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Cupido, Alfa e Omega

Kyle girava per il parco, contava i sassolini sparsi sul terreno.

Sette, otto, nove...

Mi manchi, Amara, avrebbe voluto gridare, ma ormai non permetteva più a nessuno di avvicinarglisi in quel modo; da mesi. 

Si sarebbe fatto torturare pur di non ammettere quanto quel tipo di vicinanza gli mancasse. No, non si riferiva a quella puramente fisica, nonostante la desiderasse.

Dentro di sé sentiva il desiderio di un amico, qualcuno di cui fidarsi. Ma dopo che Amara l'aveva ferito in quel modo; dopo che gli aveva masticato il cuore per poi sputarlo da qualche parte, martoriato, Kyle si era chiuso in sé stesso e nessuno più avrebbe aperto quella porta.

Nessuno.

Ma non sapeva che i suoi piani sarebbero andati in fumo e poi sarebbero diventati cenere come carta bruciata.

E non sapeva ancora che, per quanto sembri impossibile, un cuore ferito può guarire completamente.

                               ***

Chloe non vedeva Portland da anni, ormai. Si era trasferita a New York con la sua famiglia quando aveva dieci anni, ed ora che ne aveva diciannove le sembrava incredibile ritrovarsi lì a trascorrere le vacanze.

Ne aveva passate tante, a New York. Fortunatamente però era una ragazza forte, e solare, e si era subito ambientata. 

Chloe pensava spesso agli anni della High School, ormai finiti. E per fortuna...

Il nome che le tornava in mente tutte le volte era quello di Ryan Gray. 

Lui era un ragazzo di una bellezza incredibile. Aveva gli occhi color acquamarina, e le avevano tolto il fiato fin dal primo momento in cui i ragazzi si erano conosciuti. I suoi capelli erano scuri e lisci, e sembravano morbidi solo a guardarli. La ragazza trovava incredibile che Ryan fosse interessato a lei, era diventata la persona più felice del mondo. Non che non lo fosse sempre stata, comunque.

Aveva una vitalità che tutti notavano, anche solo dallo sguardo, sempre acceso. Anche se Ryan le aveva spezzato il cuore, anche se gliel'aveva appallottolato e poi gettato nella spazzatura come un foglio di carta pieno di scarabocchi, si era ripresa alla perfezione.

Era la sua estate, quella di Chloe. E non se la sarebbe fatta scappare per nessun motivo. Si sentiva così forte e pronta a vivere che le sembrava di avere il mondo tra le sue mani e di poterlo plasmare a suo piacimento.

La rottura con Ryan era stata difficile, e non priva di giornate in cui le mancava persino la voglia di alzarsi dal letto per fare colazione, poi però il tempo aveva operato la sua magia. Le aveva lavato dal cuore tutto quel dolore come l'acqua insaponata, e ora l'organo era tornato a splendere. 

La ragazza decise di prendere un caffè allo chalet del parco, quell'area verdeggiante le era mancata più di qualsiasi altra cosa. Ogni angolo su cui posava lo sguardo era fonte di un fiume di ricordi che le attraversavano la mente, ed era felice di sapere che tutto era rimasto esattamente come rimembrava.

Posò prima lo sguardo verso le altalene, dove giocava con il suo migliore amico d'infanzia, e poi verso la fontana, dove Kyle l'aiutava sempre a pulirsi ogni volta che si sbucciava un ginocchio e piangeva disperata. Il che accadeva più o meno sempre... Era maldestra. 

Così, assalita dai ricordi, non si accorse di aver fatto un passo di troppo. Il caffè che Chloe sorseggiava finì direttamente sulla maglia blu scuro di qualcuno. 

Ecco, ne ho combinata un'altra delle mie, pensò, prima di alzare lo sguardo su un ragazzo dall'aria abbastanza seccata. Beh, anche lui avrebbe potuto spostarsi, però. 

Kyle avrebbe voluto urlare. Ci mancava solo la seccatura di una stupida ragazzina poco attenta – anche se dovette ammettere che la colpa era di entrambi, dato che anche lui avrebbe dovuto guardare dove andava – che gli aveva sporcato la maglia. 

Dovette trattenersi per non urlare di frustrazione, e per fortuna ci riuscì. Mascherò il suo viso sotto il velo dell'indifferenza, anche se sapeva che c'erano abbastanza crepe in modo che la ragazza scorgesse il suo fastidio. «Attenta» sbuffò.

Chloe era mortificata. Avrebbe voluto essere inghiottita da un buco nero e non uscire mai più; ma lo sguardo del ragazzo, esageratamente acceso, le diede non poco fastidio. «Mi dispiace» disse «non sono stata molto attenta. Ma evita quell'espressione, non ero mica solo io ad essere distratta.» 

Kyle si prese un momento per squadrarla con sufficienza. Occhi azzurri, capelli biondi. 

Oh, oh... Pensò. L'immagine della ragazza parve quasi sdoppiarsi. Ora era molto più bassa, i lineamenti bambineschi. Due codini le pendevano dalla testa, sempre lisci come spaghetti. 

Quella era la sua migliore amica d'infanzia, Chloe! 

Il lampo nei suoi occhi stranì la ragazza. Lo riconobbe subito, anche se era diventato altissimo. Aveva davanti nientepopodimeno che Kyle. 

Quando parli del diavolo, ecco che spuntano le corna... Pensò. Incredibile come poco prima le fosse tornato alla mente e ora se lo ritrovava davanti. E doveva ammettere che non era neanche niente male. 

«Ciao, Kyle» sorrise Chloe. 

Il ragazzo cercò di evitarlo impegnandosi più che poté, ma qualcosa, nel suo cuore, stava già scricchiolando. La sua mente si ripopolò dei ricordi che aveva di lei, di quella bambina dolce e maldestra a cui ormai non pensava da anni. Era diventata ormai una donna ed era bellissima, proprio come quando aveva dieci anni e due codini sulla testa. 

Scoppiò a ridere, come non faceva più da mesi. «Ciao, Chloe.» 

Si incontrarono spesso al parco, da quel giorno. Kyle ci si mise davvero d'impegno per non lasciare entrare Chloe, doveva preservare il suo cuore o se lo sarebbe ritrovato di nuovo in pezzi.

Chloe però era testarda. Quando Kyle cercava di erigere un muro, lei trovava sempre un modo per scavalcarlo. Così com'era successo per Chloe, Kyle guarì dal suo dolore, e quella sensazione gli sembrava dolce come miele.

Tutto ciò grazie a lei. Testarda, vivace, sognatrice… Viva. Si sarebbe fatto torturare pur di non ammetterlo: se ne innamorò piano piano. 

E Chloe? Ovviamente, avrebbe ricambiato il sentimento molto, molto presto. 

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