Capitolo 26
Giunti al parcheggio Marco mi lancia il casco da mettere e io lo prendo al volo con aria di sfida.
«Allora i riflessi li hai» esordisce lui ridendo
«Gne gne gne» rispondo mettendo il broncio
«Io non ci salgo con te su questo trabiccolo»
«Allora vorrà dire che andrai a piedi» sottolinea
«Piantala di lamentarti e vieni. Tanto non sarebbe la prima volta, e non c'è bisogno di reperti sempre che mi devi più di un favore» aggiunge alzando un sopracciglio.
Lo guardo in cagnesco e alzando gli occhi al cielo mi infilo il casco. Salgo sul motorino e Marco parte subito, facendomi sbilanciare e per poco cadere. Presa dallo spavento stringo le mie braccia attorno a lui e sospiro.
Maledetto! Mi farà diventare scema.
*******
Il bar in cui andiamo è molto carino. E' un mix perfetto di moderno e vintage. Appena entrati si può notare un bellissimo bancone di legno chiaro, accanto a cui sono posizionati degli sgabelli alti color panna. Dietro al bancone, dove i camerieri sono intenti a lavorare, ci sono delle mensole marroni sui cui sono appoggiate tazze e bicchieri. Vicino alla cassa c'è una bellissima vetrina dove sono contenute numerose varietà di dolci; dai pasticcini alle brioches, dalle torte ai colorati e deliziosi macarons. Superato l'ingresso, si estende una grande sala illuminata dai raggi del sole che entrano grazie alle enormi vetrate. In un angolino ci sono dei divanetti color petrolio che si sposano perfettamente con il legno scuro dei tavoli, ricoperti da un strato sottile di vetro. I tavolini situati al centro e ai lati della sala sono del medesimo colore mentre le sedie sono appena più chiare. La differenza è quasi impercettibile all'occhio. Ma io, cresciuta con dei designer, riesco a notarlo lo stesso.
Ci sediamo in uno dei tavoli posti a fianco delle vetrate e ordiniamo. Sul tavolo c'è una carinissima pianta grassa, che per non so quale motivo mi trasmette allegria. Le sue foglioline verdi mi ipnotizzano e mi ricordano gli occhi verdi di Marco. Occhi che mi scrutano con interesse e attenzione.
«Non dici niente?» chiede curioso
«Sì, ma sono rimasta affascinata da questo posto. E' bellissimo!»
«Beh, sono contento che ti piaccia»
«Cosa mi racconti di bello?».
Il nostro dialogo viene interrotto dall'arrivo del cameriere che porta le nostre ordinazioni.
«Allora?» esordisce
«Niente di che...»
«Eddai sofi. Non puoi continuare ad evitarmi o a fare la scazzata per sempre, non credi?»
«Sì che posso» dico guardandolo sbuffando
«Non ti ricordi quanto ci siamo divertiti quando abbiamo fatto il picnic nel giardino di casa mia?» chiede facendomi spuntare un sorriso al ricordo di quella giornata
«Vedi? Non possiamo cercare di essere amici al posto di continuare ad odiarci?»
«Io non ti odio, mi stai del tutto indifferente»
"Magari mi stessi indifferente" penso.
Marco mi guarda alzando un sopracciglio come per dire "dai".
«E va bene! Come vuoi tu»
«Bene...allora in quanto mia amica sei invitata a vedermi alla prossima partita di calcio. Ti farò sapere il giorno e l'orario. E nel caso non volessi venire ricordati che mi devi un secondo favore»
A quelle parole mi scoppia un risolino «Non credevo che l'amicizia comprendesse ricatti»
«Diciamo che è un'amicizia a modo mio».
Parliamo ancora un po', sia della sua passione per il calcio che ha fin da piccolo ma anche dell'amore che provo per la danza e della mia futura gara a cui lui vuole assolutamente assistere.
Mi ritrovo così a pensare a come sarebbe la mia vita senza la danza. Senza tutta quell'energia e quel sentimento che si sprigionano nelle mie vene mentre ballo. Sarei la stessa persona? Sarei così testarda e determinata nelle cose? Sarei in grado di esprimermi in qualche altra maniera? La mia mente si riempie di milioni di domande a cui non so dare una risposta. Ma di una cosa sono certa. La danza mi fa stare bene. La giornata può essere una delle peggiori ma quando ballo e mi lascio trasportare dalle note, la mia testa si svuota. In quel momento ci siamo solo io, le emozioni e la musica. Ballare mi sana le ferite; come quando da piccola cadi sbucciandoti un ginocchio e piangendo vai dalla mamma. Lei ti guarda con i suo occhi dolci e cerca di tranquillizzarti in tutti i modi mentre ti medica.
"Non è successo niente piccola mia, è tutto ok. Andrà tutto bene", sono queste le parole che dice e pian piano tu smetti di piangere. Nonostante le lacrimone che ti rigano il viso, ti ritorna il sorriso. Ed è esattamente così che mi sento mentre ballo. Come se fossi indistruttibile e al sicuro da tutti e da tutto.
Nonostante la mia insistenza Marco paga tutto e poi mi porta fino a casa. Lo ringrazio per la colazione e per avermi dato una mano con la palestra e poi ci salutiamo.
Mi sento un po' più leggera da quando abbiamo chiarito, devo ammettere che la sua compagnia mi era mancata. Poco, ma mi era mancata.
*******
Dopo aver pranzato chiamo An e le chiedo se ha qualcosa da fare questa sera. E' da un po' che non passiamo del tempo insieme e mi manca un sacco stare con lei e ridere fino ad avere il mal di pancia. La invito così a casa mia per una bella maratona di Netflix e un pigiama party. Lei ovviamente accetta senza neanche pensarci, così ci diamo appuntamento a casa mia per le sette.
Adoro il sabato, tutti i giorni dovrebbero essere così. Di solito cazzeggio tutto il giorno, tranne oggi ovviamente, mi strafogo di pizza e passo praticamente il pomeriggio ad ascoltare musica o a guardare Netflix.
Approfitto del tempo libro per farmi una doccia lampo e per chiamare Mattia.
SPAZIO AUTRICE
Ciao amici,
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto!
Fatemelo sapere con un commento e una stellina
Baci
Bea💘
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