III
Dopo aver controllato per l'ennesima volta l'indirizzo scritto da Monica, mi rassegno al fatto che sono davanti al portone giusto.
Prendo fiato e batto un paio di volte le nocche sul legno.
Ce potrei fa na dissertazione su quanto sia antico non aveccé un campanello, ma solo una de quelle maniglie vecchie e rotonde tutte fatte d'ottone che pesano na cifr-
«chi è?»
Uh. E mo da dove arriva sta voce metallica?
"Sono- sono Manuel."
Silenzio.
"Manuel... Ferro."
Ancora niente.
Ma come me devo presentà più?? Vole a data de nascita, na parola d'ordin-
«guarda che è aperto!»
Eh?
"Eh?"
«la porta- è aperta! Stai a parlà con me dal citofono... oh vedi 'ndo sta? A destra in alto»
Sollevo gli occhi e in effetti c'è un piccolissimo pulsante affiancato da un ancora più piccolo cerchietto che deduco sia na telecamera.
"Ahh! Non- non avevo notato."
«eh, me ne so accorto... t'ho sentito bussà per caso... vieni dai! E' la seconda a sinistra»
Spingo l'anta e mi infilo in un atrio con due porte identiche per ogni lato.
Apro quella indicata e mentre entro un pensiero mi passa per la testa:
ma con chi cazzo ho parlato?
"Ce l'hai fatta!! Accomodati!"
Ah ecco, chi era.
Il pesce lesso e il suo sguardo vacuo mi accolgono all'entrata di quello che pare uno studio legale.
"Io- io cercavo Simone." parto spedito "Monica m'ha mannato qui."
"E ha fatto benissimo!"
"Si..." mi gratto la testa incerto "m'o poi chiamà allora?"
"Chi?"
Ma questo è tutto scemo "come chi? Simone!"
"Ah... No Simone è a Glasgow." ribatte distratto manco parlasse del tempo.
"Ma come a Glasgow?! In Inghilterra?!"
"E' in Scozia, ma si è là dalla mamma."
"E- e quando torna?"
Scrolla le spalle come a dire che non lo sa.
"Vabbè" la delusione è palese sul mio volto e mi giro per andarmene "allora mo che lo senti je poi di che l'ho cercato?"
"Oh!, ma aspetta n'attimo."
"Mh?"
Mi indica un divano sul quale poi procede a sedersi pure lui "com'è che lo cercavi?"
"Eh- uhm- volevo parlarci." taglio corto "Forse ho pure capito male... Monica ha detto che viveva qua."
"No, no, è così. Simone vive qua per qualche tempo. Diciamo finché non gli sistemano la casa nova..."
"Simone vive qua?" faccio girare un dito come ad indicare tutto l'ufficio.
"Ma ti pare?" ride "sta nell'interno affianco a questo! Dove abito anche io."
Ah.
"Ah. E quindi vivete insieme?"
"Per ora si..."
"E- e dormite assieme?" ma che cazzo sto dicendo ma cosa me ne frega poi.
"Beh, se qualche volta faccio un brutto sogno, ci mettiamo nello stesso letto e ci teniamo per mano."
La faccia è serissima mentre lo dice e per un attimo mi pare pure di vederli sti due testa a testa su un solo cuscino e-
"Ao sto a giocà Manuel!" una mano viene passato davanti al mio viso "non te 'ncartà... ognuno c'ha a stanza sua..."
"Ma guarda che potete fa quello che ve pare, io manco ve conosco..." mormoro.
"E manco ce provi a farlo."
"In che- in che senso?"
Sbuffa e "lo sai che Simone è un tuo fan?"
"Si, più o meno...Monica me l'aveva accennato"
"E t'ha pure accennato che sei tu il motivo per cui lui ha ammesso di essere gay?"
Cosa?
"Cosa?"
"Si, cioè aspé, non è che s'è alzato na mattina e ha detto «guarda sto stronzo che bono che è!, ma sai che forse me piace il cazzo»"
"Grazie po' stronzo" borbotto.
"Figurati!" mi da una pacca sulla spalla e io inizio a chiedermi se ci sia o ci faccia.
"Tu" continua "qualche anno fa hai fatto un'intervista esclusiva per Playboy, t'o ricordi?"
Annuisco senza capire dove stia andando a parare.
"Beh devi sape che quello era un periodo proprio de merda per Simone... aveva mollato 'na fidanzata a suo dire perfetta, stava in crisi con se stesso... poi i casini col padre, brav'omo eh, ma un po' egoriferito alla «so tutto io», come ogni laureato in filosofia insomm-"
"Ao!" insorgo "guarda che pure io ho studiato quello!"
"Ah..." scuote la testa sorridendo "vabbè, dovevo immaginarlo..."
"Che vor di?"
"Che pure tu ce l'hai un po' sta cosa de spiegà alla gente come se sta al mond- no ma famme finì!" alza la mano a bloccare le mie proteste "più che altro me pari uno che vede na situazione mezza volta e pensa d'avé già capito tutto, solo che poi magari ce stanno cose che non sai e fraintendi..."
"Me voi dì che con Simone ho frainteso?"
"Uuh avoja!" sbuffa "Manuel, quello te adora... l'intervista in cui te sei dichiarato bisessuale gli ha svoltato la vita! Già era sotto mille treni per te, i tuoi film, il tuo-" arrossisce un po' e distoglie lo sguardo "è chiaro, no?"
"Uhm si, chiarissimo."
"Ecco... però, da quando te sei esposto sulla tua sessualità, lui ha iniziato a dire che se uno famoso l'aveva fatto, accettando di affrontare tutte le conseguenze del caso, allora anche lui, che è un signor nessuno, poteva riuscirci! Insomma, tu per Simone sei stato un modello, un esempio."
La mia bocca forse ha raggiunto il pavimento.
Io?! Un modello per qualcuno?!
"Manuel?"
"Mh?"
"Tutto bene?"
"Si- si benissimo."
"Vuoi il numero di Simo?"
"E che ce faccio?"
Mi guarda come se avessi tre teste "lo chiami no?"
"Non credo-" non credo voglia parlare con me "non credo sia una buona idea."
"No 'infatti è n'ottima idea. Dai dammi il telefono tuo che te lo scrivo io stesso e poi però" si alza in piedi di scatto mentre controlla l'orologio al polso "te ne devi annà!"
"Eh?"
"Si" mi prende rapido il cellulare dalle mani e dopo averci picchiettato sopra me lo rende "tiè questo è il cellulare de Simo, salvatelo!"
"O-okay... grazie!"
"Di niente, però mo davvero te ne devi annà."
"Ma perché? Che succede?" pareva così cordiale fino a un minuto fa "stai aspettando un cliente?"
"Sto aspettando Monica" e un terribile occhiolino arriva a conferma di quello che purtroppo stavo già immaginando.
Balzo in piedi dal divano e balbettando un «grazie ancora... ciao!» mi precipito fuori dall'ufficio sperando di non incontrare proprio Monica nel tragitto.
**
Pensandoci bene, l'idea di telefonare Simone Balestra, subito dopo aver visto una serie di video in cui si cala dildi enormi in ogni orifizio possibile, non è proprio tutta sta genialata.
Ma d'altro canto io non è che so diventato famoso per la mia spiccata intelligenza.
Se solo ora riuscissi a concentrarmi su quello che devo dirgli piuttosto che quello che vorrei fargli, non sarebbe male.
Maledetto Matteo e maledetti quei video che m'ha mannato. Il tutto poi accompagnato da commenti cretini tipo:
«guarda com'è definito il suo grande gluteo!»
oppure «queste sono due natiche anatomicamente perfette Manu! Fidati di me, so un medico!»
Io invece non mi devo fidare mai di questo, perché mo c'ho il cervello intasato di immagini troppo scandalose, pure per uno come me che ha davvero visto di tutt–
"Pronto?"
"Ahem... Simone?"
"Si?"
"Sono Manuel"
"Manuel chi?"
"Ma come Manuel ch–" faccio un respiro profondo e "Manuel Ferro..." rincomincio con voce più tranquilla.
"Ah."
"Eh. Ecco, io t'avrei chiamato per- per scusarmi. Me volevo proprio scusà, si. Non le penso quelle cose che t'ho detto in ufficio."
"No?"
"No. Sono na marea de fregnacce." sospiro "davvero non ne penso manco una, me so innervosito perché so fatto così, so fatto male, so irascibile, ma non volevo dire nulla del genere..."
"Okay."
"Mi credi?"
"Ti credo."
"E- e mi puoi perdonare?" quasi imploro.
C'è un attimo di silenzio durante il quale sudo freddo "certo che ti perdono Manuel."
"Bene..." sorrido come un coglione "ascolta Simo io poi volevo dirti-"
"Simo?"
"Simo-ne" specifico.
"No, no! Me piace!" ride "che volevi dirmi... Manu?"
Ma sto ragazzo chi diavolo l'ha mandato? Non è possibile che co' mezza parola possa farmi avvampare così.
"Manuel ci sei? Tutto bene?"
No.
"Si."
"Allora che dicevi?"
"Uhm, dicevo che... hovistoituoivideo" soffio tutto d'un fiato.
"Come?"
"Ho visto... i tuoi video."
"Quali?"
"Tutti" mi lascio sfuggire per poi tapparmi la bocca.
"Tutti? Ma saranno una ventina!!"
"23" e adesso veramente devo smetterla di parlare.
Scoppia a ridere "e il tuo preferito?"
"No- non ho capito?"
"Il tuo preferito Manuel. Li hai visti tutti hai detto... Ce ne sarà uno che t'è piaciuto di più?"
Quello in cui ti stringi una mano al collo e con l'altra ti penetri a favore di camera.
"Nessuno in particolare... sei bravo sempre."
"Però appena ieri mi hai detto che secondo te non so scopare..."
"E oggi t'ho detto che era na fregnaccia."
"Mi devi guardare in faccia e dirlo. Lo voglio vedere proprio il grande Manuel Ferro che me fa un complimento."
"Perfetto! Torna che te lo faccio pure domani."
"Mh...no."
"Come no?"
"Domani è tardi." si lamenta come un bimbo capriccioso "Io da te lo voglio mo."
E dio mio ma come cazzo parla questo? Lo fa apposta, non è possibile!
"Mo? E- come faccio a dartel- a fartelo mo?"
"Rispondi alla videochiamata tanto per cominciare..."
Stacco alla velocità della luce il telefono dall'orecchio e un viso celestiale immortalato vicino ad un pesce rosso?! mi appare sullo schermo.
Pigio il tastino verde.
"Ciao" è bellissimo mentre mi sorride con tanto di fossette.
"Ciao Simò... Ma che è sta foto?"
"Te piace?"
"Più che altro me fa ride! Da dove arriva quel pesciolino?"
"E' il mio! Si chiama Fulmine perché è velocissimo!" spiega come se mi rivelasse l'enigma della sfinge.
Non può essere normale sto ragazzo. Non può.
"Te non sei normale..."
"Oh!" mette su un broncio francamente adorabile "m'avevi promesso un complimento e invece dopo 30 secondi di chiamata già mi offendi!"
"Ma mica lo dico come un'offesa, anzi... io pure non me ritengo tanto normale-"
"Non hai tutti i torti!"
"Ao! Non esagerà mo!"
"Ma mica lo dico come un'offesa!" ripete imitando la mia voce.
"Tu proprio non c'a fai a non fa sempre battute?"
Mi scruta con due occhioni enormi e "le faccio quando sono a disagio" mormora spiazzandomi.
"Sei a disagio ora?"
Sei a disagio con me?
"S- no, cioè dipende... ora no, o meglio non tanto ecco. Però- forse mi metti un po' in difficoltà..."
L'amarezza sul mio volto deve essere evidente perché "ma sono io, non è colpa tua" comincia a scusarsi.
"No Simò!" lo fermo subito perché sta storia già la conosco e non mi piace "Hai ragione! T'ho trattato sempre di merda da quando ci conosciamo e non so manco io il motivo... forse- forse pure tu mi metti in difficoltà..." ammetto titubante.
E' incredulo "e come posso mai io mettere in difficoltà uno come te? Ma m'hai visto?"
"Eh..." lo fisso "è proprio quello è il problema."
"Cioè?"
"Che t'ho visto."
Arrossisce di colpo e abbassa la testa.
"Simò?"
"Mh?"
"Mi puoi guardare per piacere?"
Solleva gli occhi e d'improvviso non me ne frega più nulla dell'espressione inebetita che gli sto rivolgendo.
"Allora... che fai torni?"
"Non lo so..."
"Dai che là piove sempre..."
"Che c'entra? E poi pure Roma sti giorni non è che sia tutto sto bel tempo..."
"Vabe ma qui è diverso..."
"Perché?"
"Perché ce sto io."
Alza il dito medio contro lo schermo e "sei un egocentrico assurdo" ride.
"Dai torna" insisto "sennò con chi lo faccio il film?"
"Sai quanti ne trovi..."
Si incupisce mentre lo dice e non riesco proprio a sopportare di vederlo così.
"Però io voglio te..."
"Davvero?" e in un attimo c'è un sorriso così ampio a illuminargli il volto che il solo pensiero di averlo portato io lì mi dà le farfalle allo stomaco.
"Davvero Simò... anche perché ci tengo a fartelo personalmente quel complimento che mi hai chiesto" confermo con un occhiolino.
Avvampa "ci penserò, va bene?"
"No! Che c'è da pensà! Devi tornare e basta! Ma poi che stai a fa li?"
"Eh, ce stanno dei bei ragazzi... gorgeous guys... e pure molto big... 'o capisci questo?" mi spiega disegnando uno spazio grande tra pollice e indice.
"So più big io 'n te preoccupà"
"Lo so... i tuoi film li ho visti" questa volta l'ammiccamento lo fa lui a me "però... bisogna vede se a te è naturale o con l'aiutino! Sai Matteo mi ha det-"
"Mo te lo tiro fuori qua in chiamata e vediamo se ancora parli!" sbotto.
Sorride malizioso avvicinandosi ancora di più allo schermo "perché? Sei duro?"
Uh.
"Come- come il marmo."
Porto subito una mano sulla mia erezione che trovo infatti durissima.
"Ed è colpa mia?" la voce dolce come miele e gli occhi puntati nei miei a rincoglionirmi del tutto.
"Si" mormoro.
In un attimo è a carponi su quello che immagino sia il suo letto "oh, mi piacerebbe darti una mano..."
Questo deve essere il paradiso.
Mi stendo meglio sul divano e comincio a liberare il bottone dei pantaloni "piacerebbe anche a me riceverla..."
Si lecca le labbra e io seguo il movimento come ipnotizzato.
Sorride di nuovo e "peccato che abbia un appuntamento adesso!" esclama tirandosi su in piedi "Devo proprio andare!"
Cosa?
"Cosa?" ed è come una secchiata d'acqua gelida in testa "Ma io- ma non puoi lasciarmi così!" balbetto frenetico portando la fotocamera ad inquadrare il rigonfiamento fra le mutande.
"Beh, puoi sempre rivedere uno dei miei video, no?" provoca e "ci vediamo tra qualche giorno!"
"Non t'azzar-"
"Ciao Manu, non pensarmi troppo" e, dopo il bacetto lanciatomi al volo, tutto ciò che rimane sullo schermo è «videochiamata terminata».
"Questo deve essere l'inferno." borbotto sbigottito mentre apro la cartella sul cellulare che ho intelligentemente denominato "🍌🏹"
L'immagine di lui affannato e sudato sopra di me, anziché in balia di uno stupido cazzo di plastica, è l'ultima cosa che vedo prima di chiudere gli occhi e liberarmi sulla mia stessa mano con un "Simone" strozzato fra le labbra.
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