Un boccone nella bocca dell'inferno
Marcus Tocca il filo del rasoio.
In questa corsia forse corre troppo veloce, forse perché vuole correre.
Gareggia contro un ombra, acchiappa un obbiettivo fantasma, tanto per degnarsi di paragonarsi al impensabile.
Si è convinto di voler giocare ad un gioco col livello di sfida troppo alto, ma l'inseguimento non si è ancora fermato e allora continua a spronarsi sino al collasso.
Questo è uno di quei tanti momenti in cui andrebbe in giro dicendo di avere delle idee, ma senza ammettere che sono solo abbozzate.
Improvvisate come quella di iniziare questa ricerca al buio perché nessun raggio di sole oltrepassa quello strato di nubi e dubbi in cielo. Ma perché è tutto così strano, magari anche errato? Perché un'ombra è arrivato e l'ha salvato, ridandogli nuova vita proprio mentre era a pezzi. Ed è arrivata soltanto l'ora di completare l'opera.
Gli è stata promessa una strada pazzesca, ma è altrettanto insensato attraversarla senza quella principessa.
Il fiume scende scosceso tra i colli ripidi dalle milioni di limature, i quali minacciano di crollare addosso al vagante solitario che muove ogni passo in un contesto immondo, in un terreno privato della sua fertilità e da cui vi è solo terra arida e bruciata.
Se uno viene in cercasi di speranza là, ha proprio sbagliato strada, ma Marcus sa che l'ambiente del suo viaggio sarà molto diverso da quella del capo linea, perché quando giungerà al termine vedrà l'abissale differenza tra il fine sentiero confrontato con il percorso fatto.
Sulle estremità del sentiero di colli si si espongono infine sporgenze appuntite e sassi come rasoi.
E una di quelle vette di quei minacciosi colli potrebbe staccarsi in un battito di ciglio, così che tutto sarebbe finito, e Marcus senza nemmeno accorgersene di morire, ogni cosa diventerà d'un tratto nera e ferma.
Sa di sapere di credere in ciò che sta facendo, e il destino potrebbe anche metterglielo per iscritto che sta andando incontro ad uno sbaraglio, ma Marcus semplicemente vede che il giorno è triste e nero, e la nuvola del temporale di dubbi che ha nella sua testa fa si che schiocchi soltanto quel fulmine che gli dà la stamina di scavare dove nessuno verrebbe niente.
È circondato dalle minacce che non si limitano ad essere solo sproloqui e dagli occhi della morte che lo divorano con lo sguardo mentre lo fissano dall'alto e assaporano la sua paura.
E se mai lui lasciasse quella fanciulla dagli occhi nocciola, perderebbe anche la ragione di essere la persona forte e piena di potenza, che è. Quindi anche se il sacrificio e lo sforzo potrebbe portarlo oltre la soglia tra il possibile ma difficile e l'impossibile, il gioco ne varrebbe ugualmente la candela.
Come un boccone di carne, Marcus entra nella bocca della via dove venne appiccato il fuoco che inghiottì la foresta, e scende per le viscere di quel posto che sembra la dimora di tutti i demoni.
Dove prima c'era una vegetazione che dominava con i suoi colori brillanti, con quel verde chiaro chiaro; con quei raggi solari che filtravano dal tetto di foglie della fitta foresta colorata, insieme a quel leggerissimo vento che diffonda da ogni parte quel profumo inebriante dolce e delicato, un po' frizzante per tutte le fragranza delle distese di fiori ognuno dal colore differente: vi erano prati e distese completamente viola, gialle, gialle e viola, solo rosse, oppure rose gialle e viola, insieme ad altri colori i quali, nel buio Nord, Marcus e la sua gente non ne era nemmeno a conoscenza della loro esistenza.
Ma Marcus, tutt'ora, non riesce a congiungere quell'immagine che è rimasta ancora indelebile nella sua mente, con quel che effettivamente gli si para davanti: non riesce a sovrapporre quegli sconfinati prati sulle distese di cenere, oppure quella vegetazione che vestiva elegante ogni albero ora spoglio e lasciato a seccare nudo, nel freddo, senza nulla addosso.
Marcus stoppa per un'attimo il suo passo, fermandosi proprio nel bel mezzo di questo posto privo di ogni genere di vitalità. Trattiene il suo respiro, mentre i suoi occhi si chiudono e il suo pugno si appoggia al suo mento. Resta così, impassibile, come se stesse dicendo addio ad una persona ormai persa, morta, al funerale, con quel viso rotto quella bocca priva di suoni, senza accennare ad una parola per portare rispetto. Vuole semplicemente dire addio, tutto qui, e portare omaggio e tutto il suo più profondo e proveniente dalla coscienza, rispetto. Ed il miglior modo per farlo è il silenzio.
Dopo di ciò, dopo aver detto addio, spezza la sua posizione di pietra e torna a testa alta, a guardare avanti nonostante sia tutto così doloroso, a lui ancora non importa. Semplicemente regge e ignora tutti questi pugni sul cuore e continua ad incassare sopportando il dolore, anche se lo sente ugualmente, e il suo dolore è indescrivibile.
Dopo aver camminato per un po', sente una presenza di vita, proprio in un contesto in qui sarebbe improbabile trovare della vita, almeno che non sia di un demone.
Quel improvvisa sensazione fa scattare i suoi nervi, e lo porta in uno stato di allerta e di sensazione di essere in pericolo. Ora è teso come una molla, e si guarda intorno pronto a contrattaccare ad ogni cosa gli si possa avventate addosso, senza nemmeno considerare le sue scarse probabilità di uscirne vivo da uno scontro contro un demone, poiché si ritrova senz'armi.
Non ci mette molto a rendersi conto che non c'è il bisogno di tenere la guardia alta, non contro piccole creature ferite e indifesi, ma soprattutto innocenti.
Marcus intravede subito le piccole fate, "gli angeli della foresta", che si nascondono tremanti e terrorizzati, angosciati e ridotti come uno straccio. Molto tempo fa brillavano, ma adesso si sono spente e sono prive di ogni luce.
Restano rannicchiati in delle fosse sotto le radici degli alberi spogli, in buche della loro misura, cioè di un piede umano.
Si stano nascondendo e si stringono fra loro per procurarsi almeno un leggero accenno di calore.
Esseri puri, creature che dovevano soltanto essere accarezzate e non violentate. Non se lo meritavano, non ha alcun senso per Marcus.
"Che hanno fatto di male loro? Perché le persone sono così vigliacche, e perché coloro che sono così maligni non vengono mai puniti?" Ecco cosa lui pensa, e le fate sanno cosa lui stia pensando.
E così quest'ultime decidono di rispondere, ma senza parlare, semplicemente guardando dentro il cuore infranto di Marcus.
"Sei un giusto. Sappiamo che non sei stato tu, noi lo sappiamo!" Non sfruttano le parole, ma parlano dentro l'animo di Marcus.
"Ora cosa farete?" Risponde.
"La foresta rinascerà, e dovrà ripartire proprio da noi", sussurrano, mentre si tengono ben strette e calde con i loro abbracci.
***
Dopodiché Marcus giunge proprio dove dovrebbe trovarsi la principessa, cioè dentro la casa dal marmo che risale ai vecchi arbori del dominio Elfico, forse gli unici esemplari di quel genere puro di marmo rimasto.
Essa si erge poco distante dal sorgere dei fiumi dalle cascate, dove saranno rimasti a presidiare come minimo una decina di Elfi guerrieri, mentre gli altri saranno ormai giunti a Nord.
Dieci contro uno... Marcus scruta nascosto e con sguardo da falco, tra i cespugli e rami e alberi troncati. Se solo verrebbe trovato, non verrebbe ucciso, ma bensì torturato.
Nel territorio circostante non vi è nulla che lui possa sfruttare, e nessun dal quale potrebbe infiltrarsi e avanzare magari strisciando.
Allora tanto vale battersi faccia a faccia. Fronteggiare a viso aperto una decina di Elfi, così, anche se la morte in quel caso sarebbe certa. Ma non gli importa, proprio a Marcus non importa. Perciò rimane accovacciato a riflettere, un po' arrabbiato e al limite della sopportazione, esausto e stanco di tutta questa faccenda.
Guarda ancora quel preciso punto, con uno sguardo di rancore.
Sarebbe andato tutto bene, se non fosse stata per la conseguenza di un'altra persona, e non delle sue gesta.
Tutto questo solo per colpa qualche persona, e ora Marcus dovrà sopportare i peggiori mali. Tutto ciò non a causa dei suoi sbagli, o del suo volere o per destino, ma bensì per le azione di altre persone.
Il destino non esiste, ma esistono le conseguenze delle azioni che compiamo.
Ma Marcus non riesce ad accettarlo, non riesce a mandare giù il boccone e a rimanere rassegnato in eterno. Ma questa sua rabbia lo porterà sicuramente a prendere pessime e azzardate scelte, come quella che sta per scegliere adesso.
Devo aggiornare con più frequenza, anche perché forse così sto andando troppo lento. Vabbè, comunque per la fretta di aggiornare non ho controllato molto bene il capitolo, quindi magari potrebbe essere scritto in aramaico...
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