Capitolo 15 - Nero di seppia
"Oh oh oh, ma guarda chi bussa alla mia porta. Erano forse dieci anni che non lo facevi"
Eddie distolse lo sguardo serrando la mascella. Erano le due del pomeriggio, le cicale frinivano sugli alberi e l'ombra era l'unico antro meno caustico che questa terra aveva da offrire. Faceva parecchio caldo, tanto che i contorni della strada all'orizzonte apparivano sfocati, come se bruciassero in una fiamma invisibile.
"Sono qui solo sotto tortura. Mio padre e mio fratello mi hanno ordinato di assicurarmi che i tuoi capelli fossero sobri per domani." bofonchiò come se ogni parola fosse corrosiva, acido che gli bruciava la lingua.
"Oh davvero? Pensavo di mancarti" Lexi, in pantaloncini e maglietta a maniche corte, si appoggiò allo stipite della porta dedicandogli uno dei suoi sorrisi maliziosi con tanto di sopracciglio inarcato. Eddie evitava di sfiorarla con lo sguardo, evidentemente contrariato dall'intera situazione. Reggeva, impaziente, una busta di plastica dondolandosi sui talloni, la testa incassata nelle spalle.
"Direi che se mi assicuri di togliere il rosa allora posso anche andarmene e così saremo a posto, nessun obbligo." propose sospirando lanciandole una rapida occhiata, qualcosa nel modo in cui sollevò appena le sopracciglia indicò alla ragazza il suo disperato bisogno che ella soddisfasse le sue aspettative ritrovandosi a pronunciare quelle due lettere che avrebbero sciolto il disagio e la tensione che si stava accumulando su di lui: si. Ma Lexi Wolfe non era misericordiosa, se la pietà non fosse coincisa con i suoi interessi l'avrebbe sbarrata con una marcata linea nera dal suo vocabolario.
"Sei in territorio nemico, Edmund" sibilò come una serpe tentatrice.
"Tieni" le porse il sacchetto con la tinta per capelli con una certa irrequietezza nei modi.
"Non lo farò, Eddie."
"Non complicare le cose" Ella rise appena abbassando la testa.
"No, sul serio, non è per romperti il cazzo ma l'ultima volta ho quasi perso la vista con il decolorante." Il ragazzo assottigliò lo sguardo sospettoso.
"Io non ti tingerò i capelli" scandì lettera per lettera intuendo le sue reali intenzioni, ma il sorriso diabolicamente innocente di Lexi non gli lasciò scampo.
Dieci minuti dopo era seduta su una sedia girevole, in bagno, con una vecchia tovaglia a coprirle gli abiti e un ghigno soddisfatto.
"Cos'è che dicevi poco fa?" punzecchiò, il moro indossò i guanti di plastica mentre si scervellava dietro le istruzioni d'uso del prodotto. Con uno schioppo finì di mettersi il secondo guanto e senza scollare gli occhi dal foglio lo afferrò portandoselo più vicino. Lexi ridacchiava guardandolo chino sul marmo del lavandino con le sopracciglia corrugate.
"Ho vinto io" si lasciò sfuggire schioccando la lingua.
"Sta' zitta almeno." disse tra i denti scoccandole una rapida occhiata fulminante mentre spremeva la tinta dal tubetto.
"Ti sto dando fastidio?"
"No, ti ho forse dato questa impressione?" rispose sarcastico il moro mentre mischiava quella strana melma all'interno di una ciotola rosa con un pennello piatto. Il chè fece sorridere ancora di più la ragazza che cominciò ad esaminarsi le punte sfibrate dei suoi capelli con un'intensità simile ad un tacito addio. Quando sollevò lo sguardo si ritrovò a corrugare la fronte.
"Nera? Mi vuoi fare mora? Sul serio?" volteggiò sulla sedia girevole, una volta, due, acquistando sempre più velocità.
"È sempre più sobrio del rosa"
"Sobrio sobrio sobrio, a cosa serve? Il mondo è un tale dionisiaco. Ubriachiamoci!" esclamò piroettando sulla sedia.
"Se" tagliò corto Eddie mischiando la tinta che aveva tra le mani; aveva un odore così acre che il ragazzo più volte si ritrovò inconsciamente ad arricciare il naso.
"Poi mi spiegherai che hai combinato al piano di sotto e perché sembra che tu sia stata rapinata."
"Perché è così" ammise con nonchalance. Il pennello si bloccò a metà giro. Eddie alzò lentamente gli occhi dal composto chimico e fissò la ragazza alle sue spalle tramite lo specchio. "Cosa?"
"Ieri pomeriggio sono entrata in casa e ho trovato tutto così."
"Ti hanno rubato qualcosa?"
"No"
"E non hai pensato di chiamare qualcuno? La polizia per esempio." Si voltò con la ciotolina in mano, le maniche della felpa leggera sollevate fino ai gomiti esponevano le vene e i peli sulle braccia. Lexi gli concesse un'occhiata nel vorticare continuo della sua giostra. Eddie la fermò posandole una mano sulla spalla avvicinando il suo viso pericolosamente a quello emaciato della ragazza; l'arrestarsi della sedia produsse un cigolio acuto.
"Sta. Ferma." scandì accompagnato da un'occhiata veramente penetrante. La ragazza deglutì e obbedì. Osservò, tramite il riflesso allo specchio, come il cipiglio sul volto pallido del moro diventava sempre più evidente; alle sue spalle, spostava le ciocche ben pettinate senza sapere da dove cominciare. Lexi aveva l'aria di una che stava trattenendo una sonora risata.
"Dove hai gli elastici?" Alzò il polso fasciato da innumerevoli molle variopinte. Eddie fece per tirargliene uno e legarle i capelli ma Lexi si voltò di scatto ritrovandosi a uno schioppo di distanza dalle sue labbra.
"Dammi un bacio prima." i loro nasi si sfiorarono per un lungo istante prima che lui si allontanasse di scattò.
"Sei seccante." fu la sua risposta monosillabica seguita da uno sbuffo sonoro. Divisi i capelli in ciocche precise Eddie cominciò a dipingere una ciocca dopo l'altra macchiandosi tutte la mani e impiastricciandosi persino la faccia.
[...]
"Sei una frana Eddie!!!" piagnucolò con un asciugamano bagnato sull'occhio.
"Sei tu che ti sei mossa." rispose pacatamente cercando di reggere il pennello con le labbra per sollevarsi una manica.
"Aoo!! Che fai? Mi hai dato una gomitata!" esclamò guardandolo storto tramite lo specchio. Si stava storcendo il braccio pur di non macchiare i vestiti di tintura nera, cosa tra l'altro indifferente data la monocromia del suo guardaroba.
"Aspetta ti aiuto." sospirò per poi girare la sedia e scoprirgli il braccio. Più comodo, adesso Eddie poté proseguire con la sua opera d'arte in tranquillità e anche la ragazza parve molto più quieta.
"Sai pensavo ad una cosa" disse, l'asciugamano sulle gambe scoperte, il sole ad accarezzarle parzialmente il viso filtrava dalla finestra aperta. Uno scorcio di cielo vistosamente celeste faceva da sfondo alle case a schiera, il vento scuoteva le tendine sui toni del pesca e tutta quella luce mostrava alcuni aloni sul muro della doccia nell'angolo.
"Perchè nei cartoni animati il personaggio con i capelli neri non ce li ha mai effettivamente neri? Insomma sono sempre blu! Cioè blu oltremare. Che correlazione ci sarebbe? Nel senso, ogni tanto sento parlare di riflessi bluastri nei capelli neri ma tu Eddie, che hai effettivamente capelli neri li hai mai visti?" Le lanciò una rapida occhiata annoiata tornando a colorare quelle ciocche rosa.
"Esatto, no" Strinse il pugno scuotendolo appena. "Per cui che ragionamento hanno fatto per rappresentare quei capelli completamente blu?! Tu non ti sentiresti oltraggiato?" presa dalla foga dell'argomento si voltò indietro dimenticandosi che il ragazzo alle sue spalle era alle prese con un compito abbastanza delicato. Grugnì e le voltò la testa in avanti riprendendo a dare pennellate sempre più rapide e svelte.
"Basta. Da ora in poi, diventando un membro onorario del club capelli corvini, lotterò per i diritti del colore nero nei cartoni animati."
"Devono stare in posa per mezz'ora" disse in risposta posando quella miscela di colore ormai esaurito nel lavandino; nel farlo sembrò liberarsi di un peso enorme.
"Ma poi, seriamente, i produttori di cartoni animati chi credono di prendere in giro? Dicono che il personaggio ha i capelli mori ma poi mi piazzano un blu di Persia più brillante della mia anima" aggiunse come se la stesse prendendo sul personale.
"Magari è una forma di daltonismo, ci hai pensato?" intervenì finalmente l'interlocutore fantasma che intanto si era andato ad affacciare alla finestra magari per liberarsi da quel tanfo di prodotti chimici con cui era stato a contatto.
"E perchè? Esistono forme di daltonismo che invertono il nero con il blu. Ne dubito fortemente." si voltò verso il moro, contro luce, rimaneva immobile appoggiato al davanzale dando le spalle al panorama. Lexi schiuse le labbra, egli fissava una farfalla bianca che svolazzando si era andata a posare tra i suoi ciuffi scuri. Corrugò la fronte ma rimase perfettamente immobile.
Si dimenticò di tutto quello che stava dicendo.
"Avrà scambiato i tuoi occhi per nettare divino..."
[...]
"Ora che abbiamo finito penso che puoi asciugarti i capelli da sola, no? Me ne vado." Trascorsa la mezz'ora indicata sulle istruzioni, Eddie sembrava particolarmente sollevato e stava gettando i guanti nel secchio del bagno quando improvvisamente corrugò la fronte. Lasciò che il coperchio del secchio si richiudesse gettando un'occhiata studiata alla ragazza.
"Mi devi aiutare a fare un'altra cosa e poi sei libero." Si stava raccogliendo i capelli umidi in una coda fin troppo alta tendendola più in alto che poté.
"Taglia." asserì con convinzione ricevendo un'occhiata annoiata mista di esasperazione.
"Perchè?" la domanda fu prodotta con un tono fin troppo provato, il chè era per lui davvero raro.
"Perchè non dovrei volere un wolfcut? Dai, questo è poi sei libero." Eddie scosse la testa e si diresse in giro per la casa alla ricerca di un paio di forbici. Rovistò in una serie di cassetti per lo più vuoti nel salotto e non perché il contenuto era a terra. Trovò l'oggetto che cercava sulla mensola del camino, accanto ad una foto natalizia in cui il viso allegro di Lexi era stato cancellato furiosamente. Le sue palpebre ebbero un fremito, un debole tremolio di ciglia prima di afferrare l'oggetto e tornare al piano di sopra in bagno.
"Ce ne hai messo di tempo."
"Non è stato facile con quel casino." borbottò tra sè afferrando la coda di capelli bagnati.
"Taglia taglia taglia."
"Fatto, adesso veditela da sola." Le piazzò la ciocca di capelli in una mano e si diresse fuori. "Frena frena frena" Rapida si stagliò sulla soglia della porta aperta che dava sul corridoio, un patetico codino alto le ricadeva sugli occhi e con un gesto goffo se lo scostò.
"Hai detto che era l'ultimo favore." digrignò i denti serrando la mascella
"Che ne è della testimone? L'hai trovata?" Il ragazzo distolse lo sguardo sospirando.
"Si ma non testimonierà." L'aria tra i due si fece tesa e improvvisamente seria.
"Che? Le hai detto che potrei finire in riformatorio per la sua totale mancanza di umanità?"
"Lexi"
"Portami da lei le farò cambiare idea." si tolse la vecchia tovaglia ormai macchiata di tinta scura gettandola nella vasca da bagno lì vicino. Si tolse l'elastico dai capelli e cominciò a scuoterli come se fosse un cane bagnato.
"Lascia fare a me, mi hai assunto per questo, tu devi pensare solo a non metterti nei guai."
"Temi possa peggiorare le cose?"
"Oh io sono sicuro che peggioreresti le cose." ammise guardandola bene negli occhi.
Silenzio.
"Stai sottovalutando il mio potenziale" sibilò rivolgendogli uno di quegli sguardi alla Lexi. Il moro fece per dire ancora qualcosa ma un rumore al piano di sotto lo fece immobilizzare. Anche Lexi l'aveva sentito. Sentì delle voci e il crepitio del vetro calpestato. Si scambiarono un'occhiata corrucciata dirigendosi entrambi al piano di sotto di soppiatto. Nel corridoio vi era una porta che conduceva ad uno stretto ripostiglio, la ragazza vi si soffermò traendone una mazza da baseball. "Ho una mazza da hockey nell'armadio nella mia stanza, prendila e raggiungimi."
"Lexi"
"Va tutto bene. Chiunque sia lo faccio secco in due mosse" ma il piano implicito di mantenere un profilo basso andò in frantumi assieme al vaso sul mobiletto che era stato violentemente colpito dalla mazza per sua goffaggine. Eddie si spalmò una mano sul viso, esasperato, intanto che la ragazza cercava di sistemare i cocci inutilmente.
"Ah fanculo, prendi quella mazza e raggiungimi" si diresse a passo spedito giù per le scale senza badar più a rimanere in silenzio come un topo, era casa sua dopotutto.
"Preparatevi perchè vi faccio il culo nero a suon di colpi." avvertì roteando la mazza con una mano facendo il suo ingresso in salone a passi pesanti e rumorosi. Indietreggiò di colpo sgranando gli occhi.
"Ma che-"
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