Capitolo 1
Nuova storia, nuove emozioni, ma sempre loro, i nostri amati Larry a farci compagnia nelle nostre letture! La storia non è mia, ho solo avuto il permesso e il piacere di tradurla dalla bravissima @larrysextape che ringrazio a più non posso! Spero vi possa piacere tanto quanto è piaciuta a me. Fidatevi, ne vale la pena. Have fun!
Harry si rigirò tra le lenzuola, sforzandosi di combattere l'annebbiamento che aveva offuscato la sua mente per quelli che gli sembravano essere anni. Si spostò per cercare di diminuire l'insopportabile pressione sul petto ed emise un lieve lamento quando il suo mal di testa martellante si fece sentire per il movimento.
"Harry?"
La voce familiare lo trasse fuori dal suo delirio. Gli occhi di Harry si aprirono e fu accolto dalla luce accecante di un'anonima stanza d'ospedale.
"Harry! Oh grazie a dio!"
Harry si irrigidì quando un paio di braccia si buttarono attorno al suo collo e i capelli di sua madre gli caddero sugli occhi.
"Mamma?" gracchiò lui debolmente, "cosa ci fai qui?"
Un sospiro strozzato fuoriuscì dalla bocca di Anne, impietosita alla vista del suo unico figlio in quelle condizioni. Le sue guance erano incavate e gli zigomi sporgenti avevano un colorito giallognolo. Si rifiutò di abbassare gli occhi sulle sue braccia, dove sapeva che avrebbe trovato contusioni e brutti lividi tra il groviglio dei tubi della terapia endovenosa.
"Niall mi ha chiamata ieri sera..mi ha detto che eri in ospedale. Ti ha trovato sdraiato sul pavimento del tuo appartamento, e quando non gli hai risposto, ha chiamato il 999."
I ricordi della notte scorsa, ritornati alla mente pezzo per pezzo grazie al racconto di Anne, distorsero il suo volto in una smorfia. Non era questo il modo in cui si era immaginato il riavvicinamento con sua madre, non dopo non averla vista per più di un anno. Beh, magari lei non sapeva nemmeno perché Niall, il suo migliore (e ad essere sinceri, unico) amico l'avesse trovato in quello stato-
"Il dottore-ha detto che era un overdose."
Cazzo. Ci sperava così tanto. Harry la guardò cautamente, immaginandosi la sua prossima domanda.
"L'hai fatto di proposito?" Anne sospirò, piegandosi verso la sua guancia, non notando il modo in cui cercò di evitare il suo tocco.
"Ovviamente no!" scattò Harry, "Non so nemmeno come sia successo. Sai come sono quei party, c'erano un sacco di persone che non conoscevo ed ero parecchio sbronzo.."
Anne si aggrottò sospettosa, chiaramente poco impressionata dalla debole storia di Harry. Comunque, non contestò, anzi si gettò ai suoi piedi sospirando esausta.
"Dirò a Niall che sei sveglio. Era terribilmente preoccupato per te, penso che non abbia dormito tutta la notte. Ma nemmeno io avrei potuto, non dopo quello in cui si è imbattuto la scorsa notte."
Indugiando con un'ultima occhiata al suo bambino, Anne uscì dalla stanza, chiudendo la porta con un tranquillo click.
Harry collassò sul cuscino, alzando il braccio sopra la sua testa ed emettendo un ruggito. Non aveva mentito a sua madre, non del tutto. Non aveva accennato all'overdose, ma non era certo stato un caso che l'eroina avesse trovato una strada nelle sue vene quella notte. Aveva cominciato ad usarla qualche mese prima, e quei dolci momenti di euforia erano ormai l'unica cosa per cui realmente non vedeva l'ora.
Era vero quello che dicevano, "più in alto sali, più dura sarà la caduta." Nessuno, nemmeno Harry stesso, si sarebbe aspettato che il dolce ragazzino riccio dal tenero sorriso che si era presentato alle audizioni di X Factor tre anni prima si sarebbe trasformato in quel coglione che adesso si trovava sdraiato in..beh, non sapeva nemmeno dove fosse, ora che ci pensava. Congratulazioni, Styles.
Dopo aver vinto ad X Factor tre anni prima, Harry era stato in cima al mondo. Era il ragazzo d'oro con la voce d'oro, il pupillo di Simon Cowell. Faceva la bella vita, scalando le classifiche, imbarcandosi su tour mondiali da tutto esaurito, ragazze isteriche ai suoi piedi ovunque andasse. Ma in qualche modo, questo non era abbastanza.
Harry non sapeva affermare esattamente quando era avvenuto il cambiamento; quando lo scintillio della sua nuova affascinante vita svanì, quando realizzò che non si godeva più le sue esibizioni, o le fan o le attenzioni. A volte negli anni passati, si era ritrovato ad essere cupo, introverso, ad allontanarsi dalle persone che gli erano vicino. Non che importasse, quelle persone gli erano vicino perché Harry le invitasse ai party migliori e lui permettesse di farsi accompagnare. Niall Horan, il chitarrista in tour con Harry, era l'unico amico che gli stesse davvero vicino, ma anche lui non poté che osservare come Harry iniziasse a comparire sui giornali di gossip ubriaco, facendo il dito medio ai paparazzi con donne semi nude a braccetto. Prima venne l'alcol, che era abbastanza problematico da affrontare per i PR, ma poi vennero le avventure nel mondo delle sostanze stupefacenti. Harry aveva provato erba, ecstasy, anche cocaina, ma nessuna di queste era paragonabile alla deliziosa scarica che trovò nell'eroina. Cominciò a evitare i party di alto profilo delle celebrità per deviare verso oscuri, angusti e malandati nightclub della periferia di Londra. Le persone che frequentavano quei posti erano troppo ubriachi per riconoscere la star in mezzo a loro, e anche se registravano il suo celebre volto, erano troppo ubriachi per ricordarsene o prestare attenzione.
Ad essere sinceri, Harry era sorpreso che l'etichetta non l'avesse ancora scaricato. Sicuramente, i suoi due album alla numero uno, i quattro Brits, e numerosi singoli arrivati sempre in cima alla classifica non erano niente di cui vergognarsi, ma non aveva prodotto una sola canzone in più di un anno e si rifiutava categoricamente di andare in tour. Era solo una questione di tempo prima che l'etichetta rinunciasse a lui.
Le fantasie di Harry vennero interrotte da un veloce colpo alla porta. Si tirò su a sedere, evitando lo sguardo del biondo che stava entrando. Invece di urlare o fare una predica o arrabbiarsi come Harry si aspettava, Niall in soli due passi raggiunse il bordo del letto e gettò le braccia attorno al collo di Harry, mugolando sul collo del giovane uomo.
"Hey Niall, non piangere," lo confortò Harry, dando delle pacche sulla schiena del biondo in un imbarazzante tentativo di tranquillizzare il ragazzo vagamente isterico. Harry aveva una ben meritata reputazione di insolente, egocentrico figlio di puttana, un'immagine che aveva coltivato a lungo, ma non poteva portare avanti la farsa con il piccolo irlandese. Il biondo era troppo onesto, troppo buono, e Harry non poteva evitare di trattare il ragazzo con tenero affetto. C'era molto da dire su un amico che ti resta accanto incondizionatamente, anche quando tu non lo meriti per niente.
"Harry, io- io pensavo che fossi morto," sussurrò Niall sulla spalla del ragazzo più giovane.
"Sì, peccato che non abbia funzionato, sembra che dovrai continuare a starmi accanto," scherzò Harry in un patetico tentativo di alleggerire l'atmosfera.
Chiaramente non funzionò dato che Niall si tirò indietro a guardare il ragazzo in quel letto d'ospedale.
"Come, è questo che volevi? Morire? E se stai scherzando, non è fottutamente divertente. Sono venuto da te ieri notte ed eri collassato sul pavimento quasi senza polso e non rispondevi quando cercavo di risvegliarti, sai come mi sono sentito?? Chiamare tua madre e dirle che il suo unico figlio, che non è andato a trovarla da mesi, è in condizioni critiche e potrebbe non farcela ad arrivare in tempo per dirgli addio? Sei un coglione, spero che tu lo sappia questo." Niall sbuffò, svuotato dopo il suo breve rimprovero.
Harry sospirò. Anche se le parole di Niall gli facevano male, non poteva negare che se lo fosse meritato. "Lo so, lo so, mi dispiace. Non avevo intenzione di andare in overdose, giuro. Ero ubriaco e c'erano così tante persone..non stavo pensando lucidamente."
Niall grugnì. "Beh non è niente di nuovo. Simon è furioso, lo sai? Penso che tu l'abbia davvero fatto impazzire stavolta. L'ho visto prima in sala d'attesa, e a giudicare dalla sua faccia non importa che tu sia sopravvissuto alle droghe, sarai fortunato se sopravvivrai oggi."
Ah. Il caro zio Simon. Harry si stava chiedendo quando quel nome sarebbe spuntato fuori. Rispettava quell'uomo, davvero, ma l'ultimo anno della sua carriera aveva messo a dura prova il loro rapporto.
"Scusami, ma c'è il mio cliente lì dentro, e se non mi fai entrare a vederlo in questo istante comprerò questo dannato ospedale e lo trasformerò in un parco divertimenti." Niall e Harry sussultarono al suono di quella voce; la voce del diavolo. Niall si alzò all'improvviso dalla sua sedia con un sorriso di comprensione e raggiunse la porta, aprendola per rivelare il volto adirato del solo e unico Simon Cowell.
Dopo un veloce sguardo dall'espressione di Simon all'occhiata di sfida di Harry, Niall si scusò con un "Sì, quindi, io..io devo..già," e prontamente scappò da quella stanza d'ospedale, fuggendo dall'ostilità che si sprigionava nell'atmosfera.
"Beh, senza dubbio hai sputtanato tutto stavolta, no?" sbraitò Simon. "Sai quanto tempo ed energie ho speso oggi cercando di evitare che tutto ciò finisse in mano alla stampa? Una trovata come questa potrebbe rovinarti, potrebbe rovinare l'intera etichetta. Ero al telefono col consiglio di amministrazione, non vogliono nemmeno che tu rimanga all'interno della casa discografica. Vuoi davvero rinunciare a tutto ciò per cui hai lavorato per un momento di sballo temporaneo? Se è così, tu non sei l'uomo che pensavo che fossi. Cosa ti è successo, Harry? Eri così promettente. E ora sei solo un fottuto rottame."
Nonostante il tentativo di simulare apatia, Harry sentì il suo stomaco contorcersi quando le parole che Simon gli scagliò contro trovarono il loro bersaglio. Simon aveva ragione. Era fottuto. Non incolpava l'etichetta per volerlo scaricare; se fosse stato nel consiglio avrebbe licenziato un coglione come lui tempo prima. Ma allo stesso tempo, la musica era tutto ciò che Harry avesse. Cantare e scrivere canzoni erano le sole cose che lo mantenevano sano, anche nei giorni in cui non voleva altro che stare rintanato in un angolo a morire. Non poteva perderla, era l'ultimo filo che lo teneva ancorato alla sanità mentale, e senza Harry non era sicuro che ce l'avrebbe fatta.
Ma mantenne il suo volto noncurante, replicando, "Huh. Sono quasi morto e la prima cosa che fai è dirmi quanto sono insignificante. Non "Oh, Harry, stai bene?" o "Grazie a dio ce l'hai fatta". Tu sì che sai come far sentire apprezzato un ragazzo, zio Simon."
L'uomo più grande non poté non notare il sottile velo di sarcasmo, e sospirò con un misto di esasperazione e stanchezza. Con un tono più morbido, assicurò "Naturalmente sono felice che tu sia vivo, Harry. Sai che penso a te come a una famiglia, mi preoccupo per te più di quanto immagini. Ma devi realizzare che questo non può andare avanti, non se ti aspetti di restare con la SYCO. Le droghe, i party selvaggi, gli after, niente di tutto ciò ti aiuterà, e deve finire ora. Comunque, capisco che tu non possa farcela da solo, è troppo tardi per quello."
Harry alzò un sopracciglio incredulo. Simon lo stava davvero imbottendo con la cazzata della "famiglia" dopo aver finto di non esistere nei mesi passati? E se Simon pensava di parlare così con lui, doveva aspettarsi dell'altro. Harry si stava preparando una risposta incisiva quando le successive parole di Simon lo colpirono come acqua ghiacciata.
"Nell'interesse di preservare il tuo futuro alla SYCO, mi sono preso la libertà di prenotarti uno psichiatra specializzato in..casi come il tuo per aiutarti ad uscire da questo buco nero. E' il migliore nel campo e per la tua salute spero che trarrai vantaggio dal suo aiuto. Il tuo appuntamento col Dr. Tomlinson è domani alle 2. Ti manderò una macchina per assicurarmi che ci sarai. Per favore, Harry, almeno fai finta di essere interessato e approfitta dell'occasione. Perché potrebbe essere l'ultima."
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