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Capitolo 4

Buonasera bellezze! Doppio aggiornamento della giornata, non mi riconosco più! La storia sta cominciando a entrare nel vivo, e nuovi personaggi appaiono ai nostri occhi, personaggi mooolto graditi, if you know what I mean! Non vi spoilero altro, ma vi lascio alla lettura! Byee!!

Louis alzò lo sguardo quando Harry entrò nel suo ufficio, con gli occhi pesti e lo sguardo arrabbiato.

"Sei in ritardo" disse Louis freddo.

"Fottiti."

"Arrangiati. Io vengo pagato ugualmente."

Harry si rifiutò di incrociare lo sguardo con quello di Louis stravaccandosi sul divano. Odiava il fatto che Louis non si inchinasse davanti alla sua celebre ostilità, anche se sapeva quanto suonasse arrogante. Solo un'altra delle cose da aggiungere alla lista di ciò che non gradiva del suo giovane terapista.

"Allora. Oggi pensavo che potessimo parlare della tua vita prima di X Factor, prima che tu diventassi..questo," concluse Louis a fatica, indicando la postura cadente di Harry. Come previsto, Harry non rispose.

"Ho fatto le mie ricerche..ho fonti attendibili, sai..e vedo che frequentavi un corso di Inglese al college..voti brillanti, giocavi a football, eri nel consiglio studentesco..quasi un uomo d'altri tempi."

Mentre Louis rovistava tra le sue carte, Harry colse l'occasione per valutare il suo tormentatore. Il ragazzo più grande indossava una maglietta a strisce bianche e blu che si adattava alla sua figura, con un paio di bretelle..bretelle? Harry trattenne a stento il sorriso che minacciava di rovinare il suo portamento distaccato. I suoi occhi vagarono verso i capelli disordinati color caramello. In realtà non erano disordinati, ora che li guardava bene, ma piuttosto sembravano acconciati attentamente. Harry notò anche le lunghe, quasi femminili ciglia che sbattevano sugli zigomi delicati mentre leggeva la cartella di Harry. Questo ragazzo è quasi..carino. Era l'unica cosa che gli veniva in mente, rifletté Harry. Ma non lo fermava dall'essere un irritante coglione.

Louis alzò gli occhi, sussultando quando i suoi occhi incontrarono quelli particolarmente verdi di Harry, fissi su di lui. Il ragazzo più giovane grugnì alla reazione di Louis, ritornando a fissare il muro come stava facendo prima.

Cosa c'è che non va in te, Tommo? pensò Louis tra sé e sé. Non hai mai lasciato che un cliente ti turbasse prima; questo non sarà diverso. "Sembravi quasi il ragazzo d'oro, il più popolare. Dovevi avere un sacco di amici." Louis vide la bocca di Harry contrarsi. Bene. Significava che si stava avvicinando a qualcosa. "Sei ancora in contatto con qualcuno di loro?"

Con grande sorpresa di Louis, Harry replicò. "No. Con X Factor e tutto il resto era troppo difficile restare in contatto. Quando finì, era troppo tardi. Non eravamo più le stesse persone. Smisi di chiamarli e loro smisero di provarci. Sorprendente." C'era un'espressione più morbida negli occhi del ragazzo, una che Louis non aveva mai notato prima, e scrisse velocemente una nota sul suo blocchetto per appunti: Problemi relazionali/abbandono?

Cercando di tenere a bada la sensazione di compiacimento nel suo petto per non far sì che comparisse in volto, Louis rovistò di nuovo tra le sue carte per distrarsi. Ah, dolci progressi.

"Devo chiederti, Harry, le relazioni che hai avuto nella tua adolescenza erano tutte sane? Qualche tuo amico ha mai approfittato di te..ragazze.." Nessuna risposta. Harry sembrò pentirsi delle sue precedenti parole, cercando ora di apparire ancora più noncurante.

"..Ragazzi..?"

La testa di Harry scattò su. "Oh ti piacerebbe vero, frocio che non sei altro? Non fingere con me, ho visto come mi fissavi. E con quei vestiti non puoi ingannare nessuno, credimi."

"Scusami?"

"Mi hai sentito. Ti piace il cazzo. Sei gay. Salsicce con tacos. Hai afferrato l'immagine. Anche un cervello stordito dalla droga come il mio può immaginarselo senza tanti sforzi." Harry sogghignò vedendo l'effetto che le sue parole stavano avendo sul dottore. Sì, molto meglio. Harry aveva finalmente il coltello dalla parte del manico.

Ma la vittoria di Harry ebbe vita breve, per sua sorpresa.

"L'incontro è terminato. Esci dal mio ufficio per favore." Nonostante il tono calmo, Harry poté notare qualcosa di pericoloso negli occhi azzurri di Louis.

Infuriato dall'inatteso cambio degli eventi, Harry si alzò dal divano e si diresse verso la porta, sbattendola dietro di sé.

Louis tremò involontariamente mentre la sua testa ricadde sulla scrivania in mogano. Non di nuovo, ti prego.


Irrompendo nel suo appartamento vuoto, Harry gettò per terra la giacca e tirò subito dritto verso il suo armadietto degli alcolici. A chi cazzo fregava se erano solo le quattro di pomeriggio, era un uomo adulto e poteva fare quello che cazzo gli pareva. Afferrando la bottiglia mezza vuota di bourbon e strappando il tappo con i denti, proseguì ingoiando il contenuto direttamente dalla bottiglia. Niente bicchierini. I bicchierini sono per le fighette.

Harry intravide il suo riflesso nello specchio rigato appeso all'ingresso del suo appartamento. Dio, sono una merda. Ubriacarsi prima delle cinque, stava per diventare un nuovo record. Per cosa era così sconvolto? Non aveva fatto nulla di sbagliato. Di certo, non era stato amichevole, ma il Dr. Tomlinson aveva reagito esageratamente. Tutto ciò che aveva fatto era affermare ciò che era già ovvio. Se il dottore era così dannatamente sensibile forse non doveva vestirsi come una regina.

Ma Harry si sentiva ancora nauseato. Non poteva togliersi dalla mente l'espressione scioccata sul volto dell'altro uomo, non importava quanto ci provasse. Harry sapeva che le sue azioni non avevano una giustificazione. Il terapista stava solo facendo il suo lavoro per il quale veniva pagato e Harry lo aveva praticamente aggredito. Aveva incasinato tutto di nuovo. Non riusciva ad avere nemmeno una relazione civile con il suo fottuto terapista. Il terapista dai lineamenti delicati e gli occhi scintillanti che gli erano parsi così innocenti e in frantumi dopo che Harry lo aveva attaccato.

Che cazzo, Styles, ti sta crescendo l'utero adesso? Datti un tono. Lo supererà. Sono solo parole.

Nonostante il duro monologo interiore, Harry non poteva scuotersi di dosso il senso di dispiacere e-no, non colpa, Harry Styles non possedeva quel genere di emozione. Naturalmente no.

Beh, è per questo che tu sei qui, pensò Harry mentre cullava la bottiglia che stava diventando sempre più leggera col passare dei minuti. Ma magari aveva bisogno di qualcosa di più forte per scrollarsi di tutte le emozioni non richieste che si rifiutavano di lasciare la sua testa.


Il bussare alla porta risuonò nell'ingresso deserto di quel condominio alla periferia di Londra. Harry lasciò cadere la mano, sapendo che l'avrebbe fatto aspettare almeno un minuto. Era stato lì molte volte in precedenza. Conosceva la routine. Poco dopo sentì un rumore dall'altra parte della porta come se qualcuno stesse armeggiando con la serratura. La porta si aprì per rivelare un uomo dai capelli scuri, dalle sembianze esotiche, che faceva bella mostra del suo petto abbronzato, non indossando la maglietta. Caldi occhi marroni guardarono dall'alto in basso il lungo corpo di Harry.

"Harry, piccolo, da quanto. Stavo cominciando a pensare che ti fossi dimenticato di me."

"Non essere stupido, Zayn. Non sono così idiota."

"Ah, Styles, il solito ammaliatore. Che cosa ti porta qui stasera?" disse l'uomo dolcemente, appoggiandosi allo stipite della porta e osservando Harry attraverso le sue folte ciglia.

"Lo sai cosa," disse Harry, passando accanto all'uomo per entrare nell'appartamento scarsamente illuminato. Camminò direttamente verso il bagno piccolo nel retro dell'appartamento, aprendo l'armadietto per tirare fuori un ago e un laccio emostatico. "Zayn, dove hai nascosto la fottuta eroina?"

Zayn si sporse dietro di Harry, facendo scivolare le sue mani nelle tasche del ragazzo dai capelli ricci. "Questo non succederà adesso. Sai che è una pessima idea bucarsi quando si è infelici. Che ne dici di lasciare che io ti faccia passare il malumore in un modo migliore e poi vediamo che succede?" La mano dell'uomo tracciò piccoli cerchi sulla coscia di Harry, solo la sottile stoffa delle tasche a dividere le dita abbronzate dalla pelle candida. Harry tremò al suo tocco. "Andiamo, piccolo. In ricordo dei vecchi tempi?"

"Bene. Consideralo il tuo pagamento." Harry aveva appena mormorato quelle parole quando sentì soffici labbra percorrere il suo collo. Zayn fece un passo indietro e prese la mano di Harry, portandolo in camera da letto.

Anche se quella calda bocca scivolò giù sul suo ventre e quelle abili mani sbottonarono i suoi pantaloni, Harry non riuscì ad allontanare dalla sua mente quegli occhi blu pieni di tristezza.




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