Capitolo 53 - Inconfutabili
Nei giorni successivi il clima divenne teso.
L'intera famiglia fu spettatrice del distacco tra i due ragazzi, reduci da settimane nel quale l'una era l'ombra dell'altro e viceversa, l'allontanamento fu talmente improvviso e inaspettato da coinvolgere tutti loro. Il vivace chiacchiericcio, la nuova disarmonica ma interessante unione che aveva colto i fratelli Miller si era sgretolata lasciando posto a un raro scambio di battute sprezzanti durante i pasti. La cosa che più colpì Henry fu l'ambiguo silenzio che si appropriò di Lexi; la scrutava vagare per casa mantenendo un'espressione vagamente austera, il volto corrucciato e la bocca serrata in una linea che non aveva niente in comune con la linea maliziosa dei suoi ghigni abituali. E se prima del suo arrivo Eddie privilegiasse attitudini più taciturne e introverse, dopo quella notte a Malibù, aveva affilato ancora di più i suoi aculei limitando i contatti ad una manciata di sillabe nell'arco dell'intera giornata riducendo la sua presenza a quella di un'occasionale fantasma che appariva sporadicamente agli occhi dei suoi coinquilini.
Tuttavia quel mercoledì mattina, tre giorni dopo il rientro dalla piccola e inopportuna scampagnata al mare Eddie Miller si svegliò tardi e a meno che non si fosse calato dalla finestra del secondo piano con una fune pericolante realizzata con lenzuola aggrovigliate, l'unica alternativa rimasta era sgattaiolare fulmineo sotto i loro nasi evitando qualunque interazione. Prese una maglietta bianca dall'armadio infilandola rapidamente per poi raccogliere alla svelta il suo portatile e un raccoglitore, che aveva preparato sulla scrivania, nello zaino che caricò in spalla. Scese le scale mantenendo un passo felpato, le voci dei commensali nel pieno della colazione giunsero a lui più nitidamente una volta raggiunto il corridoio.
"Passami il latte" acquattato contro il muro identificò la voce di Lexi, rude e ancora impastata dal sonno.
"Alzati e prendilo" giunse l'immancabile risposta altrettanto grezza di suo fratello, dall'immancabile tazza rossa a pois neri dietro il quale lanciava occhiate altezzose.
"Coglione" si lasciò sfuggire sporgendosi sul tavolo per afferrare il cartone. Irrimediabilmente fece rovesciare la caffettiera.
"Cazzo che imbranata!"
"Ragazzi moderate il linguaggio" redarguì Henry scoccando un'occhiataccia al figlio e alla ragazza. In quel frangente di disattenzione il moro riuscì a passare davanti alla cucina senza farsi notare, un lampo nero e bianco che serpeggiò nel corridoio, esattamente come la sagoma sfuggente di uno spettro. Raggiunse silenziosamente il portone all'ingresso quando, con la mano alla maniglia il campanello suonò mandando in frantumi ogni sforzo di non essere notato.
Chiuse gli occhi mordendosi le labbra e rimase fermo, la mano ancora protesa in avanti.
"Vado io" disse il genitore e quando comparve nel corridoio la sua espressione mutò, sembrò voler dire qualcosa ma Eddie concentrò su di lui un'espressione che non accettava prediche. Anche Lexi piombò nel corridoio assieme a Maya. Per un microscopico istante i loro occhi si incrociarono, poi entrambi distolsero gli sguardi. Il campanello suonò ancora e a quel punto Eddie si fece da parte, sistemandosi lo zaino in spalla, lasciando che suo padre aprisse la porta. Due figure slanciate fecero capolino sul loro portico, un uomo e una donna entrambi sorridenti e dal completo elegante. Non furono necessarie le presentazioni che seguitarono perchè il ragazzo riuscì facilmente ad inquadrarli e inevitabilmente il suo sguardo cercò Lexi.
"Salve signor Miller, sono Klara Simons e lui è Theo Peterson, siamo gli assistenti sociali che hanno preso in esame il caso Wolfe."
Ma nel corridoio era rimasta soltanto Maya che, spiazzata, fece dietrofront verso la cucina con tanto d'occhi, come se fosse stata colta in flagrante a rubare la marmellata. Se quei due fossero stati anche minimante dotati di arguzia avrebbero potuto constatare, da quell'uscita di scena, che avevano qualcosa da nascondere: Lexi Wolfe era in quella casa.
Henry tuttavia si mantenne cordiale e composto, non dando il minimo cenno di turbamento di fronte a quella notizia. Dopotutto non era ricercata dalla polizia e non la stavano tenendo in ostaggio, ciononostante era sempre impelagata in qualche affare scomodo e quello poteva essere classificato come tale.
"In cosa posso esservi utile?"
"Abbiamo ricevuto la notizia che Alexis abita qui in questo momento, è così?"
"Si, ma è già andata a scuola. Forse è meglio che passiate più tardi" mentì
"Oh" i due annuirono. "È importante che la ragazza trovi un punto di appoggio stabile siccome ancora minorenne, le saremmo grati se glielo potesse spiegare anche lei così da farle accettare l'idea." il modo in cui presentò quella nuova prospettiva fece capire ad Eddie che non se l'erano bevuta affatto.
"Stiamo parlando di un orfanotrofio?"
"Una casa famiglia." puntualizzò la donna con capelli tinti di un rosso bordeaux innaturale. Il viso gremito di nei bitorzoluti.
"È chiaro" fece l'avvocato annuendo. "Vi inviterei ad entrare ma sono già in ritardo"
"Ripasseremo senz'altro"
"A presto" rispose poco convinto richiudendosi la porta alle spalle. Non appena fu fuori dalla loro portata d'orecchi si lasciò andare ad un sospiro esasperato e quando sollevò i suoi penetranti occhi blu scuro, oltre ad Eddie, nel corridoio avevano fatto capolino anche gli altri tre. Persino Rudy si era scomodato dal suo comodo posto a tavola, senza rinunciare al suo croissant che continuava a masticare come se niente fosse.
"Se la vengono a prendere finalmente?" mugugnò rivolgendosi a suo padre.
"Rudy" lo ammonì spostando l'attenzione sulla ragazza. "Mi dispiace tanto Lexi"
"Non deve, ho fatto tutto da sola. Non preoccuparti Rudy" gli si avvicinò rubandogli il cornetto al cioccolato. "Qualche altro giorno e levo le tende." sbarrò gli occhi mordendolo e restituendolo al legittimo proprietario che lo prese con la punta delle dita e un'aria disgustata.
"E dove andrai?" chiese Maya perplessa.
"Oh non temere Ape Maya, ci rivedremo nei paraggi" le pizzicò una guancia e la rossa produsse un verso contrariato per poi massaggiarsi la parte dolente. In quel breve scambio di battute Eddie aveva visto l'escamotage perfetto per squagliarsela, ma suo padre raggiunse la maniglia prima di lui.
"Dove credi di andare, spirito di casa Miller?" gli lanciò un'occhiata di sbieco districando un mezzo sorriso a denti stretti. Il ragazzo trattenne l'impulso di sbuffare attenendosi alla sua solita monolitica espressione mentre sputava un acido: "A scuola"
"Così presto? Be' già che ci sei da' un passaggio a Lexi e a tua sorella" indicò le due ragazze ancora in piedi nel corridoio, ad assistere a quello scambio di sguardi passivo-aggressivo. Eddie non si azzardò a spostare gli occhi nella loro direzione, concentrato com'era nel trasmettere un tacito ma eloquente avvertimento al suo compiacente e inopportunamente conciliante padre.
"Eddie..."
"Maria Antonietta avrebbe detto 'che mangino brioche'" la sua mano agguantò la maniglia e aprì la porta riuscendo a superare l'ingombrante presenza di suo padre.
[...]
Non fu proprio uno stronzo, dopotutto non si rifiutò di accompagnarle soltanto per evitare la presenza di certune persone o per reconditi e inammissibili istinti vendicativi che avrebbe potuto covare dentro di sé; c'era un altro motivo. Un motivo a forma di villetta a schiera dipinta di un grottesco color salmone, dal giardino curato alla perfezione da giardinieri filippini con tanto di prato tagliato puntigliosamente con le forbicine, per maggior accuratezza ovvio. Sostava di fronte al vialetto lastricato scrutando dapprima la casa e poi l'auto dalla targa vagamente famigliare parcheggiata davanti alla sua, una sigaretta accesa tra le labbra mentre soppesava i dati raccolti. A quel punto aprì la portiera uscendo dalla sua cadillac issando lo zaino sulla spalla; se voleva farlo doveva sbrigarsi perchè aveva poco meno di mezz'ora prima che le lezioni cominciassero e non poteva permettersi più tante assenze. Giunto alla porta di ingresso suonò il campanello accingendosi a spegnere la sigaretta - come al solito poco consumata - contro il muretto lì accanto prima di entrare, espirando un'ultima boccata di fumo. In quel frangente di attesa non gli sfuggì come i cespugli che contornavano il vialetto erano stati potati con il preciso scopo di renderli verosimili a cavalli impennati. Eddie distolse lo sguardo di fronte a quell'eccesso di pacchianeria nell'esatto istante in cui la porta si aprì.
"Si?"
"Darleen è in casa?" La domestica non si fece tanti problemi e lo invitò ad entrare conducendolo per un corridoio fino ad una grande porta a due battenti di un legno molto scuro. Dietro di essa riuscì a sentire voci concitate nel bel mezzo di una lite e quando la cameriera aprì la porta si interruppero di colpo.
Tre curiose figure si erano adunate in quello studio dall'illuminazione resa scadente a causa della vasta predominanza di colori scuri che lo arredavano. Seduti su dei divanetti attorno ad un tavolino basso c'erano Oliver Moore e il fantomatico e senza tracce Alex Stirner, ricomparso dopo un mese di anonima fuga da Sacramento, e, ovviamente la padrona di casa resuscitata Darleen Forrest.
"Bene bene bene" proruppe avanzando in loro direzione, alle sue spalle la cameriera si dileguò chiudendo la porta. "Che allegra rimpatriata"
"Tu che cazzo ci fai qui? Fuori da casa mia, sociopatico stronzo!"
"Non sono io ad aver simulato un omicidio."
La ragazza incrociò le braccia al petto e fece una smorfia, volendo rappresentare un finto sorriso. Era evidente che nonostante fossero passati giorni quella storia le aveva lasciato dell'amaro in bocca e una profonda umiliazione. Attualmente era sotto processo e rischiava dall'uno ai tre anni di carcere per la sua bravata, per non parlare del risarcimento monetario che la famiglia Forrest doveva a Lexi, un assegno profumatamente adeguato da quanto aveva scoperto.
"Perché mai i migliori amici di Lexi sono con colei che non ha fatto altro che gettarle merda addosso per un mese?" domandò retoricamente, ma qualcosa nel suo tono faceva intendere che conosceva già la risposta.
"Non è come credi."
"Alex Stirner, bentornato dalla partita di scacchi più lunga della storia! È un caso che tu sia tornato proprio a processo terminato?" continuò pungente
"Non è come sembra" si giustificò ancora Alex. "Tutta questa situazione è un casino enorme" cercò di spiegare gesticolando vistosamente angosciato.
"Sentirò la vostra versione dopo aver parlato io. Con te." puntò lo sguardo sulla padrona di casa ancora vistosamente disgustata dalla sua presenza in quella biblioteca di famiglia.
"Io non voglio parlare con te, però."
"Riguarda Chantal" le sue sopracciglia corrucciate si rilassarono al solo udire quel nome, la tensione sul suo corpo sembrò allentarsi leggermente il che fu percepito dal detective come un permesso a proseguire. Prese posto di fronte a lei tirando fuori il portatile e i fascicoli raccolti finora sul caso.
"Che cos'è?" domandò Oliver seduto vicino a lui, sbirciando guardingo. Dal suo canto Eddie ignorò totalmente la sua domanda concentrando il suo sguardo cauto e ponderato sulla ragazza davanti a sé. Era stato a Tijuana per un motivo: raccogliere le prove necessarie per convincerla ad abbandonare la folle convinzione che Lexi c'entrasse qualcosa con quella morte accidentata. Il caso era stato chiuso e archiviato, non avrebbe attestato alcuna colpevolezza di Lexi tuttavia fin quando c'era qualcuno di così vicino alla vittima che non credeva nella sua innocenza i guai non potevano definirsi terminati.
"Tu reputi che Lexi abbia spinto Chantal dal terrazzo quella notte"
"Si"
"Perché?"
"Ho visto il video delle telecamere di sorveglianza, era l'unica ad essere uscita su quel fottuto balcone e Chantal non poteva essere semplicemente caduta o peggio essersi buttata" si animò gesticolando rabbiosamente.
Eddie annuì premendo un pulsante sul computer per poi girarlo verso la ragazza. Oliver e Alex la affiancarono pur di vedere meglio ciò che volle presentare loro, una prova, finalmente una certezza.
"Questo è il video integrale, dal momento in cui Chantal entra nel locale fino...alla fine." si sistemò la sigaretta appoggiata all'orecchio
"Okay e quindi?"
"Guardate la sua andatura, barcollante, oscillante... lei non era in sé già prima di mettere piede al Red Moon" specificò scrutando i tre uno per uno.
"Ha ragione" convenne Alex.
"Ma lei non beveva! Era completamente astemia e non si drogava neppure, te lo posso assicurare!" nel dirlo per poco non si mise a gridare pur di difendere la sua migliore amica. Eddie tirò a sè il portatile lanciandole un'occhiata eloquente.
"L'autopsia ha rilevato tracce di GHB, ma come ti ho già spiegato i genitori hanno letteralmente distrutto il fascicolo quindi non ho alcuna prova se non il video."
"Lei non prendeva quella merda" obiettò categoricamente abbassando di molto il tono di voce, arrochita e tremolante sembrava sul punto di scoppiare in lacrime.
"Ma magari nel posto in cui era stata precedentemente, qualcuno le aveva somministrato indirettamente la dose" ipotizzò ponendo le radici di un grande interrogativo che serpeggiò tra tutti loro in un agghiacciante silenzio. Potevano aver risolto un problema, ma nel farlo avevano sfiorato un altro vaso di Pandora: l'incidente è stato appurato, ma se esso avesse dei retroscena ancora più lugubri.
"Lexi non può essere stata, lei è stata con noi tutto il tempo"
"Già" confermò Oliver appoggiando i gomiti sulle ginocchia, curvato in avanti.
"Questo non cancella il fatto che Lexi sia stata l'unica ad uscire su quel terrazzo, l'ultima persona ad averla vista vi-" Darleen fu bruscamente interrotta quando il portatile le fu piazzato nuovamente sotto il naso e questa volta avvicinandosi lui stesso, Eddie le mostrò le ulteriori prove in suo possesso.
"Voi non avete visto il Red Moon, vero?" commentò ironico trascinando il mouse.
"Di cosa parli? Noi due eravamo lì" bofonchiò il ragazzo asiatico sollevando gli occhi dallo schermo ad Eddie fulminandolo con lo sguardo. Quest'ultimo si lasciò sfuggire un verso di scherno.
"Voi avete visto Lexi entrare subito dopo Chantal da questa porta finestra." fermò lo stesso video al momento in cui la ragazza dai capelli rosa usciva barcollante da destra.
"E allora?"
"Chantal è uscita da sinistra" Alex sbarrò gli occhi, serrando la mascella.
"E cosa cazzo cambia!?" sbottò Darleen a denti stretti guadagnandosi un'occhiata in tralice dal moro.
"Lascialo finire" mormorò pallido il ragazzo dai capelli castani. A giudicare dalla sua espressione doveva aver capito. A quel punto Eddie trasse dal fascicolo due foto ognuna ben plastificata. Due immagini dello stesso posto ma con un'evidente e atroce cambiamento.
"Questa" proruppe mostrando la prima foto "È la foto datata maggio 2019" Mostrava il terrazzo così come lo aveva ispezionato lui stesso, vuoto con nient'altro che qualche divanetto dal rivestimento corroso.
"Mentre questa risale al 2018" Il luogo era lo stesso, inconfondibile, se non fosse stato per il muretto con tanto di graticcio su cui si inerpicava un'edera, che divideva a metà il terrazzo.
"Quel divisorio esisteva al momento dell'incidente. Lexi non avrebbe potuto scavalcarlo e spingere giù Chantal. È materialmente impossibile" spiegò "Successivamente venne abbattuto per unire il terrazzo in un unicum"
La ragazza fece per aprir bocca ma fu rapidamente preceduta da un altro intervento del detective:
"Prima che tu possa dubitare della veridicità delle prove" estrasse dalla cartella un foglio ripiegato su sè stesso molteplici volte che aprì davanti a tutti stendendolo sul tavolino come una tovaglietta. "Questa è la planimetria iniziale del locale." Nell'ispezionare quel progetto non si poteva negare che malgrado le maniere prettamente rudi e scorbutiche, il ragazzo avesse ragione.
"Ma potrebbe essere stato abbattuto prima di quella sera" perseverò ancora Darleen.
Un'altra cartella le ricadde sotto il naso; racchiudeva una serie di foto omologhe siccome tutte presentavano la stessa immagine ma in date differenti.
"Immagini del satellite. Inoltre questa è la striscia di cemento che come vedi taglia longitudinalmente il balcone in due parti, ultimo rimasuglio di quel muro."
Darleen sfogliò le foto una ad una esaminandole da così vicino che sembrò voler entrarvi. Gennaio, febbraio, marzo...arrivati a giugno scomparve anche il fantomatico divisorio. Era stato abbattuto dopo la morte di Chantal, Eddie non stava mentendo.
Le sue pupille tremolarono, gli occhi lentamente si spalancarono, le mani presero a girare sempre più velocemente quelle pagine con un leggero tremolio, mentre pian piano si arrendeva alla cruda realtà.
"Questo... significa che Lexi e Chantal sono uscite quasi in concomitanza ma su due balconi diversi?" domandò come colta da una rivelazione terrificante.
"In sostanza si."
"Come abbiamo potuto non accorgercene?!" sbottò Alex alzandosi in piedi e prendendo a misurare la stanza a grandi passi, mettendosi le mani tra i capelli.
"Calmati Alex"
"Già, me lo chiedo anche io" si intromise Eddie lanciando un'occhiata diffidente e carica di supposizioni prima all'uno e poi all'altro.
"Eravamo ubriachi e fatti" scandì Oliver guardandolo sdegnosamente. "Abbiamo visitato almeno venti locali quella sera e non ci siamo dati all'esplorazione architettonica di ognuno di essi"
"Che cosa abbiamo fatto?" mormorò il castano lasciandosi cadere di nuovo sul divano con la testa tra le mani, la voce rotta.
"Dobbiamo fermarlo"
12/08/2022
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