La rinascita
Non riesci a dormire?-. Armus mi affianca nell'osservare il cielo scuro macchiato dal forte contrasto delle stelle.
-E' una mia abitudine, ormai divenuta tradizione. Mio padre mi portava sempre con sé in battaglia, in nome del Nord. E ogni notte, di solito, la trascorrevamo a vagare nel vuoto, accarezzare la fredda e umida neve di notte, a meditare sotto lo sguardo delle stelle. Ma a quei tempi, eravamo insieme, ma ora mi sento solo-.
Il mondo viene tinto di un altro colore, completamente diverso, di notte. Esso cambia forma, carattere, personalità e modo di agire. Più gli anni passano e più i ricordi si fanno forti, e più ti creano una sensazione di mancanza che opprime il dovere di vivere il momento presente. Voglio tornare indietro, ma non posso e non ne varrebbe nemmeno la pena, ma lo desidero.
-Quando mediti, pensi al tuo passato, o a come sarà il tuo futuro?-. Armus mi domanda con una voce lenta e con gli occhi rivolti verso la mia testa, che per ora rifiuta di incrociare il suo sguardo e si continua a dedicare a scrutare il cielo, rivolgendo a lui soltanto la guancia.
Comunque mi ha fatto una domanda veramente molto azzeccata, la quale non tardo a rispondere.
-Sì, penso ad entrambi-. Continuo a non guardarlo.
-Capisco...-.
-Parlami di tuo fratello Armus, e della "Lunga Marcia"!-. Mi volto di scatto verso di lui, incrociando il suo volto proprio nel momento in cui si stava voltando per andarsene.
-Manus è stata forse la più grande persona sulla terra. Il mio eroe. Ci ha sollevato a tutti quanti e ci ha portato più lontano e in alto di quanto nessun altro sarebbe stato capace di fare. Dovevamo tutto a lui, tutto il nostro rispetto e se fosse stato necessario, persino la nostra vita-.
-Come sono nati i Corrotti?-.
-Come qualsiasi altro demone... Da noi stessi!-. Sono stufo di queste risposte insensate.
-Come ha fatto Manus ha diventare uno di loro!-.
-Perché è stato Corrotto!-.
-Come!-. Ci fermiamo per la consapevolezza di stare urlando troppo, proprio mentre siamo vicini dall'accampamento.
Riprendiamo fiato.
-Ah... Voglio tornare da mia figlia!-. Esclama Armus, ed io colgo subito la palla in balzo per cambiare discorso.
-Ti posso confessare una cosa...-. Cambio con una voce serena e confidenziale.
La confidenza lo si vede anche nei suoi occhi e nella sua espressione amichevole.
-E' l'Elfa più bella che io abbia mai visto-. Dico schiettamente e tutto d'un fiato. Ma forse avrei dovuto evitare di dirlo, ecco perché ora inizio a farmi indietro.
-Lo so, ho fatto un bel lavoro. Sua madre ha fatto tanto per metterla al mondo, e io ho fatto tanto per farla crescere e a insegnarle a mettere il benessere della sua gente prima di ogni cosa-. Mi sarei aspettato tanti altri tipi di risposte, ma non vorrei ancora parlargli di quel che c'è tra me e Aria, non è ancora il momento giusto.
-Comunque... Non ho mai conosciuto la regina...-.
-E' morta-. Risponde in maniera fredda, togliendomi anche il sorriso dalla faccia.
Subito dopo è lui a cambiare discorso nuovamente, parlando del nemico che è alle porte. Oltre ad essere anche l'argomento più ideale del momento.
-Loro sono forti perché non hanno bisogno di calore, cibo, acqua o dormire, ecco qual'è il loro vantaggio, ed ecco cos'è che ci mette maggiormente in difficoltà-.
-Lo so...-.
-Ma ho visto che ti sei affezionato molto alla nostra gente e al nostro popolo, ecco perché conto su di te! Un mio vecchio amico, credo che sia morto da tempo, diceva sempre che il suo più grande desiderio sarebbe stato morire per riavere ciò che ha perso, ma non per le brame di un re-.
-Mi ricorda molto una persona che io già conosco...-. Dico io.
-Non credo, anche perché ne esistono poche di persone come lui-.
***
Il territorio circostante è esteso, ampio e difficile da gestire. Una distesa di terra ruvida al confine del regno. Qui sicuramente si decideranno le sorti della guerra.
Sembra proprio strano... È strano perché, proprio su questo pezzo di terra, è qui dove verrà sparso il sangue, è qui dove migliaia di uomini ed Elfi diranno addio e non vedranno più i loro figli o mogli, è qui dove si sofrirà e si perderà la propria umanità, ed è qui dove questa storia può avere una pietra sopra, anche se la mia storia è appena iniziata.
Proprio qui, qui dove mi rifarò una nuova vita e dove spero di passare con tutta serenità i miei anni, questo posto sarà il teatro di una carneficina. Se mai ne uscirò vivo, so già che ogni volta che guarderò la mia terra e il mio raccolto, il mio pensiero non potrà fare mai a meno di correre proprio sulla macabra sensazione e pensiero di ciò che avvenne qui, in questo momento.
Adesso appoggio la mia mano sul mio elmetto, da poco lucidato, e appoggio gli occhi sul resto della mia corazza. Questo è un dono fatto a me e al resto dei miei confratelli del nord. Prima d'ora andavamo in giro tra la neve con, sì e no, una vecchia e ridotta male pelliccia. I nostri bambini soffrono di fame e di freddo, e gli adulti vengono sbranati dai mostri là fuori per provare a rimediare alla fame dei loro figli, oltre alla loro e delle loro mogli.
Non so se da qualche altra parte sulla terra, oltre a questo misterioso luogo, il demonio non abbia mai messo piede... Da quel che posso sapere, grazie a quel poco che ricordo dei racconti di mio padre, ogni tipo di impero, incluso il suo, e ogni tipo di civiltà, è stata spazzata via non appena nacquero i demoni.
Ma ora basta pensare a queste cose... La mia armatura sta luccicando, e aspetta solo di essere sporcata. È arrivato il momento di indossarla.
Armus, nel frattempo, fa il giro tra le fila di soldati, dando pacche sulle spalle, incoraggiando e facendo strane battute di macabro umorismo.
-Ricavata dai nostri migliori acciai e lavorata con le migliori titaniti che siamo riusciti a rimediare nel Nord. Vedrai, puoi affidare la tua vita su questo pezzo!-. Si ferma e parla con me in maniera frugale.
Ognuno è afflitto e alterato dalla paura di ciò che accadrà dopo. C'è solo questo nelle nostre menti, questo dubbio e questa fretta di settare questo dubbio.
-Ora basta farsi troppe domande...-. Armus si posiziona a capo dei nostri estesi schieramenti e inizia con il suo discorso: -
Qual'è la nostra forza!? A chi è che dovete la vostra gratitudine!?-. Un solo uomo, un solo uomo con la potenza del urlo di mille. Un urlo che si propaga tra tutti noi uomini ed Elfi soprafati dalle emozioni.
L'adrenalina ci sale a mille, sbattiamo la nostra spada contro il nostro scudo per dare prova al nostro vigore. I nostri animi si infiammano: urliamo, gridiamo e alziamo le nostre lance e lame, scudi e braccia, in alto, sempre sbattendo acciaio con acciaio.
-Credo che siete carichi! Vedo che siete motivati... Ma a chi è che dovete la vostra motivazione!? A chi dovete tutta la vostra gratitudine!?-.
È semplice... A colui che sta al nostro fianco. È lui il segreto del!a nostra forza.
-Potete vivere il momento presente, potete piangere, urlare o ridere mentre trafiggerete lo stomaco di un Corrotto... Ma sappiate che questo è il vostro giorno, ed ogni merda che vi cadrà addosso non potrà scalfirvi! E questa è una vera e propria pretesa che ho nei vostri confronti!-. Continuiamo a mostrarci vivi con le nostra grida da combattimento.
Sento la pressione di un'intera armata che si muove e agita come un'onda anomala. Sento il loro fiato sul collo e la loro rabbia e furia.
gli Elfi sono ancora vivi! Ed è arrivata l'ora di dimostrarlo!
Ma ora, non so come, il cielo vasto e aperto inizia a chiudersi pian piano. Spesse nuvole di un nero marcio si pongono dinnanzi al sole, proiettando un'imponente ombra su di noi, che si espande lentamente sulle nostre teste, così da spargere un tenebroso silenzio tombale tra di noi condannati.
I raggi solari che, sino a pochi secondi fa, si posavano sulla mia armatura, ora sono ormai scomparsi. Il territorio intorno a noi a causa dell'oscurità che sta prendendo il sopravvento, dà l'impressione che si stia restringendo.
La visibilità d'un tratto si fa bassa, l'erba sotto i nostri piedi comincia misteriosamente a seccare. Il vento mattutino non soffia più, ma l'aria è ugualmente gelida. Gelida, così, d'un tratto, questo sbalzo mi riporta indietro, come se fossi ancora sulla Barriera.
Fa troppo freddo. Fa così tanto freddo, che inizia a fare male, male alle ossa. Un male quasi straziante, un male che ci rende deboli e che ammazza il nostro morale, facendolo arrivare sotto zero, proprio come la temperatura.
-Questa è la morte?-. Sussurra un guerriero Elfo. Sussurra proprio uno di quelli che sino a poco fa, era tra quelli che faceva distinguere la sua voce, grazie alla potenza del suo urlo da battaglia. Ma basta guardare, adesso, le sue lacrime e le sue gambe che tremano, che tremano così tanto da farlo cadere, a peso morto, a terra.
"No, non se ne andranno così, in silenzio nella notte. Prima di morire faremo in modo da dare un ultimo colpo, un'ultima dimostrazione!". Questi sono i miei pensieri, i pensieri che devo condividere.
-Lagherta, Logan e Set...-. Adesso mi rivolgo ai primi che trovo al mio fianco, in mezzo a questo bordello di corpi.- Ripetete, ad alta voce, in modo che giunga accattivante e che si imponga in ogni mente: non c'è e andremo silenziosi!-. Poi mi fissano dritto negli occhi, e accennano ad un sì, con la testa.
Poi mi giro per dire le stesse cose a chiunque mi stia a fianco, in modo che la voce si sparga facilmente.
Subito dopo, dal silenzio, una voce incomincia a rimbombare e a aumentare lentamente ma con frequenza.
Finché, quella piccola voce che recita le mie parole, non diventa una testimonianza di risurrezione per il nostro nemico che tenta di farci stare in silenzio. Viene rinnovata e amplificata da uomo a Elfo.
-Non ce ne andremmo in silenzio nella notte! Gli Elfi e gli uomini del nord sono qui, e sono ancora vivi e arrabbiati! E ora veniteci a prendere!-. Manus, davanti a tutti noi, dà una rappresentazione di tutta la voglia di combattere dei nostri due popoli
La pioggia comincia a cadere ininterrottamente, e noi cantiamo incoraggiamento sotto la tempesta mentre vediamo balzi bianchi, fulmini che frustano l'atmosfera piena di vita, ci danno la carica e noi aspettiamo solo di scaricarla sul nemico.
Aspettiamo di scaricare tutta la foga che abbiamo accumulato e che stiamo manifestando strappandoci quasi la gola e sbattendo, creando un ritmo meraviglioso ed elettrizzante, scudo contro scudo. Ma il nemico sembra che abbia paura di farsi vedere, anche se, proprio adesso, si espone a noi, anche se non lo possiamo vedere, per quel che è veramente: un vigliacco!
-Non moriremo finché non li avremo uccisi tutti!-. Tutti iniziano a ripetere le mie parole, come se fossi io il loro condottiero.
Il silenzio viene distorto da questo baccano denso e potente. La loro tecnica non sta funzionando, non ci fanno paura, non ci chiudono la bocca e non ci fanno gettare le armi a terra per poi scappare via!
Il rumore è la nostra arma migliore.
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