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IX

                                *

"Manu!" l'urlo dalla cucina mi fa saltare in aria.
"Oh!"
"Quanto sale ci metto nell'acqua della pasta?"
Ma che cazzo di domanda è??

"Ma che vuol dire Simò? Quello che ce vole??! No'o so... un pugno, due, boh"
La sua testa riccioluta appare sullo stipite della porta "...pugno mio o pugno tuo?"
Mi sollevo dal pavimento stando attento a non pestare i vinili e i libri che mi circondano e "mo sicuro un pugno mio ti arriva se non la finisci con ste domande cretine!" avverto agitando un braccio.

"Non sono domande cretine!" protesta "guarda che la tua mano è leggermente più piccola della mia!"
La mia man– "Ma tu ti senti quando parli?!"
"Ho detto la mano oh non t'allarmare! Anche se, volendo essere precisi, pure il-"
"AO" con due falcate lo raggiungo "ma se po sapé cosa cazzo vuoi da me oggi?"
Sorride come un imbecille e, prima che possa rimproverarlo ancora, sta già intrecciando le nostre dita.
Ed è davvero un colpo bassissimo perché, con questo misero contatto, dissipa tutto il tedio che mi stava provocando.

"Che-" schiarisco la voce arrochita "che stai a fa?"
Appoggia bene il palmo sul mio affinché combacino e "vedi?" chiede mentre l'indice dell'altra prende a carezzare la pelle "la tua è di poco più piccola..."
Sono così incantato a seguire i suoi movimenti delicati che ci metto un po' a reagire.
"Però io" alzo gli occhi su di lui "ho le dita più lunghe..."
"Uhm..." le guance rosse "di questo me ne ero accorto già in un- in un altro... contesto, diciamo"
Ah.
"Simone!" un'espressione fintamente sconvolta che lo fa sorridere "sei proprio sfacciato!"
"Si, ma" mi lascia la mano e inizia a indietreggiare verso la cucina "Non mi pare che sia un problema per te..."

Per niente vorrei replicare seguendolo pure nella stanza e invece resto come un deficiente con il braccio ancora a mezz'ari-
"Manu"
"Mh?"
"L'accordo era che io cucinavo e tu sistemavi le cose sulla libreria, no che rimanevi impalato a non fare un caz-"
"AO" ma questo vuole litigare davvero oggi "forse t'o sei scordato, ma io sta libreria ieri te l'ho pure montata quindi mo come minimo me merito de riposà!"
"...è giusto."
"E'..." non mi aspettavo cedesse così presto "...giusto?"
"Certo!"
Ah!, che soddisfazione.

Adesso si che posso mettere il culo sul suo divano nuovo e- "tanto oggi devo richiamare il tipo che segue i lavori, magari mi dà una mano lui!" ...sollevarmi di scatto.
"Simò!"
"Eh?"
In un attimo sono in cucina "ma fammi capire, tu vuoi litigare?"
Mi guarda come fossi pazzo "Non particolarmente, perché?"
Ed è così ridicolo con quel mestolo alzato e un grembiule addosso che per poco, per poco, non mi arrendo.

"Lo sai perché– e smettila di sorridere!" rimprovero quando vedo una piccola fossetta formarsi sulla guancia destra.
"Non so di cosa stai parlando!"
"Ah, non lo sai?? La colpa è tua però non lo sai!"
"Mia?!" il cucchiaio di legno batte sul grembiule sporcandolo d'olio.
"Simò" indietreggio di un passo "posa sta roba prima che ce insozzi tutti e due."

Gli occhi stretti che non mi perdono di vista mentre «tumpf!» lo abbandona sul piano cottura.
"Fammi capire" riprende a parlare subito dopo "tu ieri a quel povero cristo gli hai fatto una sceneggiata che l'avrai sconvolto, e mo la colpa è mia??"
"Ah lui è sconvolto?!" sto boccheggiando "io arrivo a casa del mi– uhm... a casa tua e trovo uno tutto sudato e senza maglia in camera da letto! Mi dici che devo pensare??"
"Manuel" l'alzata di sopracciglio è quasi comica "aveva il Bostik in mano e un centinaio di piastrelle davanti!" spiega sbuffando "che cavolo vuoi pensare?"

"Però-"
"Però niente! L'hai praticamente costretto a rivestirsi!"
"Beh" aggrotto la fronte "perché- perché mi imbarazzava!"
"Eri in imbarazzo davanti ad una persona mezza nuda? Tu?"
"Guarda che al contrario di quello che si crede io sono uno profondamente riservato, timido e-"
"Cazzaro." una botta sul braccio arriva a colpirmi "sei un cazzaro Manuel!"

"Senti" ricambio la sberla "a me quel tipo così a suo agio in casa non piaceva affatto!"
"Ma a suo agio dove?!" il tono ai limiti dell'esasperazione "Era qui per lavorare!"
"Lavorare si..." borbotto "ma l'hai visto che stava sempre a chiamarte! «Simo» de qua e «Simo» de là..."
"Beh ma il mio nome quello è!"
"Il nome tuo è Si-mo-ne" sillabo arrabbiato "no sti diminutivi del cavolo!"
L'espressione divertita e "Tu però li usi" mi fa notare mettendomi in difficoltà.

"Io- io posso!"
"E lui no?"
"No!"
"E l'hai deciso tu?"
"L'ho deciso io si! E poi hai visto come faceva il marpione?! Quando t'ha detto «ah Simo posso lasciare un cambio qua così domani non me lo devo portare»" imito con voce acuta "ma chi cazzo te credi de esse? il fidanzato suo che te sistemi così?"
Mi sento il fumo che esce dalle orecchie per il nervoso e vedere lui che quasi mi ride in faccia mi fa innervosire ancora di più "Ma se po sapé cos'è che ti diverte tanto?!"

"Tu che sei fuori di testa!" si porta un indice alla tempia "per carità, capisco che se vedi un bono a petto nudo in camera mia la situazione sia eqivocabile, ma da qui a parlare di fidanzato ce ne passa!"
"Non dico che è il fidanzato tuo! Dico che lui cred- aspetta n'attimo." la frase appena pronunciata da Simone arriva con un lieve ritardo a mandarmi in tilt il cervello "hai- hai detto che è bono?"
"Beh l'hai visto, no? Brutto non è!"
"E' bruttissimo infatti."
"Ma dai..."
"E soprattutto è biondo!"
La faccia confusa "Embé?"
"Embé io non lo sono!"

Scoppia a ridere tenendosi persino la pancia e "Ma se è per questo lui è pure alto due metri..." spiega.
"Sei un coglione!" mi giro per andarmene "chiamate il biondino allora!"
"Manu oh!" una mano arriva a circondarmi il polso "fermati!"
"Simò mollame..."
Tira ancora il braccio facendomi voltare verso di lui "No."
Sono ad un centimetro dal suo viso e "Lasciami." sibilo duro.
"Non ti lascio!" gli occhioni giganti e le dita come una morsa a stringermi.
Sto tremando dal nervoso "Perché?"
"perché... perché hai la mia maglietta..."
Eh?
"Eh?"

La mano non impegnata a trattenermi si solleva e "hai la mia maglia..." ripete pizzicando il tessuto "questa a fasce bordeaux e blu... mi piace tanto e-"
"Vaffanculo!" agito il braccio liberandomi dalla sua presa e "tienitela sta maglietta di merda!" sbraito togliendomela e lanciandogliela.
"Ascolta-"
"Statte zitto!" i piedi in autonomia vanno verso la camera da letto "Sei pessimo!"
"Manuel" sento i passi seguirmi mentre recupero i miei vestiti dal suo letto "puoi fermarti?"
"Col cavolo! Poi ma spieghi sta sparata del cazzo che hai fatto!"

"Manuel!"
"Anzi no, guarda nun me interessa manc-"
"MANUEL!"
L'urlo così forte che mi fa spaventare.
"Che cazzo vuoi Simò?"
Un sorriso enorme spunta sul suo volto e io inizio a chiedermi se sto ragazzo sia del tutto folle.
"Te stai divertendo?" sono basito "no ma famme vedé cosa ti rende così felice che magari capisco pure io!"
"Tu non eri tra quelli che spiccavano per intelligenza a scuola, eh?"
Strabuzzo gli occhi "Come scusami?"

"Senti" uno sbuffo prolungato "non so come dirtelo ma" mi prende con forza da un braccio e mi trascina verso lo specchio appeso al muro "lo vedi?"
"Che sei esaurito?" chiedo ruotando la testa nella sua direzione.
"No." con una mano mi stringe il viso costringendomi a guardare difronte a me e "che c'è un bono a petto nudo in camera mia." scandisce.

L'immagine che vedo riflessa rende perfettamente lo stato di confusione che mi attraversa in questo momento.
La bocca aperta in una O e gli occhi sgranati che saettano dalla mia figura a quella di Simone.
Simone che riprende a sorridere portandomi ora le mani sui fianchi.

Nonostante sia ancora intontito dallo scambio appena avvenuto, non mi sfugge il modo in cui tremano insicure mentre toccano la mia pelle.
"Hai capito mo?" chiede con un filo di voce.
E, per quanto mi sforzi, non riesco a proferire manco una parola, perciò, anche io tremando, faccio l'unica cosa che posso per dimostrargli che si, adesso ho capito.

Il secondo esatto in cui le nostre dita si intrecciano un respiro mozzato lascia le sue labbra.
Senza pensarci troppo, mi giro con un movimento repentino e, sempre rimanendo zitto, lo spingo all'indietro sul letto, sedendomi poi sul suo bacino.
Gli occhioni enormi a guardarmi dal basso e le guance imporporate che lo rendono ancora più bello.

"E comunque sei ridicolo con sto grembiule..." sussurro dopo un tempo che sembra infinito.
Le fossette spuntano ai lati della bocca e "ah si? E tu sei ridicolo e basta!" ribatte facendomi ridere.
"...Andiamo a riempire la libreria?"
"Tra un po'" inizia a carezzarmi la coscia "adesso voglio stare qui con te..."

Ed è il tamburellare accelerato nella gabbia toracica a comunicarmi che, a quanto pare, anche io voglio fare lo stesso.
Così, flettendo meglio le ginocchia, mi lascio andare in avanti per stendermi su di lui.

"Simo"
Le sue dita cominciano a scorrere fra i miei capelli "Che c'è Manu..."
"Niente" chiudo gli occhi beandomi di questo tocco delicato "mi andava di dire il tuo nome."






                                 **
Non lo so quali droghe avevo assunto quando ho promesso a Simone che gli avrei sistemato la libreria, ma è l'ultima volta che faccio n'azzardo del genere senza prima controllare la quantità di roba che c'è da spostare.
Ma da dove cazzo escono tutti sti dischi?!

"Simo!"
"Oh?" la vocale allungata per farsi sentire dalla cucina.
"Ma sti vinili che hai no... da dove arrivano?"
"Che vuol dire da dove arrivano?? Sono miei!"
"Tuoi?!"
"Si! Li colleziono!"
"Ma so dei decrepiti questi..." mormoro osservando alcune copertine lise e con facce a me sconosciute.
"Eh?? Non ti ho sentito!"
"Ho detto" la voce più alta per farmi capire meglio "so tutti artisti molto vecchi!! Come fanno a piacerti?!"
"Anche tu sei molto vecchio, eppure..."
Maledetto.
Maledetto lui e maledette le sue risposte del cavolo.

"Balé forse te sei scordato che io c'ho si e no n'anno più de te!" puntualizzo entrando in cucina e incenerendo la sua schiena con lo sguardo.
"Beh, Ferro..." c'è un tono vagamente sfottente nella voce "non è colpa mia se sembri più vecchio!"
"Simò guarda che la litigata che ce semo evitati un'ora fa per la maglietta possiamo sempre recuperarl-"
«vrrr!» «vrrr!»
Uh?
«vrrr! vrrr!»

"Oh, ti suona il telefono"
"No."
"Come no? Il mio è di la, quindi è per forza il tuo."
Con tutta la calma del mondo si pulisce le mani su un canovaccio e "no nel senso che non è un telefono a suonare... è quello lì" mi fissa serio sollevando un dito verso la mensolina sopra i fornelli.
Giro la testa nella direzione indicata e "NO!" una specie di uovo vibra all'impazzata facendomi accapponare la pelle "NO STA PORCHERIA N'ALTRA VOLTA!"
«vrrr!!!»
Mi appiccico terrorizzato al muro dietro di me "ma perché è in cucina??! Tu sei un mostro! Un perverso! Un-"
"Un timer." la faccia è impassibile "E' solo un timer quello."

"Un- un timer?" cerco di ricompormi per recuperare un po' della dignità persa con sta scenetta "e... a che te serve?"
"Poi so io quello che fa domande cretine..."
"Che hai detto scusa?"
"Ho detto" un sorriso falsissimo e la voce smielata mentre spegne la fiamma sotto la pentola "mi passi le presine per favore?"
"Cert- le presine?!"
"Manuel" sbatte i piedi a terra e raggiunge da solo i due quadratini di stoffa che voleva "ma tu di solito come cazzo cucini? Non regoli il sale, non usi il timer, mo pure non sai cosa siano le presine..."

"'O so benissimo cosa sono queste! Ma" gliele sfilo dalle mani e le tiro per aria "è roba che nun fa per me! Io cucino a sentimento! A mani nude! Da vero uomo!"
"Senti vero uomo" sbuffa impaziente "la puoi scolare tu allora sta pasta prima che si attacchi?"
"Subito! Guarda e impara!"
"Ecco..." si sposta di lato per permettermi di prendere il suo posto "Stupiscimi!"
"E te stupisco si" ribatto prima di afferrare con convinzione i manici in acciaio della pentola.





                              ***
"... beh devo ammettere che alla fine mi hai stupito davvero."
"Ti prego, taci."
"No, sono serio" ignora la mia richiesta continuando a trafficare nel mobiletto sopra lo specchio "io non ho mai sentito nessuno fare un acuto così intonato! Se ti va male col porno hai un futuro nella liric-"
"Simone" un calcio assestato sulla caviglia lo fa sobbalzare "puoi solo finì sta cazzo de cosa per cortesia?? E senza opinioni personali non richieste??"
Annuisce e tornando a piegarsi sulle ginocchia arriva a pochi centimetri da me che sto seduto sul cesso con le mani protese in avanti.
Mani rossissime e in parte spellate a causa di una lieve ustione.

"Meno male che ho portato un kit di pronto intervento qua..." le dita prendono a scorrere piano sulla mia pelle irritata "Matteo comunque ha detto che dopo l'acqua fredda, questa pomata e una garza dovrebbero bastare..."
Stringo i denti cercando di trattenere il bruciore ora accentuato dal contatto con la crema.
"Ti fa male?"
"Un- un po'"
"Mi dispiace..."

"No dispiace a me..." ammetto risentito "ho rovesciato tutta quella pasta! E poi era il tuo primo pranzo con la cucina appena install-"
"Non lo pensare neanche!" il tono è allarmato "davvero non me ne frega! Anzi, io sono contento comunque..."
"Sei contento che ho sporcato il pavimento appena posato?" sono confus- "ah no, certo! Come ho fatto a non pensarci! Così puoi richiamare il tipo dei lavori! Perciò sei contento, eh Simo?
"No" scuote piano la testa "Sono contento perché tu sei qua con me."

E c'è una convinzione assoluta nel modo in cui lo dice, come se non dovesse manco specificarlo, come se fosse evidente che il motivo della sua felicità attuale sia io.
In un secondo realizzo che è davvero un bene che mi trovi seduto perché, diversamente, ora sarei finito steso a terra tanta è la tremarella alle ginocchia.

"Simò..." il cuore che, come avvenuto poco fa sul letto, scalpita dentro la gabbia toracica "uhm... io-"
"Tu non devi dire nulla Manu..." mi tranquillizza mentre con le mani continua a stendere la crema sulla scottatura "adesso finiamo qua e vediamo di trovare altro da mangiare, okay?"
"Eh... Tipo?" indago già sapendo che in casa non ha quasi nulla "non ti hanno montato nemmeno il frigo ancora... che altro c'avevi a parte pasta, aglio e olio?"
"Beh... niente di commestibile per un pranzo, ma magari... magari possiamo andare alla pasticceria qua sotto!" si illumina d'improvviso "prendiamo dei cornetti, delle brioches e- e" un'occhiata rapida verso di me "...ti va bene?"
E Simone - dio mio - come faccio a dirti che mangio pure dei sassi se me lo chiedi con sta faccia da cucciolo spaurito.

"Può- può andare." ribatto provando e fallendo nel misero tentativo di dare alla mia voce un minimo di fermezza "però... t'o dico già..."
"Cosa?"
"Caffè da quelli io nun me ne bevo..."
"Lo so..." ridacchia "te lo faccio io qui!"
"Nemmeno!" il naso arricciato al solo pensiero "nessuna macchinetta mi avrà mai!"
"Non c'è la macchinetta infatti..."
"Come no?"
"No, c'è la caffettiera..."
La caffettiera?

"E che fine ha fatto il bolide fiammante della Delonghi che avevi visto online?? Quel mostro enorme che ce devi pagá l'IMU si t'o compri??!"
Le labbra faticano a mantenere una linea dritta e "gli ho preferito una caffettiera tradizionale..." confessa.
"Ah..." sorrido trionfante "e come mai l'hai preferito?"
"Beh perché giusto ieri mi ha detto che gli piace il caffè fatto nella moka..."
"Ma chi?" non sto capendo.
"Il biondino bono, no?"
"Che palle!" sfilo le mani dalle sue "E io che perdo pure tempo appresso a ste battute de merda! Ma vaffanculo a te e a quel muratore da strapazzo che te fa il filo!"

"...Hai finito?"
"Perché?" incrocio le braccia al petto cercando di non farmi male "Se me voglio sfogà altre due ore a te che te frega?"
"Niente... Ma ti volevo mettere le garze prima che i palmi inizino a spellare..." ribatte impassibile alle mie lamentele. 
"Ah." gli riporgo subito le mani "uhm... allora si. Ho finito."
"Bene. Stai più fermo che puoi." comanda mettendosi all'opera.

E' attentissimo mentre avvolge le ustioni nel tessuto controllando che non si formino pieghette o che non mi diano fastidio e io mi incanto a guardarlo così concentrato.
"Ti stringono?"
"Uh?"
"Dico, ti stringono le garze?" l'espressione insicura che mi intenerisce subito.
"No" apro e chiudo le mani per accertarmene "per nulla."

"Meno male!" sbuffa lasciandosi andare con le ginocchia sul pavimento "No perché Manu credimi io non ho mai medicato nessuno e se ci fosse stato del sangue sarei sven-"
"Oh fermati!" lo blocco prima che vada in apnea "non ti agitare... Sei stato bravissimo!"

Gli occhi si spalancano e il viso, fino ad un attimo fa rigido, si scioglie in un sorriso più sereno "davvero?"
"Davvero." confermo abbassando la testa verso di lui che di rimando la alza verso di me.
I nostri nasi si sfiorano e i suoi capelli, più voluminosi senza il gel a soffocarli, mi solleticano la fronte.
"Simò..."
"Mh?"
"Mi dispiace."

"Manuel te l'ho già detto non me ne frega del pavim-"
"Manco a me." lo interrompo "volevo dire che mi dispiace di averti fatto preoccupare. E' che faccio sempre casini, in tutto..."
"Non pensarlo nemmeno" solleva una mano per carezzarmi la guancia e "a me vai benissimo così." mormora prima di spingersi un altro po' in avanti e unire le nostre labbra in un bacio.

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