Alice e la realtà
Il meteorite stava per colpire, non c'era più tempo. Era proibito interferire con il passato, Allison lo sapeva, ma non poteva lasciare che tutto venisse distrutto.
Le loro pupille verticali guardavano il cielo imbrunirsi, la loro pelle squamosa avvertiva il cambio di temperatura. Non c'era tempo, non più.
La ragazza premette il pulsante e fece un passo indietro; la macchina si caricò di energia nucleare. Quel laser avrebbe fatto fuori qualsiasi cosa avesse colpito, persino un pianeta di piccole dimensioni.
Il raggio di luce si schiantò contro il meteorite, bloccandolo nel cielo. Il rumore esplose in un milione di decibel che quasi spaccarono i timpani di Allison e dei grossi lucertoloni. L'onda d'urto arrivò sul terreno in una ventata che riuscì a sradicare qualche albero.
Allison temette di non esserci riuscita, aspettò qualche secondo prima di esultare di gioia. Ce l'aveva fatta, ci era riuscita! Aveva salvato un'intera specie dall'estinzione! Nella sua epoca non avrebbe più dovuto ammirare solo noiosi fossili, avrebbe potuto vedere i dinosauri con i suoi occhi.
In preda ad una gioia folle, tornò nella sua epoca.
Quello che vide la lasciò esterrefatta. La sua città era... Diversa. Tutto era diverso. Non c'erano strade cementate, né bellissime case, non c'erano automobili. Era scomparso tutto. Per un momento rimase lì impalata, come intontita. Umili casette di legno si ergevano su prati desolati, tutto sembrava pronto all'abbandono.
E poi eccolo, un boato potentissimo. Fu grazie a quello che Allison riuscì a riscuotersi e camminare, o meglio, correre. E poi si sentì come se qualcuno l'avesse arpionata proprio sulla testa. I ricordi le si mescolarono nella testa, tutto ciò che aveva vissuto scomparve senza che lei riuscisse ad afferrarlo e tenerselo stretto.
Al loro posto, sopraggiunsero altri ricordi. I ricordi di un futuro che non sarebbe mai stato lo stesso, almeno fino a quando lei e sua madre sarebbero rimaste lì. «Mamma, mamma!» urlò correndo verso casa sua, dovevano andare subito via di lì. Viaggiavano da giorni ormai, cercando di raggiungere una delle civiltà al sicuro dai feroci dinosauri.
«Allison!» le rispose la donna, già con gli zaini in spalla e le provviste al sicuro. Con un sospiro di sollievo, la ragazza ringraziò mentalmente qualsiasi divinità. Per fortuna stavano bene entrambe, la civiltà non era molto lontana.
«Dov'eri finita?» le chiese la donna, consegnandole la borsa con le provviste. «Non c'è più tempo da perdere, dobbiamo andare.»
Allison cercò di afferrare un ricordo, qualcosa le pungolò la mente come se volesse riemergere da qualche parte in cui era stato sepolto. Si sentiva intontita, quasi non fosse più nel suo corpo, ma in uno qualunque. Si prese un secondo per guardarsi le mani e i comodi stivali di pelle, ma no, era sempre lei.
Sapeva di non avere tempo, così decise di mentire. Magari era solo una sensazione temporanea, le sarebbe passato tutto e avrebbe ricordato dove si era andata a cacciare prima di sentire il boato dei passi del dinosauro.
«Cercavo altre provviste» rispose alla madre, che intanto aspettava paziente una spiegazione.
La donna le sorrise, le rughe intorno agli occhi appena accennate. «Non preoccuparti, ci basteranno. Ma adesso dobbiamo proprio muoverci.»
E così partirono, alla ricerca della lontana civiltà.
Improvvisamente Allison sentì uno strano rumore. Ci fu un senso di vuoto iniziale, il suo campo visivo si fece nero, la sua stessa figura fu inghiottita da un buio senza fine, l'angoscia nel suo petto minacciava di schiacciarla.
Allison si risvegliò tutta sudata, con il fiatone. Aveva una mano sul cuore. Per fortuna era stato solo un sogno! Già immaginava le risate di Oliver quando glielo avrebbe raccontato. La prendeva sempre in giro scherzosamente quando lei gli parlava dei suoi sogni. Sosteneva che un giorno ne avrebbe fatto un film e ricavato un sacco di soldi.
Scostandosi i capelli ricci e scuri dalla faccia, Allison non poté fare a meno di pensare una cosa. Non avrebbe mai più interferito col passato, nemmeno nei sogni!
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