Capitolo 13
Ed eccola qui la sorpresina appena annunciata! Doppio aggiornamento nel giro di pochi minuti! In realtà non è questa gran cosa, dato che è il capitolo più corto che abbia mai letto, e in cui succede ben poco, ma ehi, la storia non l'ho mica scritta io!! Il prossimo sarà più lungo e succulento, e cercherò di non metterci altri sei mesi! A presto e buon inizio autunno a tutti! Che il brutto tempo e le giornate da mainagioia siano con voi! Dopo questa corro a rinchiudermi!
Quando Louis si svegliò, il letto era vuoto.
Esaminò tutta la stanza ma non c'era traccia del musicista dai capelli ricci. Col timore che scaturiva dal suo stomaco, Louis si alzò dal letto e prese i pantaloni da sopra una lampada vicino alla porta del bagno, dove erano rimasti appesi. Si vestì prima di avventurarsi nell'appartamento, improvvisamente a disagio.
Lo trovò seduto al tavolo della cucina. Le ginocchia di Harry erano raccolte cosicché potesse appoggiarci il mento sopra, le braccia avvolte intorno agli stinchi in segno di protezione. Una tazza di the era posata davanti a lui, fredda e intatta.
"Giorno" salutò Louis, ma fu più una domanda che un'affermazione.
Harry non replicò, ma si strinse in se stesso ancora un po'.
"Stai bene? Posso fare dell'altro the se ti va, o un toast.." Louis proseguì incerto.
Harry non diede nessun segno che avesse recepito l'offerta di Louis, intervenendo precipitosamente.
"Allora, perché l'hai fatto?" disse d'impulso.
Louis sgranò gli occhi per la sorpresa. "Di cosa stai parlando?"
Harry sbuffò e si girò verso lo psichiatra. C'erano delle gonfie occhiaie scure sotto i suoi occhi, e dal suo aspetto sembrava che avesse passato la notte in una scatola di cartone lungo la strada piuttosto che su un materasso di lusso.
"Non essere stupido, Louis, so che non lo sei. Perché mi hai scopato? Voglio una risposta sincera, niente bugie o cazzate sentimentali da psicologi."
"Io- io l'ho fatto perché lo volevo, Harry, che altre ragioni ci sono?" Louis incrociò le braccia e si rifiutò di cedere allo sguardo infuriato di Harry.
Il cantante continuò, con parole affrettate e amare. "Peccato che non è mai così semplice con voi. Ho avuto abbastanza strizzacervelli, ho avuto parecchie persone che hanno cercato di 'aggiustarmi', so come operate. C'è sempre qualche piano o strategia che voi utilizzate per farmi cambiare, non potete farne a meno cazzo. Allora perché l'hai fatto?"
"Sei impazzito?? Mi piaci, sono attratto da te, così sono stato a letto con te! E' davvero così difficile da capire?"
"Sì. Sì lo è." Qualcosa si parò davanti le pupille di Harry, e quello sguardo indebolito spaventò Louis. "Andiamo, Lou, sputa il rospo. Dimmi perché."
La tensione crepitò all'interno della cucina luminosa. Louis rimase in silenzio. Si rifiutò di piegarsi al desiderio malato di Harry di essere rifiutato.
Il cantante si lasciò andare, le spalle si afflosciarono sotto un peso insondabile.
"E' solo un'altra parte della mia terapia?" Harry sussurrò miseramente.
Tutta la compostezza di Louis si dissolse nella fretta di rassicurare il ragazzo. "Cosa? Ovviamente no! Pensi davvero che sia così freddo e distaccato??" Si mosse verso Harry, che si allontanò in modo pietoso. "Non ti farei mai questo, io..voglio dire, penso che potrei.." la frase sfumò nel nulla mentre lottava per trovare le parole giuste.
Harry alzò un sopracciglio, la mascella serrata. "Penso che tu debba andare." Il suo tono era apatico, ma Louis trasalì come se fosse stato schiaffeggiato.
"Sei proprio un idiota, Styles, lo sai-" cominciò infuriato.
"Louis, adesso basta. Ti prego."
E a quelle parole Louis girò i tacchi e uscì infuriato dall'appartamento per la seconda volta in quella settimana, lasciando Harry sbigottito dietro di sé.
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