Pepe 3
Stile di base
Ascoltami
Gabriel vide la ragazza dei fiori e ne rimase, come ogni volta, incantato: era talmente bella che gli sembrava impossibile fosse anche vera.
Alta, esile, con le spalle strette e gentili, la pelle pallida, i capelli neri, lisci e lunghi. A ogni suo movimento la chioma brillava e i ciondoli sullo scialle tintinnavano. Stringeva tra le braccia e cullava con amore i suoi tesori, mostrandoli con orgoglio. Offriva i loro colori a due euro e cinquanta.
Gabriel aspettò che il tempo nella piazza si bloccasse, perché lui sapeva che sarebbe successo. E in effetti, di colpo, i bambini smisero di giocare e si misero in fila a fissare a bocca aperta la dolce figura. La ragazza dei fiori sorrise a Gabriel facendolo tremare, ma nessuno lo vide. Due podisti rallentarono la loro corsa fin quasi a fermarsi, scambiandosi occhiate d'intesa e stupore. E tre vecchiette su una panchina si fecero innaturalmente zitte e concentrate.
La ragazza dei fiori sorrise a ognuno di loro e i suoi occhi erano come due piccoli arcobaleni sul viso, che rubavano l'aria fin quasi a strozzare.
Ed era proprio così che si sentiva Gabriel guardandola: soffocare.
Non era una semplice venditrice ambulante per Gabriel; ai suoi occhi era un fiore variopinto e vendeva i suoi figli a due euro e cinquanta.
Un ragazzo dal fisico atletico le si avvicinò e comprò un'orchidea per l'amata che contrattò cinque minuti buoni per il rosso di fiore di amaranto.
Un bimbo si attaccò alla gonna della madre, implorando di poter avere almeno un pezzo di quel sogno. Pianse tanto che, intenerita, la ragazza dei fiori chinò il capo e gli donò un ciclamino che lo avrebbe fatto dormire sereno.
Le signore sulla panchina allungarono le mani, anche loro desideravano uno di quei fiori, ma avevano la schiena logora e dolorante. La dolcezza le notò e accorse grata; propose alle signore tre primule gialle: una allegra, una timida e una ardita.
Gabriel vedeva brillare ogni cosa: la terra, le giostre, gli alberi, l'erba... e non solo; anche un bimbo, tre zitelle, un ragazzo e una ragazza. Le ballavano attorno e lui era felice, avrebbe voluto ballare con loro, ma non ne era capace. Il cuore colpiva sempre più forte nel suo piccolo nido immaturo e purtroppo nessuno lo sentiva bussare.
Avrebbe voluto anche lui un colore e, con la sua testa di lato, non sapeva come fare.
La madre gli asciugò il mento e sorrise, spostandolo dal sole che iniziava a scottare. Gabriel non voleva, tossì e tremò forte, ma nessuno lo sentì vibrare e lui lo dovette accettare.
Era triste e deluso, si sentiva geloso. Lei era dietro di lui e la poteva ascoltare, ma non gli bastava: la voleva guardare.
Chiuse gli occhi e cercò la ragazza. Tutto si fece buio e indefinito. Quando finalmente la vide gli saltò il respiro. Era piena di gioia sincera e luce gentile; l'intero universo per quel corpo silenzioso e raccolto.
Poi lei lo guardò per davvero e gli si fece vicino. Si chinò e lo baciò sulla fronte. Fu un'emozione così forte che gli sembrò di avere dei tizzoni ardenti puntati alle guance.
Gabriel abbassò gli occhi senza muovere la testa e vide qualcosa posato su una gamba. Era il petalo tondo di un fiore composto ed elegante, diverso dagli altri: nero come la notte.
Anche lui avrebbe voluto un suo colore, ma non lo sapeva dire. Così sospirò senza farsi sentire e gioì forte per quella dolce sorpresa che costò appena due euro e cinquanta.
Domani sarà una giornata migliore; domani, forse, non ci sarà il sole.
Stile imitato (Gianni Rodari)
C'era una volta un delicato ragazzo,
non era un bambino e non era un pupazzo.
Amava sentire le grida felici,
guardava, ascoltava e imparava gli amici.
Lui vide una dolce figura sul prato,
un sorriso in quel parco lo aveva rapito.
La bella era alta e dai modi gentili,
a Gabriel pareva danzare coi fiori.
Quei fiori che lei abilmente vendeva
a chi il pomeriggio nel parco girava.
Soltanto due euro e cinquanta a colore
e un ciclamino al bambino per farlo dormire.
A un giovane amante un'eterna orchidea
e un focoso amaranto per la sua dea.
Tre vecchine in panchina le chiesero ascolto
e lei subito accorse col sorriso sul volto.
Sette euro e cinquanta per tre primule d'oro,
emozione, risate e coraggio per loro.
La ragazza dei fiori era tutto il suo mondo
e il respiro di Gabriel diventava profondo.
Ogni cosa sfiorata iniziava a brillare
o era il sole che piano cominciava a scottare?
Tutti le volavano attorno danzando nel cantarla,
mentre Gabriel sognava di quella danza ad amarla.
La madre lo girò con devota premura,
ma lui tremò di freddo in quella gabbia più scura.
Si lamentò, la voleva tornare a guardare
e purtroppo nessuno lo sapeva ascoltare.
Chiuse gli occhi e la trovò lì nel buio sorpreso,
non lo avrebbe lasciato con un sogno sospeso.
Era tanto vicina che lo cullò il suo rumore,
caldo e armonico, scandito da un vibrante bagliore.
E nel sogno anche a lui con un bacio offrì un fiore
elegante, leggero e senza nemmeno un colore.
Gabriel lo avrebbe trattenuto per ore,
sperando in un domani privato del sole.
C'era una volta un delicato ragazzo,
non era un bambino e non era un pupazzo.
Guardava ogni giorno quell'angelo bianco
e sognava di stare per sempre al suo fianco.
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