Celestiale
Quella giornata era cominciata male.
Avevo rotto la mia tazza da té preferita e guardavo i pezzi sparsi sul pavimento della cucina. «Perchè devo essere così sbadata?» sussurrai tra me e me, per poi muovere un passo verso l'aspirapolvere. Dovevo assolutamente pulire quel disastro.
«Ferma! Stai per calpestare un pezzo di vetro!» sentii dire. Mi bloccai con il piede a mezz'aria, terrorizzata. Ero da sola in casa, i miei genitori erano tutti e due a lavorare.
Mi voltai, molto lentamente, e per poco non mi venne un capogiro. «Ma che diavolo...» imprecai «sono finita all'inferno?»
Lui storse la bocca. «Due parolacce in una sola frase? Però, niente male» mi schernì, poi mi squadrò con disappunto. «Ti sembra per caso di vedere delle corna sulla mia testa?»
«Okay, sto avendo un'allucinazione. Ora chiuderò gli occhi e tu sparirai» cercai di tranquillizzarmi. Lo feci e poi li riaprii, ma niente. Per quanto il mio cervello fosse incapace di accettarlo, davanti a me c'era un angelo.
Aveva dei bellissimi capelli, biondi e ricci, e due enormi occhi azzurri. Fluttuava circa a cinquanta centimetri da terra, e aveva un paio di enormi ali piumate che gli spuntavano da dietro la schiena.
«Non stai avendo un'allucinazione» ridacchiò, poi tornò serio. «In realtà non so come sia possibile che tu riesca a vedermi, forse hai... Come si chiama quando voi umani fate quella cosa con la temperatura del corpo?»
«A quale cosa ti riferisci?» chiesi, visibilmente confusa.
«Quella che fate voi umani: aumentate la temperatura del corpo per combattere contro degli esserini minuscoli che a quanto pare nessuno riesce mai a vedere» cercò di spiegare. «E poi, mentre lottate, controllate sempre quanto siete caldi con quell'aggeggio a forma di bastoncino.»
«Il termometro, vuoi dire?» chiesi. Ero sempre più confusa.
Stavo parlando di febbre con un angelo. Magari la sua teoria non era così sbagliata.
«Sì, ecco, quello!» esclamò, il viso illuminato per la rivelazione.
Mi portai una mano alla fronte, ma non la sentii calda. Decisamente, non stavo delirando.
«Toglimi qualche curiosità: sei sempre stato qui? Perché riesco a vederti solo ora? Sei il mio angelo custode o cosa?» chiesi. Ormai ero un fiume in piena.
«Calma!» sorrise lui. «Sono sempre stato qui, ma non ho idea del perché tu riesca a vedermi adesso. E, sì, sono il tuo angelo custode. Shams al tuo servizio, Layla.»
«Wow, tutto questo è...» cercai di trovare le parole.
«Pazzesco?» suggerì l'angelo.
«Stavo per dire che è più una specie di diavoleria» riflettei meglio, ma la sua espressione contrariata mi fece tornare sui miei passi. «Ma va bene anche pazzesco» mi corressi. Meglio evitare di dire quelle cose davanti a lui, sembrava parecchio suscettibile sull'argomento. Certo, come dargli torto?
«Quindi-» feci per completare la frase, ma lo squillo del cellulare mi fece fermare. Era un messaggio di Renée, chiedeva se mi fossi finalmente decisa a mandare la mail.
Già, la mail. Ci rimuginavo sopra da giorni, ma la verità era che avevo paura.
«Che aspetti? È semplice!» sentii dire a Shams, improvvisamente dietro di me. Sobbalzai, ma fui veloce a riprendermi.
«Diavolo» dissi con voluta enfasi «sei proprio un impiccione!»
In fondo prenderlo in giro cominciava a divertirmi.
«E tu sei... Sei...» cercò di trovare la parola giusta «incredibile!»
Ridacchiai. «Io avrei detto: caspita, Layla, sei proprio una stronza! Però suppongo che anche incredibile vada bene.»
«Prima o poi chiederò le dimissioni. Nessuno mi aveva detto che essere il tuo angelo custode si sarebbe rivelato così faticoso! Al confronto, Michael e Gabriel sono in vacanza» bofonchiò.
Aggrottai le sopracciglia. «Non voglio nemmeno sapere chi siano Michael e Gabriel... E comunque, immagino di averti dato un bel po' da fare. Dopotutto, ne so una più del diavolo, no?»
«Ti avverto, dici ancora quella parolaccia e darò le dimissioni» mi puntò un dito contro, al che mi arresi.
«Va bene, la smetto» ridacchiai. Era così suscettibile che mi divertivo da matti a farlo arrabbiare.
Shams tirò un sospiro di sollievo. «Bene, ora passiamo alle cose importanti. Visto che sono qui, e a quanto pare puoi vedermi e sentirmi... Che aspetti a dare conferma tramite mail? Sai che il termine di scadenza è domani.»
«Lo so. È solo che... Sono spaventata, immagino. Se l'audizione dovesse andare male?»
«Layla, avanti, hai una voce incantevole. Ti ascolto sempre cantare!» ribatté l'angelo. Per qualche strana ragione, il fatto che mi sentisse cantare era un po' inquietante. Cercai di non pensarci.
«Ti ringrazio. Però sai che c'è questa possibilità. Se non dovessi essere ammessa alla scuola di canto?»
«Beh, hai studiato come una matta per superare le eliminatorie. Sarebbe sciocco non fare l'audizione, non ti sembra? Male che vada, potrai sempre riprovarci l'anno prossimo» suggerì.
«È vero, ma...» mi interruppi. C'erano così tante cose che mi spaventavano.
«Lo so, hai paura di un'eventuale delusione» sorrise. «Ma ti dico che puoi farcela. Hai preso tante cattive decisioni prima di arrivare fino a qui, e ho lavorato come un matto per rimetterti sulla strada giusta. Anche quando credevi che fosse quella sbagliata.»
«Davvero? Sei stato tutto il tempo a vegliare su di me?» chiesi, un po' stupefatta.
«Certo! Sono il tuo angelo custode, ricordi?»
Annuii. «Mi dispiace, devo averti dato proprio un gran da fare.»
Shams sorrise. «Non sei così male in fondo, lo sai? Veglierò sempre su di te, Layla. Anche se hai paura, provaci. È la strada giusta, credimi, potrai fare grandi cose.»
Così com'era arrivato, Shams sparì, ma io sapevo cosa fare. «Grazie» sussurrai, poi mi decisi ad inviare la mail di conferma. Avrei partecipato all'audizione.
Sapevo che era ciò che volevo, mi servivano solo un pizzico di coraggio e speranza, e Shams me li aveva dati, tutti e due.
Speravo che il mio, permaloso, angelo custode non avrebbe mai consegnato le dimissioni, non era affatto male!
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