Super Sotto Sopra - Un cardiochirurgo improvvisamente incapace
Il rumore fastidioso della sveglia mi ridestò. Tastai l'altro lato del letto, ma era freddo. Aiden si era già alzato.
Mi tirai su ed eccolo lì, già in giacca e cravatta, una tazza fumante in mano.
«Buongiorno» mi sorrise, prima di baciarmi a fior di labbra. Mi porse la tazza e poi mi si sedette accanto. «Come ti senti stamattina?»
Presi un sorso di té. Con qualche goccia di miele e limone, proprio come piaceva a me. «Bene» gli sorrisi. «Puoi stare tranquillo.»
Lui ridacchiò. «Effettivamente sei un medico, non mi aspetto di vederti in panico per la gravidanza.»
Sorrisi. «Un medico cardiochirurgo, per la precisione. E sì, il tuo discorso fila.»
Aiden alzò gli occhi, inarcando le labbra all'insù. «Presuntuosa» bofonchiò divertito, prima di alzarsi e sistemarsi la cravatta.
«È oggi che devi fare quell'operazione? Alla... Okay, non lo ricordo» disse, facendomi ridacchiare.
«Alla valvola tricuspidale.»
Aiden annuì come per farmi segno di aver capito, poi prese una giacca dall'armadio e mi salutò. «Sarai bravissima, come sempre. Io adesso vado o farò tardi. Ci vediamo stasera?»
«Grazie. A stasera» dissi, per poi alzarmi. Quando mi voltai, era già sparito.
Diedi un'occhiata all'orologio e mi feci una doccia. Si prospettava una lunga e difficile giornata, ma io ancora non ne avevo idea.
Quando arrivai in ospedale e indossai il camice, cominciai a pensare ai preparativi per l'intervento. Decisi di nuovo di simulare l'operazione su un fantoccio.
Harriet lo aveva già sistemato come le avevo chiesto, così controllai il materiale.
Infilai i guanti e guardai il carrello. Bisturi, pinze, ago, filo... Mi assicurai che nulla mancasse, poi decisi di cominciare, anche se mi sentivo stanca. In gravidanza però è normale.
Presi il bisturi, ma un pensiero orribile mi colpì come uno schiaffo doloroso: come si incide un paziente?
Tentai di spiegarmi in tutti i modi quello strano pensiero, forse era stato un momento d'ansia? Magari era la gravidanza... Sapevo che una donna poteva provare molte sensazioni contrastanti, ma era possibile arrivare fino a quel punto?
Strinsi saldamente la presa sull'oggetto, ma, più mi avvicinavo al fantoccio, più mi rendevo conto che la mia mano tremava incontrollabilmente.
Porca miseria, imprecai, come diavolo faccio adesso?
Le mie abilità di cardiochirurgo sembravano essersi volatilizzate come per magia. Non potevo crederci!
Provai a ripetere mentalmente ogni passaggio dell'operazione, ma mi resi conto che dopo l'incisione col bisturi non ricordavo nulla.
Ero terrorizzata.
Come avevo fatto a dimenticare tutto? Era la fine del mondo? Forse ero diventata stupida, oppure ero stata colpita da un'amnesia parziale?
Devo parlare con uno psichiatra, pensai, prima di dirigermi, in preda al panico, verso lo studio del dottor Johnson. Speravo solo non fosse impegnato in una visita...
Camminavo così veloce che non mi accorsi di qualcuno fino a quando non ci andai a sbattere contro.
Quando alzai gli occhi, un paio di iridi colore nocciola mi guardarono curiose.
Oh no.
Il dottor Grayson era davanti a me. Era un insopportabile don Giovanni che cercava di spassarsela con tutte le donne che incontrava. Molte erano rimaste col cuore spezzato.
Non avevo un'opinione lusinghiera su di lui, ma non potevo farci nulla, il titolare dell'ospedale era pur sempre suo padre.
«Dottoressa Nightingale, si sente bene?» chiese, con tono serio.
Strano, di solito non si comportava in questo modo. Perché quel giorno tutto sembrava andare esattamente al contrario?
Dovevo essere pallidissima, perché il dottor Grayson insistette affinché mi sedessi e gli parlassi. Farfugliai qualcosa sul fatto che ero molto stressata, così ottenni un permesso di un'ora. L'operazione era prevista almeno quattro ore dopo e, per fortuna, avevo Hayley a coprirmi. Strano da parte sua, di solito faceva di tutto per farmi qualche dispetto.
Indecisa sul da farsi e con l'agitazione a mille, cominciai a camminare senza una vera e propria meta.
Quel giorno il mio intuito faceva cilecca. Più o meno.
Poco davanti a me, un signore anziano si fermò, si portò una mano al petto e collassò accanto a quella che immaginavo fosse la moglie, che cominciò subito a chiamare qualcuno a gran voce.
Ovviamente riuscì a vedermi, inoltre – maledizione! – avevo completamente dimenticato di sfilare il camice, ce l'avevo ancora addosso!
Il cuore prese a battermi all'impazzata, probabilmente stavo per avere un attacco di panico. Non ricordavo niente, l'avrei ucciso di sicuro!
Eppure, il mio istinto mi diceva che non potevo lasciare quell'uomo in balia della morte, nonostante non ricordassi come si facesse un massaggio cardiaco.
Ammesso che il tizio collassato avesse bisogno di quello.
Con un sospiro tremante mi feci largo tra la folla, poi mi lasciai guidare dall'istinto.
Non sapevo dire in che modo, ma sentivo che, finalmente, qualcosa dentro di me si era sbloccato. Non riuscivo a pensare razionalmente, ma in qualche maniera sapevo cosa fare, adesso.
Provai a sentire il battito, ma sembrava in asistolia. Così, in mancanza di un defibrillatore, poggiai le mani una sopra l'altra, e cominciai a fare un massaggio cardiaco.
Improvvisamente, vari rumori si sovrapposero e il mio campo visivo sfumò. Quando aprii gli occhi, mi ritrovai Aiden davanti al viso e per poco non urlai dallo spavento.
«Sophie, calma, sono io» disse preoccupato, accarezzandomi i capelli.
«Aiden...» farfugliai, preoccupata. Mi sentivo così stanca... Probabilmente ero svenuta. «Cos'è successo? Il bambino sta bene? E il signore?»
«Mi hanno chiamato appena ti hanno trovata. Sei svenuta poco prima di cominciare la simulazione sul fantoccio. Sembra che tu abbia avuto un calo di zuccheri e sì, puoi stare tranquilla. Il bambino sta bene. Ma, tesoro, chi è il signore di cui parli?»
Lo guardai stranita per un secondo, ma poi realizzai subito: il comportamento serio del dottor Grayson, insolito per lui; la mia incapacità improvvisa... Dovevo aver sognato un mondo in cui ogni cosa era al contrario. Che sogno terrificante!
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