Capitolo 12
Scendo le scale, faccio un grande respiro ed esco.
Sento il cuore battermi, sento le farfalle nello stomaco e tutto mi sembra così chiaro e luminoso. Tutte le nuvole che avevo intorno sono scomparse e il sole splende più che mai.
Salgo in macchina e Mattia mi sorride, non è per niente agitato. Ha un sorriso bellissimo e i capelli pettinati alla perfezione. Mi da un bacio delicato sulla guancia e mi chiede:
«Tutto bene?»
«Sì sì, grazie. Tu?» dico a mia volta
«Non potrei chiedere di meglio» afferma con un sorriso smagliante
«Marco ti ha più contattata o cercata?» aggiunge
«No no, tranquillo» mento.
Marco mi ha chiamata otto volte e mi ha mandato una ventina di messaggi, era ubriaco. Quando ho risposto alla prima chiamata potevo sentire la voce impastata dall'alcool e percepivo l'alito che sapeva di vodka. Mi ha detto che sono una stronza, che Mattia è solo un coglione. Mi ha detto che merito tutto il male del mondo e poi... ha detto che non ci penserà due volte quando dovrà umiliarmi davanti a tutti, davanti a Michelle.
Era solo ubriaco, U B R I A C O. Non pensava veramente quelle cose, non può veramente pensarle. Non ho mai meritato tutto questo odio, non ha mai fatto niente a nessuno. L'unica mia colpa è stato quella di prendermi una cotta per la persona sbagliata. Sono estremamente ferita, le persone riescono sempre a ferirmi.
Mattia nota che sto pensando ad altro. «Tutto ok? A cosa stavi pensando?» chiede con una nota di preoccupazione
«Stavo pensando a ieri sera» stavolta non mento, ma non voglio confessare a Mattia delle chiamate di Marco, devo cavarmela da sola.
Sono abbastanza grande e intelligente per sbrigarmela da sola.
Il mondo è immenso ed è pieno di persone prepotenti e senza senno, questo non sarà né il primo né l'ultimo dei miei problemi; ci sono cose di gran lunga peggiori e ora è tempo di affrontarle.
«Oh, mi dispiace tanto per quello che è successo, non voglio che lui ti tratti così. Non ne ha il diritto, è solo arrogante e strafottente. Ti meriti di meglio, sei speciale. L'ho capito da subito, ma ora parliamo di qualcosa di più bello. Dove vorresti andare?» chiede
«Possiamo passare in piazza del Duomo a prendere qualcosa da starbucks e poi possiamo andare al parco lì vicino, se ti va...» propongo
«Certo mi sembra un'ottima idea» afferma
Durante il tragitto ascoltiamo la musica e ridiamo un sacco. Lui mi racconta di quando da piccolo è caduto dalle scale e si rotto il polso. Stiamo letteralmente crepando dalle risate, tutto va alla perfezione.
Il tempo passa così velocemente che in un battibaleno ci troviamo nel parcheggio vicino a piazza del Duomo. Siamo talmente fortunati che riusciamo ad occupare l'ultimo posto gratuito. Scendiamo dalla macchina e ci dirigiamo in piazza.
Mattia mi tratta veramente bene e adoro i suoi occhi, adoro come mi guardano. Sto sognando ad occhi aperti lo so, è solo il primo appuntamento ma c'è una chimica tra noi. C'è un feeling pazzesco e non so spiegarmi il perché.
Da starbucks io ordino un frappuccino al cioccolato e lui uno al caramello, insisto per pagare almeno il mio ma lui non vuole e quindi lo lascio fare.
Mentre ci dirigiamo al parco gli chiedo che scuola fa, cosa vorrebbe fare una volta finita la scuola, e cose così.
Mi dice che frequenta il liceo scientifico e che non sa cosa fare da grande ma sa che vuole viaggiare per tutto il mondo, uno dei suoi sogni più grandi è visitare il Giappone.
Pian piano inizio a conoscerlo meglio, e mi sembra più chiaro quanto lui sia un ragazzo d'oro.
Una volta arrivati al parco ci sdraiamo sul prato verde e guardiamo l'unica nuvola che affianca il sole. Parliamo di quanto sia svantaggioso vivere in una città in continuo progresso, piena di smog ma anche di quanto sia vantaggioso poter usufruire di tutte le possibilità che questa città ci offre ogni giorno.
Non tutte le persone possono godere delle numerose occasioni che una grande città offre in continuazione. Nessuno può capire quanto più semplice sia realizzare i propri sogni.
Il tempo passa in fretta, e mi rendo conto di quanto sia bello conoscere una persona. La base per una solida amicizia, o forse anche di più, è la conoscenza. La conoscenza dell'altra persona. E poi è divertente sapere i sogni e le aspirazioni degli altri, se potessi sapere quelle di tutte le persone del mondo, augurerei ad ognuno il meglio. Ognuno di noi merita di realizzare il proprio sogno, ma non sempre è facile, anzi non lo è quasi mai.
E' ora di tornare a casa, dunque ci dirigiamo verso la macchina. Mattia mi accompagna fino a casa e prima di scendere mi stampa un bacio sulla fronte
«Grazie per la fantastica giornata» afferma sorridendo
«Grazie mille a te, mi sono trovata veramente bene. Ci vediamo presto!» dico arrossendo.
Entro in casa con un sorriso smagliante, mi dirigo in camera e sento mia madre chiamarmi.
Mia mamma entra d'improvviso, in mano tiene la mia felpa preferita ma...
La mia felpa non è più grigia è di un colore simile al lilla, non posso veramente crederci!
«Sofi, ascolta... Non ho fatto apposta l'ho lavata con dei vestiti rossi e...» dice
«Come?! Non posso crederci! Non voglio sentire altro, esci dalla mia stanza!» urlo, spingendo mia madre fuori dalla porta.
Mi siedo a terra e piango, piango come una stupida bambina. Sono ridicola lo so, ma quella non era una semplice felpa. Era la mia felpa PREFERITA, quella che mi ha accompagnata in tutte le mie avventure, quella che indossavo quando avevo paura, quando volevo sentirmi a casa. Aveva un valore affettivo per me, non era una semplice felpa comprata a pull&bear.
Sono arrabbiata come noi mai, vorrei spaccare tutto. Vorrei lanciare tutte le mie cose a terra, vorrei prendere tutte le cose che trovo e scaraventare contro la parete. Ma non servirebbe a nulla, mi toccherebbe ripulire tutto. Ho una voglia di tirare dei pugni contro la parete, ho voglia di vedere i segni delle mie nocche sulla parete di legno. Lo faccio, scaglio qualche colpo, ma l'unica che ha dei segni sono io. Le mie nocche sono rosse e pizzicano.
Ora capisco come si è sentita mia mamma, quando le ho perso il suo punto luce. Ci teneva tanto, io l'avevo messo nel suo porta occhiali e quando lo aprí non lo trovò, probabilmente era caduto fuori e nessuno se n'era accorto.
Probabilmente è il karma, tarda ad arrivare ma arriva sempre per tutti. Non fa eccezioni.
Ora sono più calma, pero mi dispiace molto. Non potrò mai più metterla, ha un colore orrendo. Mi dispiace davvero tanto, uffa.
Esco dalla mia camera e mi dirigo verso mia madre. La abbraccio e le dico:
«Scusa mamma, se ti ho trattato così. Ero arrabbiata e ferita, sai quanto ci tenessi a quella felpa» dico
«Fa niente, provo a lavarla con qualcosa di bianco, forse ritorna come prima. Ne dubito però.» afferma
«Ok, grazie»
«Mamma,mi sono scordata di dirti che stasera esco con Hanna e Toby»
«Va bene»
Aiuto mia madre a preparare la tavola e poi salgo in camera. Scrivo un messaggio a Lara, in cui racconto tutto ciò che è successo ieri sera.
Lei mi risponde con un: «Non mi è mai stato simpatico Marco, non pensarci troppo»
Mia madre annuncia che è pronta la cena,così raggiungo gli altri nella sala da pranzo.
Parliamo un po' della nostra giornata, Kate racconta di com'è andata la sua giornata.
Nella sua classe succede sempre qualcosa di divertente, sono tutti simpatici e divertenti da come li descrive lei. Oggi due ragazze della classe hanno simulato un terremoto, la classe non ha fatto altro che ridere e il professore non era da meno.
Dopo aver finito di cenare, mi alzo dal tavolo, prendo la mia borsa, saluto tutti ed esco.
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