Capitolo 25
Il suono assordante della sveglia mi butta letteralmente giù dal letto. Infatti, appena squilla cado dal letto per lo spavento. Mi ritrovo così con un livido su un fianco, mentre sono intenta ad osservare il mio tappeto.
Più passa il tempo e più lo trovo bello. Ecco come iniziare alla grande una giornata.
Dopo aver constatato di avere il tappeto più bello di tutta Milano, mi fiondo in bagno per fare una doccia restauratrice.
Quando ho finito mi infilo l'intimo e raggiungo l'armadio per decidere cosa mettermi. Opto per una semplice maglietta grigia e una tuta nera, dato che devo andare con quell'oca a pulire la palestra.
Oggi dovrebbe pure finire la nostra specie di tregua, quindi potrò tornare a mandarla a fanculo senza limiti. Insomma, tutti vorrebbero dei vaffanculo illimitati.
Scendo in cucina, saluto tutti, mi preparo un cappuccino e due fette di pane e nutella. Poi mi siedo a tavola e mentre faccio colazione guardo un po' di tik tok. Sono proprio drogata di questo social, passo più ore a guardare questi balletti che a socializzare.
Mi alzo, metto le cose in lavastoviglie e poi esco di casa. Sono in perfetto orario, quindi decido di andare a scuola a piedi. Mi infilo le cuffiette e inizio a canticchiare nella mia testa, oggi sono di buon umore.
Quando arrivo davanti a scuola mi ritrovo davanti Michelle che mi sta aspettando. Appena vedo com'è vestita mi viene voglia di riderle in faccia, ma mi trattengo.
Indossa un vestito nero abbastanza attillato che mette in risalto le sue curve e il suo fisico perfetto, ai piedi sfoggia dei tacchi neri lucidi e con se porta pure una borsa nera di Michael Kors. Praticamente è la reincarnazione della morte. Anche io a volte mi vesto completamente di nero ma da lei non mi aspettavo proprio questa cosa. E' la prima che critica e poi guarda qua. Non credevo stessimo andando alla Milano fashion week, che idiota che sono.
Dopo averla salutata, ci dirigiamo nell'ufficio della preside, dove sopra la scrivania ci sono le
chiavi della palestra.
La nostra palestra è antichissima. Ha il soffitto altissimo, percorso da cinque o sei travi, dove puntualmente si incastrano le palle. I pavimenti sono di un marrone scuro e le linee che delimitano i campi sono a malapena visibili. Praticamente nel '600, quando c'era la peste, fungeva da lazzaretto. Per questo le porte si aprono solo dall'esterno, mentre per aprirle dall'interno serve la chiave. Così nessuno poteva scappare via, o almeno così narra la leggenda. E' da anni che vogliono rifarala, non so cosa stiano aspettando.
Michelle mi aiuta a prendere tutto l'occorrente che è contenuto nello sgabuzzino. Poi raggiungo i bagni per riempire due secchi d'acqua e intanto dico a Michelle:
«Perché cavolo ti sei vestita così? Non stiamo mica andando ad una sfilata di moda»
«Sfigata, io non sono mica come te. Ho delle priorità e se pensi che ti aiuterò a pulire questa palestra ti sbagli»
Udite quella parole, esco dal bagno e noto che Michelle si trova vicino alla porta mentre cerca di aprirla con la chiave. Ma che diavolo sta facendo? Non farò tutto da sola, è lei che ha iniziato la guerra e sarà lei che sistemerà le cose.
«Oggi ho un importante pranzo di famiglia, quindi...»
«Dovrai cavartela da sola, ma ti assicuro che questo ruolo ti calza a pennello» appena capisco quello che vuole fare, appoggio i secchi a terra e inizio a correre sperando di raggiungerla in tempo
«Bye bye Sofi, ci si vede lunedì» aggiunge prima di chiudermi la porta in faccia, intrappolandomi qui dentro.
Fanculo.
Raggiungo immediatamente lo spogliatoio femminile, prendo il telefono dalla mia giacca e inizio a vagare per la palestra. Nessun segnale, merda. E ora come faccio?
Provo ad aprire la porta che da sul parcheggio della scuola, ma è chiusa.
Giuro che questa volta me la pagherà, si pentirà di essere nata quella gallinaccia.
Inizio a sbattere i pugni sulla porta più forte che riesco, magari qualcuno mi sente.
Niente da fare, non c'è nessuno che possa aiutarmi. Mi siedo al centro della palestra con le ginocchia al petto e mi ripeto Sofia pensa, pensa, pensa.
Proprio quando ho perso le speranze, sento la porta aprirsi lentamente e quando alzo lo sguardo non credo ai miei occhi.
Marco... di nuovo lui. Perchè ogni volta che mi succede qualcosa è proprio lui ad apparire?
«Cosa ci fai tu qui?»
«Ciao anche a te. Io tutto bene, grazie per avermelo chiesto. Non devi ringraziarmi, alla fine sono abituato a salvarti ogni volta» dice scherzando, ma io non sono proprio dell'umore giusto.
«Beh, già che sei qui potresti aiutarmi a pulire. Anzi, devi per forza aiutarmi. Se la tua fidanzata ha deciso di non scontare la pena, lo farai tu per lei» controbatto infastidita
«Come siamo cattive oggi. Io ti aiuto ma tu mi devi bene due favori» sottolinea
Non rispondo, altrimenti dalla mia bocca uscirebbero solo parolacce.
«Chi tace acconsente...»
«Zitto e prendi la scopa per scopare il pavimento» affermo, e sul suo viso si forma un sorrisetto perverso.
Mentre lo guardo scuotendo la testa, istintivamente prendo un palla, che si trova a pochi centimetri dal mio piede, e gliela lancio in faccia sperando di colpirlo. Sfortunatamente lui la intercetta subito, con un rapido e deciso colpo di testa la colpisce segnando un goal.
Esordisco con un «La fortuna del principiante» e lui risponde dicendo «In realtà ho riniziato a giocare a calcio, mi mancava un sacco».
Così ci ritroviamo a provare a giocare a calcio. Dico provare perchè sono del tutto negata; l'unica volta che sono riuscita a scartarlo e a prendere possesso della palla, ero talmente euforica che sono inciampata da sola e mi sono ritrovata con il culo per terra. Mentre io imprecavo per il secondo livido sul fianco, giustamente non bastava quello di questa mattina, Marco continuava a ridere e non riusciva a smettere. La sua risata alla fine ha contagiato pure me, e più mi sbellicavo più le mie botte mi facevano male. Ma in quel momento non importava.
Ci siamo poi dedicati alla pulizia della palestra, che al contrario di quello che pensavo è stata piuttosto divertente.
Mentre mettiamo via i secchi Marco mi dice «Siccome ti ho aiutata, ora mi devi un favore», lo guardo alzando gli occhi al cielo e faccio un cenno con la testa. «Cosa devo fare?» chiedo
«Venire con me a fare colazione. Dopo tutte queste pulizie, bisogna ricaricarsi».
Devo dire che questa proposta è allettante. Io sto morendo di fame e quindi non vedo perchè rifiutare. Ah sì, Michelle. Ma sapete cosa? Di quell'infame oggi non me ne fotte nulla.
«Va bene, verrò con te»
SPAZIO AUTRICE
Buon pomeriggio amicii,
ecco qua un altro capitolo!
Spero vi piaccia✨
Fatemelo sapere con un commentino
Spero voi stiate bene
Un bacio
Bea💘
Instagram: @cosipercaso.official
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro