Riscrivi la scena
La fatina verde dell'assenzio divorò ogni suo pensiero, risucchiandolo come un tornado. Inibì la mente di Mina come uno strano incantesimo, una patina velata sulla sua mente provata.
Eppure, lei non aveva paura. Il Principe era poco più di uno sconosciuto, ma si sentiva più al sicuro che mai.
Gli occhi di lui la seguivano ovunque andasse, e quando era lontana da quei vortici scuri ed ammalianti, quali erano le sue iridi; lui le era vicino con il cuore, e la testa... Con tutto sé stesso. Non sarebbe bastato ogni millimetro della terra per depositare tutto il suo amore. Dracula la amava immensamente, di un amore che trascendeva tempo, spazio ed universo. L'amava di un'intensità che gli graffiava nella carne come carta vetrata, quel sentimento si insediava nell'anima oscura e la consumava.
«Parlatemi del vostro paese» sussurrò timida Mina, assuefatta dall'alcol. L'assenzio le turbinava nelle vene, scaldandole il sangue e sciogliendole la mente.
«Il luogo più bello» la voce roca, il Principe fece una pausa «...di tutto il creato.»
«Sì, deve esserlo...» la voce di Mina era debole, mentre immaginava il regno del conte. «Una terra aldilà di una grande, vasta foresta» raccontava, descriveva fiori di struggente bellezza, grandi castelli e rigogliosi vigneti. Come se, in qualche modo, lì ci fosse già stata. Sembrava che avesse davvero visto tutte le meraviglie che il Regno aveva da offrire.
«Voi descrivete la patria mia come se l'aveste vista» le fece notare lui, sorpreso, e allo stesso tempo sollevato. Che stesse... Che il momento tanto atteso stesse arrivando?
«È la vostra voce, può darsi» rispose lei. In effetti quel tono le era così familiare, come fosse stata una voce in sogno che non riusciva a individuare. Eppure, come la figura stessa del principe, quella voce le dava conforto. Anche se era quasi certa di poter dire che non la conosceva. Quasi, appunto.
E se invece la conoscessi, quella voce? Se conoscessi lui? Pensò Mina, non più certa di troppe cose. Il suo cuore cominciò a sussultare nella gabbia toracica, saltò qualche battito e poi corse a tutta velocità, preda di una marea di sentimenti che la dama dal vestito cremisi non capiva.
Sentì il bisogno di alzarsi e non potè ignorarlo. A passi lenti andò alla finestra, i suoi occhi scuri puntati sul tramonto, cercando di cogliere l'attimo in cui il buio avrebbe preso il sopravvento. «E la vostra principessa?»
L'uomo sospirò, più forte di quanto avrebbe voluto. Il suo cuore di vampiro perse un battito, un nodo gli si strinse al petto. «Principessa?» fu l'unica cosa che riuscì a sussurrare, con tono interrogativo.
«C'è sempre una principessa, con fluenti vesti bianche» replicò Mina. Lei lo sapeva, e aveva anche l'impressione di conoscerla. No, anzi, poteva capirla.
«E quel volto... Oh Dio» la sua voce ridotta a poco più di un sussurro, portò i polpastrelli al viso, tastando la pelle morbida delle guance rosee, illuminate dalla luce del tramonto. Che potesse... No, era impossibile.
«Il suo viso, è un fiume» continuò Mina, con tono triste. C'era qualcosa, nei meandri della sua mente, che cercava di venire a galla. Come un ricordo, cancellato da una gomma troppe volte perché potesse essere chiaro.
Le lacrime invasero il viso del vampiro senza che lui potesse fare nulla, come se avessero rotto una diga e fossero senza controllo.
Ma Mina continuò. «La principessa è un fiume, pieno di lacrime di tristezza e di cuore infranto.»
Il vampiro si alzò e fece piccoli, lenti passi. «C'era una principessa... Elisabetta. Era la donna più radiosa di tutti gli imperi del mondo» ammise, il cuore già in pezzi al ricordo della sua amata. Ma forse non tutto era perduto. Il modo in cui Mina parlava, il suo tono triste, come se fosse ben più che intristita da quella storia... Forse c'era ancora una speranza.
«L'inganno dell'uomo la tolse al suo antico Principe...» spiegò il vampiro, col cuore in mano. Morì a causa di una stupida bugia, lanciandosi in un fiume, che nella sua lingua madre veniva chiamato Fiume della Principessa.
Il viso di Mina si rigò di lacrime di tristezza. Divenne l'esatta copia di quello di Elisabetta, il suo cuore si spezzò in milioni di frammenti. No, quella non era solo una storia...
La mano del vampiro si posò sul viso della sua amata, i polpastrelli erano tanto gelidi che quando raccolsero le sue lacrime, queste si cristallizzarono come sotto incantesimo. E allora Mina ricordò. Non era affatto solo una storia, quella era la sua storia, la loro. Era la storia di un amore che trascendeva tempo e spazio, la storia d'amore di Dracula ed Elisabetta, che, reincarnatasi in Mina, aveva finalmente l'opportunità di continuare ad amare il suo Principe.
«Perché non me l'avete detto prima, mio amore?» chiese la dama, ormai coscienziosa del suo tragico passato.
«Non potevo rischiare di perdervi ancora. Dovevo lasciare che ricordaste da sola, o avreste potuto subire gravi conseguenze.»
Mina gli sorrise, rintanandosi tra le sue braccia. Il cuore del vampiro era tutto sussulti e scalpitii, ancora gli sembrava irreale. «Avrei aspettato tutto il tempo necessario» sussurrò, baciandole la fronte.
Mina quasi trasalì a quelle parole, ma una cosa era certa. Lo amava dello stesso, travolgente, distruggente amore di cui l'amava lui.
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