Capitolo 10
E rieccomi quiii!!! Alleluia direte voi, e in effetti come darvi torto! Questo caldo mi sta esaurendo, e mettersi davanti al computer non è molto allettante! Ma per voi questo e altro! Inoltre, mi faccio perdonare la lunga assenza con un capitolo lunghissimo e pieno di tanti momenti teneri tra i nostri amati Larry! Non vi spoilero nulla, ma vi auguro buona lettura e buona estate! A prestooo!!
Harry era seduto sull'odioso divano viola, scrutando con un'intensità meditabonda l'uomo abbronzato arrampicato sulla scrivania in mogano. Il suo sguardo era quasi inquietante, ma il ragazzo del Cheshire non aveva davvero realizzato quello che stava facendo o semplicemente non gli importava. L'oggetto della sua attenzione sembrò non accorgersene, continuando il suo monologo di cui Harry non aveva assorbito una sola parola, ad essere onesti. Ma d'un tratto il magro dottore si alzò dalla scrivania, si avvicinò al suo paziente, appoggiandosi sulle ginocchia come ad implorarlo sussurrandogli "Per favore Harry, devi smetterla prima di ucciderti, non ne vale la pena, per favore fidati di me, ti fidi di me?" e Harry si trovò ad annuire; in seguito il volto del dottore stava gravitando intorno al suo e tutto quello che poteva vedere erano i suoi occhi blu, blu oceano, e il modo in cui lo stavano risucchiando mano a mano che si avvicinavano sempre più, stava praticamente affondando in quelle acque, ma poi le lunghe ciglia si chiusero sul blu e Harry poté sentire un intenso calore irradiarsi dalla pelle del ragazzo più grande mentre i loro nasi si toccavano lievemente, poté sentire le sue palpebre chiudersi e le sue labbra dischiudersi in trepidante attesa, solo un altro momento e-
Harry si risvegliò di soprassalto con un gemito, un rivolo di sudore ad illuminargli la pelle pallida e le lenzuola avvolte intorno alle sue gambe.
La prima cosa che registrò nella sua mente fu che in quel momento era assurdamente, dolorosamente duro. Girò il volto contro il cuscino, emettendo un cupo lamento che fece vibrare tutto il letto. Louis era diventato un tema ricorrente dei suoi sogni, ma gli sviluppi non adatti ai minori di 18 anni erano comparsi di recente. Era difficile per Harry prestare attenzione durante i loro incontri, quando l'unica cosa a cui riusciva a pensare era il modo in cui Louis si contorceva su quel maledetto divano viola durante una delle sue fantasie non volute della notte trascorsa. Stava diventando piuttosto problematico, in realtà, e Louis aveva notato chiaramente la sua mancanza di attenzione; in ogni caso, non l'aveva messo in risalto. Harry immaginava fosse perché lo considerava un grande passo avanti rispetto all'irriverenza e all'ostilità con cui il cantante era solito trattarlo, così era deciso a passar sopra.
A onor del vero, Harry non riusciva più a raccogliere le energie sufficienti per schierarsi costantemente contro Louis.
Era in ansia al pensiero del prossimo appuntamento che avrebbe avuto col terapista quel pomeriggio, ma non solo a causa di Louis. L'ufficio spazioso ora rendeva Harry claustrofobico, troppo caldo e costrittivo per i suoi gusti.
Afferrando il telefono da sopra il tavolo, digitò un messaggio veloce al contatto che aveva salvato con un pigro LT:
"Non posso stare nel tuo ufficio. Andiamo a prendere un caffè piuttosto. Al Marie's cafe alle tre."
Schiacciò invio e ributtò il telefono dove lo aveva trovato prima di abbassarsi pantaloni e boxer, concedendosi la sega di cui aveva disperatamente bisogno.
Quando Louis lesse il messaggio non riuscì a trattenere un sorriso per quella franchezza senza riserve. Anche se proveniva da un numero sconosciuto, poté sentire il tono basso del ragazzo attraverso quelle parole come se le stesse realmente pronunciando. Era Harry indubbiamente. Louis fu in realtà sollevato dal suggerimento del paziente; le sessioni erano diventate dolorosamente imbarazzanti negli ultimi tempi e il ragazzo più grande non era sicuro del perché. Harry non era più lo stronzo impertinente degli inzi, ma Louis quasi sperava che lo fosse, lo stronzo impertinente con cui sapeva trattare- con cui aveva avuto a che fare per tre mesi- ma questo pensieroso adolescente sognante che aveva preso il posto di Harry lasciava Louis frastornato. Senza la facile routine fatta di caustici scambi di battute in cui i due avevano trascorso le settimane precedenti, le conversazioni erano lente e innaturali, o talvolta inesistenti. A volte Harry non voleva proprio parlare, lasciando Louis ad esaminarlo in silenzio, o peggio, spingeva l'uomo solitamente composto a balbettare senza senso solo per fare rumore.
Dopo aver risposto trovandosi d'accordo, Louis aggiunse il numero tra i suoi contatti. Non si sa mai quando poteva rivelarsi utile.
Quando Louis arrivò al caffè quel pomeriggio, trovò Harry seduto in un angolo del bancone a sorseggiare una tazza di caffè ridicolmente grande. Una volta seduto, sentì il tavolo vibrare; Harry stava muovendo la gamba senza sosta, facendo sbattere la tazza contro il suo piattino.
Louis alzò un sopracciglio.
"Espresso doppio?"
"Deca, in realtà" replicò Harry ironicamente.
Passò la cameriera e Louis ordinò un caffè lungo con panna, scegliendo di ignorare lo sbuffo che la sua scelta causò nel ragazzo seduto di fronte a lui.
Dopo qualche minuto in cui entrambi sorseggiarono le loro bevande, Louis decise di far partire la sessione.
"Allora, Harry, mi stavo chiedendo come procedesse la scrittura delle tue canzoni."
Non era nemmeno riuscito a terminare la prima frase che Harry lo interruppe.
"Che ne dici invece di dirmi qualcosa su di te, Tomlinson, invece di rivedere per l'ennesima volta le mie pene e i miei difetti? Non vorrei pensare che questa sia una relazione a senso unico."
Vi era una luce provocante in quegli occhi verdi mentre sollevava la tazza alla bocca per prendere un lungo, languido sorso.
Louis si trovò preso alla sprovvista, per sommo piacere del ragazzo più giovane, e passò un momento prima che riuscì a rispondere.
"Io? Perché dovresti voler sapere qualcosa sulla mia vita totalmente insipida?"
Harry sorrise, stendendosi sullo schienale della sedia, la gamba ancora che si muoveva come un Chihuahua sovreccitato.
"Non lo so doc, assecondami. E' solo che non mi sembra corretto che tu sappia ogni più intimo dettaglio della mia miserevole vita mentre io non so praticamente nulla di te, sbaglio?"
Alzando le mani in segno di resa, Louis si rassegnò al volere del moro.
"Bene, ho afferrato il concetto. Ma non incolparmi se ti appisoli in quella tazza enorme, non c'è assolutamente nulla di eccezionale o interessante nella mia vita che ti possa intrattenere."
"Mettimi alla prova."
Harry mantenne il suo sguardo risoluto, e Louis si trovò in imbarazzo sotto quegli occhi penetranti che sembravano vedergli attraverso. La cameriera grazie al cielo apparve per riempire di nuovo la tazza di Harry, rompendo il contatto visivo ed evitando al ragazzo più basso di rispondere immediatamente; quel discorso divenne una sfida e le parole di Louis, sotto esame, si aggrovigliarono ed evaporarono sulla sua lingua.
La piccola cameriera bionda, che chiaramente stava spogliando con gli occhi la celebrità dalla chioma riccia, toccò appena con le dita il braccio di Harry e con un occhiolino gli sussurrò
"Se c'è qualcos'altro di cui hai bisogno, fammi un fischio"
prima di andarsene ondeggiando il bacino in modo seducente, sapendo che gli occhi del ragazzo l'avrebbero seguita. Qualcosa di oscuro si aggrovigliò nello stomaco di Louis in quel momento, ma quando guardò di nuovo Harry vide che gli occhi del ragazzo erano puntati sulla bocca del terapista piuttosto che sul sedere della bionda prosperosa. Il nodo che aveva nello stomaco si rilassò, sostituito da qualcosa di caldo, liquido e misterioso.
Louis si schiarì la gola, rallentando il fiume di parole che minacciava di fuoriuscire tutto insieme.
"Bene, ho ventidue anni e sono cresciuto a Doncaster. Mi piace camminare sulla spiaggia, bere il tè mentre guardo le repliche di Friends, e odio i gatti ma amo i cani."
Harry fece un verso di disgusto.
"Andiamo, Lou, non è un profilo Harmony questo. Pensavo che dopo tutte le ore passate insieme avessimo superato questo punto."
Louis sorrise, contento del tono scherzoso del cantante.
"Bene. Odio i gatti perché quando avevo sei anni, il gatto di mia nonna usò la mia coperta come un tiragraffi e la fece in mille pezzi, e quando cercai di riprendermela mi graffiò le nocche."
Si pentì all'istante di avergli raccontato la sua storia quando vide l'espressione del suo compagno di merenda.
Con un sorriso che minacciava di dividergli il volto a metà, Harry assunse il tono di un'anziana signora che sussurra parole dolci al suo nipotino.
"Awww, il gattino cattivo ha mangiato la copertina di Louis? Sarà stata di enorme valore. Sono sicuro di aver dato via tutti i miei giocattoli quando avevo tre anni, devi esser stato un bambino parecchio emotivo.."
"Oh stai zitto, ho ancora le cicatrici che lo dimostrano."
Louis distese le mani sul tavolo per mostrarle all'altro ragazzo. In realtà, quattro linee bianche ricoprivano le dita sottili, sovrapposte alla pelle baciata dal sole. Harry si incurvò e delicatamente poggiò la sua mano sulla sua, la sua pelle pallida accanto a quella abbronzata mentre dolcemente seguiva le linee con la punta delle dita. Il respiro di Louis si fermò per quel gesto inatteso, e non poté ignorare il battito nel petto mentre il respiro di Harry si espandeva sulla sua mano.
Anche se Louis era un po' distratto dal calore della pelle di Harry, osservò che la mano del ragazzo stava tremando visibilmente. Louis spinse questa osservazione nel retro della sua mente per utilizzarla in futuro.
"Con una ferita del genere, sono sorpreso che tu sia ancora vivo. Doveva essere una tigre."
Il tono di Harry era serio, ma c'era anche un pizzico di allegria mascherata sotto quegli occhi penetranti.
Louis emise un sospiro melodrammatico.
"Sai, se vuoi continuare a prenderti gioco di me allora possiamo ritornare a psicoanalizzarti dato che mi pagano per quello."
Harry lasciò immediatamente la mano di Louis (Louis non ne fu dispiaciuto, davvero, nel modo più assoluto) e mise le mani in grembo senza protestare.
"Ti faccio le mie scuse. Mi comporterò bene, promesso."
Com'era prevedibile, Harry non sembrò per nulla dispiaciuto.
"E cosa mi dici della scuola? Famiglia e amici?"
Il terapista si aggiustò il ciuffo mentre pensava a cosa rispondere. Gli occhi di Harry seguirono il movimento delle sue dita mentre passavano tra i suoi capelli scompigliati.
"La scuola non è stata nulla di speciale, in realtà. Ho preso buoni voti, ho avuto pochi amici, ho giocato a calcio. Ero molto bravo, anche se la cosa ti può sorprendere."
Louis alzò lo sguardo per valutare la risposta dell'altro ragazzo, ma Harry semplicemente annuì in modo solenne.
"Di sicuro hai le gambe adatte per quello" affermò il ragazzo più giovane come un dato di fatto. Louis quasi si soffocò con il suo caffè; Harry stava flirtando con lui?
"Ehm. Sì. Grazie, credo. Dov'ero rimasto? Oh, giusto. Allora, ho incontrato Liam all'università, eravamo compagni di stanza, e da quel momento è stato il mio migliore amico."
Harry fece una smorfia in quel momento, con sommo disappunto del ragazzo più grande.
"Sono andato all'università per diventare un insegnante di teatro, ma dopo essere stato ad una lezione introduttiva di psicologia ho realizzato di dover seguire quel percorso. Non mi sono mai visto come un dottore, mi è sempre suonato così formale e sostenuto, ma hey, alla fine è diventato il mio lavoro."
Louis gesticolò indicando con enfasi le sue Toms a righe e i suoi skinny jeans turchesi.
Harry grugnì.
"Sì, tra i professionisti a cui hanno cercato di mandarmi, tu di sicuro spicchi più di tutti."
Si curvò sul bancone, le dita che battevano un ritmo irregolare sul tavolo macchiato.
"E che mi dici della tua famiglia, a giudicare da come sei venuto su devono essere abbastanza..unici."
La presa intorno alla tazza di caffè si rafforzò e gli occhi blu si restrinsero impercettibilmente.
"La mia famiglia..loro sono tutto per me. Ho quattro sorelle più piccole, molto più piccole in realtà, e dato che mio padre era un coglione io sono diventato quasi la loro figura paterna. Nel senso, sono sempre il loro fratello maggiore naturalmente, ma quando mio padre ci lasciò mia madre ebbe una sorta di crollo così ho dovuto prendermi cura di loro più di quanto avrei fatto in circostanze normali. Non ne sono risentito, comunque. Le amo più di qualsiasi altra cosa al mondo."
Louis aveva sul volto un'espressione assorta mentre ricordava tutti i tea parties, le maratone Disney, i giorni di malattia a fare il tè a delle ragazzine piagnucolose, che avevano segnato i suoi ultimi anni a casa dei suoi.
Gli occhi di Harry erano insolitamente teneri quando incontrarono quelli di Louis.
"Si vede. Ho una sorella anch'io, anche se è più grande. Io e lei eravamo molto attaccati, finché-" il cantante tossì a disagio "-successe di tutto." Affondò le unghie nella sua pelle, grattando un prurito invisibile. Il tavolo cominciò a tremare quando la sua gamba riprese a muoversi.
Louis interpretò tutto con occhio professionale; c'era qualcosa che Harry non gli stava dicendo.
"E se facessimo una passeggiata, ti va?
Poco dopo si ritrovarono a passeggiare per le vie di Londra, parlando di qualsiasi cosa dall'ultima partita del Manchester United all'ultimo album di Ed Sheeran.
"Ti dirò la verità, Small Bump mi fa piangere ogni volta. Dammi pure dello scemo emotivo ma quel pel di carota ha la voce di un angelo e l'abilità di scrittura strappalacrime di Nicholas Sparks." Louis mormorò qualche nota, poi con fare teatrale si asciugò una lacrima inesistente dagli occhi.
Harry rise. "Oh, Ed è un mio grande amico, ed è meraviglioso. Ha scritto una canzone del mio ultimo album, sai, quella che ha vinto come Best Song ai Brits."
Il ragazzo più grande sorrise timidamente, e prima che Harry potesse chiedersi perché, cominciò a cantare con una voce acuta, ma sorprendentemente chiara
"Get up, get out, get away from these liars, 'cause they don't know your soul or your fire."
Il ragazzo del Cheshire si unì a lui per la strofa successiva, incapace di fermare gli angoli della bocca dal sollevarsi.
"Take my hand, knot your fingers throgh mine, and we'll walk from this dark room for the last time."
Sorridendo senza imbarazzo, Harry fece una battuta, "Beh non si può dire che tu non sia pieno di sorprese."
"Ho fatto delle ricerche su di te. Sono sempre stato un tipo meticoloso. E se questo include ascoltare qualche stupida canzone d'amore allora non mi lamento, sono un drogato di romanticismo"; Louis fece l'occhiolino al suo compagno, notando il modo in cui l'altro ragazzo si morse il labbro e distolse lo sguardo all'improvviso, sfregando le unghie sui suoi bicipiti e lasciando delle sottili linee rosse indistinte.
Louis decise che era rimasto in silenzio fin troppo.
"Harry, non voglio ficcare il naso- chi voglio prendere in giro, è il mio lavoro ficcare il naso- ma c'è qualcosa che non va in te. Ti dispiace dirmi cosa sta succedendo?"
Facendo scorrere senza sosta le mani tra i suoi capelli, il ragazzo più alto mormorò rassegnato. "Um..beh, se proprio vuoi saperlo, io..sono in astinenza al momento."
Le sopracciglia dello psichiatra si sollevarono fino all'attaccatura dei capelli. "Oh! Ok. Ehm..intenzionalmente o no?"
Harry grugnì. "Oh, quanto mi sottovaluti. Se la volessi me la procurerei, credimi. Non l'ho usata per due giorni e sto di merda, ad essere sinceri. Le mie mani non smettono di tremare e la mia pelle prude e non riesco a stare seduto fermo. Ma questo è nulla, aspetta di vedere domani.." Un tono amareggiato si fece strada nella sua voce mentre terminava la frase.
"Ma perché?" Louis sussultò e si ricompose subito dopo. "Voglio dire, sono elettrizzato naturalmente, ma perché ora? Non è esattamente la scoperta del secolo che quella roba ti faccia male e non mi è sembrato che ti fosse mai interessato prima. Stai cercando di rimanere pulito o è solo una- una pausa?" Odiava come potesse suonare insensibile, e si irrigidì per affrontare possibili reazioni rabbiose da parte di Harry.
Per sua grande sorpresa, la voce del ragazzo era calma e quasi timida quando replicò. "Ho pensato a quello che mi hai detto e..voglio smettere. Voglio provare a rimettere insieme la mia vita. Le cose stanno andando un po' meglio per me ultimamente e penso lo debba a Niall e alla mia famiglia per non essere finito morto in un canale. Mamma non mi avrebbe mai perdonato per quello." La falsa giovialità suonò stridula e fastidiosa alle loro orecchie, ma prima che Harry potesse scusarsi per la mancanza di tatto sentì una calda pressione sbattere contro il suo petto.
Louis non seppe perché lo fece, non seppe cosa lo spinse a buttarsi nelle braccia del suo paziente drogato di eroina che sembrava disprezzarlo (la maggior parte del tempo), ma in qualche modo si ritrovò con le braccia avvolte intorno al collo del ragazzo, respirando il profumo muschiato del suo cappotto. Percepì il corpo magro di Harry bloccarsi sotto il suo tocco, ma poi delle grandi mani presero a salire a tentoni lungo la sua schiena, spingendo Louis un po' più vicino e stringendolo forte.
Stettero lì per un indeterminato periodo di tempo, fusi insieme nel mezzo di quella strada tranquilla. Tutto ciò di cui Louis era al corrente era il calore del corpo di Harry, il modo in cui poteva sentire la pressione delle coste del ragazzo attraverso la giacca, come il battito del cuore di Harry martellasse contro il petto di Louis, scuotendo la pallida figura del ragazzo nel profondo.
Louis alla fine si staccò, occhi blu ad incontrare i verdi.
Le sue mani si sollevarono per cingere la linea affilata della mandibola, e questa volta Harry non si ritrasse. Louis lasciò che le sue mani sfiorassero il collo di Harry, sopra le spalle e giù lungo le sue braccia finché non strinse dolcemente i polsi del ragazzo del Cheshire.
Non aprì la sua bocca, non poteva rompere il delicato filo che teneva legati lui e il musicista corrotto. Louis rimase lì, lasciando che gli occhi verdi lo penetrassero, lasciando che consumassero il suo cuore e la sua anima.
E con un semplice sussurro, la scena andò in frantumi.
Un istante prima Louis stava combattendo l'urgenza di farsi largo su quel torace smilzo, e quello dopo Harry stava spingendo un uomo di mezza età contro il muro di mattoni del negozio davanti a loro.
"Cos'hai appena detto?" disse Harry digrignando i denti e con i bicipiti contratti per lo sforzo di tenere l'uomo panciuto contro l'edificio.
La paura comparve negli occhi strabici dell'uomo, ma si ricompose abbastanza da sputare contro il suo assalitore, mancandolo per fortuna. "Ho detto, voi froci dovreste tenervelo nei pantaloni. L'ultima cosa di cui ha bisogno la società è vedere voi della vostra razza palpeggiarvi in pubblico."
Harry ringhiò e sollevò il suo pugno per spaccare la faccia giallognola dell'uomo, ma Louis lo raggiunse in tempo per prevenire la rottura di qualche osso.
"Cosa cazzo stai pensando di fare, Harry?!" Louis lo trascinò via da quell'uomo, ringraziando il cielo che Harry fosse tutto pelle e ossa, rendendo facile sottomettere il suo corpo agitato.
L'uomo rise in tono sprezzante, anche se il suo balzo immediato per sfuggire dalla presa del cantante venne subito notato dagli altri due. "Come, lasci che quella checca del tuo ragazzo ti faccia diventare una fighetta? Immaginavo." E dicendo così, girò i tacchi, traballando leggermente, e se ne andò di corsa.
Louis fece voltare Harry per guardarlo in faccia. "Porca puttana, Haz! Quello cos'era?!"
"Ti ha chiamato-ha detto che ero- Gesù Cristo, come fanno persone del genere a stare in pace con la coscienza?" farfugliò Harry in risposta, il petto che si alzava e abbassava e la voce tremante di rabbia.
I pedoni cominciarono a fissarli con sguardo inebetito, così il ragazzo più grande prese la mano di Harry e lo tirò verso il parcheggio dove avevano lasciato la macchina, a un paio di isolati di distanza.
Louis abbassò la voce per eludere le orecchie dei curiosi. "Non per essere uno stronzo, ma se ben ricordo tu non sei esattamente il manifesto della sensibilità verso i gay. E potrò sembrare un hippie scatenato ma la violenza non è proprio il modo più efficace per superare i disaccordi. Quelle persone vogliono solo una reazione da parte tua e tu gliel'hai data. E' ridicolo, ma non c'è niente di bello in questo tipo di psicologia. Oltretutto, si stava riferendo a me. Quello era un mio problema."
"Ti sbagli. E' un problema tuo tanto quanto mio." Harry stava camminando davanti a Louis adesso, e il dottore dovette allungare il passo per star dietro alla sue grandi falcate.
Louis sospirò esasperato. "Cosa dovrebbe significare?"
Harry non rispose finché non raggiunsero la Porsche argentata di Louis, allungando un braccio per fermare il ragazzo dal salire al posto di guida.
Con espressione circospetta, Harry guardò il suo compagno per alcuni secondi prima di parlare. Con calma, ma abbastanza chiaramente da permettere a Louis di udire ogni sillaba, sussurrò "Cosa..cosa faresti se ti dicessi che sono gay?"
Louis non riuscì a realizzare praticamente nulla se non il ronzio delle sue orecchie che seguì la confessione, ma vide lo sguardo di aspettativa nel volto del ragazzo più giovane e partì con una risposta appropriata.
"Beh, probabilmente ti farei una torta con scritto sopra 'congratulazioni per l'ottimo sesso anale' con una glassa arcobaleno, poi forse organizzerei un party di coming out e inviterei Elton John e i Village People..non lo so, se mi dessi più tempo per prepararmi sono sicuro di uscir fuori con qualcosa di meglio."
L'intera faccia di Harry si illuminò di un sincero sorriso, da togliere il fiato, e Louis non poté che pensare che quella era la cosa più bella che avesse mai visto. Harry fece scivolare le sue braccia intorno alla vita del ragazzo più piccolo per un veloce abbraccio, mormorando "Grazie, Lou" contro il collo del maggiore. Il terapista non fece altro che sorridere in risposta, con l'odore di Harry che riempiva i suoi sensi e il sorriso stupido ancora stampato in viso.
Scivolarono nell'auto sportiva, e la giovane celebrità si voltò verso il dottore, le gambe che tremavano con energia.
"Allora, ti piacerebbe venire a cena da me? Farò la mia speciale carbonara per me e Niall, sono sicuro che non gli darà fastidio se ti unisci a noi."
"Sarebbe fantastico." La risposta di Louis giunse un po' più velocemente del necessario.
E quando Louis osservò le guance pallide di Harry colorarsi di rosa e gli angoli della sua bocca tirarsi in un affascinante sorrisino, accettò il fatto che era realmente e innegabilmente fottuto.
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