65. SECRETLY
Canzone per il capitolo:
Bloodstream – Stateless
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«Fai l'amore con me?»
Quella domanda sussurrata, pregna di desiderio represso e a malapena controllato, lambì la mia pelle accaldata, bagnata dal tocco della sua lingua.
Gli risposi di sì con una sola parola, con uno sguardo, abbandonandomi a lui con una tale remissività, che doveva capirlo che non desideravo altro che cedergli il totale controllo, insieme a tutta me stessa.
Il nodo dell'accappatoio si sciolse, la stoffa scivolò leggera, raggiungendo il pavimento mentre le sue mani si affrettavano a vestirmi solo della sua pelle.
La bocca umida si fece spazio sul mio collo, seguendo poi la linea della clavicola per poi scendere giù, fino al seno, avvolgendo la punta più sensibile con la lingua. Alla cieca, ricercai il suo corpo tramite il tatto, la schiena ampia, le spalle solide, la leggera peluria sul petto. L'amore sa cambiare forma, ma non lo si può vedere, soltanto toccare. E io quell'amore me lo tenevo stretto, perché sarei morta senza quel corpo che aspettava soltanto di unirsi a me.
Solo pochi istanti, poi Will mi aiutò a sormontarlo, trattenendomi in equilibrio. Nudi entrambi nell'unica luce della luna che sopravviveva nella notte al di fuori, presi a muovermi lentamente sopra di lui, lui dentro di me. Si sollevò per raggiungermi, per stringermi forte e accarezzarmi la schiena. Scivolavamo uno dentro l'altro in silenzio, solo i miei gemiti più intensi, seguiti dai suoi respiri profondi, sempre più rapidi.
Mi resi conto della presenza di Edward solo quando la sua mano mi accarezzò la spalla. Mi irrigidii all'istante, stretta a Will come se tentassi di nascondermi. A testa bassa, si sedette sul letto proprio accanto a noi. Prese la mia mano e ne baciò il dorso, ma non mi guardò. «Ti chiedo scusa per prima. Riesco sempre a dire la cosa sbagliata nel momento sbagliato.»
Cercai di muovermi, di dirgli che l'unica persona sbagliata ero soltanto io, ma non seppi fare altro che stare in silenzio, a guardare la sua bocca solleticarmi la mano, prima il dorso, poi il palmo. «Posso restare qui? Se vuoi, non ti toccherò nemmeno.»
Tremavo come una foglia, preda di un gelo caldo che mi faceva rabbrividire così violentemente da spaventarmi. Non trovando una mia reazione, Edward parlò con tutta la sincerità di cui era capace mentre i suoi occhi si nascondevano nell'ombra. «Sapere che non riesci a fidarti di me è insopportabile. Io... Io ti amo, Kat. Ti amo più della mia stessa vita e non so più come fartelo capire se non... se non arrabbiandomi. Con te, con me stesso... non lo so più.»
La prima volta avvenne così, inaspettata, impacciata. Si denudò delle ultime barriere proprio davanti al fratello. Era stato attento a non lasciarle mai abbassare, ma quella sera decise di donarmi il suo ti amo come il più bel regalo che avrebbe mai potuto farmi.
Ancora al sicuro dentro di me, Will mi osservava, accarezzandomi i fianchi con delicatezza. I suoi occhi tentavano di rassicurarmi, di ricordarmi che, qualsiasi decisione io avessi preso, loro sarebbero sempre stati lì a proteggermi, ad amarmi.
La mano di cui Edward si era appropriato, io l'aprii sul suo viso. Sollevò la testa a quel movimento, i suoi occhi trasmettevano sensi di colpa, confusione, e tanta, tanta paura. La stessa che mi faceva fremere il sangue nelle vene. Insostenibile. Così lo presi con entrambe le mani e lo avvicinai per rubargli un bacio. Forse si sorpresero entrambi del mio slancio, ma non dissero nulla, nemmeno mossero un muscolo. Ancora non lo capivo che mi stavano aspettando.
Edward si accorse in fretta di quanto tremassi. «Hai paura?»
Annuii con un moto nervoso del capo. Mi baciò i palmi. «Non farò nulla che non vuoi.»
Will si fece più vicino a entrambi. Posò la bocca socchiusa sopra la mia cicatrice. «Ti fidi di noi?»
In quella notte fatta di tumulti e timori, sì fu l'unica risposta alla quale riuscii a dare vita.
La sua bocca tornò a circondarmi il seno, quella di Edward cercò la mia. Trattenne la sua solita irruenza in quei primi momenti e si mosse con estranea delicatezza verso il collo, la spalla, per poi cercare il seno scoperto. La consistenza diversa dei loro capelli mi solleticava le dita. Tra le mie mani stavo trattenendo la mia intera vita, tutto il futuro che ci reclamava uniti. Appoggiai la fronte tra loro per abbracciarli e inspirai forte il nostro profumo fuso insieme. Loro mi intrappolavano il cuore, mi tenevano stretta nella prigione che avevamo creato insieme, ma per la prima volta realizzai che dietro quelle sbarre, io non ero sola. Loro erano con me, e provavano le stesse identiche emozioni.
Abbandonai la testa all'indietro quando Will si allungò del tutto sulle lenzuola sfatte. Le sue mani, che mi stringevano i fianchi, mi costrinsero a riprendere la danza che insieme avevamo iniziato. Edward mi guardava gemere, mi baciava, mi toccava con un velo di timore, come se non mi riconoscesse. Le sentivo, quelle mani grandi che tremavano mentre disegnavano il mio corpo. Si stava trattenendo, teneva imbrigliata la tempesta perenne che albergava in lui perché aveva paura di compiere un passo falso. Paura come me, che chiudevo gli occhi per non vedere nulla al bagliore della luna piena. Paura come Will, sotto di me, in attesa di un mio gesto, con il respiro quasi azzerato. In modi diversi, entrambi si erano sempre presi cura di me; ma i timori che stavamo condividendo mi suggerirono che, quella notte, io avrei dovuto badare ai loro cuori agitati.
Avremmo dovuto cercare la strada giusta insieme. Quando sollevai il velo di difesa delle mie palpebre, trovai i loro occhi fissi su di me, come a evitare di incrociare i rispettivi sguardi. Ancora un ultimo movimento, poi scesi a baciare Will sulle labbra e lo lasciai. Preda di un cuore che aveva preso il totale controllo del mio corpo, mi alzai in piedi con Edward per dedicarmi un poco a lui. Mi cinse completamente, in un abbraccio totale che gli permise di toccarmi ogni centimetro di corpo, di anima. Mentre lo aiutavo a togliere il costume, le mie mani non tremavano più. Eravamo noi, soltanto noi. Non estranei, nemmeno più appartenenti al nostro stesso mondo; perché ormai, il mondo che insieme avevamo costruito, lo abitavamo da soli, con le nostre regole, il nostro rispetto, il nostro amore.
Quando Edward mi adagiò sul letto, entrò in fretta dentro di me, sospirando mentre scivolava fino in fondo, intenzionato a privarmi di ogni residuo di respiro. Tutte le preoccupazioni svanirono, implose senza lasciare traccia se non in quel sorriso che, per la prima volta, nacque prima sul mio viso e finì per dare vita al suo.
Lo abbracciai stretto, con le braccia e le gambe, e cercai l'altra metà del mio cuore con lo sguardo. Lo richiamai con la mano, non riuscivo a dire nulla, nemmeno una singola parola, eppure loro capivano ogni cosa senza alcuna difficoltà. Accadde in quel momento, quando la mia mano ricercò Will per accarezzarlo, per occuparmi di lui mentre si chinava per baciarmi: le sue labbra sottili si tesero a mostrare la perfetta dentatura, in un sorriso tanto radioso come mai aveva mostrato prima. Commosso. Lo stesso sorriso che amavo tanto nel fratello.
«Qualcosa mi dice che Will è contento», mormorò Edward al mio orecchio. La risata che gli scosse il torace finì per investirci in pieno, ripulì corpo e anima degli ultimi residui di paure. «L'hai mai visto ridere così?»
Will non fece altro che sorridere ancora di più e scrollare la testa, ma anche la sua voce risultò assente. Scostai Edward per sciogliermi dalla sua presa. Ora in ginocchio sul morbido materasso, mentre la luna argentea tingeva la stanza di freddi chiaroscuri, li baciai entrambi, assorbendo i nostri corpi in un nucleo solido, indivisibile, pregno solo di colori caldi. Mani, carezze, sguardi, sorrisi rubati e passati l'un l'altro. Edward imparava dalla dolcezza dei modi del fratello, a volte affrettava le cose, poi subito frenava per adeguarsi vicendevolmente.
Accolti in una nuvola di lenzuola che ormai sapevano di noi, ci coricammo insieme. Fianco a fianco, così come avevamo imparato a dormire nelle nostre nuove notti. Abbandonata sul soffice cuscino, i miei occhi nuotavano nell'azzurro grigio di quelli di Will. Penetrò così dentro di me, in silenzio, sempre guardandomi come fossi nuova a ogni battito di ciglia, accarezzando con la mano aperta la mia gamba che gli cingeva il fianco. Tastai il corpo di Edward, adagiato contro la mia schiena. Anche lui mi cercava. Stava aspettando, però, senza sapere cosa poter fare. Con la mano scesi alle natiche sode, lo spinsi appena per avvicinarlo e sentirlo ancora umido di me, di noi. William rallentò allora le spinte per aspettarci, io invece rallentai il cuore nell'attesa che anche l'ultima barriera venisse abbattuta. Delicato come sapeva essere in quel modo di prendermi che avevo sperimentato prima solo con lui, Edward si insinuò dentro di me, aggiungendo infine le sue iniziali alla nostra prima notte insieme.
Tenne il mio viso voltato verso di lui per leccarmi le labbra, la lingua e cancellare così ogni minima traccia di dolore, ormai svanita. Spingevano insieme, William tolse il freno per farsi più veloce, e il mio cuore si sciolse tra quelle lenzuola mentre entrambi riempivano ogni parte di me, e io di loro.
Il nodo si chiuse, la cucitura si saldò, e il filo sottile che univa le due parti ero solo io.
Ripresi a tremare, ma di emozione, una commozione quasi insopportabile. Le loro mani parevano volermi dipingere, scandagliare ogni curva, ogni singolo anfratto. Si incrociavano sulla mia pelle, si sfioravano per sbaglio, in principio con imbarazzo, poi prendendo sempre più familiarità. Nessuno di noi sapeva dove mettere le mani, il cuore, il proprio autocontrollo, per poi decidere di perderlo completamente e abbattere tutti i muri che con tanta fatica avevo cercato di ergere. Sulla lingua il respiro accelerato di Will, all'orecchio i gemiti sempre più eccitati di Edward. Io in mezzo ai loro cuori che correvano impazziti, a occhi chiusi e lacrime che non riuscivo a trattenere, mi annullai per ciò che ero stata fino a quel momento.
Tutto da vivere, tanto da provare, troppo da sopportare per una persona sola.
Sembrarono ore, o forse furono solo minuti dipanati in una nuova dimensione senza spazio e tempo. Stringevo tra le braccia entrambe le parti costitutive della mia anima, prima Will, per poi voltarmi da Edward e ricominciare così il nostro piccolo e personale infinito. Non c'era più mente, o solo il cuore. Eravamo un corpo unico, un organismo perfetto, indivisibili.
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TROVATE IL SEGUITO DEL CAPITOLO NELL'OPERA ORIGINALE SECRETLY.
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