sguardo esitante del cantante diciannovenne.
"Harry, voglio che tu canti per me" affermò schiettamente Louis, fronteggiando il ragazzo, che all'improvviso fissò il suo sguardo su di lui quasi impaurito.
"Io- no. Non posso." Il volto di Harry era contratto, e Louis poteva quasi vederlo ritrarsi, schivando qualsiasi cosa che potesse renderlo vulnerabile. Ma Louis era risoluto. Notò lo sguardo di Harry esitare verso lo strumento minaccioso. Nonostante l'aria di noncuranza che il ragazzo sfoggiava, c'era un certo desiderio. Un certo bisogno che Louis non poté non notare.
"Harry, puoi. Lo so" insistette Louis, creando un contatto visivo con gli occhi iniettati di sangue del suo paziente. "Solo perché ti sei perso non significa che hai perso anche la tua voce. Penso che questo possa essere un passo importante nella riscoperta di te stesso, Harry. Forse, se puoi trovare la tua voce, puoi anche trovare la strada per tornare ad essere il ragazzo dolce e sicuro di sé che vinse X Factor. Harry, almeno prova per me, per favore."
"..Louis, ti prego.."
Louis, stupito dalla confidenza nel tono di Harry, quasi acconsentì alle richieste del ragazzo. Finché realizzò che non solo Harry ne aveva bisogno, ma anche lui stesso. Ed era troppo dannatamente egoista per rinunciare ad un'occasione di sentire la voce del ragazzo dai lineamenti spettrali di fronte a lui. "Harry. Guardami." Louis si assicurò che il ragazzo fissasse il suo sguardo su di lui. "Harry, so quanto sia dura affrontare l'unica cosa che vuoi davvero, anche quando la tua testa ti dice di lasciar perdere. Non è facile amare qualcosa così tanto, e temerla allo stesso tempo. Ma è per questo che devi perseguirla. Le cose facili vengono a noi spontaneamente, ma le cose migliori nella vita sono quelle per le quali dobbiamo lottare. E questo è quello che devi fare, Harry. Ora canta per me." Louis ordinò, risoluto. Non fu una sorpresa per Louis quando realizzò che quel piccolo discorso d'incoraggiamento non era solo per il ragazzo di fronte a lui, ma era anche il suo metodo per esprimere i suoi sentimenti, per dichiarare le sue frustrazioni.
"..okay.." Fu quasi inudibile, Harry aveva acconsentito sussurrando, ma Louis l'aveva sentito.
Sapeva esattamente quale canzone cantare. Era come se le parole fossero radicate nella sua anima, sempre all'interno del suo cuore, sempre a ricordargli la caotica disperazione che sentiva costantemente. Harry prese la chitarra dalla sedia esitando, strimpellò le corde, e cominciò a cantare:
I thought I saw a girl brought to life
She was warm, she came around, she was dignified
Showed me what it was to cry
Harry pensò alla prima volta che aveva mostrato segni di cedimento. Alla scomparsa di Harry Styles, il ragazzo sfacciato di Holmes Chapel, e all'emergere di un ragazzo freddo e maturo, invecchiato prima del tempo per aver perso la fede nelle persone, e in se stesso. Era stato dopo X Factor, quando aveva avuto la sua prima grande intervista, con una conduttrice di nome Caroline. I due avevano legato immediatamente, nonostante la differenza d'età di 15 anni. Che probabilmente fu il motivo per cui Harry si innamorò così perdutamente di lei. Può suonare strano, ma lei lo confortava, e Harry era stato per così tanto tempo senza una vera amica che non poté non sviluppare dei sentimenti forti per una donna più grande. Peccato che lei non fosse minimante interessata a lui. Harry lo scoprì un'orrenda notte dopo essersi imbattuto in lei fuori con un altro uomo, mostrandosi apertamente ai paparazzi; che erano subito saltati alle conclusioni, accusando Harry Styles di un nuovo "flirt" con un altro uomo. Per peggiorare la situazione, lei aveva negato le voci sulla loro relazione il giorno successivo, affermando che Harry era solo un "amico" e che i due semplicemente "andavano molto d'accordo". Subito dopo, procedette a promuovere la sua nuova linea di abbigliamento che necessitava della giusta dose di cattiva pubblicità per attirare l'attenzione del pubblico. Harry sapeva di essere stato usato. Si odiava per essere stato così ignaro, così ottuso, così completamente cieco. Sentiva disgusto per il suo stesso corpo. Non riusciva a sopportare la consapevolezza di essere servito agli scopi di quella donna che l'aveva usato solo per promuovere se stessa. Harry trovava ironico che la sua fama, che aveva contribuito a creare, era ora il prodotto della sua distruzione.
But I don't know her anymore
Quella stessa notte, si era ubriacato. Da fare schifo. Così schifo da non ricordare nemmeno il suo stesso nome. L'alcol che scorreva nelle sue vene gli dava conforto perché voleva solo sentire qualcosa. Qualche emozione che l'avrebbe aiutato a riscoprire il suo amore per la musica, dimenticando l'abuso che aveva subito con la donna che aveva pensato di amare. Quella notte, Harry si era portato a casa una bambolina qualunque, se l'era scopata, e al posto dell'ispirazione, aveva sentito il disgusto. Invece di dimenticare, si era solo accorto di aver appena usato qualcuno mentre lui stesso stava soffrendo per essere stato usato. La ragazza, comunque, era troppo ubriaca per preoccuparsene, o, meglio, per riconoscerlo. Il che lo aveva rassicurato, sapendo che la ragazza non lo aveva usato per la sua fama, ma per il sesso. Anche se non era molto sicuro di quanto fosse stato bello per lui. Quella mattina, aveva guardato nello specchio i suoi occhi iniettati di sangue, i capelli spettinati, e la pelle giallognola e non si era più riconosciuto.
There's nothing left, I used to cry
My conversation has run dry
That's what's going on
Nothing's fine I'm torn
A volte, l'alcol non funzionava. Quando il sesso e i dopo sbornia non riuscivano a cancellare il dolore dai suoi ricordi, faceva ricorso alle droghe. La sensazione di aver bloccato tutti i suoi ricordi, di aver effettivamente condotto la sua mente all'oblio. Troppo lontano per preoccuparsene e presente abbastanza da sentire quella scarica di eccitazione, quella consapevolezza di sapere che finalmente hai controllo su una cosa nella tua vita. Questa decisione era la sua. Non del management. Non di Simon. Harry Styles era l'unico ad avere il controllo, anche se le cose che faceva non lo avevano.
I'm all out of faith
This is how I feel
I'm cold and I am shamed
Lying naked on the floor
Harry si stava comportando bene, in realtà. Okay, a parte il recente incidente in cui era finito all'ospedale con Simon che gli strapazzava il cervello e Niall che lo minacciava di prenderlo a calci. Harry aveva lasciato perdere le droghe..temporaneamente. Fino a quella notte. Fino all'evento che l'aveva condotto ad un problema ancora più grande: Louis. Presuntuoso, arrogante, autoritario, carismatico, Louis Tomlinson. Odiava Louis per averlo fatto sentire così aperto, così vulnerabile. Odiava Louis per averlo fatto sentire così fuori controllo come le droghe stesse. Odiava Louis che riusciva a riempire ogni suo singolo pensiero, da sveglio o nel sonno. Più di tutto, odiava Louis che riusciva a fargli sentire cose che aveva giurato di non voler mai più sentire. Harry odiava solo una cosa più del dottore, comunque. Odiava se stesso. Odiava quello che era diventato. Odiava non poter sognare, perché non aveva più un sogno. Odiava non poter smettere di immaginare quanto era bravo Louis con le sue mani. Harry sentì una nuova ondata di disgusto per se stesso mentre metteva quelle immagini da parte e realizzava che si sentiva così perché era solo. E Louis era sexy. Il che significava che Harry era eccitato. Era la sola ragione per cui Harry stava pensando quelle cose. Harry velocemente accettò questa scusa e tornò a riversare il suo cuore nella musica che era riuscito alla fine ad accettare di nuovo. Anche se solo per un momento.
Illusion never changed
Into something real
I'm wide awake and I can see the perfect sky is torn
You're a little late
I'm already torn
Quando Harry terminò la canzone era inorridito percependo umido sulle sue guance. Cazzo, sto piangendo, pensò con sgomento, pregando che Louis non avesse già notato le lacrime sgorgare dai suoi occhi.
Louis l'aveva notato, comunque. La canzone era stata l'ultimo disperato grido di Harry in cerca di aiuto, e Louis l'aveva sentito.
"Sono sicuro che tu l'abbia già sentito un milione di volte, ma piangere ti fa bene. E' liberatorio, e francamente, penso sia un modo più salutare delle sbronze e degli sballi temporanei" Louis cercò di rassicurare Harry. Il silenzio nella stanza lo spaventò mentre Harry fissava il suo sguardo sul tappeto, vergognandosi di essere così debole. Harry cercò disperatamente di ricomporre una maschera sul suo volto.
"Non so se la mia opinione conta come quella di Simon, ma se ti può essere di consolazione, la tua voce è meravigliosa. Anche meglio di quando l'ho sentita ad X Factor. Anche se non è bella come la mia quando mi scateno sotto la doccia.." aggiunse Louis scherzosamente, cercando di alleggerire la soffocante tensione nella stanza.
"Pfft.."
Quasi non lo udì. Quello sbuffo che, contro il volere del ragazzo, uscì dalla sua bocca. Poi, scoppiò in una di quelle adorabili risatine che non riuscì proprio a contenere. Finché alla fine, una vera e propria risata scoppiò dalle labbra del riccio. Louis non poté far altro che unirsi a lui. Il momento era perfetto e la tensione scivolò via, come le emozioni di Harry quando stava cantando.
Finché non andò tutto a rotoli.
Louis aveva appena finito di ridacchiare con Harry quando notò un leggero segno rosso nella piega interna del braccio del ragazzo. Non poté non trattenere il fiato quando riconobbe il segno rivelatore di un iniezione. Louis, confermando la sua professionalità, aveva fatto delle ricerche sull'abuso di droga. Harry si era fatto. E recentemente. Il livido era sbiadito, ma Louis non riuscì a non provare un senso di delusione.
La risata scomparve subito dagli occhi di Harry il secondo in cui seppe che Louis lo aveva notato. Le barriere si erano erette. La guardia era alta. E in fretta si alzò dalla sedia, nella disperazione di sfuggire dai confini della stanza, dallo sguardo critico del dottore, dalla frastornante sensazione di aver realizzato quello che aveva fatto. Harry era decisamente fottuto.
Louis lo spinse contro la porta.
Harry indietreggiò quando vide l'espressione severa e determinata di Louis, ma spezzò subito il contatto visivo, scegliendo di concentrarsi sull'estremamente interessante macchia di caffè del tappeto dello studio. "Ho sbattuto contro il tavolo.." Harry offrì quella debole spiegazione per il segno evidente. Sapeva già che quella bugia era una stronzata completa e che il Dr. Tomlinson era troppo intelligente per accettare quella scusa patetica.
Quando Louis si rifiutò di muoversi dal suo posto vicino alla porta dello studio, Harry indurì lo sguardo, incrociò le braccia al petto, e incontrò gli occhi blu del suo dottore, aspettando di vedere un'espressione di severa critica. Fu sorpreso quando realizzò che lo sguardo negli occhi di Louis non era di critica, ma piuttosto di pietà. Quello inorridì Harry ancora di più.
"Hai qualcosa che vuoi dire, o continuiamo a star qui a guardarci negli occhi tutto il giorno? Se no, mi piacerebbe tornare a casa." Harry aveva finalmente rotto il silenzio.
"Cosa? Così puoi andare a fartene ancora un po'?" rispose a tono Louis, sentendo una fitta acuta quando notò la smorfia di Harry alla sua osservazione.
"Guarda, mi dispiace, Harry. Solo che..non sono..non so cosa fare per aiutarti." Louis odiava ammettere questa nuova debolezza che provava solo con questo paziente esasperante. Lo spaventava terribilmente. Louis non era debole.
Lo sguardo di Harry si ammorbidì e guardò Louis, parlando con un tono delicato, che era ironico data la situazione. "Non è colpa tua. E' solo..è stato..era una notte difficile."
"Harry, non puoi continuare così. Ti stai uccidendo. Devi smetterla con le droghe, o il tuo cuore non reggerà" insisté Louis.
"Sai cosa, Louis. Vaffanculo. Sono stanco di tutto ciò. Simon può pensare di potermi dire cosa fare. La SYCO può pensare di potermi dire cosa fare. Ma tu non puoi. Ne ho abbastanza. Lasciami solo."
Louis non riuscì a non sussultare quando la porta venne sbattuta sonoramente, lasciandolo solo. Chiedendosi cosa cazzo poteva fare. E perché lo disturbava così tanto non avere una risposta.
Louis non sapeva più che pesci pigliare. Nonostante quei pochi e rari momenti in cui aveva percepito la vulnerabilità di Harry, sentiva che non avevano fatto molti progressi nei due mesi di sessioni insieme. Era frustrato, dannazione.
Liam camminò allegramente nella stanza, sospettoso riguardo l'evidente cambiamento d'umore di Louis, e sperando di risollevare il suo amico dal recente periodaccio che stava vivendo.
Liam non era stupido. Sapeva che la causa della tristezza del giovane dottore aveva molto a che fare con una certa popstar dai capelli ricci. Ansioso di far uscire Louis da quello stato meditabondo e introverso, lo invitò con lui ad andare a far la spesa nel negozio di alimentari. Si aspettava in parte che il ragazzo rifiutasse, ma fu leggermente sorpreso quando intravide un debole cenno d'assenso dal caos che regnava sul divano.
"Bene, amico, andiamo allora!" esclamò Liam, quasi trascinando Louis verso la porta dell'appartamento. Louis non poté che sorridere per il disperato slancio di entusiasmo dell'amico.
Stavano camminando tra le corsie di Tesco quando le cose si misero male.
Okay, non esattamente. Louis stava camminando nella corsia dei giornali e riviste quando finì addosso ad un'alta figura muscolosa. Delle mani ferme si allungarono per afferrarlo mentre stava quasi per perdere l'equilibrio.
"..Louis..?" Harry lasciò perdere le formalità, sorpreso per essersi letteralmente scontrato con il dottore. Arrossendo, realizzò che aveva ancora le sue mani sulle spalle di Louis e le spostò in fretta, contraendo i pugni sui fianchi.
"Harry. Che piacere vederti qui fuori. Non sapevo che le celebrità dovessero fare la spesa al supermercato." Louis sorrise, senza malizia nel suo tono di voce, solo un luccichio che improvvisamente era apparso nei suoi occhi.
"E' una vita dura. Di solito ho il mio schiavo Niall che fa tutto il lavoro per me.." Harry finì la frase e notò che Niall era a portata d'orecchio da lui e dal ragazzo più basso. Un silenzio imbarazzante scese tra i due, mentre entrambi riflettevano sulla loro ultima sessione, e sul modo schifoso in cui era finita, con parole ostili che venivano scambiate e porte che venivano sbattute. Louis era confuso su dove si trovassero a quel punto e Harry era nervoso su cosa provasse Louis dopo il suo ultimo scatto di rabbia.
"Oi! Ti ho sentito! Se non vieni a darmi una mano e a decidere quale gusto di Ramen noodles vuoi, morirai di fame stasera!" urlò il ragazzo irlandese, avvicinandosi ai ragazzi dal fondo della corsia.
Dalla direzione opposta, Liam arrivò con un carrello, osservando divertito il trio, e poi si rese conto da chi era costituito. Harry Styles. La ragione che stava dietro il comportamento meditabondo, e molto dispettoso, di Louis negli ultimi giorni.
L'attenzione di Liam, comunque, si spostò presto dal volto del cantante riccio al ragazzo biondo accanto a lui. I suoi luminosi occhi blu brillavano allegri e il suo sorriso sembrava assurdamente grande. Il ragazzo girò la testa verso Liam e il suo sorriso si allargò di un altro po' quando osservò il corpo cesellato di Liam e i suoi occhi marrone cioccolato. Quando Louis tossì, entrambi i ragazzi ruppero velocemente il loro contatto visivo, arrossirono profondamente, e continuarono a guardarsi a vicenda.
"Sembra il banchetto dei vincitori" osservò Louis ironicamente, dando un'occhiata alla grande quantità di Ramen noodles, cene surgelate, e cibi da microonde posizionati nel carrello di Harry e Niall.
"Chiudi il becco, Tomlinson" rispose Harry seccato, ritornando ad un tono colloquiale con il dottore, sperando che gli avvenimenti della scorsa settimana fossero stati dimenticati. Rimpiangeva la reazione esagerata che aveva avuto e sperava che Louis notasse che quello era il suo modo di chiedere scusa. Lasciando i problemi da parte, ignorando il punto, e comportandosi come se tutto fosse a posto. Quello era il modo in cui Harry Styles adorava operare.
Louis sembrò accettarlo. Liam, comunque, non poté accettare quella pietosa parvenza di cibo che giaceva nel carrello che Niall stava spingendo. "Invece di strozzarvi con quello schifo di cibo spazzatura che avete lì, perché non venite a cena da me e Lou stasera? Sarebbe un'occasione per me per mostrarvi le mie doti culinarie." Liam ignorò il grugnito a malapena trattenuto da parte del suo migliore amico e guardò con aspettativa gli occhi di Niall, non badando affatto al cantante sconcertato al suo fianco.
Harry stava per protestare, quando Niall squittì entusiasta, "Ci piacerebbe un sacco!" E così fu. Louis era troppo scioccato per ribattere e cercò invece di concentrarsi sul potenziale disastro che quella cena rappresentava.
Harry camminò irritato, dirigendosi verso le casse, evitando per un pelo una piramide di zuppe in scatola lungo il percorso.
Niall stava sorridendo a Liam, dimenticandosi completamente del suo amico scontroso, e non vedendo l'ora di fare per una volta un pasto decente. In più, non guastava il fatto che il ragazzo che voleva cucinare fosse parecchio attraente.
Le uniche parole che Louis riuscì a dire quando lui e Liam stavano uscendo dal supermercato, armati di tutti gli ingredienti per la cena di quella sera, furono:
"Ma Liam, tu non sai cucinare."
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