Capitolo 13 - McDonald
"Eddie" Lexi gli sfiorò il braccio guardandolo interdetta. Il volto ridotto ad una maschera di impassibilità.
"Eh?" si voltò verso di lei e poi verso la receptionist, come fosse stato appena svegliato da un lungo momento di derealizzazione.
"La signora ti ha chiesto cosa ti serve" indicò con il pollice. Il ragazzo tornò a rivolgere il suo sguardo alla ragazza, si schiarì la gola ignorando qualsiasi rumore.
"Giusto." Si trovavano nel reparto ostetricia e c'era un certo scompiglio in una delle stanze. Lexi gettò una rapida occhiata ma non poteva scorgere nulla da quella distanza se non un particolare via vai di infermieri.
"Sono l'investigatore privato Miller, sono qui per richiedere informazioni per un caso." Mostrò il distintivo alla signora che non poté far a meno di guardarlo con una certa titubanza.
"Va bene...mi dica pure."
"Vorrei i registri di nascita degli ultimi dodici mesi, in particolar modo di tutte le donne asiatiche che hanno partorito qui negli ultimi dodici mesi." La donna rimase un istante di troppo imbambolata, come se pensasse fosse tutto uno scherzo poi emise una risatina isterica.
"Non sei un po' troppo giovane per essere un investigatore."
"Ho 18 anni e l'ha visto anche lei il documento, rilasciato dallo stato della California due mesi fa. Adesso si dia una mossa." ella corrugò la fronte e mantenendo il contatto visivo si allontanò dalla postazione. Eddie si appoggiò con il gomito al bancone accompagnando con sguardo austero i movimenti dell'infermiera finché non sparì dalla sua visuale.
"Va tutto bene Eddie?" gli chiese Lexi fissandolo come se sul suo viso vi cercasse qualcosa. Non rispose.
"Solitamente non sei così scortese con le persone, forse tendi ad ignorarle un po' troppo ma non sbraiti contro di loro." Abbassò i suoi grandi occhi dorati su di lei per poi concentrarsi nuovamente sul vuoto del pavimento azzurro di quell'ospedale. Accanto a loro passavano infermieri e medici, carrelli pieni di medicinali e madri sulla carrozzina con i loro infanti tra le braccia.
"Che dici, per risollevarti il morale andiamo a scambiare qualche bambino nelle culle?" Lexi cominciò ad assestargli una serie di gomitate giocose, ma parve non suscitare alcuna reazione.
"Che succede qui?" un'altra donna, dall'aria arcigna, con un enorme mollettone tra i capelli raggiunse la reception seguita dall'infermiera di poco prima.
"Lei è il capo qui? Dovrebbe far mettere un profumo per ambienti, con tutto questo disinfettante mi si stanno corrodendo i polmoni." attaccò a parlare Lexi con la sua solita aria sfacciata tamburellando le dita sulla superficie legnosa e concedendole alla fine un sorriso tirato.
"Sono l'investigatore privato Eddie Miller." mostrò nuovamente la tessera di abilitazione che stavolta fu esaminata come si deve con tanto di occhialetti inforcati sul naso. Lexi fu totalmente messa da parte, il chè la fece sbuffare imbufalita.
"Sono qui perché voglio i registri dei bambini nati negli ultimi dodici mesi da madri asiatiche."
"Sei un ragazzino" protestò anche lei reggendo il documento con entrambe le mani. Le rivolse un'occhiata annoiata, senza staccare per un attimo gli occhi da lei. Sembrava una donna massiccia sotto la divisa bianca.
"Faccia come le ho detto se non vuole che sveli i piccoli segreti di questo reparto." mormorò rimanendo completamente immobile. Lexi lo fissava con tanto d'occhi ma nessuno si mosse; un audace scambio di sguardi era tutto ciò che si percepì, costruito su un'immobilità cristallizzata. Nessuno faceva niente.
"Ha sentito il mio uomo? Vi farà il culo a strisce se non vi date una mossa" esclamò rude come uno scaricatore di porto. Attonita la donna la guardò orrificata, ma si mise al computer tamburellando sulla tastiera.
"Lexi"
"Si detective?"
"Smettila di dare aria alla bocca." Lexi fece il muso incrociando le braccia al petto.
Trascorsero la mattinata girando per gli ospedali più vicini al quartiere in cui risiedevano temporeggiando ogni volta sulla questione 'età'. Tuttavia alle due del pomeriggio erano riusciti a terminare ed erano diretti verso casa Miller.
"Sembri più sfinito di un operaio londinese del diciannovesimo secolo che lavora sedici ore di fila"
"È l'effetto che mi fai" borbottò in risposta, un velo di collera gli riempiva il tono.
"Appagante?"
"Asfissiante" disse a denti stretti provocandole un verso di scherno. Silenzio.
"E se il bambino avesse più di un anno?" La mano appoggiata al volante, gli occhi fissi sulla strada Eddie mormorò: "Quel modello di carrozzine è per i bambini con meno di dodici mesi di età. La donna aveva connotati orientali..." lasciò intendere il seguito.
"Come cavolo hai fatto a vedere i suoi connotati da quell'immagine tutta sfocata." borbottò. Puntò lo sguardo fuori dal finestrino, sguardo che si animò in un baleno.
"Uhh fermati! Fermati!" gli picchiettò il braccio ripetutamente raddrizzandosi sul sedile.
"Che c'è adesso?" esasperato accostò sul ciglio della strada, una ruota che frenò nella ghiaia puntellata da ciuffi d'erba emise un suono accartocciato.
"Dai ci fermiamo al McDonald?" Gli occhi di Eddie andarono dalla tavola calda alla ragazza più e più volte.
"Ho del lavoro da fare, se hai fame ti mollo qua." Stava già rimettendo la prima per ripartire ma un ceffone gli colpì la mano.
"Non dire scemenze, adesso vieni con me. Su offro io, basta che mi fai compagnia."
"Non sono una dama quattrocentesca." Lexi inarcò un sopracciglio ma alla fine il moro cedette al suo sguardo provocatore.
[...]
"Hai bisogno di mettere su un po' di ciccia, vedo il tuo viso sempre più magro e la cosa mi preoccupa" Seduti uno di fronte all'altro sulle panche accanto al tavolo si fissavano, chi con fin troppa energia in corpo e chi non ne possedeva neanche un po'.
"Sei una rottura di scatole." distolse lo sguardo puntandolo verso il vetro da cui vedeva le auto sfrecciare lungo la strada. I gomiti appoggiati sul tavolo e la schiena curva, sembrava volersi far scudo contro il mondo.
"Vedo che il tuo odio per il mondo non è scemato con l'età." buttò lì la ragazza, esprimendo una constatazione abbastanza ovvia. Sollevò le sopracciglia e abbassò lo sguardo. "Oh be' interpreto il tuo silenzio come un no."
"Un McChicken per te, patatine medie, nuggets, e coca cola."
"Mi vuoi imbottire come un cuscino?" sibilò.
"Ah-ah buona questa." sorrise di sbieco cominciando a ingozzarsi con le salse che le macchiarono gli angoli della bocca. Eddie piluccò le patatine e poi si arrese a mangiare anche il panino con un contegno quasi religioso. Forse era davvero una dama quattrocentesca in fondo. "Hai notato la totale immersione nel disagio ogni volta che non sei circondato dal tuo mondo di misteri e camere segrete." gli fece presente puntandogli contro una patatina moscia.
"Sembri un pesce fuor d'acqua."
Egli continuò a ignorarla addentando piano il suo hamburger.
"Dovresti scioglierti un po', avresti senz'altro più amici e non staresti costantemente da solo." Accartocciò la carta scoprendo di più il suo panino e puntò quegli occhi magnetici nei suoi.
"Trovi che nasconderti dietro quella facciata da idiota ambulante sia molto meglio?" la totale mancanza di emozioni prese il posto del sorriso sardonico incollato con i chiodi al suo viso. Stringeva la bibita tra le mani, fredda al contatto con la sua pelle. Il ghiaccio tintinnò producendo un rumore attutito.
"Almeno non sono patentata." Tirò su un sorso di aranciata e piluccò i nuggets addentantone due o tre in una volta. Sospirò e bevve un sorso di coca cola senza la cannuccia.
"Fai bene a non usare la cannuccia, una volta ho visto il video di una tartaruga che ne aveva una ficcata su per il naso" sottolineò la parola 'naso' mettendoci un po' troppa enfasi.
"In realtà non era nel bicchiere, devono averla dimenticata"
"Ah"
"Già" Lexi fissò il suo bicchiere e poi sollevò lentamente due occhioni terrificati sul ragazzo che aveva di fronte.
"Tu non sei un ecologista? Come puoi vivere sereno con questa consapevolezza." Inarcò un sopracciglio distogliendo ancora una volta gli occhi sporgenti da lei.
"Scommetto che sei anche uno di quelli che non donano gli organi. Guardami quando ti parlo!"
"Stai dando spettacolo" mormorò a denti stretti evitando il suo sguardo. Effettivamente aveva alzato un po' la voce e molte facce perplesse si erano voltate verso di lei che tuttavia non parve colpita. Anzi, non fece altro che ricambiare rapidamente le loro occhiate per poi concentrarsi sul moro.
"Su mostra i documenti, voglio vedere un po' cos'altro macchia la tua morale." Masticò ancora dei nuggets tendendo la mano verso il vuoto.
"Non pensi che se dovessi morire da un momento all'altro i tuoi organi potrebbero salvare qualcun altro? Insomma a te non servirebbero più quindi perché fare tante storie?"
"Fortunatamente non sto morendo allora" le scoccò un'occhiataccia continuando a sorseggiare la sua coca. Il silenzio piombò nuovamente al loro tavolo.
"Almeno doni il sangue?" Il bicchiere di plastica sbatté sul tavolo con foga, alzò gli occhi al cielo dedicandole l'ennesimo sguardo torvo. Lexi decise di arrendersi, alzò le mani in segno di resa per poi continuare a mangiare.
"Ehi, ma questo è un appuntamento per caso?" ammiccò accartocciando le carte disperse sulla superficie macchiata di salse e olio.
"Mi hai trascinato qui contro la mia volontà." puntualizzò raccogliendo anche lui la spazzatura. "Ti vedevo sciupato." fece spallucce.
"Sei mia nonna?"
"Solo se posso chiamarti daddy." gli fece l'occhiolino alzandosi da tavola e suscitando in Eddie un'occhiata parecchio perplessa. Effettivamente, di rado ciò che usciva dalla boccaccia della ragazza suonava vagamente sensato e poco provocatorio, ma era fatta così.
[...]
Tornati a casa erano pronti a scendere nuovamente nella stanza segreta a lavorare sul materiale recuperato quando un viso famigliare fece capolino dal vialetto di casa Wolfe.
"Oliver?" Il ragazzo la intercettò e si avvicinò a grandi falcate.
"E accendilo quel telefono una volta buona." si lamentò. Era esattamente come l'aveva lasciato qualche giorno fa, soltanto lei aveva la faccia deturpata e un'accusa di tentato omicidio sulle spalle.
"Anch'io sono felice di vederti, com'è andato il torneo di scacchi, sei tornato prima, non durava una settimana?" gli occhi scuri del suo amico la fulminarono.
"Non fare scherzi come tuo solito, dopo domani devo testimoniare per te"
"Che carino, grazie" continuò con il suo punzecchiare continuo. "Dov'è Alex?"
"Non ne ho idea, ci siamo separati quando abbiamo ricevuto la chiamata dal tuo avvocato." lanciò un'occhiata ad Eddie, alle sue spalle ascoltava quel piccolo scambio di battute con i suoi soliti occhi curiosi. Aveva sempre quell'aria quando nessuno lo disturbava, l'aria di chi si guarda attorno e studia il mondo perchè non ne ha mai abbastanza.
"Che ci fai con lui?" Oliver fece un cenno con il mento in direzione del ragazzo ammutolito. "Eddie mi aiuta in questa situazione, sai tipo Sherlock e Watson...naturalmente io sono Sherlock." lo prese per il braccio, attirandolo nella conversazione, e cominciò a parlottare di cose senza senso.
"Che?"
"Ignorala" fu la risposta impassibile dell'investigatore che si scostò dalla presa appiccicosa della ragazza. L'altro annuì corrucciato più del solito, sembrava leggermente teso.
"Cosa sei venuto a dirmi?" domandò Lexi con il volto inclinato in attesa di risposta. Non ottenne risposta; Oliver concentrò di nuovo gli occhi nei suoi, la bocca schiusa, ma non ne uscì neppure un suono.
"Volevo solo assicurarmi...be' ecco...che stessi bene" mormorò le ultime parole con un velo di timidezza nella voce. Il chè non fece altro che far crogiolare Lexi nella sua presunzione.
"So che senza di me siete persi" sospirò platealmente con una mano alla fronte. "Ma sto benissimo" assicurò ritornando seria. Oliver la squadrò da capo a piedi, soffermandosi un po' più del previsto sul suo viso storpiato e, corrucciato, decise di salutare la sua amica e congedarsi. Non prima di aver adocchiato sospettosamente il ragazzo dagli occhi dorati. Entrambi seguirono la sua figura allampanata che si faceva sempre più piccola fino a scomparire allontanandosi a piedi.
"Allora, continuiamo ad investigare?" batté le mani voltandosi ma qualcosa tra i due si fece più cupo.
"I miei nervi ti hanno sopportata anche troppo Alexis Lucrecia Wolfe."
"Non usare il mio secondo nome come minaccia eh! E poi aspetta, hai detto che ti sto snervando, significa che tra un po' sbrocchi?" Lo seguì fino al portone di casa ma era il massimo a cui sarebbe arrivata.
"Tira fuori la belva!" esclamò tirando due pugni nel vuoto. L'attimo dopo si beccò una porta in faccia.
Quando fece per infilare le chiavi nella toppa, della sua di porta, ancora ridacchiava tra sé e sé e per poco non si accorse che il giro di chiave che diede... fu a vuoto. La sua porta era semiaperta. Improvvisamente la sua espressione si raggelò come faceva ogni volta che smetteva di scherzare, un'espressione da brivido. Quando entrò in casa uno spiraglio di luce illuminò i granelli di polvere nell'aria e il cigolio dei cardini aleggiò in un rimbombo. Era un disastro. I mobili erano ribaltati, cocci di vetro e porcellane sparsi dappertutto, tende stracciate. Facendosi largo in quella confusione pestò qualcosa, gli occhi dietro le spesse lenti degli occhiali erano fermi, privi di qualunque giocosità. La cornice perse alcuni frammenti quando la alzò da terra, raffigurava lei e i suoi genitori durante il Natale di qualche anno prima, c'era l'albero pacchianamente decorato. Lei era stata cancellata.
26/03/2022
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