Lo specchio bugiardo - Contrarium
Di fronte allo specchio, Avery avvertì un brivido lungo tutta la spina dorsale.
Non è possibile, si ripeté nella mente, tastando delicatamente il suo viso con i polpastrelli. Non...
La paura le fece rivoltare lo stomaco come un calzino. Non c'era verso che quel che aveva di fronte avesse senso, e lei aveva una mente troppo pragmatica per questo tipo di cose, non per niente studiava biologia!
Passò di corsa all'altro specchio in camera sua, quello sulla scrivania, dove riusciva a specchiarsi fino al busto.
Niente da fare: le sue iridi erano di un cremisi vivissimo. Non c'era traccia del loro solito colore nocciola.
Cosa mi sta succedendo? Pensò terrorizzata, mentre le parole della cartomante le tornavano in mente. Le sembrava ancora di sentire la sua voce rauca e misteriosa, mentre armeggiava con quegli stupidi tarocchi.
Negli otto cerchi ti dovrai trovare,
una scoperta, sviluppare.
Afferra sei mani, per aiutare tese,
accogli le abilità, da te stessa prese.
Quando vivido cremisi vedere potrai
Aleph sarà pronto, più forte che mai.
Quella sciocca poesiola non aveva il minimo senso, almeno Avery così credeva. Ci aveva passato ore a scherzarci su con Evelyn. Andiamo, otto cerchi? Sei mani tese? Non stavano mica giocando a tombola.
Le spiegazioni potevano essere solo due. O, improbabile, i vasi sanguigni le erano scoppiati tutti insieme, e questo spiegava lo strambo – e terrificante – colore delle sue iridi; oppure, opzione ancora più probabile – e spaventosa – Avery era impazzita. Oh sì, lo era sicuramente. Forse avrebbe fatto meglio a farsi internare.
In casa era sola, ma forse era meglio così. E comunque, il fatto che sapesse che i suoi genitori sarebbero tornati a momenti non aiutava per niente.
Presa da una incontenibile voglia di andarsene, afferrò la giacca di jeans dall'attaccapanni e corse... Dove, dove stava andando? Avery si rese conto che non lo sapeva, ma immaginò che qualunque posto fosse meglio che restare in casa a chiedersi se stesse avendo un'allucinazione.
Era convinta di essere sveglia. Si era già contata le dita, e poi aveva questa strana capacità di fare sogni lucidi, il che le permetteva quasi istantaneamente di capire se dormisse. No, il caso non era quello.
Decise di lasciarsi guidare dal suo istinto, dato che non sapeva dove andare. Destra, sinistra, destra, sinistra; si ripeteva nella testa, muovendo i piedi in contemporanea con i suoi pensieri.
Poi, fu un attimo. Un momento prima di attraversare l'incrocio, i contorni del suo campo visivo sfumarono.
Sembrava una visione...
Era un ragazzino, forse undici anni. Capelli scuri, maglia bianca e un paio di jeans. Rincorreva il suo pallone, ma questo non si fermava. Continuava a rotolare e rotolare, fino ad arrivare in strada. Una macchina, però, correva a tutta velocità sul cemento...
Avery fece per urlare, quando, improvvisamente, tornò a vederci chiaro. Cosa... Cos'è successo? Si chiese stringendosi il busto con le braccia, il corpo scosso da brividi. Non capiva, e quella situazione la stava mandando fuori di testa. Prima i suoi occhi cremisi, poi quella strana visione...
La situazione sembrò precipitare ulteriormente. Sul lato opposto della strada, un bambino rincorreva il suo pallone. Avery guardò bene: capelli scuri, maglia bianca e un paio di jeans. Non c'era dubbio, lei sapeva cosa sarebbe successo se avesse attraversato, l'aveva visto.
«Ehi tu!» urlò, la macchina rossa che spuntava all'orizzonte. Per fortuna, il ragazzino alzò lo sguardo in un'occhiata interrogativa.
«Attento!» gli disse, un attimo prima che il veicolo sfrecciasse sulla strada tra di loro a tutta velocità, schivando la palla. Fu poi Avery a recuperarla e restituirla.
Il bambino le sorrise e la ringraziò, per poi andarsene in tranquillità.
Avery parve stranita da quel suo comportamento. Non capitava tutti i giorni di vedere una persona con le iridi rosse. A meno che... Pensò, a meno che non sia solo io a vederle.
Sì, doveva essere così. Il ragazzino non aveva mostrato neanche il minimo segno di inquietudine o qualsiasi cosa potesse provare una persona nel vedere occhi di quel tipo. E poi c'era la faccenda della visione...
Qualcosa non quadrava, Avery doveva capire cosa stava succedendo. Poi, come una sberla, le parole della cartomante le ritornarono in mente. No, non la profezia, che ora non le sembrava più così sciocca, ma quel che le aveva detto prima di lasciare la tenda.
Quando avrai capito, sai dove trovarmi.
Avery aveva solo pensato che fosse poco sana di mente. Invece ora tutto acquistava un senso...
Virò verso il luna park di corsa, un solo pensiero nella sua testa: divinazione. Sì, doveva essere questo il suo potere.
Per fortuna trovò senza fatica la tenda della cartomante, non c'erano persone lì davanti, quindi senza troppi complimenti si fece avanti.
«Ti stavamo aspettando» disse la vecchia.
Ma non era sola. Insieme a lei c'erano esattamente sei persone.
Afferra sei mani, per aiutare tese...
Ma certo, la profezia acquistava un senso adesso. Ma in cosa dovevano aiutarla gli altri?
La cartomante analizzò il suo sguardo, poi sorrise. «Vedo che inizi a capire. Ti spiegherò tutto una volta arrivati.»
«Cosa...» rispose Avery «arrivati dove?»
L'anziana dai capelli argentei sorrise di nuovo. «Seguitemi» ordinò, rivolta ai sette.
Per qualche strano motivo, Avery sapeva che era la cosa giusta da fare. La cartomante avanzò di pochi passi, fino a far scorrere un pannello longilineo, dietro il quale si nascondeva uno specchio. Almeno, era quello che sembrava.
«Nel Contrarium» rivelò l'anziana, prima di sparire nel portale.
I ragazzi la seguirono, un brivido freddo ad attraversare le loro schiene, come se avessero fatto un bagno con qualche grado sotto zero.
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