Ricette Inaspettate
San Valentino, la festa degli innamorati, pensava Helena, le mani immerse nella ciotola a impastare i biscotti al cioccolato.
Il cuore le batteva a mille, si schiantava contro la cassa toracica e il rumore era fortissimo come quello di un tamburo al pensiero di ciò che sarebbe successo il giorno dopo.
Aveva deciso di confessare a Derek, il quarterback della squadra di football della scuola, che lui le piaceva. Però... Forse avrebbe rinunciato. Aveva troppa paura, e poi...
Gli andavano dietro davvero una marea di ragazze, a scuola. Ma come dare loro torto? Lui era bellissimo, gentile, e poi sapeva farla ridere come poche persone.
Le parole di Ava non facevano che tornarle in mente, ma la sua migliore amica aveva ragione. Derek aveva proprio fatto centro nel suo cuore.
D'improvviso, Helena sentì una risatina. Era leggermente inquietante, in più era totalmente sola a casa. Sua sorella Grace era all'asilo e i suoi genitori a lavoro, e la dog-sitter era ancora fuori a spasso con Lenticchia, il loro dalmata.
La ragazza prese un colpo quando si accorse della direzione da cui proveniva quella risatina, che via via aumentava.
Dall'impasto, era da lì che arrivava! Helena indietreggiò terrorizzata, ma la sua sorpresa non finì lì. Come se una formica con la forza di Hulk avesse spinto il recipiente, questo si rovesciò a terra. Ma il contenuto... No, quello non si limitò a fare l'impasto.
La poltiglia marrone si agitò come una gelatina, Helena quasi svenne quando, davanti ai suoi occhi, la sagoma di una persona prese vita lentamente.
Qualcuno chiami John Constantine! Pensò. Forse c'era bisogno di un esorcismo. Magari l'avrebbe salvata da qualsiasi demone si fosse impossessato del suo impasto – che scelta inusuale – e tutto sarebbe tornato alla normalità.
«Tu... Chi sei?» chiese la ragazza, cominciando a farsi il Segno della Croce a ripetizione. Magari questo avrebbe tenuto il mostro lontano da lei.
«Scusa, sto ancora imparando. Sono una frana con gli incantesimi di Proiezione Spirituale» rispose la strana creatura.
Un mostro che si scusa? Questa è buona! Forse sto sognando? Si chiese Helena, continuando a fare il Segno della Croce, ripetutamente.
La creatura la guardò in modo strano. «Ma... Si può sapere che cosa stai facendo?»
«Ti tengo lontano da me, demone» rispose terrorizzata. Mai, più che in quel momento, avrebbe voluto Constantine lì con lei. Lui avrebbe sicuramente esorcizzato lo spirito e tutto sarebbe tornato normale... Più o meno. Le ci sarebbero voluti anni di psicofarmaci per dimenticare il tutto.
Per tutta risposta, Impasto Indemoniato scoppiò a ridere. «Credi davvero che io sia un demone?»
Helena annuì, e la creatura rise di nuovo. «Senti un po'» le disse «hai mai visto un demone possedere un impasto per dolci? Non credi che avrebbe preferito, non so, te?»
La ragazza rifletté. «Non ho mai visto una cosa del genere. E, comunque, se è un demone stupido... Non che tu lo sia, naturalmente...» disse, mordendosi la lingua. L'unica volta che avrebbe dovuto stare zitta non era riuscita a trattenersi.
Sei un genio, si ripeté mentalmente. Un genio che sta per essere ucciso per un motivo stupidissimo.
Impasto Indemoniato rise ancora. «Non sono nulla di simile. Ecco, vedi, io mi chiamo Mill. Sono la tua Fata Madrina.»
«Sei esilarante» rispose Helena, alzando le iridi al cielo. «E io allora sono Cenerentola. Ma tu guarda che demone strano doveva capitarmi. Senti, facciamo che mi uccidi e basta, okay? Sono una povera, piccola, indifesa umana, non saprei fare male a una mosca. Tu fai il tuo lavoro, io muoio, e siamo tutti contenti! Beh, tranne me, ovviamente.»
Mill rise di nuovo. «Certo che tu sei proprio strana. Sono seria, mi chiamo Mill e non sono qui per ucciderti. Al contrario, voglio aiutarti.»
«E come?» ribatté Helena, stranita ogni minuto di più.
«Convincendoti a non mollare. Sai, puzzavi d'ansia e paura come una pattumiera, e proprio non ce l'ho fatta! Avrei voluto proiettarmi spiritualmente nel corpo di Tarta o Ruga, le tue tartarughe, ma sto ancora imparando e questo incantesimo è davvero complicato. Mi spiace dirti che però dovrai rifare l'impasto, dopo.»
Helena era sempre più stranita, ma almeno non era più spaventata. Per quanto assurdo potesse sembrare, credeva ad ogni parola di Mill.
«Okay» disse «farò finta di non aver sentito la parte sulla puzza di una pattumiera. Comunque, non credo che mi noterà mai, almeno non in quel senso. Lui è sempre stato mio amico, e basta. Non mi ha mai lasciato intendere altro.»
«Capisco» rispose Mill «ma solo perché non ha fatto nulla per fartelo capire non significa che tu non gli piaccia. Forse anche lui ha un po' paura, non credi?»
«Tu sai qualcosa, non è vero? Su, sputa il rospo» la incitò Helena.
«Non è compito mio dirti ciò che so. Posso solo incoraggiarti.»
«Certo che sei testarda» sbuffò Helena. «Okay, facciamo finta che tu abbia ragione, allora. Perché dovrebbe avere timore di dichiararsi? L'hai visto? È fantastico sotto ogni punto di vista!»
Mill, o meglio, l'impasto, sembrò sorridere. «E tu, perché dovresti?»
«Io sono il suo opposto.»
Mill mosse la testa in un gesto di diniego. «Questo lascialo decidere agli altri, Helena. Ricorda che ognuno è speciale a modo proprio, e fidati se ti dico che non sei così male come credi. Non ti agitare, cerca di stare serena!»
Poi, così com'era arrivata, la fata sparì. L'impasto tornò alla sua forma normale e si schiantò a terra, scuro come diventò il campo visivo di Helena.
La ragazza si risvegliò visibilmente confusa. Non conosceva nessun Derek, che strano sogno!
Ma quel pomeriggio, mentre portava a spasso Lenticchia, al parco notò un ragazzo. Occhi verdi, capelli biondi, alto... Che strano, aveva l'impressione che somigliasse vagamente al Derek del suo sogno!
Forse era destino, chi lo sa!
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