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quel giorno in cui le persone cadranno

Eccoli che appaiono così, dal nulla.

Proprio sul confine limite del nostro campo visivo, già limitato dalle tenebre che ci circondano, loro si mostrano per quel che sono.

Bagnati dalla pioggia e messi in risalto dagli sbalzi bianchi dei fulmini, da questa distanza i loro corpi completamente neri sono indistinguibili con il resto dell'oscurità. Questi esseri confinano veramente con il soprannaturale, proprio come mi è già stato accennato dalle bizzarre parole degli Elfi. Ma questi demoni, forse i re di tutti i demoni,  non superano le mie aspettative.

Non sono per niente come me gli immaginavo... Perché mi aspettavo di peggio. Ora siamo tutti qui, in un muro di scudi, dove io sono soltanto uno degli innumerevoli mattoni che lo compongono.

In mezzo a questo ammasso di scudi, è veramente difficile capire cosa stia succedendo al di fuori. È tutto così strano, cattivo e reale.

Migliaia di respiri pesanti, migliaia di cuori che battono e rimbombano sulla cassa toracica.

Il mio cuore è arrivato persino a battere nella mia gola, mi soffoca e mi fa faticare a respirare. Fa quasi male, e in più c'è tutta la pressione di tutte queste persone ammassate in un muro di scudi che si erge su terra bagnata e fango, e da dove si espongono al di fuori e prendono aria solo le lance e le spade.

-Ricordatevi perché siete qui! Ricordate che ormai questa è la vostra vita, questo è il vostro posto! Il vostro ruolo nel mondo! Siete Elfi, onorate i vostri antenati! Combattete come hanno fatto loro!-. Armus si trova in prima linea, e urla sino a sanguinare dalla gola, pur di farsi sentire dai più lontani.

I nostri cuori battono così talmente forte che le nostre gambe iniziano a tremare, ma cerchiamo di nasconderlo. Ma i loro cuori, quelli dei corrotti, non battono affatto.

Non c'è via di scampo. Tutto questo non è stato di certo scritto, non è stato destino, ma l'ho scelto io. L'ha scelto anche chi mi ha seguito, tutti quelli che mi sono stati affianco sin dall'inizio, coloro a cui devo tutto.

Ho tracciato la mia strada... Ma non ho ancora finito.

-Non è ancora il tuo momento... Devi ancora fare grandi cose-. Tra tutti questi respiri, corpi che tremano e file di scudi attaccati saldamente l'un l'altro, riesco a distinguere una sola voce che mi sussurra.

-Come ti chiami, vecchio Elfo...-. Non pensavo di ritrovarlo qui.

-Ragnus! E sappi... Che l'ultima persona che pronunciò il mio nome, fu la mia amata figlia, prima che venne uccisa dinnanzi ai miei occhi dai corrotti, tanti anni fa proprio da un Corrotto-.

-Ragnus... Amico mio, non è forse tempo di vendetta?!-. Una risata appena percettibile scappa furtiva dalle nostre bocche.

D'un tratto, i morti decidono di farsi sentire, scagliandosi contro di noi. Sento il rimbombo dei loro piedi che  sbattono contro il fango e il rumore assordante della loro carica: noi, invece, ci prepariamo a subire il loro feroce e devastante impatto.

-Non sono altro che carne marcia e ossa rotte! Gli travolgeremo!-. Incoraggia Armus, anche se adesso è impossibile ascoltare e distinguere le sue parole dal caos.

Percepisco che sono sempre più vicini, capisco che il loro impatto sarà devastante e mi rendo conto che mi farà soffrire, soffrire fisicamente.

Sono sempre più vicini, ondate e ondate si stanno per abbattere su di noi. Sono pronto.

Rimaniamo tutti saldi, pronti per contrastare la prima ondata di Corrotti.

Un'enorme boato si avverte, una scossa micidiale si diffonde pian piano tra ogni scudo. Mi sento chiuso da tutti i lati, le file di dietro spingono chi sta avanti contro le file che stanno più avanti, ma chi sta più avanti, viene spinto dai nemici indietro, facendo rimanere intrappolato chi sta in mezzo, e io mi trovo proprio al centro.

"Spingere! Spingere!"

Mi sento quasi schiacciare e mi manca il respiro, ma continuo a tirare.

Il primo imbatto è stato così talmente mostruoso da avermi quasi ucciso, ma fortunatamente mi sono ripreso subito, senno sarei rimasto schiacciato. Adesso continuo a spingere, spingere con tutte le mie forze.

"Non mollare! Non mollare!": Ripete, qualcuno.

La fatica inizia a farsi sentire, il dolore e la pressione che mi sta schiacciando aumenta, ma io continuo ugualmente a fare la mia parte, perciò continuo a tirare.

A malapena riesco a respirare, è una sensazione nauseante, è come se avessi solo voglia di sbattermi a terra e mollare, ma non posso.

Se solo perdessi la presa, finirei schiacciato e calpestato qui in mezzo: "innumerevoli piedi che mi calpestano e che mi sfracellano e danzano sulle mie spalle martoriate, sui miei polmoni e sui miei organi". Finirei così, morirei tra atroci sofferenze.

Continuo, continuo a tirare senza nemmeno poter respirare. Mi ripeto sempre che devo fare la mia parte.

Nel frattempo, devo sempre sopportare la pressione di coloro che mi stanno dietro, e con i loro scudi fanno presa sulla mia spina dorsale.

Ma d'un tratto, sento il fischiettio di uno stormo di frecce che sta per cadere su di noi. Un'ombra inizia pian piano a spargersi sulle nostre teste, sento che stanno per arrivare, che stanno per colpirmi e riempirmi di buchi.

Sono sopra la mia testa, e stanno per cadere proprio su di essa.

Non posso muovermi, non ho alcuna possibilità per mettermi al riparo: chiudo gli occhi e stringo i denti.

"Attenzione". Urla inutili... non abbiamo alcun riparo.

Sento il mio corpo che viene lacerato dalle frecce, di cui siamo stati inevitabilmente colpiti. Del sangue inizia a colare dalle mie ferite, e non ho alcun riparo, non posso nemmeno più muovermi. Posso solo spingere in avanti.

Ma non ci riesco, le mie ferite bruciano, e perdo anche un po' di sangue. Le parti del mio corpo che sono state colpite maggiormente sono le braccia e le spalle, ma per fortuna non sono stato colpito al collo o in altre parti più sensibili e letali.

Le frecce non sono nemmeno penetrate molto affondo... Le mie, al contrario di molti altri che sono caduti sotto i nostri piedi, sono solo ferite superficiali. Posso ancora combattere. La mia armatura regalata dagli Elfi mi ha salvato.

In poche parole, adesso sto calpestando proprio i miei compagni che sono stati feriti o uccisi. Molti di questi feriti, urlano e si agitano, provando ad alzarsi e a non farsi schiacciare, ma non ci riescono. Nessuno gli può salvare, anche se sono miei amici, alleati, non possiamo fare niente per loro, e così passiamo persino sopra i loro corpi.

Chiunque cade a terra, vivo o morto, viene ucciso lentamente e in maniera al quanto dolorosa dal peso delle migliaia di persone che li passano sopra. Anche dai propri amici o parenti.

Dovrebbe essere una morte straziante.

Respiro a fatica, questo macello mi toglie letteralmente l'aria, facendomi boccheggiare.

Ma non ho altre possibilità, non posso tirarmi indietro. Qui dentro non c'è alcuna via d'uscita.

Migliaia e migliaia di persone che tirano sul mio corpo. Ora che mi trovo qui in mezzo, provo un dolore fisico e psicologico che non ho mai provato prima.

Le forze mi stanno abbandonando pian piano, il mio sguardo si rivolge al cielo e alle nuvole nere, e, non so come, ma la mia percezione si distrae dalle innumerevoli botte che subisce il mio corpo e la mia mente si concentra su ogni singola e fragile goccia che mi cade sopra.

Ho l'impressione che le mie ossa, a causa di tutta la pressione e colpi che subiscono qui in mezzo, si stiano frantumando proprio come quelle gocce d'acqua che cadono irrefrenabili a terra.

Le linee si fanno sempre più strette e io, insieme a molti altri guerrieri, iniziamo a soffrire sempre di più. Mi trovo proprio appiccicato contro il mio stesso scudo che rimane incollato alle spalle di chi sta nella linea davanti alla mia, proprio mentre gli altri scudi delle retrovie premono sulla mia colonna vertebrale.

Chiudo gli occhi, ammorbidisco il mio corpo, e mi lascio andare.

Lascio perdere ogni singola percezione dell'ambiente esterno, le mie orecchie ignorano le urla e le grida, il mio corpo smette di soffrire, ma le mie ossa continuano a subire questi violenti e continui urti. Non mi importa più di niente, ma fisso nuovamente il cielo, e rivolgo nuovamente ogni mia singola attenzione ad esso.

Riesco a cogliere più aria se guardo in alto.

-No, non può finire così! Sto solo all'inizio, io sono nato per fare e scoprire grandi cose nella mia vita! Logan, ora!-. Le cose stanno andando proprio come previsto.

-Set, Logan!-. Ho sempre un piano... Non sono uno sciocco. Noi abbiamo pur sempre la piromanzia, ed è il momento di utilizzarla.

Logan e Set alzano i loro due catalizzatori verso il cielo, per poi sbatterli violentemente sul terreno.

Ma i Corrotti contrattaccano con la loro magia nera.

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