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L'Equilibrio

I cacciatori di demoni erano chiamati Equilibratori, e Slice era una di loro.

In realtà il suo vero nome era Ingrid Víkingsdóttir. Suo nonno era islandese, ma i suoi genitori si erano trasferiti a Phoenix prima della sua nascita.

Avevano provato a tenersi alla larga da quella vita, ma quando una cosa ce l'hai nel sangue... Le capacità di combattimento erano innate nella loro specie, un po' come la magia.

Slice fu attaccata da un demone all'età di undici anni, e non ci mise molto a staccargli un braccio con una spranga di ferro. Entrò a far parte degli Equilibratori di Phoenix, perfezionando l'arte della spada. Da lì, il suo nome in codice, riusciva a fare a fettine gli avversari.
                                     
                                    ***

Ukith si trovava a Phoenix. Aveva girato il mondo innumerevoli volte – dopotutto aveva duecento anni – ma c'era sempre qualcosa che lo stupiva, di quella città. Tra una tappa e l'altra, ci ritornava di tanto in tanto.

Non passava mai inosservato. Aveva un'aria spavalda, era un tipo sicuro di sé. Anche se era un bebé rispetto ad altri demoni, era pur sempre uno di loro. E gli umani erano deboli, e patetici, e lui li odiava.

Ciò che gli piaceva era fare baldoria, causare disastri... Più un altro paio di cosette. Era uno dei pochissimi della sua specie ad avere un dono speciale, grazie al quale era conosciuto come Bilancia della Dannazione.

Ukith poteva pesare l'anima delle persone. Era semplice: più un'anima era leggera, più quella persona era buona. Man mano che acquisiva peso, la situazione peggiorava.

Il demone doveva pesare le anime e marchiarle, così poi sarebbero arrivate all'inferno: bastava un semplice tocco.

Ma Ukith, o Keith, come aveva deciso di farsi chiamare; non amava fare le cose semplici.

La sua più grande soddisfazione era trovare anime leggere, poi appesantirle sempre di più, fino a rendere quelle persone dei mostri. Se qualcuno gli piaceva particolarmente, poteva succhiargli via tutta l'anima e trasformarlo in demone. Lo trovava divertente, e quel giorno trovò la vittima perfetta.
       
                                    ***
Ray era sempre stato il ragazzo dei sogni. Era buono, gentile con tutti, educato... Il desiderio di ogni fanciulla. Era bellissimo. Aveva occhi chiari come il cielo e capelli scuri come l'ossidiana, un fisico tonico e gli addominali scolpiti, e spesso veniva guardato come fosse una specie di divinità.

I suoi occhi però, erano solo per Ingrid. Non sapeva della sua vera natura, ma ciò non era importante. Lei era la ragazza perfetta per lui. Era gentile, dolce, socievole, e riusciva sempre a farlo ridere. Soprattutto, aveva una forza da leone. Non l'aveva mai sentita lamentarsi per qualcosa, nemmeno nei suoi periodi peggiori. Anche se era la sua migliore amica, lui ne era innamorato. Un giorno, pensava, avrebbe trovato il modo di dichiararsi. Sperava solo che sarebbe arrivato presto.

Purtroppo, le sue speranze sarebbero rimaste tali: solo fantasie. Il suo futuro era più demoniaco di quello che chiunque, anche egli stesso, si aspettasse.
   
                                      ***

«Quel ragazzo sembra una buona scelta» sussurrò Ukith a sé stesso. Ne era estremamente convinto. La bontà di quel ragazzo era incredibile, la sua anima pesava soltanto un chilo! Se fosse riuscito ad appesantirla, come le Bilance della Dannazione comandavano, ci avrebbe ricavato di sicuro un bel bottino. Di qualcosa doveva pur vivere, no?

Decise di avvicinarsi al ragazzo. Prima doveva conoscerlo, poi avrebbe potuto usare i suoi poteri ipnotici per farlo diventare un mostro.

Rubò il pallone ad un bambino – che scoppiò a piangere, disperato – e si dileguò più in fretta che poté. Poi raggiunse Ray, che si era appena fermato in un bar per prendere un caffé.

Non appena il ragazzo uscì, Ukith fece finta di farsi scappare il pallone, che casualmente arrivò proprio davanti ai piedi di Ray.

Quell'idiota cadrà se non guarda dove mette i piedi, pensò il demone. Tanto meglio, sarà una scusa in più per parlargli.

Ray, nel frattempo, era proprio perso nei suoi pensieri. Il giorno dopo avrebbe avuto una verifica di matematica e sperava di superarla a pieni voti.

«Ragazzo, attento!» si sentì chiamare, così alzò la testa e si fermò sul posto.

Una persona, più o meno della sua età, gli indicava di guardare in basso. Era palese che si stesse rivolgendo a lui, non c'era nessuno nei paraggi.

Quando Ray abbassò lo sguardo, sorrise e riportò il pallone al ragazzo. «Ti ringrazio. Immagino che questo sia tuo» disse, porgendogli l'oggetto. «Mi chiamo Ray.»

«Keith» rispose il demone «molto piacere.»

Poi, approfittando del fatto che non ci fosse nessuno nei paraggi, Ukith afferrò la testa di Ray e lo costrinse a guardarlo. Il ragazzo era terrorizzato, ma quella sensazione svanì subito. Era preda dell'ipnosi, era arrivato al punto di non ritorno.

Ukith gli fece credere di essere un sadico mostro che adorava fare del male alle persone, e il suo incantesimo fu così potente da corrompere l'anima buona di Ray.

Il ragazzo ferì tutti quelli che un tempo amava – Ingrid compresa, che non capiva la ragione dei suoi gesti – prese parte a rapine, persino a omicidi.

Cento, duecento, quattrocento chili... La sua anima pesava sempre di più, e Ukith si divertiva così tanto in sua compagnia che presto decise di trasformarlo. Gli risucchiò via tutta l'anima, trasformandolo così in un demone.

Ingrid era ormai distrutta. Il suo migliore amico e ragazzo di cui era innamorata non era più lo stesso. Ma tutto fu chiaro come l'alba quando, un giorno, lo incontrò casualmente, insieme a Ukith.

I demoni avevano l'iride sinistra rossa. Quel mostro doveva aver trasformato il suo amico.

Quando Ukith e Ingrid si guardarono, il primo comprese subito la natura della ragazza, ma non fece in tempo ad avvertire Ray, che invece la attaccò.

Con le lacrime agli occhi, Slice combatté con ferocia contro i due demoni, riuscendo a sconfiggerli. Ma nel suo cuore, un'ombra si distese come petrolio.

Aveva ucciso il ragazzo che amava.

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